PULIZIA (???) DEI FIUMI IN ARRIVO

In arrivo una Legge regionale in cui si auspica l'irreggimentazione dei corsi d'acqua, che non si permettano di divagare o di accumulare inerti nel loro cammino.
 
Trascrivo qui sotto la lettera che Italia Nostra e Legambiente inviano alla Regione Piemonte, in vista della discussione di un ddl (a firma del nostro Cattaneo, con altri) dal titolo inquietante: PULIZIA DEI FIUMI, in cui si auspica l'irreggimentazione dei corsi d'acqua, che non si permettano di divagare o di accumulare inerti nel loro cammino, perchè verranno immediatamente puniti con solerti interventi di ruspe e cemento. Il tono sarcastico di queste parole non deve fare schermo alla gravità della situazione. Chiunque abbia la possibilità di far ragionare i legislatori, intervenga. Chi desidera saperne di più (ma in modo discorsivo) sulla questione fiumi, può chiedermi copia di un manuale svelto e chiaro pubblicato da Legambiente "Fiumi in-forma, Consigli utili".
 
Domodossola, ottobre 2001
 
REGIONE PIEMONTE
Ufficio di Presidenza
TORINO
 
REGIONE PIEMONTE
Presidente V^ Commissione Ambiente
TORINO
REGIONE PIEMONTE
Assessorato all’Ambiente
Torino
REGIONE PIEMONTE
Assessorato all’Economia Montana
TORINO
MAGISTRATO PER IL FIUME PO
PARMA
AUTORITA’ DI BACINO
DEL FIUME PO
PARMA
Ns. Prot. n. 5301
OGGETTO: proposta di Legge Regione Piemonte n. 285.
Abbiamo appreso da organi di stampa che sarà fra breve esaminata dalla Commissione Ambiente la proposta di legge regionale n. 285, denominata Pulizia dei fiumi, a firma dei Consiglieri regionali Pedrale, Cattaneo e Pozzo.
Non è nostra intenzione entrare nel merito complessivo della proposta di legge ma su un unico aspetto, quello ambientale, che suscita, dal nostro punto di vista, le più vive preoccupazioni.
Trattasi, in particolare, della visione univoca, che traspare dall’articolato , che gli estensori del disegno di legge mostrano di avere dei corsi d’acqua, intesi quali corpi ricettori delle acque meteoriche, da smaltire, rimosso ogni ostacolo, nel più breve tempo possibile.
Oltre al titolo, "Pulizia dei Fiumi", per se stesso abbastanza inquietante per un non ancora sopito potere evocativo, incontriamo all’art. 1 (Principi) la precisazione che la "presente legge disciplina la funzione di polizia idraulica limitatamente ai fini della tutela dell’integrità dei luoghi, dell’incolumità delle popolazioni e della corretta manutenzione delle strutture che comunque riguardano i corsi d’acqua".
Per il conseguimento delle suddette ovvie finalità ci sembra esistano già valide leggi statali e regionali. Piuttosto sarebbe stata necessaria una legge che contemplasse la realtà dei corsi d’acqua nella sua ancora inesplorata complessità, almeno nel nostro Paese.
Complessità che non può prescindere dalle esigenze ambientali alle quali la sicurezza delle popolazioni e dei manufatti non diciamo sia subordinata ma, riteniamo, sia indissolubilmente connessa.
Così, espressioni quali (art. 3, punto 2) "per monitoraggio si intende il controllo della conformazione, della profondità e della sezione dei corsi d’acqua" ovvero (art. 4, punto a) "la rimozione di inerti e detriti dal letto del corso d’acqua, in modo da ripristinare l’assetto ottimale" o (punto c) "il riposizionamento degli inerti a presidio delle rive e dei manufatti" rivelano una concezione unilaterale, statica e superatissima della materia.
L’art. 5, a sua volta, contiene una serie di disposizioni volte a mantenere una conformazione costante nel tempo, da ripristinare di continuo, dell’assetto degli alvei, in modo da rendere i corsi d’acqua del tutto simili a canali.
Ciò non potrà che comportare, oltre a desolazione paesaggistica, quello che gli idrobiologi definiscono banalizzazione degli habitat con conseguenze catastrofiche sulla flora e sulla fauna come già si è abbondantemente verificato nel passato, sino ai giorni nostri.
Tutto questo nell’illusoria convinzione che la conformazione dei nostri corsi d’acqua sia padroneggiabile con l’intervento continuo delle ruspe che, al contrario, a causa del rivolgimento e sconvolgimento dei letti fluviali non fanno che renderli più instabili, erodibili, disordinati e in definitiva pericolosi.
E’ veramente incredibile che concetti elementari, ormai largamente assimilati dalla letteratura e nella pratica di altri paesi, non siano ancora entrati nel patrimonio culturale del nostro legislatore.
Si accusa il Magistrato per il Po di non aver provveduto al tempestivo disalveo dei fiumi dopo gli interventi calamitosi dell’ottobre 2000.
Forse questa pretesa inerzia è dovuta al fatto che sino ad oggi i prelievi di inerti sono stati nove volti superiori a quelli autorizzati come ha affermato nella seduta del 19.10.2000 il Prof. Roberto Passino, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po, innanzi la VIII Commissione parlamentare.
Invitiamo gli estensori della proposta di legge e coloro che la dovranno discutere a leggersi attentamente l’intero testo della deposizione del Prof. Passino. In particolare le pagg. 10 e 11 che per la gravità dei fatti denunciati dovrebbero costituire oggetto di indagine da parte della Magistratura Penale.
Detto questo non vogliamo demonizzare la pratica dei disalvei che, tuttavia, deve essere preceduta e valutata sulla scorta di studi accurati dei bacini imbriferi e degli habitat e non sulle impressioni ottiche ed emotive di amministratori più o meno disinteressati.
Chi ha appena qualche pratica dei nostri corsi d’acqua, soprattutto quelli a carattere torrentizio, sa benissimo che gli accumuli di inerti si spostano continuamente in occasione di ogni piena annuale, secondo processi apparentemente caotici, ma in realtà riequilibratori dell’assetto idraulico complessivo dell’asta fluviale.
Interventi puntuali, che non tengano conto dei bacini idrografici nella loro interezza, possono avere ripercussioni impreviste o indesiderate a valle e a monte (per effetto dei cosiddetti richiami), se avulsi dalla compagine ambientale di riferimento .
Inoltre i disalvei, ove necessari, devono essere mitigati con opere di ripristino ambientale, secondo i principi dell’ingegneria naturalistica. Di questo non vi è traccia nel disegno di legge.
La Regione Piemonte, con D.C.R. n. 250-11937 del 31/7/1991 e D.C.R. N. 377-4975 del 2.4.1997 ha dettato "I Criteri Tecnici per l’individuazione ed il recupero delle aree degradate e per rinaturalizzazione di sponde ed alvei fluviali e lacustri". Il disegno di legge, ove non fosse ritirato, dovrebbe quantomeno coordinarsi con i predetti DD.C.R. ed altre leggi regionali in materia di tutela del suolo.
Con osservanza.
Allegato:
Estratto della deposizione del Prof. Roberto Passino del 19.10.2000 (pagg. 10 e 11).
LEGAMBIENTE
Circolo Verbano
La Presidente Dott.ssa Amelia Alberti
ITALIA NOSTRA
Sezione del Verbano
Cusio Ossola
Il Presidente
Dr. Italo Orsi