UN TORRENTE DI FANGO IN VALLE ANZASCA

 
Siamo sconvolti, una volta di più, dalle notizie quotidiane. "Un «mare» di fango. Dal lago della Fate sino a Piedimulera, lungo i trenta chilometri che attraversano la valle, il torrente Anza è un’autentica striscia di fango. I lavori in atto alla diga di Val Quarazza hanno causato la fuoriuscita di tutto il limo adagiato sul fondo del bacino artificiale. Un danno incalcolabile all’ecosistema di questo torrente percorre la valle del Rosa." Così si esprime il giornalista de La Stampa R. Balducci, di fronte al gesto piratesco con cui la Tessenderlo ha decretato la morte del torrente Anza. Il territorio tutto del VCO sembra in balìa di una classe imprenditoriale interessata soltanto al proprio personale interesse, e incurante delle ricadute ambientali delle loro azioni. Gli imprenditori-pirata vanno individuati, impediti di nuocere e puniti, oppure sarà meglio ritirare con urgenza i costosissimi progetti di vasto respiro ambientale e turistico-ambientale.
Per vostra conoscenza, riporto qui sotto l'intero articolo giornalistico citato.
Anticipo la nostra intenzione di denunciare alla Procura della Repubblica il grave episodio accaduto. Un invito nello stesso senso è stato rivolto alla Provincia VCO.
 
Venerdì 5 Ottobre 2001

IL DANNO CAUSATO DALLA PULIZIA ALLA DIGA DI VALLE QUARAZZA. I PESCATORI ACCUSANO TESSENDERLO
Il torrente «soffocato» fino a Piedimulera
Renato Balducci
 
MACUGNAGA Un «mare» di fango. Dal lago della Fate sino a Piedimulera, lungo i trenta chilometri che attraversano la valle, il torrente Anza è un’autentica striscia di fango. I lavori in atto alla diga di Val Quarazza hanno causato la fuoriuscita di tutto il limo adagiato sul fondo del bacino artificiale. Un danno incalcolabile all’ecosistema di questo torrente percorre la valle del Rosa.
L’inquinamento dell’Anza si è registrato lunedì quando sono state aperte le paratoie della diga al lago delle Fate: l’Anza è diventato marrone. Il fango si è adagiato lungo il torrente sino a Piedimulare.
I responsabili delle sezioni di pesca sono stati tempestate di telefonate da parte di pescatori inferociti. «Hanno disatteso gli accordi presi. Era già successo tre anni fa e ora si è ripetuto» dicono i pescatori della valle accusando la Tessenderlo, la società proprietaria della diga e dello stabilimento chimico di Pieve Vergonte.
«Non possiamo più consentire queste cose, nè accettare compromessi» dice Umberto Grossi, neo presidente della sezione provinciale pescatori del Vco. Che aggiunge: «Si è danneggiato gravemente l’habitat e l’ecosistema fluviale. Un insabbiamento di queste dimensioni va a compromettere il lavoro da noi fatto negli ultimi anni, sia a livello di ripopolamento che di riproduzione delle specie autoctone».
Il più deluso per quanto è successo è Vittorio Sancio, presidente della sezione pescatori di Macugnaga. «Sono mortificato -dice Sancio-, anche per gli altri pescatori della valle Anzasca. Certi accordi con Tessenderlo li avevo presi io proprio per evitare che ci fossero disastri: mi sento responsabile verso tutti perchè sono stati disattesi».
Difficile stabilire al momento la quantità di danni causati dal limo fuoriuscito dalla diga. L’inquinamento interessa chilometri e chilometri di acque.
«Non sono un tecnico ma credo che la pulizia della diga si poteva e doveva fare diversamente» denuncia Gian Mauro Bertoia, presidente dei pescatori di Piedimulera. «In queste operazioni vanno usate le draghe per pulire le dighe, caricando il limo sui camion. E’ chiaro che questo comporta maggiori spese per chi fa i lavori, ma aprire le dighe è ancor peggio. E che l’avrebbero fatto l’abbiamo capito perchè erano state aperte anche le dighe a valle, come Battigio e Molini: così il limo è arrivato sino a Piedimulera».