Nella foto: Cave sul Montorfano viste dall'A26
 
ALTRE OSSERVAZIONI AL PTP
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osservazioni al Piano Territoriale Provinciale
21.10.03

ALL’ASS.RE PROV.LE ALLA PIANIFICAZIONE TERR.LE

ing. A. Zacchera

 

Oggetto: PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE. TUTELA DEI TERRITORI WALSER. OSSERVAZIONE.

Con riferimento al Piano Territoriale Provinciale in fase di pubblicazione e di osservazioni nel pubblico interesse, faccio notare quanto segue.

Presente il ministro ai Beni Culturali Giuliano Urbani, si è svolto il 23 agosto scorso un Convegno a Formazza sul tema: "Walser, patrimonio dell’umanità da tutelare", di cui trascrivo la cronaca (da La Stampa).

24 Agosto 2003

A PONTE CONVEGNO DI STUDI E FESTEGGIAMENTI PER I 750 ANNI DI PRESENZA DELL’ANTICO POPOLO DI ORIGINE GERMANICA
«Walser, patrimonio dell’umanità da tutelare»
Il ministro Giuliano Urbani ha raccolto l’appello lanciato da Formazza
Vincenzo Amato
FORMAZZA
I walser popolo d’Europa. Che adesso guarda al mondo. E’ stato questo il tema del ventesimo convegno Internazionale di studi walser che si è tenuto a Ponte di Formazza alla presenza del ministro ai Beni Culturali Giuliano Urbani. A lui è stato affidato l’appello di candidare i Walser come Patrimonio dell’Umanità tutelato dell’Unesco. Un evento unico nella storia dei Beni dell’Uomo perchè per la prima volta, come hanno fatto rilevare i relatori Enrico Rizzi, Luigi Zanzi e Anna Maria Pioletti, ad essere inseriti tra quanto l’Umanità deve preservare e valorizzare non ci sono soltanto «beni immobili», monumenti ed opere d’arte, ma una realtà «immateriale e spirituale»: la civiltà e la cultura walser. Con espressioni accalorate ed appasionate la richiesta l’ha fatta Zanzi ricordando come il mondo dei walser, la lingua, la religiosità, le tradizioni, non può essere trasportato nei musei essendo quello walser esso stesso un immenso museo all’aperto. «Un museo che comprende anche il Monte Rosa - ha fatto notare Pioletti - ma soprattutto una miriade di realtà che sono la tradizione e la lunga civiltà di cui i walser sono custodi». Un mondo da conservare perchè ha ancora molte cose da dire e da offrire all’Europa ed al mondo. «I walser sono stati un popolo senza confini - ha fatto notare Rizzi - che hanno utilizzato le montagne e le Alpi non come barriera e come confine, bensì come cerniera dell’Europa». Una testimonianza l’hanno data nel pomeriggio i trecento cavalieri svizzeri che hanno ripercosso in questi giorni gli antichi sentieri che univano i popoli delle montagne e che ieri pomeriggio sono arrivati a Formazza. Colore e suggestioni d’un tempo che vanno salvate. In che modo l’ha suggerito il senatore Luigi Manfredi: «Cominciamo dalla lingua - ha osservato Manfredi - proponiamo a televisione e radio di trasmettere programmi in lingua walser». Salvare per consentire di recuperare antichi e mai distrutti valori. «Perchè salvare la cultura walser? - si è chiesto l’on. Valter Zanetta, presidente del Comitato per le Celebrazioni dei 750 anni di presenza walser - per il semplice motivo che queste popolazioni ci tramandano insegnamenti moderni: la solidarietà, l’evoluzione nel rispetto dell’ambiente, la capacità, oggi che andiamo a creare un’Europa unita, di guardare oltre i confini». Concetti ribaditi dagli altri interventi come quello del commissario Cariplo Massino Nobili, del parlamentare Marco Zacchera, del sindaco di Formazza Elena Bernardi, dell’assessore provinciale Claudio Cottini ed il presidente della Comunità Montana Bruno Stefanetti. E che il ministro Urbani ha perfettamente recepito. «Non sarà facile far inserire i Walser nel Patrimonio dell’Umanità talmente è inusuale questo progetto, ma un impegno lo assumo - ha detto Urbani - parlarne con i miei colleghi dei Paesi Europei, e della Svizzera, affinchè si segua questa strada insieme. Nel frattempo però questa civiltà e questo popolo trovano la loro giusta collocazione all’interno di un altro importante progetto europeo chiamato «Agenore» che è alla ricerca delle radici comuni dell’Europa. E chi più dei walser, che sono presenti in ben sei Nazioni, può dirsi «popolo d’Europa?»

 

Come si può leggere, erano presenti e condividevano le cose dette i più autorevoli esponenti politici del VCO. Allego anche il testo di un intervento del sig. Enrico Rizzi, presidente della Fondazione Monti, Comitato 750 anni Walser.

Chiedo che il PTP faccia proprio l’appello che si è levato da un consesso così elevato e inserisca nelle aree da tutelare con Prescrizioni Vincolanti tutti i territori Walser del VCO, delimitandone preferibilmente i nuclei urbani (e non i singoli edifici) e i sentieri caratteristici.

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

10/10/2003


ALL’ASS.RE PROV.LE ALLA PIANIFICAZIONE TERR.LE

ing. A. Zacchera

Oggetto: PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE. ATTIVITA’ ESTRATTIVE. OSSERVAZIONE.

Con riferimento al Piano Territoriale Provinciale in fase di pubblicazione e di osservazioni nel pubblico interesse, faccio notare quanto segue.

Il PTP ritiene che "l’attività estrattiva costituisca una risorsa storica e imprescindibile e che conseguentemente debba essere preservata pur nel rispetto delle valenza paesaggistiche interferenti".

A noi è noto come la lobby dei cavatori sia pressante nei confronti della Pubblica Amministrazione, affinché non venga loro sottratto un beneficio privato così interessante da un punto di vista economico, e con un così modesto ritorno in termini di beneficio collettivo. Il territorio del VCO è letteralmente massacrato da cave vecchie e nuove, ferite mai rimarginate, che imbruttiscono il paesaggio e sottraggono opportunità turistiche ai luoghi. Esplosioni di mine e diffusione di polvere ne sono corollario. Le strade interessate ai trasporti dei blocchi di pietra (v. l’Antigorio-Formazza) sono percorse ininterrottamente e pericolosamente dai mezzi di trasporto. Le cave tutte, comprese quelle attualmente in fase di coltivazione (ce ne sono anche a ridosso dei parchi regionali e nazionale), sono esempi plateali di mala gestione: non ce n’è una che svolga contemporaneamente il compito di rimessa in pristino dei luoghi, dopo aver sottratto per poco prezzo materiale irriproducibile, che è bene collettivo. Gli operai impiegati sono pochi e i blocchi vengono esportati tal quali. Il PTP si adegua però alle richieste dei cavatori, che arrivano a chiedere la cancellazione di quel tenue diaframma che è la procedura di VIA, ottenendola per quanto riguarda i Poli estrattivi. Noi non siamo sicuri che sia possibile esentare dalla VIA progetti estrattivi che la legge regionale 40/98 contempli.

Si chiede quindi:

Di confermare a norma di legge la liceità di soprassedere alla procedura di VIA per casi che la legge contempli.

Di non concedere neppure la presentazione di nuovi progetti alle imprese che non dimostrino di avere ripristinato i luoghi delle concessioni precedenti.

Siamo convinti che l’applicazione corretta e puntuale delle norme in vigore sulla coltivazione delle cave e sui loro ripristini sarebbe utile deterrente per distinguere tra buoni e cattivi cavatori.

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

12/10/2003


ALL’ASS.RE PROV.LE ALLA PIANIFICAZIONE TERR.LE

ing. A. Zacchera

Oggetto: PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE. SISTEMAZIONE DELLA FASCIA SPONDALE DEI LAGHI. OSSERVAZIONE.

Con riferimento al Piano Territoriale Provinciale in fase di pubblicazione e di osservazioni nel pubblico interesse, faccio notare quanto segue.

Il PTP prende giustamente in esame la questione della "disomogeneità colla quale sono state sistemate le sponde lacuali" e invita i Comuni a farsi carico di "una ricognizione e un censimento di tutti i manufatti ecc.". Non si può che approvare.

Si chiede inoltre di verificare se anche per le sponde lacuali vale la legge demaniale marittima, che impone la possibilità per tutti di raggiungere e percorrere le rive fino al limite della battigia, senza impedimenti invalicabili, come avviene oggi per almeno il 90% delle rive lacuali.

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

12/10/2003


ALL’ASS.RE PROV.LE ALLA PIANIFICAZIONE TERR.LE

ing. A. Zacchera

Oggetto: PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE. RECUPERO ALPEGGI E STRADE CARRABILI IN MONTAGNA. OSSERVAZIONE.

Con riferimento al Piano Territoriale Provinciale in fase di pubblicazione e di osservazioni nel pubblico interesse, faccio notare quanto segue.

Il PTP all’art. 16 delle NTA impegna i Comuni a catalogare il patrimonio edilizio minore, "comprendendo anche gli alpeggi e le singole casere", anche con ampliamento, per il loro riutizzo, purché nel "rispetto delle caratteristiche architettoniche e costruttive tradizionali". Questa previsione è oltremodo pericolosa, in quanto le opere di urbanizzazione imposte o richieste per l’abitabilità di edifici o nuclei isolati può comportare impatti ambientali notevoli in luoghi sensibili.

Nello stesso contesto è prevista anche "la realizzazione di strade carrabili di collegamento, possibilmente utilizzando il tracciato dei sentieri esistenti, a carreggiata ridotta, anche asfaltate e dotate di sistemi di convogliamente delle acque meteoriche". La situazione, in questo caso, si farebbe particolarmente critica, soprattutto nel caso in cui le richieste di nuove strade si facesse importante e riguardasse luoghi sensibili. E’ noto che le strade in terra battuta sono forse più bisognose di cure e manutenzione che non quelle asfaltate, ma queste ultime, se interessano pendenze particolarmente accentuate, oltre a non assorbire le piogge, facilmente si trasformano in canali di trasferimento e di velocizzazione delle acque piovane, con le conseguenze note di azioni di danneggiamento locale e di aumento della corrivazione a valle (onda di piena). Si chiede quindi di privilegiare, ove necessarie, le strade gippabili in terra battuta, da costruirsi con tutte le precauzioni progettuali del caso e con prescrizioni severissime per quanto riguarda i trascinamenti idrici; di porre condizioni ancor più rigide per le strade in cui l’asfaltatura si dimostrasse o indispensabile o il male minore.

Tutto ciò senza dimenticare l’impatto visivo e di interruzione naturalistica che le strade asfaltate hanno nelle zone boscate e montane.

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

14/10/2003


ALL’ASS.RE PROV.LE ALLA PIANIFICAZIONE TERR.LE

ing. A. Zacchera

Oggetto: PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE. ENERGIE RINNOVABILI. OSSERVAZIONE.

Con riferimento al Piano Territoriale Provinciale in fase di pubblicazione e di osservazioni nel pubblico interesse, faccio notare quanto segue.

Nelle premesse generali del PTP (Relazioni tematiche), anche allo scopo di attribuirgli valenze di tutela ambientale ai fini dell’art. 20 della LR 40/98, si auspica per il VCO l’abbandono dell’idroelettrico, attualmente il tipo di energia prodotto in esagerata maggioranza, per la ricerca di fonti rinnovabili alternative. E’ certo che con i generici auspici non salveremo il mondo, e neppure il VCO, ma neppure ci stiamo provando.

Si chiede (in aggiunta e completamento all’osservazione già presentata sull’idroelettrico), che il PTP prenda posizione forte e non generica a favore delle energie rinnovabili alternative (in particolare il solare termico e fotovoltaico di uso domestico o per le utenze comunitarie, e la biomassa di scarto della pulizia dei boschi), prevedendo nei Regolamenti strumenti decisi di repressione e di incentivazione, che saranno meglio argomentati con il Piano energetico provinciale in formazione. Strumenti di obbligo e di incentivazione non generici, da inserire anch’essi nei Regolamenti, andrebbero previsti anche per il risparmio energetico, soprattutto per quanto riguarda un grado elevato di isolamento termico dei nuovi edifici o di ristrutturazione di quelli esistenti.

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

14/10/2003