COME LADRI DI GALLINE

LETTERA A LA STAMPA – NOVARA

Il processo contro i dirigenti dell’Enichem di Pieve Vergonte, imputati di aver distribuito nel sottosuolo, nelle falde, nelle acque del Marmazza, del Toce, del lago Maggiore, nelle catene alimentari acquatiche, il famigerato insetticida DDT, che a Pieve Vergonte (ultimo baluardo europeo) veniva sintetizzato, sta precipitando verso un’innaturale conclusione: il patteggiamento, previo risarcimento delle parti civili. Come se, invece di avere intaccato un ecosistema unico al mondo, avessero rubato quattro galline, col favore delle tenebre e sotto l’impulso della fame.

Tutto ciò avviene con i sacri crismi della legalità e con la consegna del silenzio politico. Nessuna voce si è ancora sentita, di quelle autorevoli, a invocare che giustizia giusta sia fatta, e che non si ricopra con strati di sabbia una macchia indelebile.

Non siamo inseguiti dalla brama di vedere associati alle patrie galere dei dirigenti industriali (le pene previste per i reati di cui sono imputati sono modestissime), ma ci assilla il dubbio che, se una riflessione collettiva non viene fatta su una questione come questa, ciò possa di nuovo accadere, a Pieve Vergonte o in altro luogo, dove un’industria trovi più economico e indolore sversare i suoi rifiuti nell’aria, nell’acqua e sul suolo, piuttosto che secondo tecniche avvedute e costose.

Ancora una volta le ragioni malintese del turismo e dell’occupazione sembrano essere più pressanti delle ragioni dell’ambiente da lasciare alle generazioni che verranno.

 

Amelia Alberti

Legambiente

07/03/99