Domodossola, 30 agosto 2001

PROVINCIA DEL VERBANO

CUSIO OSSOLA

Ufficio VIA

VERBANIA

 

PROVINCIA DEL VERBANO

CUSIO OSSOLA

Assessorato all’Ambiente

VERBANIA

 

REGIONE PIEMONTE

Ufficio VIA

TORINO

 

REGIONE PIEMONTE

Assessorato all’Ambiente

TORINO

 

REGIONE PIEMONTE

Assessorato alla Montagna

TORINO

 

Ns. Prot. n. 4601

 

OGGETTO: centraline idroelettriche. Procedura di verifica e di valutazione di impatto ambientale. Osservazioni.

 

Si fanno sempre più numerose le istanze di sfruttamento idroelettrico dei superstiti corsi d’acqua provinciali ancora intatti o parzialmente intatti e conseguenti proteste di cittadini che si sentono defraudati del diritto primario alla conservazione dell’ambiente.

 

Trattasi principalmente di piccoli ruscelli e torrentelli di montagna dal grande valore paesaggistico e naturalistico e di nessuna significanza economica, divenuti oggetto di speculazione selvaggia, grazie a leggi a dir poco infauste.

 

La L.R. n. 40 del 14.12.1998, tuttavia, se correttamente intesa ed applicata, dovrebbe costituire una grossa remora alla costruzione indiscriminata di piccoli impianti ad acqua fluente, per la produzione di energia cosiddetta "pulita" che di pulito, in verità, non hanno molto.

 

Ma vediamo quali sono i punti legislativi salienti che sconsiglierebbero l’approvazione di quasi la totalità, se non la totalità, dei progetti.

 

Allegato D

 

Relazione del progetto con la legislazione, pianificazione e programmazione vigenti (nazionale, regionale e locale). Finalità ed eventuali riflessi in termini sia di vincoli che di opportunità sul sistema economico e territoriale. Finalità e motivazioni strategiche delle opere.

 

La produzione, la distribuzione ed il consumo di energia nel nostro paese sono ancora contrassegnate da grande inefficienza e da un ancora più grande spreco.

 

I rendimenti, stando agli studi più accreditati, potrebbero essere migliorati di un buon quinto. Gli sprechi sono sotto gli occhi di tutti. Esempi banali ma significativi: illuminazione riscaldamento e condizionamento di quella cattedrale nel deserto che è Domo 2; l’uso dell’elicottero per sagre paesane d’alta quota; gare di offshore; vacanze esotiche agli antipodi del mondo, e così via.

 

Neppure un’economia di guerra o lo stato di bancarotta economica nazionale giustificherebbero il sacrificio dei nostri superstiti gioielli ambientali: si ricorda che gli otto milioni di metri cubi che le società idroelettriche sono obbligate a riversare annualmente nella Cascata del Toce furono imposti nel 1942, nel momento più cruciale dello sforzo bellico.

 

La legislazione vigente, a cominciare dall’art. 9 della Costituzione (La Repubblica tutela il paesaggio), scendendo sino alle più recenti specifiche disposizioni statali e regionali, non contempla, in alcuna parte, lo sfruttamento accanito delle risorse naturali

 

Rapporto tra costi preventivati e benefici stimati anche in termini socio economici.

 

Nessuno si sognerebbe di costruire centraline se non esistessero sostanziosi contributi in conto capitale e la possibilità di vendere all’Enel l’energia a prezzo maggiorato. Il contribuente-utente è così costretto a finanziare pesantemente la distruzione di beni collettivi di alto pregio.

Il cittadino residente, oltre alla perdita del bene, vede compromessa la potenzialità turistica dei luoghi. A parole si vuole agevolare lo "sviluppo" della montagna. Nei fatti si compromette la materia prima necessaria all’auspicato "sviluppo".

 

Quadro ambientale. Analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti dell’ambiente potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto proposto , con particolare riferimento alla popolazione, alla fauna , alla flora, al suolo, alle acque superficiali e sotterranee, all’aria, ai fattori climatici, al paesaggio, , all’ambiente urbano e rurale, al patrimonio storico, artistico e culturale ed alle loro reciproche interazioni.

 

Non c’è ombra di dubbio che l’inevitabile, pressoché totale prosciugamento derivante dallo sfruttamento idroelettrico dei piccoli corsi d’acqua montani, costituisca un impatto importante sulla fauna, sulla flora, sulle acque superficiali e sotterranee (risorgive) e sul paesaggio.

 

Trattasi infatti di piccoli corsi d’acqua pressoché asciutti per dieci, undici mesi all’anno, che presentano un flusso significativo solamente nel periodo del disgelo delle nevi (maggio e giugno).

 

La portata minima, registrabile per la maggior parte dell’anno, è appena sufficiente a mantenere condizioni minime vitali (per la fauna ittica e macrobentonica), come ben sanno idrobiologi o semplici pescatori (studi anche sommari, che riteniamo obbligatori in sede istruttoria, riferiti all’intero arco dell’anno, potranno agevolmente confermarlo). Depauperare ulteriormente il flusso idrico, anche di quantità minime, significa compromettere gravemente ed irreversibilmente gli habitat naturali.

 

I pur blandi e ridicoli deflussi minimi vitali, che peraltro non sono facilmente controllabili e che vengono pure sistematicamente disattesi, costituiscono, a causa della loro conclamata inadeguatezza, un’autentica presa in giro.

 

Nella totalità dei casi lo sfruttamento idroelettrico dei piccoli corsi d’acqua significa, né più né meno, che il loro annientamento come entità naturalistiche e paesaggistiche.

 

 

 

ALLEGATO E

Elementi di verifica per la pronuncia dell’autorità competente di cui all’art. 10, comma 3, sulla possibile esclusione di un progetto dalla fase di valutazione.

 

Siccome trattasi di interventi che comportano l’utilizzazione di risorse naturali, disturbi ambientali ed interessano zone ad alta sensibilità ambientale, zone montuose e forestali, aree naturali protette, aree demaniali dei fiumi, dei torrenti e delle acque pubbliche, etc. (come recita la legge) non dovrebbero sussistere dubbi sull’obbligo di procedere alla valutazione di impatto ambientale con preventivi studi approfonditi degli effetti diretti ed indiretti sugli ecosistemi..

 

Res sic stantibus siamo fermamente convinti che gli Uffici responsabili non dovrebbero rilasciare in nessun caso pareri favorevoli all’ulteriore sfruttamento del patrimonio idrico alpino. Anche le associazioni ambientaliste che hanno salutato con favore le agevolazioni finanziarie per lo sfruttamento ad oltranza del superstite patrimonio idrico si sono rese conto del devastante impatto ambientale che gli interventi comportano. Vedere, per esempio, la cronaca del recente convegno di Cuneo dell’8 giugno 2001, che si allega.

 

La scrivente associazione si riserva di tornare sull’argomento in occasione di specifiche istanze che sono o saranno presentate in futuro.

 

Con osservanza.

 

Allegati: Convegno di Cuneo dell’8.6.2001.

 

Il Presidente

Dr. Italo Orsi