Il Gelso nero (Morus nigra)

 

Il gelso nero è una pianta legnosa originaria dell'Iran, più robusta e di dimensioni ridotte rispetto alla precedente, dalla quale si differenzia anche per le foglie, che ha scabre, colore verde scuro, con la pagina inferiore tomentosa, nonché per i sorosi neri, succulenti, dai quali si ottiene uno sciroppo (sciroppo di more) con proprietà leggermente astringenti.

Anche le foglie di questa seconda specie servono all'alimentazione del filugello, ma sono meno adatte di quelle del gelso bianco. Il gelso nero viene coltivato per il legno ed i suoi frutti violetti e dolci.

La corteccia è di colore bruno chiaro, reticolata e solcata.


Le foglie sono inserite alterne, sono semplici, cuoriforme, intere o lobate irregolarmente, polimorfe anche lanceolate margine dentato; la differenza tra le due specie, oltre al colore dei frutti, e che in Morus Nigra sono ruvide e pelose, mentre in Morus Alba sono lisce e lucide.


I fiori del gelso possono essere ermafroditi oppure a sessi separati con perianzio di quattro elementi; infiorescenze maschili in amenti cilindrici; femminili in amenti ovali grandi circa un centimetro. La fioritura avviene di solito in maggio.

I frutti, solitamente ovali e carnosi, sono grandi 1-3 cm e contengono veri e propri frutti che sono i semi ( acheni ).
Nel gelso nero, di solito i frutti sono sessili e più o meno neri alla maturità, a

differenza del Gelso bianco che sono portati da peduncoli 1-2 cm e sono bianchi o leggermente rosa-violetti.

I gelsi sono piante ornamentali che venivano piantate negli orti perché molto ombrosi e perchè producono degli ottimi frutti che però, attualmente, non incontrano molto favore.

Un tempo, quando era necessario produrre fogliame per l'allevamento dei bachi da seta, nella nostra regione venivano piantati lungo i confini dei campi. Ora sono stati in gran parte estirpati in quanto sono degli straordinari depauperatori del terreno.

Il legno, molto resistente e duro si utilizza per lavori al tornio, botti e come ottimo combustibile

NOME DIALETTALE: Mor 

FAMIGLIA : Moracee 

ORIGINE E DISTRIBUZIONE Originario dell'Asia Minore e della Persia è stato introdotto in Italia da epoca remota. 
PORTAMENTO Simile nel complesso al gelso bianco ma è più robusto, con tronco e rami più grossi e ruvidi, più raggiungere 10-15 m e ha chioma densa. 
FOGLIE Il picciolo è breve e un po' scanalato, sono marcatamente cordate alla base, indivise o con 3-5 lobi, più rigide e di un verde più scuro nella pagina superiore mentre in quella inferiore sono tomentose.
FIORI Sono unisessuali, e a fecondazione avvenuta si formano i frutti. 
FRUTTI Sono infruttescenze più grandi di quelle del gelso bianco, formate da tante piccole drupe di color nero-violaceo e, contrariamente a quelle del gelso, acidule fino al momento della maturazione. 
USI  Viene coltivato per i suoi frutti che sono usati per marmellate e sciroppi leggermente astringenti.  
Il suo fogliame per la sua ruvidezza è poco usato per il baco da seta. 
ESIGENZE CLIMATICHE E DEL SUOLO Ha le stesse esigenze del gelso ma resiste meglio al freddo e può salire fino ai 1000 m di quota. 
ORIGINE DEL NOME Il nome specifico allude al colore scuro dei frutti soprattutto in confronto a quelli del congenere Morus alba. 

GELSO BIANCO (Morus alba L.). Albero giunto dalla Cina nel Medioevo per essere utilizzato per l'allevamento del baco da seta. Ha
tronco giallo aranciato e corteccia ruvida; le foglie ricordano quelle del fico, ma sono smeraldine. Il frutto maturo, bianco o rosso,
dolcissimo, è la mora di gelso. Coltivato nei broli è passato nei parchi, disseminato dagli uccelli. Molto raro, invece, il gelso nero, dipinto
negli affreschi di Pompei. Esiste, poi, il gelso da carta (Broussonetia papyrifera (L.) Vent.) [1760] giunto dall'Asia sudorientale; ha
fortissima valenza ecologica e deve essere considerato una pericolosa infestante dei parchi, al pari dell'ailanto e della robinia.

Il GELSO - Morus alba - MULBERRY
Caratteri botanici e note colturali




Origine
Il gelso (Morus alba), è una pianta arborea appartenente all’ordine Urticales e
alla famiglia delle Moraceae, è originario della Cina orientale e centrale.

Etimologia
Il nome del genere è quello che utilizzavano i Romani. Dal latino “morus
celsa”, moro alto in contrapposizione alla mora di rovo.

Caratteri botanici
Aspetto
E’ un albero che può raggiungere l’altezza di 10-12 metri con chioma larga;
l’età media si calcola a 100 anni, ma esistono certamente individui
plurisecolari.
Radici
Sono robuste, profonde di colore giallo aranciato. Il Tronco è eretto e
irregolarmente ramificato, raggiunge negli individui adulti un diametro di circa
70 centimetri; è rivestito da una corteccia bruno grigiastra, screpolata,
reticolata a piccole scaglie. I ramoscelli sono grigio verdi, lisci con lunghi
internodi; le gemme sono relativamente piccole, larghe alla base ed appuntite
all’apice; ognuna di esse è costituita da 13 a 24 perule e nel fusticino da 5 a
12 foglioline.
Le Foglie sono caduche, alterne, ampie, di colore verde lucente non molto
scuro; la lunghezza varia dai 7 ai 14 centimetri e la larghezza è compresa tra i
4 e i 6 centimetri; le lamine sono molto variabili: sono cordato-ovali, spesso
lobate, lisce nella parte superiore, tomentose lungo le tre principali nervature
della pagina inferiore; il margine è irregolarmente seghettato. Il picciolo,
lungo 2-3 centimetri, presenta scanalature e stipole caduche. Le foglie sono
spesso diverse per forma e grandezza sulla stessa pianta e anche sullo stesso
ramo. Il Fiore è rappresentato da una infiorescenza unisessuale con amenti di
colore chiaro; Morus alba è pianta monoica ovvero nello stesso esemplare ci
sono infiorescenze di ambo i sessi. Il frutto è rappresentato da un falso frutto
chiamato sorosio che consiste di una infruttescenza con pseudodrupe
dall'esocarpo sottile, mesocarpo carnoso e succulento, endocarpo crostoso.







scheda compilata di osservazione del gelso




Coltivazione

Tra i requisiti che si devono ritrovare nelle buone varietà di gelso sono da
prendere in considerazione in modo particolare i seguenti: apertura delle
gemme tardivo, rapida e completa maturazione del legno, astuccio midollare
piccolo, legno compatto, foglie consistenti e incartate, non molto acquose,
provviste di abbondante mesofillo, modesto sviluppo delle nervature, limitata
produzione di frutti, facilità nell’attuare la sfrondatura, resistenza delle foglie
all’appassimento e attitudine al trasporto.
La propagazione per seme seguita da innesto è la più consigliabile, solamente
eccezionalmente si ricorre alla moltiplicazione per propaggine o per talea. In
passato i gelsi venivano piantati sui margini dei fossi o lungo i bordi dei campi
oppure disposti in filari distanziati fra loro 4 o 5 metri insieme ad altre colture.
Le nuove tecniche colturali e soprattutto la meccanizzazione non permettono
più tali sistemi e pertanto la gelsicoltura si è sempre più specializzata
seguendo le linee guida delle colture arboree da frutto.
Il terreno sul quale verranno posti i gelsi deve essere preparato con scasso a
fosse o a buche; le piante si mettono a dimora in autunno o in primavera a
seconda delle condizioni pedologiche o climatiche e si seguono poi le normali
cure di impianto e di coltivazione utilizzando per esempio concimazioni,
lavorazioni del terreno e durante i periodi con scarse precipitazioni periodiche
innaffiature.
La potatura di formazione porterà allo sviluppo di una prima impalcatura che
successivamente darà origine alla caratteristica “testa di moro” sulla quale si
svilupperanno i rami. La potatura di produzione viene eseguita con criteri vari
conseguenti al sistema di allevamento del baco da seta, ma generalmente
consiste in un semplice taglio netto e rasente al tronco o alla “testa di moro”
dei rami frondosi.
La foglia del gelso non si deve raccogliere nei primi tre o quattro anni di vita
perché prima si deve favorire lo sviluppo della pianta. Il gelso è una delle
piante che meno soffrono della sfogliatura poiché ha la possibilità di
reintegrare prontamente la foglia, ma certamente non trae vantaggio da
questa operazione.
La raccolta viene fatta applicando la sfrondatura cioè recidendo i rami o la
sfogliatura cioè si staccano le foglie; in ogni caso bisogna evitare di produrre
ferite alla corteccia o alle gemme e di eseguire dei tagli non opportuni. Per
rendere più agevoli tali operazioni sono state studiate e introdotte nuove
innovazioni tecnologiche come ad esempio macchine sfogliatrici.
La produzione del gelso è differente e dipende da diversi fattori: clima, fertilità
del terreno, tipo di coltura e sua cura, età delle piante, ecc.
La produzione media unitaria è di 2-2,5 chilogrammi nelle piante giovani, 4-5
chilogrammi nelle piante di piena produzione, di 5-10 chilogrammi per le
piante di una cinquantina d’anni e può salire a 40 e a 60 chilogrammi per
individui di 70-90 anni di età.




Il gelso e le sue doti

Quando “sentiamo” dolore lo dobbiamo a delle particolari terminazioni nervose, che sono presenti nella cute, sottocute,
muscoli, fasce muscolari, articolazioni, periostio, sistema vascolare e che sono in grado di “rispondere” a stimolazioni
termiche, chimiche e meccaniche. Una sostanza con promettente azione analgesica, è la morusina, flavonoide isolato
dalla corteccia delle radici di gelsomino, che ha dimostrato queste importanti proprietà in uno studio sperimentale
condotto da diversi ricercatori, tra cui anche alcuni italiani (Istituto di Chimica e Chimica clinica, Università Cattolica e
Centro Chimico dei Recettori e delle Molecole Biologicamente attive, del CNR, Roma).

Pianta arborea appartenente alla famiglia delle Moracee, il gelso nero, assieme quello bianco, era una volta essenziale
per la coltivazione del baco da seta. Il gelso nero è un albero alto anche fino a 15 metri o anche un arbusto (diffuso
particolarmente nell’Italia meridionale), che produce un’infruttescenza succosa, nero-violacea, molto apprezzata, da cui si
preparava uno sciroppo acido e astringente, che, oltre ad essere, se diluito in acqua, un ottimo dissetante, veniva
adoperato in forma di colluttorio, per gargarismi, nelle infiammazioni della bocca e della gola, contro la tosse e come
espettorante. Anche la corteccia della radice, cui si attribuisce azione analgesica e antinfiammatoria, veniva adoperata
come medicamento e, a tale scopo, la si consigliava come purgante, diuretico e ipoglicemizzante. Quest’ultima proprietà,
attribuita in particolare alle foglie, che hanno anche azione astringente, se preparate in decotto, andrebbe ulteriormente
indagata e valorizzata con ricerche cliniche.

Tra i vari componenti chimici del gelso nero, nei frutti, vi è la presenza di antocianosidi (ad azione vasoprotettrice), acidi
organici, glucidi; mentre nelle foglie vi sono aminoacidi, acido folico, acido folinico, manganese, zinco boro, rame e
composti volatili. La pianta (foglie e radici), poichè contiene anche tannino, viene sconsigliata (infuso e decotto) in caso di
gastrite e ulcera gastroduodenale. Non possiamo però dimenticare il gelso bianco (Morus alba), oggetto di numerosi
studi scientifici, che ne hanno dimostrato, sperimentalmente, attività antibatterica, efficace contro lo Streptococcus
mutans, un batterio implicato nella carie dentale. La radice di questo gelso, apprezzato rimedio della medicina
tradizionale cinese contro la tosse e l’asma, ha mostrato in studi sperimentali la capacità dell’estratto alcolico contro il
virus dell’HIV.

Flavonoidi, che includono morosina, ciclomorosina, kuwanone, sono tra i componenti chimici della radice di gelso bianco;
mentre i suoi frutti gradevolissimi contengono olio volatile, tannino, proteine, rutina, vitamine A, B, C. La decozione delle
foglie fresche ha dimostrato, oltre ad un’attività antibatterica, capacità ipoglicemizzante; mentre il decotto della radice,
l’estratto acquoso, sempre in studi sperimentali, ha prodotto effetti ipotensivi e sedativi.




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