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UNA ANTICA TRADIZIONE ALTORENANA E' RIPRESA DAL COMMISSARIO BASETTONI

Coi termini di "mummia", "testina", "maschera" o "volto" sono indicate, nel territorio dell'Alto Reno, particolari figure antropomorfe in pietra che, nella pressoché totalità dei casi, rappresentano teste virili poste nelle facciate degli edifici. Non di rado questi esemplari risultano rozzamente scolpiti a bassorilievo su un piano squadrato di un concio d'arenaria, ma non mancano eccezioni di notevole fattura. E' comune a tutte queste immagini un effetto di notevole espressività sovente inquietante.



Anche se, in generale, è scomparsa dalla popolazione locale la consapevoleza del significato simbolico delle maschere è ormai dato condiviso, da parte degli studiosi, che esse svolgessero una funzione apotropaica e, cioè, servissero per tenere lontano dalle case persone, animali, spiriti che potessere avere un qualunque influsso negativo sull'edificio ed i suoi abitanti.Si spiega così la generale inquietante bruttezza o mostruosita di molti esemplari che svolgono, in tal modo, la funzione omeopatica di combattere il male con le sue stesse armi... Questo elemento potrebbe spiegare la tradizione lizzanese d'invitare i bambini a dare uno schiaffo ai "faccioni", schiaffo che "però la paura trasformava spesso in un buffetto"  (A. BIAGI, "Volti di pietra", Lizzano in Belvedere, 2008, p. 9).

Il Commissario Basettoni conscio dell'importanza delle tradizioni ha deciso di fare tutto il possibile per salvare anche quella delle "mummie". Nella foto successiva un esemplare di "mummia" recentemente realizzato.