PICCOLI LIBRI
  
    

LETIZIA VI AUGURA UNA BUONA LETTURA

Dalla raccolta; piccoli libri di P.I.Letizia
FRÄULEIN BIC
in
IL MISTERO DELLA SCUOLA MEDIOEVALE

PARTE PRIMA
UNA STRANA LETTERINA
"Carissima Fràulein Bic, mi chiamo Marisol Cariso e frequento la quinta elementare della scuola statale di un piccolissimo paesino della Campania. Le scrivo, perché sono convinta che ormai solo lei possa trovare la soluzione al mio dramma. Da tempo leggo la rubrica di tuttologia, che Lei tiene sul settimanale " IDEE ". Seguendo alcuni suoi consigli riguardo ai giochi da proporre in società, sono diventata l’organizzatrice ufficiale di tutte le feste scolastiche che vengono fatte durante l'anno; la recita di Natale, il carnevale, la festa di fine anno e così via. Devo dire, che nella mia scuola si organizza veramente di tutto, e anche se mi costa fatica, cerco di farlo nel migliore dei modi. Non saprei proprio a chi delegare tale incarico, visto che fra tutti gli altri allievi, non c'è proprio nessuno in grado di svolgere tale compito. Anche mia madre è una sua grande ammiratrice. Ha scoperto la rivista in un’edicola del centro, durante uno dei suoi soliti giri per acquisti, da allora non ne ha più fatto a meno e dato che da noi non arrivava, ha fatto l’abbonamento. Lei segue più che altro la rubrica sull’economia domestica. Essendo una grande risparmiatrice trova molto utili i consigli, su come adoperare vecchi materiali ed è diventata bravissima nel costruire e creare quadri con stoffa e carta stagnola. E' diventata brava anche nella creazione di piccoli oggetti, come: sottopiatti, vasi, centrotavola ecc. Ultimamente sta tirando fuori tutto il suo talento artistico per la messa in opera di piccole sculture. Oddio! In questo settore è ancora alle prime armi, ma conoscendola sono convinta che presto riuscirà a mettere insieme qualcosa di decente, adoperando come sempre, materiali di fortuna e di riciclo; legno, lattine, bottiglie di vetro, ecc. Insomma, grazie alla sua rivista, è diventata una vera è proprio artista, un po’ particolare, ma pur sempre un’artista. Si figuri che ad un certo punto ci siamo ritrovati la casa piena d'oggetti, non c’era più neanche un angolino libero. Fortunatamente però, è riuscita a trovare una soluzione. Un negoziante del centro, ha saputo delle strane opere d’arte che realizza e le ha proposto di entrare in affari con lui. Si figuri, che le ha messo a disposizione, nel suo negozio, un intero scaffale con mostra sulla vetrina principale, dove la mamma espone i suoi pezzi forti, firmati con lo pseudonimo, Alina. Afferma che da sempre è innamorata di quel nome, ma io, ho l’impressione che non me la racconti giusta, dopotutto, se le piaceva così tanto, perché non lo ha dato a me, invece di chiamarmi, Marisol?. Non che il mio nome non mi piaccia, è solo un po' troppo spagnoleggiante, Alina mi sarebbe piaciuto di più. Devo dire, che all'inizio ero molto arrabbiata con lei. Poi ho capito!… Alina era il nome della mia bisnonna da parte appunto della mamma e per non mettere zizzania tra le nonne, ha preferito chiamarmi con un nome diverso. Ho scoperto anche che la bisnonna Alina, era una tipa molto strana, alquanto eccentrica, le piaceva precedere i tempi, insomma, era all’avanguardia per l'epoca in cui viveva. Pensi che portava i pantaloni e fumava il sigaro. Ma lo sa, che suo marito, il mio bisnonno Martino, pur avendo tutti i compaesani e la sua stessa madre contro, non ha mai avuto niente da ridire sul suo comportamento?. La mamma mi ha detto che nonno Martino, rispettava molto Alina ed era innamorato anche di quelli che agli occhi degli altri apparivano essere grossi difetti. Io credo che la loro sia stata una stupenda storia d’amore. La mamma però non ne parla mai, non so perché...…! Fatto sta, che come pseudonimo ha scelto proprio quel nome e questo mi ha incuriosito molto. 
Un giorno riuscirò sicuramente a scoprire il suo segreto!.
Come vede, grazie ai suoi consigli, mia madre è riuscita ad unire l’utile al dilettevole. Io però, non posso dire la stessa cosa. Visto che come organizzatrice, mi sono saputa far valere, quest’anno hanno pensato di eleggermi anche come capoclasse. 
All’inizio ne ero chiaramente orgogliosa e fiera, ma ora, visto come sono andate le cose, avrei preferito non essere eletta e che questa matassa ingarbugliata se la sbrogliasse qualcun altro . …
Oh, Fräulein Bic, mi trovo nei guai, e che guai, spero tanto che mi possa aiutare!… 
Ma, è meglio se le racconto tutto dall’inizio, se no rischio di non farle capire un bel niente, e non posso rischiare!. Sa, io non ho il computer e sto adoperando quello della scuola, spero solo di fare tutto nel modo giusto, è tutta la settimana che mi preparo per quest’evento. Ho tartassato di domande il povero Gianpiero Crasso, il cervellone della scuola che chiaramente possiede un computer e sono riuscita a carpirgli alcune notizie utili. Gli ho raccontato che per Natale, ne ho chiesto uno in regalo ai miei, ma che loro non sono d’accordo, perché non mi ritengono all’altezza. Gianpiero, mosso a compassione mi ha invitato a casa sua per insegnarmi gli elementi base. E’ stato proprio bravo, ho imparato tutto ciò che serviva per mettermi in contatto con il suo sito telematico e dato che fortunatamente la nostra scuola anche se molto vecchia e scalcinata, ha un computer collegato a Internet, ho pensato di venire a adoperarlo un po', tanto qui non lo usa nessuno. Hanno tutti paura di romperlo e dopo averlo vinto alla festa del cacciatore, lo tengono nascosto come se fosse una reliquia sacra e guai a chi osa toccarlo. Si figuri cosa mi potrebbe capitare se mi beccano qui dentro, ma non si preoccupi, fuori, di guardia, c’è Maria. Lei ha l’orecchio fino, riesce a sentire qualsiasi rumore anche se proviene da molto lontano, noi la chiamiamo, la gatta, un bel soprannome, non trova?
Ma, accidenti a me, è sempre la stessa storia, non riesco proprio a portare avanti un discorso alla volta, dice bene la maestra che sono evasiva, e si, ha proprio ragione, ma, bando alle chiacchiere voglio raccontarle cosa sta succedendo qui da noi.
Già l’anno scorso circolavano brutte voci sul conto della scuola, il nostro direttore fu costretto, per mancanza di fondi a diminuire gli insegnanti e dato che gli alunni erano pochi non ha avuto grosse difficoltà. Formando classi miste è riuscito a dimezzarne il numero e le aule che prima contavano solo sei o sette allievi l’una, ora arrivano fino a quattordici. Questo è stato per tutti noi, un evento storico. Dopo tanti anni, anche la scuola statale di Serravate di Sopra subiva un cambiamento e che cambiamento. Si, lo so che è una vergogna che nella nostra scuola non c’erano ancora classi miste, ma mi creda non è stato facile far accettare ai nostri genitori questa scelta. Il direttore rafforzato dal fatto che da tutte le parti del mondo, persino nei paesi più remoti della galassia le classi sono da tempo miste e a Serravate di Sopra no, ha fatto sentire la sua voce fin sui monti. – In questo paese c’è bisogno d'aria di rinnovamento è invece non si trova mai il sistema di fare un bel niente!- diceva concitato. Erano anni che ci provava, ma non vi era mai riuscito. I nostri genitori erano fermamente contrari a qualsiasi tipo d'innovazione, per questo, dicevano che stavano bene a Serravate. Continuavano ad affermare che secondo loro, i maschi, avevano bisogno di un altro tipo d'educazione e formazione scolastica delle femmine e questo in fondo potrebbe anche essere vero. Noi, oltre alle normali materie scolastiche, avevamo anche materie un po’ più femminili, come: economia domestica, uncinetto e durante l’ora d'educazione fisica, facevamo danza, materie un po’ strane, ma fortemente volute dai nostri genitori. I ragazzi invece, avevano tutti insegnanti maschi ed io avevo l’impressione che la loro formazione fosse alquanto marziale, almeno a sentire la voce degli insegnanti che si rivolgevano verso di loro. 
Dalla mia classe sentivo sempre il maestro De Cesaris che urlava con un vocione che faceva tremare i muri 
- Del Pigna, come si permette di picchiettare sul banco, questa non è la lezione di musica! - .
- Mi scusi Signore! – . Rispondeva Del Pigna tutto sommesso. 
Credo proprio che non era bello per loro stare in quella classe, ora invece è molto diverso, ci divertiamo tutti insieme e anche se all’inizio abbiamo avuto dei problemi, siamo riusciti a superarli. La nostra educazione non è più tanto leggera e di conseguenza neanche quella dei ragazzi è più così rigida. La cosa che però mi è dispiaciuta di più è che sono andate via molte maestre, quattro in tutto, tra loro c’era anche la signorina Elena, la mia maestra. Ho sentito dire, che è stata lei a chiedere il trasferimento per motivi familiari, chissà se è vero, era così carina, così brava, mi manca!…
Accidenti, ancora una volta ho divagato, ma le prometto che non succederà più!.
Allora, le dicevo appunto che per motivi finanziari le nostre classi sono diventate miste. A quanto pare però questo non basta ancora e in paese si mormora che se le donne non si sbrigano a fare altri bambini nel giro di un paio d’anni la scuola dovrà chiudere i battenti per sempre. Le spese per mantenerla in vita sono troppo alte e il direttore non ce la fa più a tirarla avanti. Si figuri cosa è successo fra di noi quando abbiamo saputo la notizia. Io, ho cominciato a piangere, come non avevo mai fatto in vita mia, mi avevano da poco levato la mia cara maestra e ora volevano privarmi anche della scuola, del mio vecchio banco… Ma lo sa, che è una vera opera d’arte? . E' ricoperto da innumerevoli e bellissimi graffiti. La maestra li chiama scarabocchi, ma le garantisco che sono molto interessanti. Passiamo gran parte della ricreazione a cercare di decifrarli. Ingegnarci in questo è per noi un divertimento unico. Lo sa che proprio del Pigna, ha trovato sul suo banco un graffito fatto dalla mia mamma, quando aveva la mia età. E’ una dichiarazione d’amore per il papà, che appunto sedeva proprio a quel banco. Si figuri che per permettermi di vederlo mi ha chiesto un bacio. Per il bene della storia l’ho baciato, ma giuro che non bacerò mai più un ragazzo per il resto della mia vita, è stato una cosa orrenda! . Dopo aver fatto quella cosa oscena sono corsa in bagno, mi sono lavata e lavata, stropicciate le labbra a non finire, ma niente, niente avrebbe potuto cancellare dal mio viso l’onta subita. Persino quando sono ritornata a casa, mamma si è accorta immediatamente che qualcosa non andava...

CONTINUA...

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