Dalla raccolta: "racconti brevi"di P.I.Letizia
  
    

 
Letizia ha il piacere di raccontarvi una storia fantastica:
 

Il paese delle bambole  prima parte


Tantissimi anni fa, esisteva un paesino dove tutti vivevano in amicizia, le casine, graziosamente arredate, erano contornate da giardini carichi di fiori e piante, c'era il lago, con i cigni e le anatre, dentro il lago c'era la mininave e le barche dei pescatori, tutto, in paese, era tenuto in modo perfetto, pulito e lindo.
In quel luogo, non esistevano i ladri e gli assassini, nessuno sapeva cos'era la giustizia o la collera.
Tutti avevano un compito ben preciso e lo assolvevano nel migliore dei modi.
Ma, che rimanga però tra noi, gli abitanti erano un po' strani.
Pensate che non mangiavano mai e il loro tempo lo trascorrevano interamente a giocare.
Tutto ciò che facevano si trasformava immancabilmente in gioco.
Era per loro, un gioco, farsi belle, era un gioco cucire quei graziosi abitini che sfoggiavano durante le loro passeggiate, era un gioco costruire le case, curare i giardini e così via... Volete sapere di che paese si tratta?...

Ebbene, era il paese delle bambole.

Un bel giorno però tutto ebbe fine, un terribile terremoto spaccò la terra inghiottendo quel paesino così perfetto e tranquillo, tutte le bambole vennero travolte e distrutte.
Le loro piccole e perfette casine, si trasformarono in rottami, niente rimase a testimonianza di ciò che fu.
Solo tre bamboline si salvarono.
Esse, vennero brutalmente scaraventate in un piccolo fiume che scorreva lungo il confine del paese.
Vistosi in pericolo si aggrapparono saldamente a una tavola galleggiate e lasciandosi trasportare dalla corrente, riuscirono a mettersi in salvo.
Il viaggio non fu dei migliori, e fecero molto fatica per rimanere a galla.
Una di loro era una bambola ballerina, amava la danza e la bellezza. La seconda, era una bambola signora che amava essere sempre alla moda, era abituata ad essere ammirata da tutti, e non le piaceva essere in disordine, l'unica in grado di sopportare quelle avversità era la terza e cioè la bambola contadina, che suo malgrado, doveva riuscire a convivere con due bambole viziatelle, che anche se in grande difficoltà non rinunciavano a darsi un mucchio di arie.
Fortunatamente nessuna di loro si arrabbiava mai.
Nel paese delle bambole non esisteva la collera, la rabbia e di buon grado accettarono la situazione.
Vissero quindi, quell'avventura, scherzando e ridendo, come fosse stato un gioco, proprio come erano abituate a fare, senza pensare al peggio, ma godendo del fatto che erano ancora in buone condizioni.
Le bambole della nostra storia, sono proprio come quelle che noi tutti conosciamo, non hanno sentimenti e pensieri propri, e ognuna di loro si limitava a fare ciò per cui è stata creata.
Quel gioco però, era molto particolare e durò tantissimi giorni e tantissime notti.
Ma, per una bambola questo non conta, esse non risentono del passare del tempo.
Finalmente, la loro precaria imbarcazione toccò terra, stanche e desiderose di rimettersi in sesto, scesero, felici cominciarono a guardarsi intorno, alla ricerca delle loro case, ma, intorno a loro non riuscirono a scorgere niente di familiare, e dedussero che erano arrivate in un luogo a loro estraneo.
- Dove erano finite?...-
Unite, si incamminarono alla ricerca di un riparo per la notte, non volevano continuare a stare in balia delle onde, anche se era stato divertente farsi trasportare e sballottare per un po' di tempo, ora, era arrivato il momento di cambiare gioco, e le bambole erano sempre disponibile ad ogni tipo di cambiamento.
Esse non si affezionavano mai a niente, l'unica cosa a cui erano fedeli era il loro modo di vivere, nessuno avrebbe potuto impedire a Contadina di essere una contadina , o a Signora a fare la signora, nessuno avrebbe mai potuto fare di Ballerina una attrice e così via.
Il compito che veniva assegnato loro da Mastro Bambolaio, rimaneva fino a che la bambola sopravviveva, praticamente per sempre, a meno che non succedeva un fatto inevitabile, come quello da cui erano appena sopravissute.
Rimettere, quindi piede sulla terra ferma, era per loro un altro modo per iniziare un nuovo gioco ed erano felicissime per questo.
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Il desiderio di sdraiarsi su qualcosa di fermo, era vivo nei loro ricordi e le tre bamboline, sempre col sorriso sulle labbra avevano deciso di trovare un giaciglio che facesse al caso loro.
Le loro condizioni erano veramente disastrose, gli abiti erano completamente inzuppi d'acqua e anche un po' strappati.
Avevano proprio bisogno di una casa dove potersi rimettere in sesto.
Ma, quelle case sembravano tutte molto grandi e quei portoni poi, erano enormi... troppo pesanti per poterli aprire,
sembrava proprio che in quel posto non ci fosse una casa adatta a loro.
Un po' deluse si diressero verso un ponte, sapevano bene cosa fosse perchè anche nel loro paese ce n'era uno, ed era bellissimo, fatto di legno.
Quando c'era la festa del lago, veniva addobbato con mille luci colorate e tutti in paese facevano il giro del grande lago in piena notte, con la mini nave da crociera,Totò suonava il mandolino e Mimì cantava la canzone della notte...
"Era proprio bello il loro paesello" pensavano mentre si dirigevano sotto il ponte 
"Almeno là si sarebbero messe al riparo dalla pioggia che stava venendo giù a catinelle"
Pensarono mentre si avvicinavano, ma quel ponte non era come quello del loro paese.
Proprio perchè pioveva, il sottoponte era superaffollato, altri, erano andati a cercarvi rifugio.
C'era gente che stava dormendo per terra, alcuni coperti da vecchi mantelli, mentre altri, i più fortunati, erano riusciti a creare dei ripari con alcune tavole che col tempo erano diventati addirittura le loro case.
Le bamboline non erano abituate a vedere la desolazione, non sapevano cosa fosse la miseria e la povertà e rimasero sconcertate.
"Che posto era mai quello, possibile che nel mondo c'era qualcuno che viveva in quelle condizioni? Ma no, sicuramente è solo un gioco!"
si dissero guardandosi con aria interrogativa sorridendo, mentre prendevano posto in un angolino, incapace di pensare al male.
Le bamboline anche se incominciavano a sentire la mancanza del loro grazioso paesino, non se la presero più di tanto.
La bambola Signora, guardava il suo stupendo vestitino che ora somigliava a uno straccio, fradicio e sporco.
Quelle strade sporche e fangose, avevano scaricate sul suo bel vestitino tutto il fango che contenevano
" Aveva proprio bisogno di un bel bagno" Si diceva, ma poi ripensandoci scoppiò in una bella risata.
" Ma quale bagno? Con tutta quell'acqua che cadeva giù dal cielo avrebbe fatto una bella doccia!" decise la bambola Signora invitando le altre a seguire il suo esempio.
Anche Ballerina  non vedeva l'ora di rimettersi in sesto, con attenzione scrutò il suo adorato tutu e si accorse che il velo era fangoso.
" Ma, l'acqua piovana  - pensò - gli avrebbe sciupata la sua stupenda acconciatura di fiori. "
La bambola Signora la tranquillizzò, dicendole che nessuno era brava come lei a fare le acconciature, quando andava ai balli, amava infatti sfoggiare sempre acconciature nuove ed elaborate.
Ballerina fu felice di udire quelle parole, lei non si era mai occupata della sua acconciatura, fino ad allora vi aveva pensato la sua parrucchiera e temeva che non avrebbe mai più rivisto i suoi capelli raccolti come in una ghirlanda di fiori.
Signora rideva divertiva mentre sotto la pioggia si muoveva sinuosa. Ballerina non resistette più al richiamo della danza e cominciò a danzare come da tanto non aveva più fatto. Contadina invece sembrava quasi non accorgersi del mondo che la circondava, sentiva la mancanza dei suoi amici animali. La fattoria, dove aveva vissuto ne era piena.
"Chissà che fine avevano fatto: Miù la mucca, Tork il cavallo, Scuki il maialino, Qua la papera e tanti altri". Pensava, mentre accarezzava, gli unici due animaletti che, prima dell'evacuazione forzata, si erano rifugiati nelle enormi tasche del suo grembiulone, sfuggendo così al terribile terremoto.
Il suo amico Riccio e il suo amico Micio, erano con lei. Le avevano tenuto compagnia per tutto il viaggio.
Le bambole, incapaci di prendere decisioni decisero di rimanere sotto il ponte, vi rimasero per molto tempo e Ballerina con la sua danza, fece diventare quel luogo speciale. Persino le persone che vi abitavano, una volta schive e silenziose, diventarono più unite riuscendo ad instaurare un rapporto d'amicizia tra loro, proprio come facevano le tre bambole amiche, che anche nelle difficoltà non perdevano mai il buon umore.
Tutte le sere Ballerina sentiva il bisogno di esibirsi, con grazia, danzava sotto al ponte e tutti si sedevano in circolo intorno a lei per ammirarla. Sotto quel ponte era accaduto un vero miracolo, tutto era cambiato, la vita che prima trascorreva squallida e noiosa alla continua ricerca di un pezzo di pane o di un misero soldo, ora, aveva assunto un altro significato, la gente si sentiva più unita, si aiutavano e si confortavano, proprio come buoni amici.
Tutti in paese, erano venuti a sapere degli spettacoli che si tenevano sotto il ponte e molti andavano ad ammirare
"la Ballerina del ponte", così chiamavano la dolce bambolina che ormai era diventata famosa.
Una sera durante uno dei suoi soliti spettacoli, passò sul ponte una carrozza che trasportava un passeggero speciale. Egli non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo al di sotto, e quando all'improvviso fra un galoppo e un'altro gli sembrò di udire un canto, incolpò la sua stanchezza di quella fantasia, ma ordinò comunque al cocchiere di fermarsi, quel canto l'aveva in qualche modo catturato e sperava di poterlo risentire.
L'uomo era circondato dal buio della mezza sera e anche se riusciva a vederci ancora abbastanza bene, non riusciva a scorgere nessuno.
" La stanchezza gli aveva fatto proprio un brutto scherzo! "  Pensò. Era più di un mese che era in viaggio e non ne poteva più, oltretutto quel viaggio non era andato molto bene.
Quando l'aveva intrapreso aveva sperato nel buon esito della missione ma si era sbagliato.
Ciò che era stato, ormai, non poteva più essere, neanche il suo titolo nobiliare, aveva più valore.

Eppure solo pochi anni prima era stato molto ricco e veniva invitato nei migliori salotti, ma, questo non contava più.
Tutto era cominciato quando si era messo contro l'aristocrazia del paese.
La sua folle idea di aiutare i deboli non piaceva a nessuno, ma lui era stanco di trovare lungo le strade bambini senza famiglia e mendicanti, una volta uomini d'arme, con i corpi straziati a cause della lunghe, continue lotte che i nobili amavano fare.
Decise che ne aveva abbastanza di quella situazione, e mise a disposizione dei bambini abbandonati la sua villa di campagna, dove un maestro si occupava della loro educazione, e aveva affidato il lavoro nei campi a quelle persone che le guerre li avevano privati dell'uso di un braccio o di una gamba.
Il lavoro, andava chiaramente molto a rilento ma la terra riusciva a dar loro da vivere.
D'altra parte il marchese era convinto di riuscire a vivere anche senza i proventi di quel terreno, e così sarebbe stato, se il suo comportamento non avesse infastidito più di una persona....
Senza rendersene conto, il marchese era riuscito ad inimicarsi persone potenti e si ritrovò ben presto senza un soldo. Avrebbe potuto non occuparsi più di nessuno, ma non se la sentiva di rimettere quei bambini, che lo chiamavano zio, sulle strade.
In quelle persone aveva trovato dei veri amici. Amici come non ne aveva mai avuti in vita sua.

La sua posizione aristocratica gli aveva permesso di vivere una vita ricca di agi e frivolezze, tenendolo lontano da ciò che veramente contava.
Ma, lui odiava quella vita, odiava le continue feste, odiava preoccuparsi unicamente di come avrebbe trascorso la giornata, con chi e dove...
Odiava armarsi e andare in guerra ogni qualvolta che il signore di turno decideva di muovere contro qualcuno.
Il più delle volte le motivazioni erano futili, l'unico vera motivazione era il solo potere.
L'uomo combatteva, ammazzava, distruggeva, pur di ottenerlo.
Ma, a lui non interessava... Lui era diverso.
Quel titolo l'aveva ereditato dalla sua famiglia, era appartenuto a suo nonno e poi a suo padre, che però, sognava per Lion una vita migliore, per questo voleva che lui studiasse nelle migliori scuole e voleva che viaggiasse.
Lion aveva conosciuto personaggi importanti della letteratura e della pedagogia, dei veri riformatori, e si era convinto che il popolo andava aiutato attraverso l'istruzione e non con le elemosine che i ricchi solevano fare, quando erano di buoni sentimenti.
Lion era contrario all'assistenzialismo, lui precorreva i tempi, era convinto che solo con l'istruzione essi avrebbero avuto la possibilità di progredire, aiutando se stessi ad uscire da quella vita fatiscente e dura.

Il popolo aveva bisogno di qualcuno che desse loro la possibilità di migliorarsi e d'imparare

Lion, amava l'arte e la musica, amava mischiarsi con il "popolino", soventemente frequentava le osterie e le locande del paese. Gli piaceva osservarli ed ascoltare i loro problemi, lui che di fatto non ne aveva, era diventato l'anima buona del paese, capitava spesso che qualcuno particolarmente bisognoso, trovava chissà come una borsa di monete.
Lion si serviva in paese per tutto ciò di cui aveva bisogno, anche gli abiti e le scarpe provenivano dagli artigiani del piccolo paese e non dalle grandi città come era diventato di  moda fare nei salotti buoni della nobiltà.
Lion era famose per le laute mance che dava ai ragazzi, ma, la mancia più grande fu l'apertura della sua biblioteca ai ragazzi del paese.
Quella un'azione, venne ritenuta indegna, da molti nobili, che alla notizia lo ripudiarono, dimenticando la sua esistenza. Da allora cominciarono i guai per Lion, che però, continuò per la sua strada, sapeva di essere molto ricco, sapeva di avere tante proprietà ed era convinto che non avrebbe mai avuto bisogno di nessuno.

Ma le cose non andarono proprio come lui aveva pensato, i suoi amici, con abili manovre notarili, riuscirono a portargli via molte proprietà e presto ebbe la necessità di trovare del danaro.
Pensò di rivolgersi ad un vecchio amico della sua famiglia, un amico d'arme di suo padre.
Lo aveva avvertito della sua visita ed era andato a trovarlo, ma questi, non si era fatto trovare. Sapeva che trattare con Lion avrebbe voluto dire mettersi contro tutta la nobiltà e neanche lui poteva permetterselo.
Al suo arrivo quindi, preferì farlo accogliere dal suo segretario gli consegnò una lettera da parte sua.
- Il Signor Cambré è fortemente dispiaciuto, spera che voi non leggiate una mancanza di rispetto da parte sua. le garantisco che così non è, la sua assenza è dovuta esclusivamente ad un inconveniente improvviso. prima di partire però ha lasciato questa per voi - disse il segretario prodigo e servizievole, allungandogli una lettera col sigillo dei Cambrè
Lion l'aprì, sperando di trovarvi notizie utili per lui. Per molto tempo il Signor Cambrè si era occupato degli affari della sua famiglia e un suo consiglio gli avrebbe fatto comodo in quel momento.

Gentile Signor Lion
Scusate se non sono qui a ricevervi, sapete bene quanto io tengo a voi, ma un impegno mi ha privato della vostra gradita presenza.
Ho ricevuto la vostra missiva e purtroppo non posso aiutarvi, in questi ultimi tempi gli affari non vanno molto bene e anch'io non sono messo molto bene, inoltre devo pensare alla vecchiaia che incombe...
Ho però, parlato della vostra situazione al mio amico Carmantù è mi ha garantito che la sua banca avrebbero preso in considerazione un prestito in cambio di un ipoteca sulla vostra proprietà. Potrebbe sembrare una buona proposta, ma in effetti non lo è,  sapete bene che se non potrete onorare il debito, rischiereste di perdere anche l'ultima cosa che vi resta.
Vi consiglio, in nome dell'amicizia che da secoli lega le nostre famiglie, di considerare bene la proposta.
Come vecchio amico di vostro padre mi permetto di chiedervi, di ritornare in voi.
Per l'amor di Dio Lion, cosa sperate di ottenere?...
Sono certo che le cose riprenderebbero ad andare nel verso giusto, se non deste asilo a tutte quelle persone ingrate!...
Come fate a non rendervi conto che stanno mangiando il vostro patrimonio?.
Nessuno, muoverà un dito per aiutarvi, siete destinato a rimanere solo, mio caro Lion.
Che triste sorte, non me lo sarei mai aspettato da voi.
Disonorare così il nome di vostro padre, della vostra famiglia...
Siete diventato la vergogna della nostra società, un nobile... Un marchese... che si comporta come un popolano qualunque...
Ma, sapete che nel nostro ambiente è severamente proibito parlare di voi. Presto tutti dimenticheranno il nobile nome dei Lion, peccato per vostro padre. Sicuramente non avrebbe approvato le vostre scelte, lui avrebbe trovato il modo per farvi rinsavire, ne sono certo...

                                .......................................

La lettera proseguiva, ma Lion l'accartocciò disgustato, rifiutandosi di leggerla oltre, quelle parole lo avevano ferito profondamente. 
Scoprire che neanche il vecchio Cambrè era dalla sua parte, lo deludeva. Non riusciva a capire perchè colui che alla morte di suo padre gli aveva chiesto di considerarlo un padre, ora, era contro di lui. Proprio lui che lo aveva spinto a terminare gli studi, e quando la morte di sua madre sconvolse la sua vita, si offri di occuparsi della proprietà fino al suo ritorno e così era stato.
A malincuore Lion si allontanò da casa per proseguire gli studi, ma, si fidava di Cambrè, era l'uomo a cui avrebbe dato la vita.
 

Lion abbandonò quella casa, promettendo a se stesso che non vi avrebbe mai più rimesso piedi.
Ma, non andò in banca, sapeva che non avrebbe potuto onorare il debito e prima di aprire un ipoteca sulla sua restante proprietà, pensò che era meglio provare altre strade. Dopo essersi fermato da alcuni amici di scuola Lion decise di ritornare a casa ed era proprio durante il suo viaggio di rientro che si trovò a passare sopra il ponte, lo stesso ponte dove Ballerina si stava esibendo

In quel momento il marchese era in preda a mille pensieri, un suo amico gli aveva consigliato di mettersi a coltivare tabacco, lui l'aveva fatto ed era soddisfatto del risultato. Lion aveva molti terreni, terreni che non erano sfruttati, perchè li aveva dati a mezzadria a famiglie il cui capo famiglia non era in buone condizioni fisiche e non poteva farli rendere come avrebbero potuto.
Il suo amico aveva ragione, era necessario che lui facesse fruttare quei terreni, se quegli uomini non c'è l'avrebbero fatta ne avrebbe assunti degli altri, d'altra parte non poteva fare diversamente, era l'unica cosa sensata che era riuscita ad ottenere da quel viaggio. Niente soldi, niente aiuti, ma solo una buona idea.
"In fondo non era andata poi così male..." si diceva
Ma, per iniziare la cultura, ci voleva danaro, molto danaro. Le piantine costavano, i magazzini, costavano ... tutto costava... accidenti!!

Era in preda a quei pensieri quanto la carrozza passò da quel ponte magico e i suoi problemi come per incanto sparirono. Attratto dalla musica che Ballerina cantava, si affacciò al piccolo finestrino e notò un ragazzino che correva sul ponte, questo visto la carrozza ferma pensò che quel signore fosse li per vedere Ballerina e rivolgendosi verso di lui gli disse
- Sbrigatevi signore lo spettacolo sta per finire!-
"Lo spettacolo?" pensò il marchese che non si fece pregare, scese dalla carrozza e incuriosito dall'atmosfera magica seguì il ragazzo sotto al ponte. Un mucchio di persone accalcate sotto il ponte, stavano presenziando a una specie di spettacolo e il povero marchese non riusciva a vedere proprio un bel niente, lentamente cercò di aprirsi un varco e la scena che si presentò ai suoi occhi increduli lo lasciò senza fiato: Un grazioso esserino di poco meno di un metro, stava danzando con la grazia di una prima donna, in mezzo a una folla di barboni che stranamente per l'occasione sembravano impettiti e alquanto interessati allo spettacolo. Anche se con la mente lontana dalla realtà non poté non notare Contadina, seduta in disparte, tutta presa a giocare con i suoi amici animali. Riccio e Micio si rivolgevano a lei con parole dolci e il conte non riusciva a credere alle sue orecchie, aveva sentito proprio bene, quei due avevano proprio parlato.
- Ma lo sanno tutti che gli animali non parlano?- Si disse incredulo e stupefatto, prendendosi in giro, per aver creduto di udire parlare. Ma più osservava quella scena più si convinceva di aver sentito bene e senza accorgersene rimase l'ultimo spettatore della serata.
Ballerina aveva finito la sua danza e si era avvicinata a Contadina. Il conte non resistette oltre e incuriosito da quegli esserini, si avvicinò
- Cosa ci fanno delle belle bambine come voi sotto questo ponte?- chiese, dolcemente.
 - Cos'è una bambina? - chiese Contadina alzando lo sguardo verso di lui. Nel sentire quella domanda l'uomo rimase di sasso.
- Possibile che tu non sappia cos'è una bambina? Ma da dove venite?- Domandò con aria stupita il conte.
In quel momento sopraggiunse Signora che non voleva essere lasciata assolutamente in disparte e disse.
- Veniamo da un paese molto lontano. Un terremoto ci ha costretto alla fuga lungo il fiume e la corrente ci ha trascinato in questo luogo sconosciuto. Il nostro villaggio era tanto più carino e comodo, ma in fondo per noi questo non vuol dire assolutamente niente, noi bambole riusciamo a sopravvivere ovunque. -
Il marchese venne a sapere tutto ciò che c'era da sapere, ma non credette una sola parola di quanto gli fu detto. Conosceva bene i ragazzi e sapeva che avevano una fantasia molto fervida.
Quelle bambine avevano sicuramente vissuto un'avventura non bella, questo lo deduceva osservando le condizioni disastrose dei loro abitini, ma poteva anche essere che quelle bambine avevano perso la memoria e il marchese sapeva, che nessuno in quel luogo si sarebbe mai preso cura di loro.
Il marchese si convinse che quelle bambine avevano bisogno di aiuto.
- Sono felice di sentire che vi siete trovate bene qui da noi, ma se siete stanche di stare sotto questo ponte, potete venire a stare con me.
Ho una casa molto grande dove vivono tanti altri bambini che sarebbero felici di avervi con loro. Ballerina, potrebbe danzare nel salone e tenere compagnia a tutti quei bambini che non hanno nessuno al mondo. Le bambole non capivano cosa volessero dire quelle parole, nel loro paese non veniva mai a mancare nessuno e tutti avevano tutti a tener loro compagnia. L'idea però di avere una casa comoda a disposizione, non dispiacque a nessuno.
- Ci sono anche animali?- Chiese Contadina che sentiva una gran nostalgia della sua bella fattoria, e di Mimi la mucca, di Cico l'asinello, di Jojo l'anatroccolo, di Pio pio il pulcino e tanti altri che sarebbero rimasti per sempre nei suoi ricordi.
- Sicuro che ci sono animali, abbiamo: galline, galli, gatti, cavalli e tanti altri vedrai che ti piacerà moltissimo- La rassicurò Lion.
Contadina cambiò completamente l'espressione del suo volto. L'idea di stare insieme ai suoi amici animali la rendeva euforica e già si vedeva scorazzare nella tenuta in groppa a un bel cavallino.
- Si si, andiamo amiche, sono sicura che ci troveremo bene - Disse tutto d'un fiato guardando le altre due bamboline che dal canto loro erano felicissime di accettare l'invito del conte. Le tre bamboline salutarono gli abitanti del ponte che alla notizia della loro partenza si azzittirono e si rattristarono, sapevano che la loro partenza tutto sarebbe ritornato ad essere triste e insignificante, come era stato prima del loro arrivo.

Le bamboline, però, non capivano cos'erano le preoccupazioni e i rimpianti, erano abituate a prendere la vita così come veniva senza pensare ad altro e per questo non si resero conto della tristezza che quella notizia aveva fatto scendere sotto il ponte, ma la cosa non passò inosservato al marchese che conosceva bene l'animo umano e sopratutto quello di quelle persone dimenticate da tutti, e promise loro che presto avrebbe riportato le tre bambine a far loro visita, nessuno si sarebbe mai dimenticato di loro.
Avrebbe voluto fare molto di più ma non poteva, la sua situazione finanziaria non gli permetteva grandi cose e ogni volta che sentiva il bisogno di aiutare qualcuno non poteva fare altro che frenare quell'impulso che già gli aveva procurato tanti guai.


Tra gli sguardi allibiti dei mendicanti, le bambole salirono sulla carrozza, per poi partire verso una nuova avventura
Presto avrebbero avuto una casa tutta per loro, una casa dove Signora avrebbe potuto far valere la sua posizione aristocratica.
"Finalmente aveva trovato un posto a lei più consono" pensava e poi quel tipo aveva parlato di bambine, chissà cosa aveva voluto dire.
Chi erano mai queste bambine che vivevano in quella casa?

Tutte e tre non vedevano l'ora di arrivare a destinazione e nella carrozza era sceso il silenzio
- Micio buono, stiamo arrivando, un po' di pazienza - disse Contadina, spingendo nella tasca Micio che voleva scappare
Lion era soprappensiero, e aveva dimenticato gli animali parlanti, era preoccupato per quelle altre tre bocche da sfamare, era certo che donna Claretta non sarebbe stata felice dei nuovi ospiti. Ma, cosa avrebbe potuto fare? Non poteva lasciare quelle bambine sotto un ponte.
Dopo qualche ora, la carrozza, sembrò rallentare la sua corsa sino a fermarsi.
il cocchiere lanciò un OOOHHH a voce alta e i cavalli si fermarono. dopodichè la porta si aprì, era il cocchiere che dopo aver messo lo sgabello sotto la porta invitò Lion a scendere.
- Venite bambine seguitemi. Siamo arrivati,  state attente è molto buio-  disse Lion invitando le bambole a seguirlo
- Signor Lion, Signor Lion... Che felicità. Ben arrivato - urlava felice una voce di donna nella notte
- Buona sera donna Claretta. siamo arrivati .-
- Siamo arrivati?... Perchè quanti siete?...- domandò pensierosa, preoccupata per non essere stata avvertita
- Ho con me tre ospiti...tre bambine donna Clara, solamente tre bambine -
- Già solo tre questa volta, ma sono ben alte tre bocche da sfamare, Signor mio. Come pensate di fare. Non faccio le grazie io...-
- La provvidenza ci aiuterà, donna Claretta. Abbiate fede...vedrete che ci aiuterà. Non più continuare a ignorarci - rispose Lion che aveva una gran fede
- Che Dio lo voglia, Signor mio... Che Dio lo voglia... 

- Oh come sono carine. Ma guarda che angioletti..
Da dove venite? Piccole anime sperdute... Venite dentro su. Ma, come voi siete ridotte... Venite su, non temete la vostra Clara vi rimetterà in sesto. Venite troverò un posto anche per voi - disse Claretta
Lion non aveva dubbi, sapeva che donna Claretta avrebbe ceduto subito, succedeva sempre così. Il suo animo era semplice ma nobile, molto più nobile degli animi di quei nobili che lui conosceva bene.
Le bambole seguirono in silenzio donna Claretta che le portò in cucina
- Avete fame ? non c'è molto ma una patata non si rifiuta a nessuno. Le ha portato proprio stamani mattina, Guglielmo l'ortolano, sono fresche di raccolta.
I bambini oggi hanno fatto una gran festa quando le hanno viste, sapete sono ghitti di patate, c'è ne fossero... Ma due le ho messe da parte per il signor Lion, venite c'è n'è una anche per voi...-
Le bambole si sedettero a tavola, ma non assaggiarono niente
- Non vi piacciono? Oh signor Iddio, allora cosa vi do, non ho altro? -
 - Non importa, non abbiamo fame, noi non mangiamo mai - rispose Contadina
- Oh madonna santa, non mangiate mai? Oh povere creature, ma che vi volete ammalare? - rispose preoccupata Claretta mentre si avvicinò a sentir loro la fronte.
- Ma siete fredde stecchite, bambine mie. avete ragione che non avete fame. Venite, andate a letto. Riposate e vedrete che domani avrete una fame da lupi, non temete vi metto da parte le patate, nessuno ve le toccherà parola di Claretta -
Le bamboline, preferirono non obbiettare e in silenzio la seguirono in una grande stanza piena di letti e materassi
- Per stasera dovete accontentarvi di stare qui - disse a voce bassissima mentre prese una coperta e la buttò per terra
- domani vi preparo un ciaciglio con della paglia fresca, degna di un vero re... Buona notte bambine, state buone perchè se si svegliano gli altri stiamo freschi...-
si raccomandò Claretta
- Buona notte- risposero le bamboline, mentre prendevano posto sulla coperta.
Chiaramente nessuna di loro dormì, ma chiusero gli occhi e trascorsero una notte tranquilla. In quella stanza non c'era il vento e la pioggia che incombeva come sotto il ponte.
La sistemazione era sicuramente migliore. Pensò Signora, che avrebbe voluto sistemarsi il vestitino e darsi una pettinata.
Ma, ogni cosa a suo tempo, l'avrebbe fatto il giorno dopo.

La mattina dopo, appena il sole cominciò ad apparire in cielo, la camerata iniziò ad agitarsi...
- Giusè, Mari, Andre...sbrigatevi. L'ultimo che arriva è un perdente - Urlò un ragazzo che dormiva nel letto accanto alla coperta dove si erano sistemate le bamboline, che nell'udire quelle parole si alzarono, destando l'interesse in tutti i presenti che le guardarono allibiti.
- E voi, da dove sbucate? Vi ha portato il marchese, e ?... Oh guardate che il gioco vale anche per voi - - L'ultimo che arriva in cucina è un fesso - disse il bambino e veloce sparì dalla circolazione
" Un gioco quel bambolotto stava proprio parlando di un gioco!" e le bambole non potevano non rispondere a un invito così invitante. Per loro quei bambini erano delle bambole proprio come loro, e tutte e tre li seguirono veloci.
- Bambini, buoni... Prima di tutto andate a lavarvi e a mettervi in ordine. Tutte le mattine la stessa storia. Jach sei sempre il solito, perchè invece di correre in cucina non corri a lavarti? - disse Claretta
- Che domanda, lo sapete perchè. E' perchè non vedo l'ora di vedervi !!...-
- Si, si, sempre il solito brigantello. Vai, vai furbetto, non hai bisogno di venire in cucina. Sai bene che quando c'è la roba, la divido a tutti in parti uguali.
Forza, andate a lavarvi, levatevi tutti di qui e cambiatevi le maglie che sono lorde... Anche voi bambine andate a lavarvi su, su! - disse rivolgendosi anche alle bambole
- Se potessi avere del filo e un ago, vorrei sistemare il mio vestito - chiese Signora
- Davvero, ti riuscirebbe? - sicuro, sono una signora, ma so fare tutto
- O brava, ecco guarda, in questa cesta c'è tutto l'occorrente, allora già che sei tanto brava potresti aiutare a sistemare anche il vestitino della tua amica. Guarda cade a pezzi!-
- Volentieri - rispose Signora, sempre pronta a iniziare un nuovo gioco
- Ma guarda che brave bambine, vuoi vedere che questa volta Lion ha fatto centro. Di solito mi porta sempre birbantelli...
Questa volta mi trovo davanti a delle bambine proprio ben educate. O ben per me ... - disse Claretta tirando un bel respiro di sollievo, mentre preoccupata guardava cosa poteva mettere in tavola per colazione.
Aveva qualche uovo, un po' di pane duro, dell'erba selvatica che avevano raccolto i bambini il giorno prima e ancora qualche patata....
- Posso aiutarvi a preparare la colazione? - chiese Contadina che essendo molto mattiniera si era già lavata e sistemata.
Anche se non mangiava amava cucinare e aveva letto un sacco di libri di cucina.
- Vuoi aiutarmi a cucinare? ... - chiese incredula Claretta e poi continuò
- Volentieri, ma come vedi non ho molte cose da cucinare...- rispose
- Si vedo, vuol dire che faremo una bella insalata mista  e delle polpettine di pane -
- Vuoi fare tutta queste cose con queste poche cose? e come pensi di fare? - chiese sorridendo Claretta
- Con l'erbetta e le patate, facciamo l'insalata, ho visto che c'è del finocchietto selvatico e poi fuori avete un grande albero di noci, potremmo metterne alcune dentro dopo averle schiacciate cosi ché fuori esca l'olio che contengono ...
Col pane duro e le uova, facciamo delle polpettine, che poi uniremo all'insalata. Vedrete che verrà una insalatina speciale, piacerà a tutti.
- Umm , mi hai convinta. Sai che ti dico. Dimmi cosa devo fare, ed io lo faccio!- disse Claretta che di buon grado decise di mettere la colazione nelle mani della piccola.
Odiava preparare da mangiare non sapeva mai cosa mettere davanti a quegli affamati, e poi aveva così poco tempo per cucinare che il più delle volte, metteva in tavola le cose, così come le capitavano sotto mano.

Mentre le due cuoche preparavo la colazione, i bambini si stavano lavando e cambiando. Anche Signora e Ballerina che avevano gli abiti ridotti maluccio si erano ritirate a mettersi in ordine, a lavarsi, pettinarsi e a sistemare i loro vestitini. Ballerina non aveva mai toccato un ago in vita sua, eppure quella volta fece un eccezione e per la prima volta rassettò il suo tutù che divenne come nuovo. Signora le rifece l'acconciatura e splendente scesero nuovamente in cucina.
La loro entrata non passò inosservata e i bambini che stavano avidamente divorando l'insalata fatta da Contadina, smisero di mangiare e rimasero attratti da quelle due bellissime figure che presero posto al tavolo in mezzo a loro. Nella confusione nessuno notò che loro non mangiavano e la loro diversità rimase un segreto.
Ma le bamboline invece notarono che le bambole di quel paese mangiavano, eccome se mangiavano, ed erano in qualche modo molto diverse da loro.
Fortunatamente, non erano state create per porsi delle domande e non se le posero, tutte e tre si trovarono soddisfatte della loro sistemazione.
In quel luogo, il gioco sembrava farsi veramente interessante ed ebbero l'impressione che non si sarebbero mai annoiate.

 

  

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