DALLA
RACCOLTA; RACCONTI BREVI LA PRIMA STELLA di P.I.Letizia | Tanti
e tanti secoli fa, il cielo era buio e cupo. | La
Terra non conosceva la luce. | Le
poche persone che vi abitavano, vivevano
circondati dalla notte totale e mai, avrebbero
creduto che un giorno un'enorme luce abbagliante
avrebbe illuminato le loro tetre giornate. Anzi,
se solo l'avessero pensato, ne avrebbero avuto
paura. Abituati a vivere una vita buia, avrebbero
visto quel cambiamento come una terribile
punizione. A quel tempo, non avendo la possibilità
di vedere, si cibavano di piccole cose che
riuscivano a trovare, aiutandosi con l'odorato,
il tatto e l'udito. | Gli
alberi, con i loro frutti, non erano ancora
entrati a far parte della vita e solo qualche
animaletto, faceva di tanto in tanto capolino
nelle profondità delle grotte dove essi vivevano.
Le persone si accontentavano di mangiare, insetti
e larve, ma non disdegnavano di mettere sotto i
denti anche cose più appetitose. | Il
capo Urugù, infatti, era ossessionato dall'idea
di voler mangiare uno di quegli animaletti che di
straforo entravano nella sua grotta e per quella
sua ossessione era disposto a tutto, tanto da
arrivare a promettere fama e onori a colui che
gli avrebbe portato uno " Hoo " in
carne ed ossa. Ma, per quanto facessero, i suoi
uomini non erano proprio in grado di
accontentarlo. | Gli
" Hoo" erano animali silenziosissimi e
non emanavano nessun tipo di odore, essi si
accorgevano della loro presenza, solo quando era
troppo tardi e questi avevano già preso il largo.
Dato che con le loro solo forze, non riuscivano
in nessun modo a catturarli, decisero di aiutarsi
con delle trappole che però, non erano proprio
all'altezza della situazione. Ma, dopo un po
di tempo, stranamente, una sembrò dare buoni
risultati. Erano passati solo pochi giorni dalla
sua collocazione, quando durante l'ora di riposo
della comunità, una specie di liana legata al
braccio di un ragazzo, lanciò un debole segnale
e si mosse. Il ragazzo, incredulo rimase senza
fiato, non aveva mai pensato che la sua trappola
avrebbe realmente funzionato. Mentre la
preparava, i grandi si erano divertiti a
prenderlo in giro, ma lui con la caparbietà di
un ragazzo testardo, era riuscito a non dare
ascolto ai loro vocalizzi di disappunto,
continuando a lavorare ininterrottamente. "
Il capo, aveva ordinato che fosse catturato uno
"Hoo", e tutti potevano partecipare a
quella caccia, come meglio credevano " si
diceva, per infondersi coraggio, mentre la
costruiva. Il premio era molto ambito, il
cacciatore avrebbe potuto tenere per se, lo
scheletro come trofeo e questo gli avrebbe dato
grandi poteri in seno al gruppo. Quell'uomo
sarebbe potuto diventare persino più importante
dello stesso capo. Da quel giorno in poi, a lui
sarebbero stati destinati i bocconcini di cibo più
succulenti e di fronte a lui e alla sua famiglia,
tutti si sarebbero comportati con riguardo, e
questo al ragazzo piaceva moltissimo, dato che la
sua famiglia, non era ben vista. | Erano
arrivati da poco in quella grotta, nella comunità
dove abitavano prima, non c'era abbastanza cibo
per tutti, e il capo aveva deciso che qualcuno
avrebbe dovuto allontanarsi, per formarne
un'altra altrove. Prese delle pietre e le
suddivise tra i capi famiglia, il destino volle
che proprio al padre del ragazzo toccò la pietra
più piccola, e tutti loro furono costretti ad
abbandonare immediatamente la loro casa. Anche se
avevano una gran paura, si misero comunque in
viaggio e silenziosi si diressero fuori della
grotta. Camminarono e camminarono in quel mondo a
loro sconosciuto. Circondati dal buio eterno,
rasentavano i monti, perlustrando minuziosamente
ogni singolo anfratto che si nascondeva tra le
pareti rocciose e finalmente dopo tante fatiche,
il padre del ragazzo ebbe limpressione daver
trovato la grotta adatta a loro. La famiglia vi
entrò con circospezione, non sapevano se questa
fosse già abitata, ma in cuor loro speravano che
non lo fosse, avrebbero così trovato un posto
dal quale nessuno, li avrebbe mai più mandati
via, il posto ideale per fondare la nuova comunità
che avrebbe preso il loro stesso nome, Grun. | A
quel tempo gli uomini non conoscevano luso
delle parole e dalla loro bocca fuoriuscivano
solo incomprensibili lamenti e grugniti. Tutti i
componenti della famiglia avevano quindi lo
stesso nome e se questi sarebbero riusciti a
fondare una nuova comunità, questa, avrebbe
preso il loro. Anche allora, come oggi, gli
uomini erano molto orgogliosi, anche il vecchio
Grun lo era, e dentro di se covava il grande
desiderio. Ma, man mano che si inoltravano sempre
più verso l'interno della grotta, ogni illusione
cominciò a svanire, alcuni rumori provocati
dall'uomo, arrivarono alle loro orecchie
rendendosi così conto che purtroppo era già
abitata. Stanchi e sfiduciati i Grun si sentirono
sconfitti, erano stufi di vagabondare, ma non cera
altro da fare che ritornare indietro. | Fortunatamente,
però, quel gruppo non si mostrò ostile, e non
fece nulla per mandarli via, in silenzio
sembrarono persino accettare la loro presenza. I
Grun, ne approfittarono per riposare, sapevano
che la sistemazione era provvisoria, prima o poi
li avrebbero scacciati, sarebbe bastato una scusa
qualsiasi, una stupida ripicca, ma in quel
momento, erano talmente stanchi che proprio non
se la sentivano di pensare ad altro e sperando
che col passare del tempo questi si sarebbero
dimenticati di loro si accontentarono di abitare
un misero angolino. Dormivano in piedi a ridosso
delle pareti, e per la gran parte del tempo
stavano in silenzio, ma anche se facevano di
tutto per passare inosservati, a molti, dava
comunque fastidio la loro presenza. Presto,
avrebbero dovuto riprendere il cammino alla
ricerca di un posto tutto loro, e il giovane Grun
era terrorizzato. Dopo aver vagato già per molto
tempo e non essere riusciti a trovare altro che
quella grotta, gli sembrava impossibile che da
qualche parte ce ne fosse ancora una disabitata.
Non sapeva che il mondo era grandissimo, e temeva
di non trovare altri ripari. Lesperienza
del viaggio che l'aveva portato in quel posto,
era stata orribile. Il corpo ferito dalle pietre
taglienti che aveva abbracciato sul cammino, non
era ancora guarito e il dolore era sempre vivo in
lui. Per molto tempo il suo sonno non aveva avuto
riparo dal freddo e quasi sempre si era dovuto
accontentare di niente per mangiare. | Quel
mondo esterno a loro sconosciuto aveva creato non
pochi disagi, e tutta la famiglia era
terrorizzata allidea di riprendere il
cammino. Erano convinti che la vita al di fuori
di quelle grotte fosse impossibile, e anche se
durante il viaggio avevano imparato che tra le
fessure delle rocce esterne, si nascondevano
insetti molto più grossi e gustosi di quelli che
abitavano le grotte, avevano comunque paura.
Quando il giovane Grun udì la richiesta del
capo, si mise al lavoro, non poteva lasciarsi
sfuggire quell'occasione per dimostrare il valore
della sua famiglia e si ricordò che all'esterno
aveva avuto modo di scontrarsi con qualcosa di
pensile molto robusto, sulla quale si era
aggrappato per oltrepassare una voragine che
improvvisamente gli era apparsa sul cammino. |
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