RACCONTI BREVI
  
    


Deciso a partecipare a quella gara, raccolse le forze e munito di non poca costanza si mise in viaggio, ripercorrendo al contrario, la strada fatta solo pochi giorni prima. Attento, con le mani ancora ferite dalla volta precedente, perlustrava le rocce e non tardò a trovare la liana che già una volta gli aveva salvato la vita, ne strappò via un pezzetto abbastanza lungo e soddisfatto, ritornò alla grotta. Nessuno si era accorto della sparizione e temendo che i suoi genitori gli impedissero di partecipare alla cattura, non disse niente. Si mise al lavoro, con la parte della liana che al tatto sentiva più fine, costruì una specie di rete, intrecciando alcuni capi tra loro, adoperò poi, il pezzo più massiccio, come fosse stata una corda, un’estremità la legò al suo braccio e l'altra alla rete. Se lo " Hoo " sarebbe passato di lì, non poteva non entrare nella sua rete che a quel contatto si sarebbe chiusa come un sacchetto, imprigionandolo per sempre.

Era talmente sicuro del buon esito della sua invenzione che già pregustava il momento d’essere, lui e la sua famiglia, finalmente accettati dalla comunità con tutti gli onori a loro dovuti, senza più essere costretti ad andare via. Quando quella mattina, la liana lo avvisò della cattura, il giovane sbarrò istintivamente gli occhi, senza chiaramente riuscire a vedere niente. Un rumore, attirò la sua attenzione, lo " Hoo " stava cercando di aprirsi un varco nella rete, per crearsi una via di fuga. Ma quella rete era stata fatta con molta attenzione e neanche l'astuto " Hoo " con le sue unghiette taglienti, sarebbe mai riuscito a liberarsi. Il ragazzo tirò la liana verso di lui e la rete che si era chiusa, rotolò ai suoi piedi col prezioso carico. Non aveva la minima idea di cosa fosse uno " Hoo " e incuriosito, ma soprattutto emozionato di fronte al grande evento, prese lentamente il fagotto tra le mani e incominciò a tastarlo con le sue dita callose. Voleva riuscire a capire la forma del famoso " Hoo " di cui tutti parlavano e rimase senza fiato quando si accorse che la rete conteneva un animaletto piccolo e morbido, il cui corpo sprigionava un calore delicato. Quell’essere era persino in grado di percepire la pressione delle sue dita, sotto la quale fremeva impaurito, accelerando dalla paura, i battiti del piccolo cuoricino. Prima di allora, il ragazzo non aveva mai avuto nessun tipo di contatto, con altri esseri diversi da loro e quell'animaletto inerme, in grado di sentire emozioni e avere paura, gli fece uno strano effetto. "Il capo però non si sarebbe sicuramente commosso, e ne avrebbe fatto un sol boccone, mentre lui, in cambio di quella piccola vita, avrebbe avuto gloria e rispetto".

Nel silenzio della grotta il giovane Grun, continuava a ripetersi quelle parole come per convincersi dell’utilità del gesto che stava per compiere. Senza neanche accorgersene, cominciò ad accarezzare il piccolo " Hoo", una strana sensazione l’avvolse e un senso di tristezza lo colpì. Accarezzando il piccolo corpicino le sue mani si riscaldarono e la tenerezza entrò a far parte del suo cuore. La sua bocca era pronta a lanciare il grido della vittoria, ma la voce tardava ad uscire. Quell’animaletto gli avrebbe concesso onore e fama, la sua famiglia sarebbe stata finalmente rispettata, ma chissà perché in quel momento, questo, non gli sembrava importante. Sapeva solo che quella gloria, sarebbe costata la vita ad un essere innocente. Era talmente piccolo e indifeso che proprio, non riusciva a vederlo come una preda di caccia, non riuscendo a pensare ad altro che a proteggerlo, lentamente aprì la rete, e lo " Hoo" con un guizzo veloce scomparve dalla circolazione. Non più gloria, non più fama, avrebbe contornato la sua vita. Forse un giorno si sarebbe pentito di quella decisione, ma chissà, forse un giorno avrebbe catturato un altro " Hoo " e se così non sarebbe stato, pazienza, la sua famiglia si sarebbe messa nuovamente in viaggio con la speranza di trovare da qualche parte la grotta tanto desiderata. Il ragazzo si riaddormentò, nessuno si era accorto di niente e quando il capo si svegliò, tutti naturalmente si svegliarono, come d’abitudine, per prima cosa, andarono a controllare le loro trappole sperando di trovarvi imprigionata l’agognata preda, ma ancora una volta si dovettero accontentare di larve e insetti. Il capo, si arrabbiò, stufo di quel pranzo, se la prese con la famiglia Grun, ordinando loro di allontanarsi immediatamente, con la scusa che essi privavano il gruppo di una parte importante di cibo a cui non potevano rinunciare. Il giovane Grun sapeva bene che così non era, in quella grotta, l'umidità era molto accentuata e il cibo non mancava, ma non disse niente, prima o poi quel momento sarebbe arrivato comunque ed era inutile continuare a rimandare l'evento.

In silenzio la famiglia si riunì e lentamente si apprestarono ad abbandonare la profondità della grotta. I passi erano lenti e tristi, ma, man mano che si avvicinavano all’uscita uno strano bagliore attirando sempre più la loro curiosità, fece si che essi dimenticassero l’esistenza del gruppo degli Urugù. Non avevano la minima idea di cosa fosse. Per tutta la vita avevano vissuto nel buio completo e ora, quel bagliore improvviso creava un fastidio tremendo ai loro occhi abituati alla notte. Ci volle molto tempo perché si abituassero al luccichio e man mano che la loro vista si impratichiva alle varie intensità della luce, la famiglia guadagnava terreno verso l'uscita. Il viaggio durò a lungo e quando ne uscirono, il giovane Grun, non era più un ragazzo. Era un uomo quando si rese conto che i suoi occhi erano in grado di vedere. Quella sensazione nuova, in un primo momento lo rese insicuro ma poi, capì l'importanza del dono e si mostrò interessato verso le mille cose che lo circondavano. Giocando con i ricordi, tentava di dare un nome a tutto ciò che vedeva, collegandole al passato, quando i suoi occhi ancora non vedevano. Il giorno che la famiglia uscì dalla grotta, l'emozione fu grande, la luce all'esterno era fortissima e calda. Il giovane ormai uomo, pensò di coprire gli occhi con la rete con la quale anni prima, aveva catturato il piccolo "Hoo" e quell'idea l'aiutò a varcare la soglia permettendogli di andare in perlustrazione all'esterno.

Il paesaggio che si presentò ai suoi occhi increduli era stupendo, alberi e arbusti erano sparsi dappertutto. La natura aveva fatto la sua apparizione e lui era il primo uomo sulla faccia della Terra a godere di quella visione. Incredulo, guardava gli alberi carichi di frutti e si rese conto di aver trovato qualcosa di molto più importante di una semplice grotta buia. Era iniziata una nuova era e lui in qualche modo ne era entrato a far parte. L'uomo non sapeva cosa fosse accaduto, ma alzando gli occhi al cielo notò la presenza di una grande sfera infuocata.

" Era nata la prima stella "

- Era stata, quella cosa lì a causare il cambiamento? -

Si chiese, mentre poco lontano da lui, nascosto tra i rami di un albero, un piccolo " Hoo" lo osservava in silenzio. Aveva riconosciuto la rete che l’uomo aveva sulla testa e si chiedeva se quel tipo aveva capito la vera causa del cambiamento. Per la prima volta sulla Terra, un essere umano si era comportato con altruismo e non poteva che essere premiato con qualcosa di eccezionale, con qualcosa che avrebbe segnato una svolta importante per l’intera umanità, con una stella e che stella!... Con gli anni, altri comportamenti ammirevoli da parte del genere umano, hanno fatto si che altre stelle si sono unite alla prima, che però, rimarrà per sempre la più grande, la più importante del firmamento celeste, a testimonianza di quello che fu.

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