PICCOLI LIBRI  
    
 

Dalla raccolta; piccoli libri di P.I.Letizia
MUFFETTA
Capitolo primo

MUFFETTA

Ciao ragazzi, per prima cosa vorrei presentarmi. Sapete, non sono proprio come voi, come dire?... Insomma, non sono fatta di carne ed ossa. Ma, sono pur sempre un essere vivente di tutto rispetto e nel corso della mia vita sono riuscita a far guadagnare alla mia specie, un punto di riguardo. Figuratevi, che prima di me nessuno ha mai osato violare la nostra legge che ci tiene legate per sempre al luogo d'origine, ma bando alle ciance e passiamo subito al sodo. 
Mi chiamo Muffetta, si avete capito benissimo, Muf fet ta e sono proprio una muffa. Mio malgrado devo ammettere di appartenere ad una razza poco nobile e alquanto odiata da voi umani. Faccio parte di quelle graziose macchie grigiastre che popolano i muri delle vostre case. Vi garantisco però, che la mia specie non ha mai fatto del male a nessuno e non capiamo perché voi umani ci tiranneggiate, mandandoci via a malo modo a suon di scopa. Coloro che non hanno avuto la fortuna di trovare un luogo sicuro in cui vivere sono costretti a vagabondare per molto tempo, finché non riescono a trovare un posticino adatto a loro per mettere su radici e impiantare la propria famiglia. La vita per noi non è facile, ma bene o male ce la facciamo a sopravvivere e la mia specie conta migliaia d'esemplari. Dunque dicevo? A si, sono una muffa ormai non più tanto giovane, ma vi assicuro che sono ancora in gamba e combattiva. In gioventù ero anche molto carina, qualità che mi ha aiutato moltissimo. Le mie cosiddette, amiche, non mi vedevano di buon occhio, perché amavo essere elegante, educata e adoperavo le buone maniere. Mi prendevano continuamente in giro, affermando che non mi comportavo come si conviene ad una vera muffa. Non capivo questo loro modo di fare, dopotutto essere una muffa, non voleva dire, accontentarsi di vivere una vita all'ombra delle cantine. Questo proprio non riuscivo ad accettarlo. Ero fiera d'essere quella che ero, ma dentro di me sentivo il bisogno di fare qualcosa di diverso, di vedere il mondo insomma e non riuscivo a capire coloro che non avevano alcun desiderio di dare un valore a quella vita alquanto monotona. 
Mia madre era l'unica che mi capiva, mi aveva cresciuta nel migliore dei modi e mi aveva insegnato quelle doti che conoscendo il mio desiderio, affermava, un giorno mi sarebbero state utili. Quando mi vedeva disperata, di fronte ad una presa in giro delle mie amiche, mi diceva sempre con la sua voce così calda, così comprensiva
- Muffetta, Muffetta, quando imparerai a non prendertela!. Vedi bene che non è facile diventare una vera signora e a quanto pare le tue amiche non ci riusciranno mai. Sono poche le muffe che riescono nella vita. La classe non è acqua mia cara, uno o ce l'ha o non c'è l'ha è questa l'unica verità della vita! - 
Aveva proprio ragione sapete! A quel tempo non capivo cosa volesse dirmi, ma col passare degli anni sono riuscita ad intendere il significato, di classe, di portamento...
Fortunatamente ho avuto dalla mia parte la fortuna, che è stata benevole con me. Regalandomi un fisico niente male e un cervellino che vi garantisco è tutt'oggi ancora molto efficiente. Ebbene si, che ci volete fare la fortuna mi aveva dotato di quelle piccole doti che facevano di me un'esclusiva e nel mio settore ero una vera diva. Purtroppo però devo ammettere che avevo anche un piccolo grande difetto, ero vanitosa e ripensandoci oggi con l'esperienza dell'età, le mie amiche non avevano tutti i torti quando dicevano che ero un pallone gonfiato. Io però non le stavo a sentire, cosa volete, d'altra parte non potevo mica essere perfetta!. .
Tutte le medaglie hanno un rovescio e se qualche volta dicevo una bugia di poco conto a chi poteva interessare. Dopotutto ero solo una muffettina molto piccola e nessuno mi stava a sentire o perlomeno così credevo finché non decisi di abbandonare gli amici d'infanzia. La cantina dove vivevo, era diventata troppo piccola per me, ormai conoscevo ogni suo angolo e i suoi buchi non avevano più nessun segreto. La compagnia poi, non era certamente della migliore, quella convivenza diventava giorno dopo giorno sempre più difficile, avevo l'impressione che prima o poi quell'aria pesante avrebbe soffocato la mia voglia di vivere e non vedevo l'ora di scappare. Sentivo dentro di me un grande desiderio di vedere, di conoscere, avevo bisogno di fare nuove amicizie, insomma volevo migliorare il mio modo di vivere. Un vecchio ragno che era capitato dalle nostre parti un po' di tempo prima, mi aveva raccontato che la vita al di fuori di quelle mura era molto diversa e per coloro che non temevano la paura, poteva essere stimolante e interessante. Quelle parole erano diventate per me preziose e le avevo impresse nella mia mente a caratteri grandissimi. Avrei voluto sapere molto di più sul mondo esterno ma il grosso ragno era solo di passaggio e non ebbi modo di fargli altre domande. Tutti i giorni, però risentivo dentro di me le sue parole che silenziose mi invitavano a far parte di una vita diversa; frizzante, ricca d'avventure. Col passare del tempo cominciai a provare un irrefrenabile desiderio di evadere. Da tempo stavo prendendo in considerazione l'idea di abbandonare quel luogo umido e malsano e non perdevo occasione di farlo presente ai miei compagni ma loro mi prendevano continuamente in giro, dicendomi che le muffe da sempre vivevano in quei luoghi ed io non sarei mai potuta sopravvivere al di fuori di quelle mura. Questo, era ciò che dicevano, ed io a dire il vero, li credevo ma avevo così tanta voglia di esplorare quel mondo di cui avevo sentito parlare che appena l'occasione mi fu propizia scappai da quel letamaio per andare a vivere al piano di sopra, e sapete dove mi sono trasferita? Ebbene siete liberi di non credermi, ma ho trovato la comodità e il comfort che tanto desideravo, in uno splendido armadio. Ora penserete che vi sto raccontando una frottola, ma non è così. Sapevo bene d'essere solo una macchiolina che si doveva accontentare di stare attaccata alle pareti. Ma... mi piaceva tantissimo la vita comoda e quei maglioni così morbidi, così profumati, sembrava fossero stati inventati appositamente per me. Non potevo lasciarmi sfuggire quella splendida occasione anche se fosse stata l'ultima della mia vita. Il modo in cui avevo deciso di vivere non vi sembrerà adatto ad una muffa, la pensavano così anche i miei amici e quando lo seppero, mi fecero sapere di non essere assolutamente d'accordo con la mia condotta e si dissociarono dal mio modo di vivere, prima che io potessi disonorare il buon nome di tutte le muffe presenti e passate. 
- Tutte le muffe che si rispettino, devono vivere negli angoli più umidi e sporchi delle case e non negli armadi puliti e profumati. Se non ti decidi a ritornare sulla retta via ti distruggerai con le tue mani! - 
Ogni volta che potevano mi facevano pervenire quegli odiosi messaggi, ai piani superiori, con le formiche corriere, sperando che prima o poi io cambiassi idea ma così non è stato, almeno per un certo periodo. Quei discorsi li conoscevo bene, sono fra le prime cose che le mamme muffe, insegnano ai loro piccoli. Ma quei muri puzzavano e quegli angoli umidi rendevano la mia pelle appiccicosa. Perché mai dovevo dar retta a loro vivendo una vita che non sopportavo, quando potevo avere una vita piena d'agi e di comodità?. Per questo avevo abbandonato la mia famiglia, i miei amici ed ero andata ad abitare in una vera e propria "villa" l'armadio della camera da letto di Gianni. A dire la verità, la dentro mi mancava spesso l'aria, ma ogni volta che le ante si aprivano, respiravo a pieni polmoni tutta l'aria che potevo e quando sentivo di aver bisogno di un po' d'umidità mi spostavo negli angoli più freddi e umidi dell'armadio, facendo si che la mia struttura molecolare si rinforzasse. Le comodità mi regalavano una vita da favola ma dovevo stare molto attenta alla salute. Gli sbalzi di temperatura potevano risultare per me fatali. Ma cambiamo argomento non mi piace parlare di cose sgradevoli, ho tentato di vivere la vita all'insegna dell'ottimismo e del divertimento e così vorrei raccontarvela, e poi in compagnia di Gianni sono stata veramente bene, auguro anche a voi di incontrare sul vostro cammino un amico come lui. Gianni è il ragazzo che divideva la camera con me o per meglio dire ero io che dividevo l'armadio con lui, ma questo piccolo dettaglio era di poca importanza, ognuno di noi accettava la presenza dell'altro e ci rispettavamo. Interessante è invece il fatto che Gianni era spesso in viaggio e un caso fortuito volle fare di me la sua accompagnatrice ufficiale. All'inizio lui non sospettava minimamente della mia presenza è mi aveva portato con lui senza accorgersene.

continua.....

Se volete conoscere il seguiro di Muffetta, richiedete il racconto intero direttamente alla scrittrice 

  

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