Il crollo della burocrazia stalinista e la teoria marxista dello Stato

A cura della League for a Revolutionary Communist International

 

Nel 1956 l'insurrezione ungherese dimostrò al mondo la possibilità di una rivoluzione politica contro la burocrazia stalinista nonché il carattere che questa rivoluzione avrebbe preso. Dimostrò che il partito comunista dirigente, l'esercito, la polizia segreta e l'amministrazione dello Stato, avrebbero agito come agenti della repressione contro qualsiasi tentativo da parte della classe operaia di stabilire il proprio controllo su di uno Stato che si dichiarava proletario. A quel punto era chiaro che, per rovesciare con la forza la tirannia stalinista, sarebbero state necessarie delle nuove organizzazioni combattive: consigli operai e milizia operaia.

Sebbene il potere dei consigli operai ungheresi venisse schiacciato dai carri armati sovietici, questi avvenimenti verificavano lo scenario positivo contenuto nella prognosi di Lev Trotsky nel Programma transitorio che diceva:

"O la burocrazia, diventando sempre di più l'organo della borghesia mondiale nello Stato operaio, rovescerà le nuove forme di proprietà e rigetterà il paese nel capitalismo, o la classe operaia schiaccerà la burocrazia e aprirà la strada al socialismo."

Trentacinque anni più tardi, dopo ulteriori crisi rivoluzionarie ed interventi sovietici (o minacce di interventi), una crisi generale e terminale colpì gli stati dell'Europa dell'est arrivando poi all'Unione Sovietica stessa. Mentre gli avvenimenti tra il 1989 e il 1991 verificavano l'analisi trotskiana di questi paesi come stati operai degenerati, confermarono anche la prognosi negativa che egli fece nel 1938, cioè che la burocrazia stalinista sarebbe stata l'agente principale della controrivoluzione sociale.

Avvenimenti di una tale portata storica costringono i rivoluzionari a riflettere sugli aspetti chiave della loro dottrina e della loro teoria e a chiedersi se questi hanno retto la prova dei fatti. Un aspetto di questa sfida è stata la teoria marxista dello Stato in generale e più in particolare il concetto trotskiano riguardante l'apparato burocratico statale nelle società post-capitaliste dell'URSS, dell'Asia sudest, dell'Europa dell'est e di Cuba. Gli ultimi sette anni ci hanno fornito delle evidenze molto importanti concernenti l'impatto che il processo del restauro del capitalismo ha avuto sui partiti dirigenti e sulle diverse componenti dell'apparato statale stalinista.

Nel 1982 Workers Power e l'Irish Workers Group pubblicarono The Degenerated Revolution, the Origin and Nature of the Stalinist States in cui discutemmo le implicazioni, per la teoria e per il programma marxisti, derivanti dalla creazione, dopo la Seconda Guerra Mondiale, di una serie di stati stalinisti. Questo libro fu una pietra miliare nel riarmo teorico del trotskismo e rappresentò una rottura con le precedenti analisi centriste degli stessi avvenimenti. Provvide ad una spiegazione rivoluzionaria del modo in cui, prima di rovesciare il capitalismo come misura difensiva di fronte all'aggressione imperialista, i partiti stalinisti e i loro eserciti schiacciarono o deragliarono, nel secondo dopoguerra, la sfida della classe operaia al capitalismo. Tuttavia, mentre la maggior parte di quel testo servì ad orientare i trotskisti nell'imminente morte dello stalinismo, siamo giunti alla fina alla conclusione che una delle sue componenti è sbagliata: il libro contiene cioè un errato tentativo di elaborare la teoria marxista dello Stato.

 

Che cos'è lo Stato per i marxisti?

Ad un livello più generale (e quindi più impreciso), il termine "Stato" viene usato sia dai marxisti che dai non-marxisti per significare l'intera 'formazione sociale', per indicare cioè la sovrastruttura politica nonché i mezzi di produzione e le classi sociali che abitano su di un territorio definito. Quando parliamo, ad esempio, di uno "Stato operaio degenerato", abbiamo in mente proprio questa totalità. Questo è un concetto dialettico e contraddittorio che riflette e che esprime delle reali contraddizioni socio-economiche e politiche. Quando usiamo il termine "Stato" in questo senso e cerchiamo poi di definire il suo carattere di classe, lo facciamo secondo i rapporti di proprietà che predominano e che vengono protetti dalla sovrastruttura politica. Questo, nonostante il carattere di classe che questa sovrastruttura possa avere se analizzata indipendentemente dalla base economica. Così l'URSS sotto Stalin rimase uno Stato operaio, nonostante il carattere totalitario e mostruoso del suo apparato di repressione.

Al contrario quando sorge l'occasione, per esempio quando dobbiamo isolare i nostri compiti politici oppure distinguerli da quelli economici, siamo costretti ad essere più precisi. Allora dobbiamo distinguere tra lo "Stato" da una parte e la "società civile" dall'altra. Per quest'ultima s'intende il nesso dei rapporti economici e delle varie classi sociali, nonché delle altre forme culturali che ne scaturiscono. In un'economia di mercato questi rapporti sociali ed economici operano "ciecamente" e non hanno bisogno di una gestione da parte di una forza politica esterna, anche se la forza pubblica agisce come garante della loro riproduzione. All'interno di questa dualità usiamo il termine di Stato nel senso più stretto, per intendere la sovrastruttura politica. Compresi in questa categoria sono la polizia, l'esercito, la burocrazia, ma anche i regimi governativi: assemblee parlamentari, monarchie, repubbliche presidenziali, teocrazie ecc. Per i marxisti però, comunque siano importanti questi ultimi, essi non rappresentano l'essenza dello Stato. Così anche i più rappresentativi di queste istituzioni, quelle cioè soggette alle elezioni periodiche con un sistema di suffragio universale, vengono e vanno, sorgono e cadono, senza che qualcosa di fondo cambi per quanto riguarda lo Stato.

Infine, quando vogliamo restringere la discussione ed essere più precisi ancora, possiamo isolare le istituzioni della polizia, dell'esercito professionale e della burocrazia e chiamare solo questi "apparato statale".

Ne L'Ideologia tedesca (1845), Marx ed Engels ci diedero un'analisi materialista della natura e delle origini dello Stato, nel secondo dei termini schematizzati sopra. Quest'analisi fu poi codificata negli anni '70 del secolo scorso ne Le Origini della famiglia, della proprietà privata e dello Stato. Si tratta cioè di una forza pubblica o di una sovrastruttura politica che scaturisce e che si mette al di sopra della società civile. Più semplicemente, esso nasce sulla base di due condizioni fondamentali: in primo luogo ci deve essere una scarsità generalizzata dei beni; in secondo luogo compaiono le classi sociali e il livello di ricchezza materiale è sufficiente da permettere il sostegno di una forza pubblica armata e separata dal resto della popolazione.

Una tale forza è resa necessaria quando la società è suddivisa in classi antagonistiche (sfruttatrici e sfruttate). Se così non fosse, queste ultime userebbero le loro armi per rovesciare gli sfruttatori. Questa forza, dichiarata pubblica, è uno strumento della classe economica dominante e serve per perpetuare il suo dominio. Inoltre, la forza pubblica dello Stato ha i propri interessi e possiede certe caratteristiche di una casta che la separano dalle altre classi della società civile. Hegel parlò per primo di questi privilegi nei termini di sicurezza di occupazione e di redito garantito. Attraverso un processo storico di rivoluzioni e controrivoluzioni in diverse società di classe, l'apparato burocratico-militare dello Stato diventa sempre più ipertrofizzato e potente rispetto alle altre componenti dello Stato. Nonostante il primo tipo di esercito permanente (verso la fine del '400) fosse separato e in contrapposizione alla gente comune, esso rifletteva le sue origini feudali. L'esercito permanente non era costruito di coscritti nazionali, come sarebbe stato più tardi, questo perché la nobiltà era giustamente spaventata dall'armare dei contadini che avrebbero potuto imporre una pressione rivoluzionaria democratica sulla classe dominante. Gli eserciti erano, per la maggior parte, composti da mercenari stranieri la cui lealtà era facilmente comprata. L'apparato statale continuava ad distanziarsi da qualsiasi pressione democratica in rapporto proporzionale all'acutizzarsi dei conflitti di classe, generati dallo sfruttamento e dall'oppressione.

Nei suoi primi scritti, Marx non aveva una nozione chiara riguardante i compiti della classe operaia nei confronti della forza pubblica: avrebbe potuto essere presa con la forza ed usata poi per emancipare la classe operaia? Entro il 1848, con Il manifesto comunista, Marx aveva concluso che l'emancipazione economica della classe operaia non fosse possibile senza vincere "la battaglia per la democrazia," bisognava cioè sostituire l'apparato dello Stato con "il proletariato organizzato come classe dirigente." Ma come disse Lenin in Stato e Rivoluzione nel Manifesto comunista "lo Stato è trattato in maniera assai astratta, cioè in termini ed espressioni molto generali."

Avendo avuto esperienza delle rivoluzioni borghesi e delle controrivoluzioni tra il 1848 e il 1851, Marx fu capace, per dirla con Lenin, di "fare un ingente passo in avanti" riguardo alla sua teoria dello Stato. Nel 1851 con Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte, Marx analizzò quanto era successo durante il processo della rivoluzione francese tra il 1848 e il 1851. Dietro lo scenario diverso delle repubbliche parlamentari e di quelle presidenziali, delle convenzioni, delle assemblee ed in fine del restauro della monarchia, Marx percepì l'essenza dello Stato, cioè il "potere esecutivo con la sua enorme organizzazione burocratica e militare." Questo esecutivo era il premio per il quale si facevano diverse rivoluzioni ed in virtù del quale le istituzioni bonapartiste o monarchiche venivano messe assieme:

"Tutte le rivoluzioni hanno perfezionato questo apparato anziché spezzarlo. I partiti che si combattono per impadronirsene consideravano questo ingente edificio come il principale bottino del vincitore."

C'è da notare che quando essi parlano di "perfezionare" l'apparato statale borghese, Marx e Lenin non intendono il suo sviluppo in una forma più rappresentativa (es. democrazia borghese). Anzi, intendono la purga dei suoi aspetti rivoluzionari-democratici e la centralizzazione del potere esecutivo contro questi aspetti. Entro il 1871, con la Francia di nuovo in uno stato di rivoluzione, Marx riaffermò questa conclusione, ma con importanti elaborazioni. Per la prima volta il proletariato aveva preso il potere in una grande città moderna. Nella Bozza della Guerra civile in Francia, Marx credeva che le azioni della Comune di Parigi avessero dimostrato che "il proletariato non può, come hanno fatto le altre frazioni concorrenti dopo la vittoria, semplicemente prendere possesso dell'apparato esistente dello Stato ed usarlo per i propri scopi. La condizione principale per il mantenimento del potere è quella di ricostruire quest'apparato politico e di distruggerlo come strumento del dominio di classe. Per Lenin "Questa conclusione è il punto principale e fondamentale della teoria marxista dello Stato."

Dopo la Comune di Parigi, Marx era capace di approfondire la distinzione tra "spezzare" lo Stato ed "impadronirsene": spezzarlo significava anzitutto sostituire le sue istituzioni borghesi (esercito, esecutivo non richiamabile e legislatura non richiamabile), con le istituzioni della democrazia proletaria (una milizia operaia territoriale che difendesse un corpo che a sua volta unisse una legislatura ad un esecutivo e che fosse pienamente e immediatamente richiamabile da parte del suo elettorato).

Ne Il diciotto brumaio, Marx tracciò una netta linea tra la rivoluzione della borghesia Francese e la rivoluzione proletaria: mentre nella prima era stato preso e perfezionato l'apparato burocratico-militare del feudalesimo, il compito della seconda sarebbe stato quello di spezzarlo. Marx non confuse mai anche la rivoluzione borghese più partecipata dal basso, al programma della rivoluzione proletaria, perché quest'ultima deve frantumare il vecchio Stato, mentre la prima non lo fa.

Eppure la Rivoluzione Francese coinvolse la distruzione totale del vecchio esercito assolutista, sostituendolo con l'arma rivoluzionaria del popolo. Essa implicò anche la creazione degli organi che schiacciarono il vecchio dominio aristocratico. Marx sapeva tutto questo, ma rifiutò nondimeno di accettare che l'apparato statale assolutista fosse stato schiacciato secondo il suo nuovo concetto. Distruggere con la forza e poi ricomporre le istituzioni precedenti per servire un nuovo padrone non significava "spezzare" lo Stato ma "impadronirsi" del suo apparato. In una guerra totale ad esempio, un apparato statale può essere distrutto dalle azioni di un altro, un gruppo di dominatori sostituito da un altro, ma nessuna di queste azioni comporta la frantumazione dello Stato nel senso teorizzato da Marx. La storia umana è piena di esempi che coinvolsero Stati, classi e nazioni a volte molto diverse fra di loro.

In seguito dell'esperienza della Comune di Parigi, Marx cominciò, dunque, ad elaborare i compiti che il proletariato avrebbe dovuto assumersi per abbattere lo Stato. Egli vide in essa una forma specifica di repubblica che, una volta implementato il suo programma, potesse mettere fine al dominio di classe: "Il primo decreto della Comune fu la soppressione dell'esercito professionale e la sua sostituzione con il popolo armato." Tutti gli ufficiali dovevano essere eletti, soggetti al richiamo e pagati lo stesso stipendio degli operai. Lenin dice che questi cambiamenti possono sembrare un semplice "approfondimento della democrazia", ma di fatto essi rappresentano una sostituzione delle istituzioni dello Stato con delle altre di "un tipo fondamentalmente diverso." Lenin continua:

"Questo è precisamente la trasformazione 'della quantità in qualità': la democrazia, introdotta tanto pienamente quanto concepibile, viene trasformata da una democrazia borghese in una democrazia proletaria: dallo Stato (= una forza speciale per la soppressione di una classe particolare) in qualcosa che non è più uno Stato nel vecchio senso."

Sono questi atti concreti, la sostituzione dell'esercito professionale con un popolo armato e la subordinazione di tutti gli ufficiali al dominio del popolo, che conducono ad una trasformazione qualitativa, alla differenza essenziale tra tutte le altre rivoluzioni e quella proletaria. Questo non vuole dire che il proletariato "abolisce" lo Stato. Anzi, esso ha bisogno di una forza per poter annullare l'inevitabile resistenza della borghesia e dei suoi alleati. Perché allora Lenin dice che questo "non è più lo Stato nel vecchio senso"? Perché l'organo della soppressione è la maggioranza della popolazione, non c'è più bisogno di una forza speciale e quindi dello Stato che, nella sua essenza di forza speciale, comincia a sparire. Lo Stato proletario possiede dei compiti chiave, ma esso viene trasformato in qualcosa di qualitativamente diverso da tutte le altre precedenti forme di Stato. Lenin continua dicendo che

"[Marx] dichiarò che l'atto di spezzare l'apparato dello Stato è necessario negli interessi degli operai e dei contadini, che esso li unisce, che esso mette davanti a loro il compito comune di rimuovere il "parassita" di sostituirlo con qualcosa di nuovo."

Lenin sostenne che la creazione di questa cosa nuova, il semi-Stato, deve cominciare subito dopo la presa di potere. Lo vide come inseparabile dai compiti generali della rivoluzione proletaria. La classe operaia, sostenuta dal potere armato dello Stato operaio doveva organizzare la produzione di massa. Il ruolo dei burocrati di Stato doveva essere ridotto a quello di "capobanda e commercialisti modestamente pagati." Questo avrebbe portato alla dissoluzione della burocrazia e avrebbe messo fine ad un apparato con funzioni separate e speciali.

 

La rivoluzione russa e l'apparato

dello Stato borghese

Nell'essenza, Lenin non aggiunge niente di nuovo alla teoria di Marx, tranne quando dimostra come i soviet russi del 1917 corrispondono al tipo di Stato proletario che deve spezzare l'apparato borghese. Ne La rivoluzione tradita Trotsky echeggiò Lenin:

"Lenin, seguendo Marx ed Engels, vide la caratteristica distintiva della rivoluzione proletaria nel fatto che, avendo espropriato gli sfruttatori, esso avrebbe abolito la necessità di un apparato burocratico che stava al di sopra della società e soprattutto una polizia ed un esercito professionale."

Questo vale per tutti gli aspetti dell'apparato statale:

"Un anno e mezzo dopo la conquista del potere, questo punto di vista riguardo allo Stato in una dittatura proletaria, trovò la sua espressione definitiva nel programma del partito bolscevico, compresa la sottosezione che riguardava l'esercito. Uno Stato forte, ma senza Mandarini; il potere armato, ma senza i Samurai! Non sono i compiti della difesa che creano una burocrazia e un esercito, bensì le strutture della società di classe riportate nelle organizzazioni della difesa. L'esercito non è che una copia delle relazioni sociali. La lotta contro il pericolo dall'estero necessita, certo, in uno Stato operaio come altrove, un'organizzazione tecnico-militare specializzata, ma in nessun caso una casta privilegiata di ufficiali. Il programma del partito richiede la sostituzione dell'esercito professionale con un popolo armato."

L'esercito rappresenta il nocciolo dell'apparato dello Stato. Nelle parole di Engels, ne Le origini della famiglia, della proprietà privata e dello Stato ", lo Stato è, in ultima analisi, riducibile a "formazioni di uomini armati." Si arriva così al cuore del programma della transizione socialista in uno Stato operaio. Trotsky, come capo dell'armata rossa, riconobbe che uno Stato operaio abbia bisogno di un'organizzazione tecnico-militare specializzata per difendersi. Eppure ne La rivoluzione tradita, non aveva nessun dubbio che tra il 1918 e il 1923 l'armata rossa fosse qualitativamente diversa da un esercito borghese professionale:

"La grande rivoluzione francese creò il proprio esercito amalgamando le nuove formazioni con i battaglioni reali della linea. La rivoluzione di ottobre dissolse l'esercito dello zar totalmente e senza lasciarne nessuna traccia. L'armata rossa fu costruita da capo, dal primo mattone."

Trotsky individuò nell'amalgama delle forze regolari con un sistema di milizie e nell'abolizione dei gradi militari, il carattere speciale ed unico dell'esercito rivoluzionario in un semi-Stato operaio. Nel marzo del 1919 l'8° congresso del partito comunista rivendicò la creazione di un esercito "per quanto possibile con dei metodi extra-caserma, cioè di un'organizzazione le cui condizioni di lavoro assomiglino a quelle della classe operaia." Le divisioni dell'esercito dovevano coincidere a livello territoriale con le fabbriche, le miniere, i villaggi ecc. Una stretta connessione con la classe operaia avrebbe dovuto anche creare uno "spirito di caserma e inculcare la disciplina conscia senza che ci sia l'elevazione di un corpo di ufficiali sopra l'esercito."

Trotsky era pure consapevole del fatto che questa meta programmatica richiedeva di condizioni minime di sviluppo economico per potere fiorire: era cioè necessario un livello minimo di infrastrutture, un'omogeneità di sviluppo e di integrazione fra città e campagna. Fu necessaria una considerevole mole di fondamenta economiche affinché si potesse introdurre e generalizzare un sistema di milizie più economico ed efficace. Quindi "fin dall'inizio l'armata rossa fu creata come compromesso tra i due sistemi, con un'enfasi sulla truppa regolare."

L'esercito professionale della borghesia, al contrario, ha bisogno degli ufficiali e li mette sopra i soldati ordinari; l'esercito quindi ha una funzione sociale e politica che riflette la società sulla quale è basato. Con i gradi arrivano i privilegi e la catena di comando che separa l'esercito dal popolo. Nell'armata rossa invece, "la crescita di una solidarietà interna tra le divisioni, lo sviluppo nel soldato di un'attitudine critica verso se stesso e verso i superiori, creerà le condizioni favorevoli per un'applicazione sempre più larga dell'elezione dei comandanti." Aggiunse che "Il diritto ad una posizione di comando è garantito dallo studio, dalla capacità, dal carattere e dall'esperienza, che essi necessitano di una valutazione continua ed anche individuale. Il grado di maggiore non aggiunge niente a quello di comandante di un battaglione." Il fatto che una forza armata professionale abbia bisogno di essere costruita e addestrata per garantire la difesa di uno Stato operaio, non comprende in sé un esercito permanente nel senso marxista del termine. Un esercito e un servizio di sicurezza sono necessari per proteggersi dall'aggressività imperialista.

Una tale forza sarebbe costituita dal popolo armato, vivrebbe per la maggior parte con esso, quando non coinvolta in battaglia; non godrebbe di privilegi al di sopra della popolazione e, mentre osserverebbe la disciplina militare di fronte al nemico, non sarebbe stratificata secondo gli usuali privilegi che accompagnano un esercito professionista borghese. Anzi: un popolo armato, continuamente addestrato e capace di andare al fronte, ne rappresenta l'antitesi profonda.

Non c'è dubbio che la norma programmatica dei bolscevichi dopo l'ottobre era per un tale esercito. Ma quasi subito furono impegnati in una guerra civile e la norma venne compromessa con la realtà ereditata, cioè l'esercito dello zar con i suoi gradi e il suo commando supremo. Trotsky doveva fare uso di questo esercito. In un articolo intitolato 'Workers Power Back to Third Camp', i compagni dell'International Communist League/Spartaco criticano la versione inglese del presente articolo notando quella che per loro è una contraddizione di fondo: cioè Trotsky disse che "la rivoluzione di ottobre dissolse l'esercito dello zar totalmente e senza lasciarne nessuna traccia", mentre noi diciamo che degli ufficiali di quell'esercito furono usati nell'Armata Rossa durante la guerra civile. In base a questa 'scoperta' i compagni deducono che la LICR "sta negando la frantumazione dello Stato capitalista e la sua sostituzione con un nuovo potere statale, cioè la dittatura del proletariato." Tuttavia, a parte il fatto che è l'affermazione di Trotsky, e non quella della LICR, ad essere in parte esagerata, i compagni spartachisti perdono il filo del discorso, in questo caso della teoria di Marx e di Lenin riguardante lo sgretolamento dello Stato. Lo Stato borghese fu spezzato dalla rivoluzione di ottobre nel preciso momento in cui il suo apparato repressivo, compreso il suo esercito, fu sostituito dal potere armato della dittatura del proletariato. Che l'Armata Rossa fece uso di alcuni ufficiali dell'esercito dello zar è un dato di fatto che neanche i compagni spartachisti possono negare, ma questo non cambia la natura dell'annientamento del precedente Stato; quegli ufficiali, in ogni caso, erano soggetti al controllo operaio e ai commissari del partito.

Tutto questo, tuttavia, non era quello a cui si ambiva. Lo si può notare nel fatto che alla prima opportunità, nel 1920, Trotsky propose (e fu accettato) al 9° congresso del PCUS che l'Armata Rossa fosse trasformata in milizia popolare. Anni dopo scrisse al riguardo, lo possiamo leggere negli Scritti. Supplemento 1934-40:

"Nell'esercito rosso il problema della trasformazione in un sistema di milizie giocò un ruolo enorme nel nostro lavoro, nonché nei nostri concetti militari. Consideravamo la questione di principio: credevamo che solo uno Stato socialista potesse permettersi di creare un tale sistema. 'Se stiamo facendo questo spostamento pian piano', io scrissi nel maggio del 1923, 'non è a causa di preoccupazioni politiche ma per motivi di natura organizzativa e tecnica: è una nuova impresa-una di importanza oltre misura-e non vogliamo fare il secondo passo senza consolidare il primo'. Tutto questo non arrivò a nulla. Il sistema delle milizie fu abolito a favore di un esercito di professione. Il motivo era puramente politico: cioè la burocrazia cessò di avere qualsiasi fiducia in un esercito diffuso e confuso con il popolo. Aveva bisogno di un esercito di caserma, isolato da esso."

 

The Degenerated Revolution rivede

la teoria marxista dello Stato

The Degenerated Revolution analizzò in dettaglio il processo dell'espansione stalinista dopo la Seconda Guerra Mondiale. Di fronte ad un'onda rivoluzionaria in tutta l'Europa centrale dopo il 1944, le forze armate di Stalin e i partiti comunisti nazionali cercarono di contenere la sua spinta anticapitalista. Gli stalinisti salvarono l'imperialismo e costruirono una serie di governi di collaborazione di classe in tutta la regione. Ovunque fosse inevitabile, questi governi nazionalizzarono le industrie per toglierle dalle mani della classe operaia. Disarmarono le milizie popolari o le bande guerrigliere aggregatesi per battere gli eserciti fascisti o collaborazionisti. Ricostruirono, insomma, le fondamenta spezzate dell'apparato dello Stato capitalista e rinforzarono le economie capitaliste indebolite. Certo, questo non era un normale apparato statale borghese: il potere militare fu nelle mani non più delle borghesie nazionali, bensì in quelle delle burocrazie staliniste. Il potere armato della borghesia era stato rotto nell'Europa dell'est, come lo sarebbe stato più tardi anche in Cina, a Cuba e in Vietnam. In The Degenerated Revolution è chiaro che l'apparato statale ricostruito tra il 1945 e il 1946 in tutta l'Europa centrale e dell'est, fosse in forma borghese e rappresentasse un ostacolo alla transizione al socialismo. Per un paio di anni, cioè fino all'offensiva politica lanciata dall'imperialismo statunitense tra il 1947 e il 1948, la forma di questo apparato statale e il contenuto dell'economia che difendeva, cioè il capitalismo, stavano in un rapporto di instabile armonia. Sotto la minaccia di essere cacciati da una borghesia nazionale risorgente, con legami forti con l'imperialismo, gli agenti nazionali di Stalin cominciarono a rovesciare burocraticamente i rapporti sociali del capitalismo, a cacciare i loro rappresentanti dai governi dei Fronti Popolari e, attraverso la mediazione di governi operai burocratici, a creare degli stati operai degenerati. L'esito di questo processo fu un'enorme contraddizione tra la forma borghese dell'apparato statale ed il contenuto proletario delle relazioni, difese da questo apparato. Una particolare dinamica già esistente nell'URSS emerse da questa contraddizione: non poté esserci la transizione al socialismo, perché un apparato altamente repressivo, che non doveva rispondere a nessuno, torreggiava sulla classe operaia. Anzi, quest'apparato servì sempre di più per destabilizzare il fondamento dell'economia pianificata di ogni paese e per soddisfare lo stile di vita di un'ingente burocrazia che si avocava una fetta sempre più grossa del surplus del prodotto.

The Degenerated Revolution rappresenta una descrizione molto precisa del percorso degli avvenimenti ed una caratterizzazione di classe delle strutture che emersero. Il problema stava nella teorizzazione di questo processo; parlando di questi sconvolgimenti nell'Europa dell'est nel 1947 il testo dice:

". . . quando gli stadi di questo processo vengono esaminati, è chiaro che l'abolizione del capitalismo da parte dei partiti stalinisti non contraddice la teoria marxista dello Stato. Lo Stato capitalista fu spezzato in ogni rivoluzione burocratica, ma in una maniera non prevista né da Marx, né da Engels né da Lenin, né in una maniera desiderabile dal punto di vista del comunismo rivoluzionario."

Questo punto viene rinforzato più tardi quando The Degenerated Revolution rifiuta l'idea che gli Stati operai "possono essere creati senza frantumare lo Stato capitalista. Le rivoluzioni burocratiche furono possibili perché in ogni caso l'apparato repressivo della borghesia fu spezzato." Un altro brano cita:

"Se la caratteristica essenziale dello Stato viene rappresentata dall'esistenza di formazioni di uomini armati che difendono la proprietà privata, allora l'elemento essenziale della distruzione dello Stato consiste nella distruzione del potere armato della borghesia. Questa è una legge fondamentale della rivoluzione proletaria. Per annientare lo Stato, intendiamo anzitutto spezzare il suo apparato armato."

Ma poiché lo Stato rappresenta anche "un ingente e potente apparato burocratico", allora "spezzare lo Stato deve anche coinvolgere la distruzione di questa burocrazia." Altri settori della burocrazia (piccoli amministratori, ad esempio) non devono essere schiacciati, ma pesantemente purgati e messi sotto il controllo degli operai.

E' così che la distruzione dell'apparato capitalista è un processo iniziato con compiti demolitori e finito con la costruzione di un nuovo tipo di Stato (basato sui soviet). Il momento essenziale di questo processo avvenne quando "il potere armato della borghesia fu spezzato fisicamente prima d'ogni rivoluzione burocratica, che segnò l'espansione dello stalinismo nel periodo postbellico." Essendo completata la parte essenziale della distruzione dell'apparato borghese, l'eventuale creazione di un semi-Stato operaio 'sano' non doveva coinvolgere il crollo del primo.

Senza esserne consapevole, The Degenerated Revolution rivide, con queste formulazioni, la teoria marxista dello Stato. Esso riduceva il disfacimento dello Stato capitalista alle vecchie forme di rivoluzione politica nelle società di classe, anziché analizzarlo nei termini della sua specificità storica. La posizione adottata di The Degenerated Revolution è che, sviluppando un concetto più astratto della distruzione dell'apparato borghese, cercava di evitare una certa 'genericità' della teoria marxista dello Stato se applicata, in misura uguale, a momenti storici ben distinti come le esperienze rivoluzionarie del 1917 e il periodo tra il 1945 e il 1949. Non ci rendemmo conto che, nel tentativo di approfondire il concetto, non facemmo altro che tornare ad uno già respinto da Marx e da Lenin. Decidemmo che "spezzare" lo Stato fosse un processo prolungato con al suo interno dei diversi momenti. L'essenza del 'fare a pezzi', il momento chiave per così dire, era da trovare nella distruzione violenta del potere armato, nella rovina della capacità della borghesia di applicare il potere repressivo per difendere i suoi rapporti di proprietà.

Il testo, però, confondeva dei momenti distinti nello svolgimento della rivoluzione: primo, la sconfitta e la disintegrazione di un esercito professionale da un altro; secondo, una sorta di situazione di doppio potere; terzo, la presa del potere da parte del proletariato attraverso un'insurrezione armata; quarto, il crollo del vecchio apparato statale da parte del proletariato vittorioso e la sua sostituzione con il popolo armato e l'amministrazione popolare dei soviet. Quest'ultimo compito è quello che per Marx e Lenin rappresentava la differenza qualitativa tra la distruzione dell'apparato borghese da parte del proletariato rispetto a quanto avvenuto in altri periodi storici.

E' proprio questo il significato specifico di "spezzare lo Stato " in una rivoluzione proletaria. The Degenerated Revolution confuse la questione della rivoluzione violenta con il compito di distruggere l'organismo capitalista; poi, per far corrispondere tutto questo agli avvenimenti del rovesciamento burocratico tra il 1947 e il 1948 (nessun soviet, nessuna milizia ecc.), esso ridusse il compito alla presa violenta del potere.

Ovviamente, affinché il proletariato possa spezzare lo Stato capitalista è necessaria una rivoluzione violenta, è necessario cioè privare con la forza la borghesia del controllo sull'esercito: può accadere durante una sconfitta in guerra, un ammutinamento, una disintegrazione interna delle forze armate o in un'insurrezione della classe operaia armata ecc. Ugualmente, può anche capitare in parti diverse, attraverso un periodo di doppio potere. Ma nessuno di questi rappresenta il concetto marxiano di spezzare l'apparato burocratico-militare dello Stato. Essi costituiscono invece una rivoluzione violenta, niente di più, ogni rivoluzione degna del suo nome, borghese o proletaria, coinvolge la presa del potere violenta.

Per sostenere quest'idea falsa, il testo in questione guardò di nuovo il processo della Rivoluzione Russa per vedere se anche allora avvenne questa stessa sequenza di avvenimenti. Trovammo che: "l'apparato repressivo della borghesia russa, il suo esercito e la sua polizia, si disintegrò prima della presa diretta del potere da parte del proletariato e fu così spezzato prima della rivoluzione di ottobre." Per sostenere, dunque un'idea falsa, Workers Power e l'IWG furono costretti a rivedere un aspetto importante nella comprensione del percorso della rivoluzione russa durante il 1917.

E' vero che la rivoluzione di febbraio istigò una situazione di doppio potere, o meglio una coppia di situazioni di doppio potere: cioè, da una parte tra le forze zariste, l'alto commando e la maggior parte degli ufficiali e dall'altra, tra quelli tra la borghesia russa, i contadini e gli operai che si opponevano allo zarismo. Più importante ancora, c'era una situazione di doppio potere tra i soviet e il governo provvisorio. Chiaramente, la rivoluzione di febbraio scisse l'esercito e lo costrinse ad accettare l'abdicazione dello zar, di conseguenza della dinastia, mettendo l'esercito al servizio della borghesia imperialista.

Questo processo indebolì l'esercito, minò l'autorità della casta degli ufficiali e rinforzò i comitati di base dei soldati. Dopo l'offensiva di luglio/agosto in particolare, si diffuse nell'esercito una grande e improvvisa caduta del morale. Questo rese più semplice i compiti della rivoluzione di ottobre, approfondendo e completando il processo di disintegrazione. Ma l'ottobre produsse il punto di svolta qualitativo quando la distruzione dello Stato diventò l'atto conscio di un partito rivoluzionario in testa alle masse: non accadde, quindi, prima di allora. Il nocciolo degli scritti di Lenin e di Trotsky spinge in questa direzione. Dapprima Trotsky:

"... la distruzione dell'apparato burocratico-militare, l'introduzione dell'uguaglianza nazionale e dell'autodeterminazione nazionale, tutto questo rappresentava il lavoro democratico elementare che la rivoluzione di febbraio non aveva neanche toccato prima di lasciarlo, quasi non sfiorato, in eredità alla rivoluzione di ottobre."

Quest'idea è solo una ripetizione della rivoluzione permanente; lontano cioé dallo svolgere un importante compito della rivoluzione proletaria, esso fallì totalmente anche nello svolgere un compito serio della rivoluzione borghese. Dicendo così Trotsky non faceva altro che seguire Lenin il quale riconosceva che, lontano dallo spezzare qualsiasi cosa in febbraio, la borghesia russa si impadronì dell'apparato statale togliendolo (in modo pusillanime) dalle mani dei seguaci dello zar. Il giudizio di Lenin sul febbraio da Stato e rivoluzione:

"Lo sviluppo, il perfezionamento e il rinforzamento dell'apparato militare progredì durante le numerose rivoluzioni che l'Europa ha visto fin dal crollo del feudalesimo. Consideriamo quanto è successo in Russia durante i sei mesi dopo il 27 febbraio 1917. I posti ufficiali che di solito venivano dati ai Centinaia Neri sono ormai diventati il bottino dei Cadetti, dei Menscevichi e dei Social Rivoluzionari. Nessuno ha pensato seriamente ad introdurre delle riforme serie. Ogni sforzo è stato fatto per rimandarle 'finché non si riunisca la costituente' e di rimandare la convocazione di quest'ultima fino a dopo la guerra! Ma non c'è stato nessun ritardo, nessuna attesa della costituente, quando si tratta di dividere il bottino, quando si tratta dei posti lucrati dei ministri, dei sottoministri, dei governatori generali ecc. ecc.! (...) Ma più l'apparato burocratico viene 'ridistribuito' tra i vari partiti borghesi e piccolo borghesi . più le classi oppresse, con il proletariato in testa, si rendono conto della propria ostilità a tutta la società borghese. Da qui il bisogno dei partiti borghesi di intensificare le loro misure repressive contro il proletariato rivoluzionario, per rinforzare l'apparato repressivo: cioè l'apparato statale.

Questo percorso costringe la rivoluzione a 'concentrare le proprie forze distruttive' contro il potere dello Stato, e a porsi come meta non il miglioramento dell'apparato statale, ma la sua distruzione."

Questa conclusione non poteva essere più chiara. La rivoluzione di febbraio non spezzò lo Stato; piuttosto la borghesia russa se ne impadronì, essa cominciò a purgarlo dei suoi servitori zaristi e a perfezionare il potere esecutivo. Tutto questo non era che la più profonda centralizzazione dell'apparato repressivo contro le classi popolari. Mentre non riuscirono a fare molto per il raffinamento dell'apparato statale, proprio questo era l'intento del Governo Provvisorio al servizio della borghesia.

Il concetto programmatico marxista dello spezzare lo Stato ha una specifica dimensione storica. E' infatti impossibile astrarlo dall'esistenza della classe proletaria, dalla natura di classe dello Stato che va da essa distrutto, e infine dalla natura dello Stato con cui lo sostituisce. Prescindere da tutto questo significa trasformare il concetto della distruzione dell'apparato statale in un'astrazione astorica. The Degenerated Revolution fece questo errore senza essere consapevole delle sue implicazioni. Anzi, la sua astrazione arrivò a descrivere quello che avrebbero in comune il processo del 1917 e quello tra il 1945 e il 1951. Così, "Queste formazioni repressive furono schiacciate dalla borghesia che non era più capace di utilizzare la forza armata in difesa dei rimanenti rapporti di proprietà" Tutto qua. Il processo dello spezzare viene ridefinito perché possa abbracciare due diversi processi storici e due diversi esiti. La coerenza teorica fu sacrificata per la descrizione storica.

Contro questa lettura dei fatti possiamo ormai dire che lo Stato capitalista non fu spezzato né nel febbraio del 1917 né nell'immediato secondo dopoguerra nell'Europa dell'est. Di nuovo i compagni della ICL/Spartaco perdono del tutto il filo di questo discorso. Tesi a difendere la mostruosità repressiva dell'apparato statale dello stalinismo ed interessati a confonderlo con i guadagni di ottobre, secondo loro la LICR sostiene che l'Unione Sovietica era capitalista. Sono invece i compagni della ICL, e non quelli della LICR, a confondere la natura dell'apparato repressivo dell'apparato stalinista con il carattere di classe dello Stato nel suo complesso sociale, economico e politico. Così facendo, essi rivelano la propria insipienza del marxismo in generale e della teoria marxista dello Stato in particolare. Il punto di quest'articolo, invece, consiste nel definire la natura dell'apparato repressivo stalinista, nonché di orientare i trotskisti verso una comprensione corretta dei compiti nei confronti di quell'apparato, durante la rivoluzione politica.

Tra il febbraio e l'ottobre 1917, la borghesia russa aveva una forza armata, anche se era uno in uno stato di confusione dovuto all'enorme pressione che subiva da parte delle forze antagoniste del doppio potere. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la burocrazia stalinista, lungi dallo spezzare l'apparato capitalista, prese il vecchio dominio politico e, impiegando misure burocratiche, militari e poliziesche trasformò e purgò le sue strutture e le sue funzioni nel proprio idioma e nei propri interessi. Nel primo periodo questo sistema, controllato dagli stalinisti, venne usato per difendere e per ricostruire il capitalismo e, solo più tardi, lo stesso apparato fu usato come mezzo per espropriare la borghesia a livello economico.

In alcune parti dell'Europa, per esempio in Austria, gli stalinisti si impadronirono dello Stato esattamente nello stesso modo in cui se ne impadronirono in Polonia o in Germania d'Est. Tuttavia, in Austria, essendo stato usato per ricostruire il capitalismo, quello Stato non fu mai usato per espropriare la borghesia ma fu riconsegnato ad essa. In questo caso la borghesia austriaca non dovette svolgere una rivoluzione, né dovette spezzare di nuovo lo Stato per farlo funzionare secondo i propri interessi, in quanto in tutto quel periodo era rimasto borghese. In quei paesi dell'Europa dell'est dove il capitalismo era stato abolito, la classe operaia venne esclusa dalla presa di potere attraverso delle misure controrivoluzionarie. L'esito fu che la burocrazia stalinista fu capace di costruire un apparato che era un organo borghese in uno Stato operaio. Solo sotto gli stati borghesi fascisti (la Germania di Hitler, ad esempio) si sono visti simili "perfezionamenti". Un esercito permanente, solo perché difende i rapporti di proprietà post-capitalisti, non diventa perciò un'organizzazione tecnico-militare del proletariato, va sempre sostituito con "un popolo armato".

Si potrebbe dire che nell'"impadronirsi" di un apparato statale borghese, gli stalinisti continuarono a "perfezionarlo": vedi, ad esempio, l'esercito professionale. Gli stalinisti ovunque introdussero delle modifiche quali l'esistenza di milizie "popolari" controllate (es. i Comitati per la Difesa della Rivoluzione Cubana) o milizie legate alle cellule del partito nelle fabbriche, come accessori o estensioni dell'esercito professionale. Queste modifiche possono essere viste come un ulteriore perfezionamento dell'apparato statale borghese, in quanto rappresentavano un altro metodo attraverso il quale lo Stato rinforza la sua repressione, atomizza e rende del tutto irrevocabile l'amministrazione politica.

Nell'Unione Sovietica, lo spezzare dell'apparato statale stalinista era stata una necessità programmatica fin dall'esproprio politico della classe operaia da parte degli stalinisti. Nell'Europa dell'est, un tale compito era necessario dal momento della loro creazione come stati operai deformati.

Trotsky sull'apparato statale 'borghese burocratico'

Che The Degenerated Revolution potesse cadere in questi errori fu dovuto in parte al fatto che l'eredità di Trotsky sulla questione riguardante il carattere di classe dell'apparato statale dell'URSS era piuttosto ambigua. Egli non individuò mai il fatto che, concepito astraendo dai rapporti di proprietà difesi dalla burocrazia, quell'apparato era borghese. Come si sviluppò il suo pensiero in materia?

In La critica del programma di Gotha, Marx argomentò che nella fase iniziale del comunismo "il diritto borghese" (cioè la legge borghese), sarebbe ancora vigente nella sfera della distribuzione, in particolare per quanto riguarda quella parte della produzione totale destinata al consumo individuale. Secondo Marx, subito dopo la rivoluzione socialista, lo Stato può costringere a uguali diritti "solo" nella sfera del consumo ("da ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro"); non prevedendo che possa esserci una sufficiente abbondanza da consentire che ogni individuo riceva "secondo i suoi bisogni."

In Stato e Rivoluzione, Lenin accolse quest'idea di Marx e la sviluppò in una chiara conclusione teorica. Insistette che non solo il diritto borghese sarebbe sopravvissuto "ma anche uno Stato borghese senza la borghesia," anche se fosse economicamente avanzato, quale l'America. In un paese arretrato come la Russia, uno Stato operaio, per mantenere dei servizi esenziali alla sua sopravvivenza, non sarà capace per molto tempo di introdurre la piena uguaglianza. Dovrà invece concedere dei privilegi ad alcuni settori della classe operaia, dei burocrati e degli ufficiali dell'esercito.

Ne La Rivoluzione tradita Trotsky trovò in questa conclusione la chiave per una comprensione scientifica della natura e della dinamica dell'ascesa della burocrazia stalinista nell'Unione Sovietica:

"Tanto lo Stato che si assume il compito della trasformazione socialista è costretto a difendere il privilegio, cioè i privilegi materiali di una minoranza tramite metodi di coercizione, tanto più esso rimane uno Stato borghese anche senza una borghesia."

Sia Marx che Lenin ritennero che lo Stato sarebbe sparito sotto lo stadio più alto del comunismo, quando le forze produttive del lavoro sociale avessero raggiunto un livello di sviluppo in cui gli oggetti del consumo individuale e sociale sarebbero distribuiti sulla base solo del bisogno. Lenin capì che il significato di tutto questo non era la sparizione del diritto di votare ecc., bensì la sparizione dello "Stato borghese senza la borghesia," cioé la sparizione dello strumento democratico di repressione politica e sociale. Questa sparizione sarebbe stata il risultato di un processo di una conscia riforma politica, culturale e sociale iniziando nel periodo della dittatura del proletariato e culminando nella fase iniziale del comunismo. Tuttavia, la realtà sovietica in una Russia rivoluzionaria circondata dall'imperialismo, cominciò ad entrare in contraddizione con questa prospettiva ed il programma associato ad essa.

La burocrazia, la personificazione dello "Stato borghese senza la borghesia," non cominciò a sparire affatto; anzi iniziò a crescere, a imporre il proprio potere e ad arrogarsi una fetta sempre più grossa del prodotto sociale. Lenin stesso si allarmò di questa crescita delle "deformazioni burocratiche" all'interno dello Stato operaio. La sua risposta fu un programma di riforma politica disegnata per consentire al proletariato la capacità di controllare questa burocrazia attraverso i soviet.

La teoria trotskiana della degenerazione intensificata dell'Unione Sovietica rappresentava un ulteriore sviluppo dell'idea leninana fino e oltre al punto in cui la quantità si trasforma in qualità. L'apparato stalinista del potere statale, la burocrazia all'interno dello Stato operaio, strangolò i soviet e il partito d'avanguardia che in passato doveva servire e con cui aveva condiviso il potere. La controrivoluzione fu completata nel 1927 con l'espulsione di Trotsky dal partito e con la dichiarazione dell'illegalità dell'Opposizione di Sinistra. Trotsky doveva tracciare il consolidamento del potere della burocrazia bonapartista che si arrogava sempre più privilegi pur continuando a difendere le fondamenta sociali della Rivoluzione di ottobre. Questo condusse inesorabilmente alla degenerazione politica dello Stato sovietico. Non c'erano più semplici deformazioni che si sarebbero potute mutare se gli stalinisti fossero stati cacciati dal potere.

Sempre ne La Rivoluzione Tradita, Trotsky scrive che "la democrazia sovietica fu schiacciata da una burocrazia onnipotente." Nel suo articolo del 1935 intitolato 'Lo Stato Operaio, il Termidoro e il Bonapartismo', egli sviluppò questa formula breve in modo caratteristico alla sua posizione sia prima che dopo il '36:

"L'odierno dominio di Stalin non assomiglia in nessun modo al dominio sovietico durante i primi anni della rivoluzione. La sostituzione di un regime per un altro succedette non in un colpo solo, ma attraverso una serie di misure, cioè attraverso un numero di guerre civili minori condotte dalla burocrazia contro l'avanguardia proletaria. Nell'ultima analisi storica, la democrazia sovietica esplose a causa della pressione delle contraddizioni sociali. Sfruttando queste ultime, la burocrazia prese il potere dalle mani delle organizzazioni di massa."

Di nuovo:

"Le masse lavoratrici vissero con le speranze oppure caddero nell'apatiaTale potere (della burocrazia stalinista) poteva essere realizzato solo strangolando il partito, i soviet e la classe operaia nel suo complesso."

In più:

"I vecchi quadri del bolscevismo sono stati distrutti, i rivoluzionari sono stati spezzati."

Possiamo anche dire che furono gli organi del potere operaio democratico degli altri stati operai degenerati, ad essere "spezzati", dopo la seconda guerra mondiale dalla burocrazia stalinista. In questi casi, l'annientamento avvenne addirittura prima che quest'ultima potesse consolidare il proprio potere. Prima di tutto venne schiacciato il movimento operaio, poi venne bloccata la sua strada al potere.

Questa distruzione non può essere vista come uguale a quella del vecchio Stato borghese da parte della classe operaia rivoluzionaria. Spezzare un apparato statale burocratico-militare dovrà differenziarsi in modo sostanziale dalla distruzione del potere democratico sovietico da parte di un apparato statale burocratico-militare.

Trotsky enumera chiaramente queste differenze concrete nella sua analisi di ciò che accadde alla classe operaia nell'Unione Sovietica. La base dell'intero processo era l'arretratezza cronica della Russia, esacerbata dalla distruzione causata dalla guerra civile, dalla mancanza di cultura ed in particolare la cultura politica delle masse operaie, assunte perlopiù dalla campagna.

Dovremmo collocare in questo contesto i brani da lui scritti nel 1935. Questi spiegano l'apatia crescente di larghi settori della classe operaia russa dai primi anni '20 in poi, nonché l'isolamento crescente dell'avanguardia del partito rappresentata dall'Opposizione di Sinistra. Tutto questo era sì la causa, ma sempre più l'effetto, del potere della burocrazia. In queste circostanze l'inerzia mobile della burocrazia centralizzata condusse ad un processo d'inattività, di disorganizzazione e di mancanza d'iniziativa da parte della popolazione.

La durata di questo processo fece sì che fosse difficile, per l'Opposizione di Sinistra, determinare il momento esatto in cui la quantità controrivoluzionaria politica si trasformò in qualità, nella vita del paese. Ciò nonostante, l'esito fu abbastanza chiaro a Trotsky già prima del 1935: il potere sovietico era "esploso" e sostituito con il dominio assoluto di un apparato statale burocratico-militare e totalitario, che basava il potere e i suoi privilegi materiali sulla proprietà nazionalizzata e sull'economia pianificata.

Le contraddizioni del primo Stato operaio degenerato possono essere riassunte così: la dittatura del proletariato aveva preso la forma paradossale di una dittatura politica di "uno Stato borghese senza la borghesia" contro il proletariato. Aveva preso la forma del dominio di un apparato statale: bonapartista e controrivoluzionario a livello politico, ma basato sui rapporti post-capitalisti stabiliti dalla rivoluzione di ottobre. Quell'entità rappresentava sempre di più un organo dello Stato operaio, perché difendeva dei rapporti rivoluzionari di proprietà. Ma li difendeva a modo suo e nei propri interessi: per poter mantenere i propri privilegi di casta contro la classe operaia.

Ma qui sorge un problema: perché Trotsky non disse mai, durante la rivoluzione politica, che l'apparato statale stalinista andasse "spezzato"? Egli era consapevole del fatto che una distinzione semplicistica, tra la sovrastruttura statale e la società civile nell'URSS, era di valore limitato sia a livello teorico, sia come guida all'azione pratica. Perché, mentre c'è un'unità di forma per quanto riguarda l'apparato statale borghese e quello operaio degenerato, non si potevano confondere a livello di sostanza. Guardiamo il seguente brano dagli Scritti 1934-35:

"In un numero di scritti precedenti abbiamo stabilito il fatto che nonostante il successo economico, determinato dalla nazionalizzazione dei mezzi della produzione, la società sovietica mantiene un carattere transitorio e contraddittorio. Misurata in termini dell'ineguaglianza tra le condizioni di vita e i privilegi della burocrazia, essa è sempre più vicina al regime capitalistico che non al comunismo del futuro. Allo stesso tempo stabilimmo che nonostante la sua degenerazione burocratica mostruosa, lo Stato sovietico rimane ancora lo strumento storico della classe operaia in quanto assicura lo sviluppo dell'economia e della cultura sulla base dei mezzi di produzione nazionalizzati e, a causa di questo, prepara le condizioni di una genuina emancipazione delle masse lavoratrici attraverso la liquidazione della burocrazia e dell'ineguaglianza sociale (). Sollevandosi sopra le masse lavoratrici, la burocrazia regola queste contraddizioni Attraverso un dominio incontrollato, la burocrazia accumula nuove contraddizioni; sfruttando queste ultime, essa crea un regime di burocratismo assoluto."

Qui Trotsky distingue concettualmente tra "Stato" e "società" nell'URSS. Lo "Stato" comprende al suo interno sia gli aspetti progressisti dei rapporti di proprietà nazionalizzata sia l'aspetto interamente reazionario del burocratismo assoluto. Questa distinzione, a sua volta, deriva da alcune differenze importanti tra l'URSS e il capitalismo. Queste erano così definite nella raccolta appena citata:

"Una volta liberate dalle catene del feudalesimo, i rapporti borghesi si sviluppano automaticamente Ma è tutt'altra cosa con lo sviluppo dei rapporti sociali? La rivoluzione proletaria non solo libera le forze produttive dalle catene della proprietà privata, ma le trasferisce alla tutela diretta dello Stato che essa stessa crea. Mentre, dopo la rivoluzione, lo Stato borghese si limita ad un ruolo di polizia, lasciando funzionare il mercato secondo le proprie leggi, quello operaio si arroga il ruolo diretto di economista ed organizzatore."

La rivoluzione politica negli stati operai degenerati, quindi, comporta un doppio compito:

- da una parte spezzare l'apparato 'borghese-burocratico' dello Stato (polizia, esercito permanente, burocrazia), Trotsky lo chiamava a volte un "apparato bonapartista" oppure un "assolutismo burocratico";

- dall'altra parte, avendo distrutto quell'apparato, il proletariato vittorioso potrà impadronirsi dei meccanismi economici legati al monopolio sul commercio estero e degli organismi amministrativi della pianificazione. Li ripulirà e li porrà nelle proprie mani per il proprio uso. Naturalmente, questa pulizia comporterà implicazioni profonde, dal momento che gli apparati amministrativo ed economico saranno stati distorti per riprodurre i privilegi della classe burocratica.

Trotsky formulò almeno il compito di spezzare l'apparato statale come l'abbiamo più strettamente definito? Sì e no. E' un dato di fatto che in alcuni aspetti importanti lo sviluppo teorico e programmatico di Trotsky era indietro rispetto all'evoluzione dell'Unione Sovietica, un fatto che lui stesso riconobbe.

In primo luogo, in un articolo del 1935, Trotsky corresse apertamente la sua analogia iniziale tra lo stalinismo e il Termidoro francese. Scrise allora che il Termidoro nella rivoluzione russa non doveva più essere visto come il restauro controrivoluzionario del capitalismo, bensì come il consolidamento, politicamente controrivoluzionario, del potere della burocrazia stalinista che continuava a basarsi sulle fondamenta economiche stabilite dalla rivoluzione di ottobre.

In altre parole, ammise esplicitamente che il Termidoro sovietico non sarebbe giunto in futuro, come aveva creduto fino ad allora, ma che era già avvenuto otto anni prima, cioè nel 1927. Senza dubbio questa autocritica teorica seguì come conseguenza del fatto che Trotsky era stato costretto a sviluppare una posizione programmatica drammaticamente nuova: l'abbandono del programma della riforma politica e lo sviluppo del programma della rivoluzione politica. La nuova teoria trotskiana sul Termidoro sovietico, faceva sorgere un altro problema: cioè che lo sviluppo del programma della rivoluzione politica fu ritardato per otto anni.

Il programma per la rivoluzione politica mantenne un carattere algebrico fino alla morte di Trotsky. Una delle ragioni principali era che nessuno fino ad allora aveva avuto la possibilità di attraversare l'esperienza di una rivoluzione politica di quel tipo in uno Stato operaio degenerato. Il "vecchio" sapeva che nessuno poteva essere sicuro della dinamica e del carattere della rivoluzione politica senza il beneficio dell'esperienza della lotta di classe. Così non c'è da stupirsi che egli non prese subito una penna per pubblicare l'idea che l'apparato bonapartista dello Stato stalinista avrebbe dovuto essere spezzato, nel senso classico del marxismo, durante la rivoluzione politica.

Di fatti nel Programma Transitorio del 1938, Trotsky riconobbe che "l'apparato politico dello Stato operaio fu trasformato da un'arma della classe operaia in un'arma di violenza burocratica contro la classe operaia." Dall'altra parte, egli rivendica "la rigenerazione della democrazia sovietica" e "la democratizzazione dei soviet", come se questi esistessero ed avessero solo bisogno di essere purgati:

"E' necessario riconsegnare ai soviet non solo la loro forma democratica, ma anche il loro contenuto di classe. Come una volta la borghesia e i kulak non potevano entrare nei soviet, così adesso è necessario cacciare via da essi la burocrazia e la nuova aristocrazia."

Eppure è chiaro che nonostante i soviet si dessero ancora il nome di "soviet", essi non avevano niente in comune con gli organi stabiliti nel 1905 e nel '17. Sotto Stalin essi erano delle formazioni "parlamentari" senza potere, costituiti da membri della burocrazia e dell'aristocrazia operaia e subordinati interamente al gruppo bonapartista intorno a Stalin. Essi andavano spezzati in quanto strutture. Infatti, più tardi, nel maggio del 1939, in un articolo intitolato 'La filosofia bonapartista dello Stato ', Trotsky trasse la conclusione necessaria:

"Credere che questo Stato è capace di sparire pacificamente signifia vivere in un mondo di delirio teorico. La casta bonapartista va spezzata, lo Stato sovietico va rigenerato. Solo allora si riapriranno le prospettive della sparizione dello Stato ."

Questa conclusione è paragonabile allo sviluppo teorico di Marx nel Diciotto brumaio. Trotsky non visse abbastanza a lungo per vedere l'equivalente degli avvenimenti del 1871 contro lo stalinismo. Se avesse potuto assistere alla rivoluzione ungherese del '56, che generò soviet contrapposti e fuori dall'apparato statale stalinista, egli avrebbe sicuramente riconosciuto e corretto la mancanza di chiarezza del Programma transitorio.

The Degenerated Revolution e

il programma della rivoluzione politica

Di fronte alla sfida posta dalle ambiguità di Trotsky, The Degenerated Revolution scelse il conservatorismo teorico. Basandosi sulla revisione dello "spezzare" lo Stato, essa decise di interpretare la formula del '39, cioè che "la casta bonapartista vada spezzata e lo Stato sovietico rigenerato", in un modo molto specifico al programma della rivoluzione politica.Fu in questo senso che allora ci limitammo a dire che, mentre la casta dovesse essere spezzata, lo Stato andasse solo "rigenerato" (cioè preso e depurato).

La contrapposizione della "casta" allo "Stato" può essere inteso, come abbiamo già dimostrato, come un compito che non interferisce con la rivoluzione politica: cioè una volta compreso che Trotsky era per spezzare il cuore dell'apparato statale militare-burocratico e che era per la "rigenerazione" o la purga degli organi dell'ammistrazione economica.

Ma The Degenerated Revolution ci portò in tutt'altra direzione. Siccome la sezione sulla natura dello Stato aveva argomentato che lo Stato fosse essenzialmente "corpi di uomini armati", allora decidemmo di interpretare le parole di Trotsky per dire che lo Stato come corpi di uomini armati non andava spezzato ma semplicemente rigenerato nella rivoluzione politica. A primo sguardo quest'idea era incoerente poiché suggeriva che la casta burocratica potesse essere spezzata senza dovere spezzare il suo potere armato. Però The Degenerated Revolution rifiutò coscientemente l'idea semplice che l'intero esercito permanente della burocrazia stalinista andava abolita e sostituita da una milizia operaia. Disse invece:

"La burocrazia mantiene un massiccio esercito permanente e delle squadre specializzate per difendere i propri privilegi nei momenti di crisi rivoluzionaria politica. La classe operaia dovrà costruire le proprie milizie per difendere le proprie organizzazioni contro la polizia e contro l'attacco militare. Durante la rivoluzione politica dovrà creare delle forze armate capaci di dissolvere e sconfiggere tutte le forze armate leali alla burocrazia. Cercherà le sue armi negli arsenali e dalle mani dell'esercito. Per vincere le truppe alla rivoluzione politica il proletariato dovrà porre i seguenti slogan:

Pieni diritti politici per i soldati, culminando nella rivendicazione di consigli dei soldati per mandare dei delegati ai soviet degli operai e dei contadini.

Dissoluzione del corpo degli ufficiali, abolizione dei titoli e dei privilegi dei generali e dei marescialli. Comandanti, ufficiali e ufficiali di complemento da essere eletti democraticamente o da essere scelti.

L'immediata dissoluzione dell'apparato repressivo parlamentare, la polizia segreta e la milizia.

La rivoluzione politica vittoriosa armerà e addestrerà tutti/e gli/le operai/e capaci di usare le armi. Lo Stato operaio si poggerà sul proletariato armato. Per la difesa militare dello Stato operaio contro l'imperialismo il mantenimento di un esercito permanente è necessario. La rivoluzione politica, tuttavia, trasformerà le armate esistenti da strumenti della tirannia e della difesa burocratica in Armate Rosse del tipo fondato da L. D. Trotsky."

Queste righe sono molto chiare e conseguenti al falso punto di vista riguardante il carattere "necessario" di un esercito permanente in qualsiasi Stato operaio. Il programma però, va oltre affermando che tale esercito è necessario per la difesa contro un attacco. Questo concetto nutre l'illusione che un esercito permanente dello stalinismo sia necessario per difendere lo Stato contro un attacco capitalista quando, in verità, esso è funzionale a sorvegliare il processo di restauro capitalista - come appunto abbiamo visto fin dal '89.

The Degenerated Revolution subordinò la formulazione chiarissima della rivoluzione politica, alla necessità di un fronte unico con l'esercito stalinista in previsione di un attacco imperialista. Ma la formulazione secondo cui l'esercito professionale ha un "carattere doppio": di "strumento della tirannia burocratica ma anche di difesa", da troppa corda agli stalinisti, soprattutto dopo quello che abbiamo visto fin dal '89.

L'errore è stato nel credere che la posizione di Lenin nel suo Possono i bolscevichi mantenere il potere statale? riguardante l'impadronirsi di alcuni elementi dell'amministrazione del regime zarista per usarli nella transizione al socialismo, implicava che potessimo utilizzare l'esercito stalinista nello stesso modo, una volta che fossero stati sconfitti gli elementi "leali alla burocrazia". Il programma contenuto in The Degenerated Revolution indica di dissolvere la polizia segreta, ma non l'esercito permanente, come se la prima non avesse un ruolo da giocare nella difesa dall'imperialismo. Il nostro programma per la rivoluzione socialista mondiale, cioè Il Manifesto trotskista (1989), rinforzò questo errore con una formulazione addirittura peggiore: "l'esercito permanente può essere ridotto alle dimensioni necessarie per la legittima difesa dello Stato operaio contro l'imperialismo".

Alla fine, in Il Manifesto trotskista, riscrivemmo il capitolo riguardante la rivoluzione politica, adottato poi nel '94 e riportato anche nella rivista teorica Trotskyist International dell'ottobre '94. Lì la LICR rimosse ogni ambiguità nei compiti della rivoluzione politica affermando che i consigli operai "spezzeranno l'interno apparato repressivo dello Stato stalinista". Quello di cui si aveva bisogno era una dichiarazione chiara sul fatto che la lotta armata dei consigli operai e delle sue milizie contro l'esercito bonapartista permanente significa, nel processo della rivoluzione politica, essenzialmente armare l'intera popolazione, da contrapporsi al mantenimento di un esercito professionale, sopra alle masse.

 

Trotsky sull'apparato statale e

il restauro del capitalismo

The Degenerated Revolution non poteva trovare, da nessuna parte nell'analisi di Trotsky, l'idea che l'apparato statale borghese non sarebbe stato e non poteva essere spezzato durante il crollo del capitalismo. Non trasse la conclusione teorica che deriva direttamente da questo concetto e che avrebbe dovuto risultare dall'analisi degli avvenimenti dei tracolli sociali della burocrazia stalinista dopo la morte di Trotsky. C'è però un'altra domanda da porsi: cosa sarebbe successo all'apparato statale burocratico-militare nel contesto del restauro del capitalismo?

Una riflessione dimostra che, se è legittimo applicare la categoria marxista sulla dissoluzione dello Stato alla controrivoluzione stalinista, allora significa che nell'Unione Sovietica, nell'Europa dell'est, in Cina e a Cuba, lo "spezzare dello Stato " operaio sulla strada verso il restauro del capitalismo non sta nel futuro, ma nel lontano passato, cioè nel consolidamento controrivoluzionario del potere statale della burocrazia stalinista. Ne La Rivoluzione tradita troviamo tre ipotesi sul possibile percorso dell'Unione Sovietica:

"Supponiamo anzitutto che la burocrazia sovietica venisse rovesciata da un partito rivoluzionario che contiene tutte le caratteristiche del vecchio bolscevismo, arricchito inoltre dall'esperienza mondiale del periodo recente. Un tale partito inizierebbe con il restauro della democrazia nei sindacati e nei soviet. Sarebbe capace di restaurare la libertà ai partiti sovietici, e lo farebbe. Assieme alle masse e in testa a loro, eseguirebbe una purga senza pietà dell'apparato statale Ma per quanto riguarda i rapporti di proprietà, il nuovo potere non avrebbe bisogno di adottare delle misure rivoluzionarie. Manterrebbe e svilupperebbe la sperimentazione dell'economia pianificata. Dopo una rivoluzione politica, avendo spazzato via la burocrazia, il proletariato dovrebbe poi introdurre nell'economia una serie di riforme molto importanti, ma non un'altra rivoluzione sociale.

Se poi, per adottare un'altra ipotesi, un partito borghese rovesciasse la casta sovietica dominante, esso troverebbe una quantità di servi a portata di mano derivanti dagli attuali burocrati, amministratori, tecnici, dirigenti, segretari di partito e circoli privilegiati in generale. Anche in questo caso sarebbe necessaria una 'pulizia' dello Stato. Ma la restaurazione borghese dovrebbe probabilmente espellere molte meno persone che non un partito rivoluzionario. Il compito principale del nuovo potere sarebbe quello di restaurare la proprietà privata nei mezzi di produzione Nonostante la burocrazia sovietica abbia fatto molto per preparare il restauro borghese, il nuovo regime dovrebbe nondimeno introdurre non una riforma nei rapporti di proprietà, bensì una rivoluzione sociale.

Supponiamo, per prendere in esame una terza ipotesi, che né un partito rivoluzionario né uno controrivoluzionario prendesse il potere; la burocrazia continuerebbe a capeggiare lo Stato. Anche sotto queste condizioni i conti nelle relazioni sociali non tornerebbero La burocrazia dovrebbe inevitabilmente cercare un sostegno per se stessa in certe relazioni di proprietà Non è sufficiente essere il capo di un Trust; è necessario essere un azionista. La vittoria della burocrazia, in questa sfera decisiva, implicherebbe la sua conversione in una nuova classe di proprietari La terza variante ci porta di conseguenza alle prime due."

Trotsky afferma che sia la rivoluzione politica, sia una controrivoluzione sociale, coinvolgerebbe una profonda trasformazione dello stesso apparato stalinista. Questa è un'argomentazione un po' strana in quanto implica che lo stesso Stato, pur trasformato in direzione opposta, potrebbe mettersi a capo del restauro del capitalismo o, in una forma democratica di uno Stato operaio rivitalizzato, della transizione al socialismo.

Era necessario rompere con questo suggerimento e rivedere coscientemente l'idea che la rivoluzione politica coinvolgerà solo l'eliminazione dell'apparato statale burocratico-militare dello stalinismo. Piuttosto, The Degenerated Revolution avrebbe dovuto affermare che l'apparato statale bonapartista va annientato dalla classe operaia armata e organizzata nei propri consigli operai democratici. Solo dopo avere spezzato tutto il potere armato dell'esecutivo, la classe operaia dovrebbe porsi la questione riguardante l'eliminazione della burocrazia e l'impiego, dove necessario, di alcuni vecchi ufficiali nell'apparato del nuovo potere.

Esaminando la questione più da vicino, è chiaro che Trotsky introdusse una simmetria nelle sue ipotesi concernenti la "ripulitura dell'apparato statale." La rivoluzione politica, egli disse, coinvolgerà una "purga senza pietà", mentre il restauro del capitalismo "dovrebbe probabilmente espellere molte meno persone." Inoltre, nella sua terza ipotesi egli va oltre. Presume la possibilità che la burocrazia stalinista continui a capeggiare lo Stato e, attraverso la distruzione della proprietà nazionalizzata, si converta in una nuova classe di proprietari, cioè in una nuova borghesia.

Fin dal 1989, possiamo ormai dire che, anche nella terza ipotesi di Trotsky, la burocrazia stalinista avrebbe subìto una pulizia interna dovuta alle inevitabili scissioni e ai conflitti al suo intestini. In ogni caso, Trotsky argomentò che il rovesciamento dello Stato operaio degenerato lungo le linee di un restauro del capitalismo avrebbe, in tutti i casi, coinvolto una trasformazione minore della sovrastruttura statale che non durante una rivoluzione politica. Dal 1989 in poi, è stata la terza ipotesi di Trotsky a prevalere, o per lo meno una combinazione della prima con la terza.

Per esempio, la scissione di Eltsin con la nomenklatura nel '90 aiutò il ri-allineamento delle forze della restaurazione del capitalismo che stavano fuori della burocrazia (es. Chubais) intorno alla setta che, dopo il '91, isolò una frazione stalinista di vecchio stampo prima di co-optare elementi decisivi della burocrazia stalinista, es. Chernomyrdin, nel processo della restaurazione. Una simile combinazione occorse in Ungheria, in Serbia, in Croazia e in Slovacchia: la burocrazia interna sta giocando il ruolo decisivo descritto da Trotsky nella sua terza ipotesi. La controrivoluzione burocratico-borghese nell'Europa dell'est ha preso in mano l'apparato statale stalinista, l'ha purgato, e l'ha poi usato per spezzare quegli elementi dello Stato necessari per il sistema di amministrazione economica.

I forum parlamentari che possono esistere o meno, che possono essere stati o meno i mezzi attraverso i quali i restauratori presero il controllo dell'apparato statale sono, in'ultima analisi, di nessun'importanza. In più, che la frantumazione del sistema di amministrazione economica (organi di pianificazione e ministeri economici) accada con poca violenza, non ha nulla a che fare con l'essenza della cosa. Quello che ci interessa è che questo processo coinvolge un'inversione dialettica del processo necessario durante una rivoluzione politica proletaria. In quest'ultimo caso i soviet dovrebbero spezzare il potere esecutivo ed emendare gli organi dell'amministrazione economica.

 

Conclusioni

Quando Workers Power e l'Irish Workers Group scrissero il testo, avemmo differenze di opinione al nostro interno, riguardante cosa esattamente successe all'apparato statale borghese durante il rovescio del capitalismo da parte degli stalinisti. Fu "spezzato" nel senso marxiano? La maggioranza diceva che doveva essere accaduto per forza, credendo che il contrario equivalesse all'ammissione che un rovesciamento sociale sia possibile con la strada riformista. Una minoranza proponeva invece la posizione di questo articolo. Dopo una conferenza dell'IWG e Workers Power sui contenuti di The Degenerated Revolution, il dibattito cessò per più di dieci anni. Sotto l'impatto degli avvenimenti nell'Europa dell'est, che fecero sorgere di nuovo l'interrogativo: "a differenza dell'economia pianificata e dei partiti stalinisti, si dovrebbe spezzare l'apparato statale o sarebbe sufficiente semplicemente emendare le 'formazioni di uomini armati'?"

Il dibattito crebbe di nuovo nel '93. Questa volta alcuni compagni della vecchia maggioranza si unirono a quelli della minoranza. Dopo quattro anni di discussione interna, compresi due congressi ('94 e '97) e con molti documenti scritti da tutt'e due le parti, si giunse ad una definizione e fu corretto l'errore iniziale. Nessuna delle due parti chiamò in causa la designazione trotskiana dell'URSS (e degli altri stati stalinisti) come "Stato operaio degenerato".

E' chiaro che una tendenza rivoluzionaria è di buona salute quando riesce a studiare il proprio passato in modo critico. Se vogliamo che la dottrina non si trasformi in dogma, allora i/le rivoluzionari/e hanno l'obbligo di ripassare ogni loro teoria sotto la ribalta degli avvenimenti. Un dibattito serio e assai lungo ha permesso alla LICR di correggere un errore e quindi di riarmarsi politicamente. Nel processo di questo dibattito, tutte le parti si resero conto che nonostante le loro differenze esse erano legate ad un completo accordo sui compiti programmatici di fronte alla classe operaia successiva all'89. Anzi, da allora in poi non ci sono state divergenze riguardanti il programma della rivoluzione politica. Esso è basato solidamente sulla difesa degli stati contro l'imperialismo, la necessità assoluta dei soviet come strumenti della rivoluzione, l'eliminazione dell'apparato statale repressivo di tipo stalinista e l'erezione di un semi-Stato sul modello parigino e russo rivoluzionario.

Così The Degenerated Revolution si dimostrò un forte pilastro della LICR, capace di sopportare il peso di un importante ma ben circoscritta differenza teorica.