Il mito del Tibet

Dall'Impero a Mao, un popolo in gioco tra "modernizzazioni" di Pechino e interessi occidentali in Asia. La fuga del "giovane Buddha" dalla storia all'immaginario.

Enrica Collotti Pischel

La notizia della fuga dalla Cina del giovanissimo Lama Ugyen Trinley Dorje, terza autorità nella gerarchia delle reincarnazioni del buddhismo tibetano stata ritenuta molto ghiotta dai giornali italiani e viene considerata un grave scacco per il governo cinese che non sarebbe riuscito a impedirla, nonostante il proprio apparato militare.

Quest'interpretazione ignora che i cinesi non hanno mai fatto nulla per fermare la fuga dei rappresentanti politici e religiosi tibetani dalla Cina: nel 1959 l'intera classe dirigente tibetana, con alla testa il Dalai Lama si allontanò da Lhasa con una lunga fuga a piedi, nonostante il pattugliamento degli aerei da combattimento cinesi. Fa parte della politica delle autorità cinesi il pensare che gli avversari è sempre meglio tenerli fuori del paese che dentro, meglio lontani dai loro adepti che vicini. Se poi le circostanze equivoche di quest'ultimo episodio - cioè la mancata condanna di Pechino - possano far pensare a ipotesi di contatti con il Dalai Lama e di trattative di conciliazione, è difficile dirlo ora. Certamente il fatto che la grande organizzazione propagandistica che negli Stati Uniti (ma anche in Europa e nello stesso nostro scafato e realistico paese) sostiene la causa dell'indipendenza tibetana si sia buttata sull'episodio, non rende certo facile un'intesa: i cinesi sanno fare molto bene i compromessi e sono disposti a concluderli quando siano convenienti. Ma ritengono chedebbano essere cercati e raggiunti con la massima discrezione e comunque al difuori di pressioni che li possano far apparire come una resa a pressioni straniere.E non dimentichiamo mai che "straniero" per l'intera Asia orientale nell'ultimo secolo e mezzo ha significato umiliazione e asservimento: di essa fece parte anche il tentativo pi volte condotto di staccare il Tibet dalla Cina.

Il più povero

Molte cose dovrebbero essere dette a proposito del mito del Tibet che ha preso piede, anche nei ranghi della sinistra. Dal cinematografico "Shangri-la", al di fuori del tempo, dello spazio e del clima, alle ovvie seduzioni di turismo "estremo", dalle tendenze a vedere esempi validi in civiltà rimaste primitive e tagliate fuori dal processo della storia, alla sistematica disinformazione diffusa da potenti mezzi mediatici statunitensie al fascino che sugli occidentali delusi esercitano le religioni e le ideologie esotiche ed esoteriche, tutto confluito in un'affabulazione della quale sono stati vittime in primo luogo proprio i tibetani.

Certamente sono uno dei popoli più poveri del mondo, esposti a molteplici forme di oppressione: tra esse quella cinese è stata con ogni probabilità meno gravosa di quella esercitata dai monaci e dagli aristocratici, dei quali i pastori e i contadini erano fino al 1959 "schiavi", nel senso letterale del termine, in quanto sottoposti al diritto di vita e di morte dei loro padroni. Che poi tutti, ma con ben diverso vantaggio, trovassero conforto nel ricorso ad una delle forme più degradate di buddhismo (il buddhismo tantrico tibetano popolato di fantasmi e di incantesimi ha ben poco a che vedere con la meditazione intellettuale e la creatività artistica dello Zen), si può anche comprenderlo.

Per fare un minimo di chiarezza è necessario comunque precisare alcune cose. Il Tibet non stato "conquistato dalla Cina comunista nel 1950": dopo precedenti più discontinui rapporti, fu conquistato dall'impero cinese, nella prima metà del secolo XVIII e da allora stato considerato parte dello stato cinese da tutti i governi della Cina, anche dal Guomindang. La Cina (in cinese "Stato del Centro") è stato ed è uno stato multietnico nel quale è in corso da millenni un processo di trasferimenti di gruppi etnici e soprattutto di fusione dei gruppi periferici entro quello più importante che rappresenta nove decimi dei cinesi ed è sempre stato capace di offrire ai suoi membri una maggiore prosperità e i benefici di una cultura più concreta. Mettere in discussione la natura multietnica della civiltà e dello stato cinesi significherebbe mettere in moto la più spaventosa catastrofe degli ultimi secoli. Quella praticata dalla Cina non è mai stata una politica di "pulizia etnica" bensì di fusione entro un insieme non etnico ma contraddistinto da una comune cultura e da comuni pratiche produttive: più che sterminarle, i cinesi hanno comprato le minoranze. E' vero che i tibetani per ragioni geografiche sono, entro lo "Stato del Centro" il gruppo più lontano dalla comune cultura, però da 250 anni sono stati sempre governati da funzionari cinesi nominati dal governo centrale: giuridicamente e istituzionalmente ciò ha un senso. Gli inglesi all'apice del loro potere sull'India all'inizio del secolo XX intrapresero, tuttavia, una serie di manovre per staccare il Tibet dalla Cina e porlo sotto la loro influenza giungendo, nel 1913 a convocare una conferenza a Simla nella quale le autorità tibetane cedettero vasti territori all'India britannica. Nessun governo cinese ha mai accettato la validità di quella conferenza. Nel periodo precedente il 1949 il governo del Guomindang considerava il Tibet a pieno diritto, parte del proprio territorio, tanto che durante la Seconda guerra mondiale concedeva il diritto di sorvolo agli aerei alleati.

Il ruolo della Cia

Non ha quindi alcun senso dire che la Cina conquistò il Tibet nel 1950; nel 1950 le forze di Mao completarono in Tibet il controllo sul territorio cinese; nel 1951 fu raggiunto un accordo con il Dalai Lama per la concessione di un regime di autonomia. Verso il 1957, nel pieno dell'assedio statunitense alla Cina, i servizi segreti inglesi e americani fomentarono una rivolta dei gruppi di tibetani arroccati sulle montagne delle regioni cinesi del Sichuan e dello Yunnan, lungo la strada che dalla Cina porta al Tibet; i cinesi repressero certamente la rivolta con pugno di ferro: nelle circostanze internazionali nelle quali si trovavano e nel loro contesto etnico non era razionale pensare che si comportassero diversamente. Alla fine del 1958 i servizi segreti inglesiannunciarono, che all'inizio del 1959 essa si sarebbe trasferita a Lhasa e avrebbe cercato l'appoggio del Dalai Lama. Ed infatti ciò che avvenne: sullo sfondo della rivolta, il Dalai Lama dichiarò decaduto l'accordo per il regime autonomo e fuggì con la maggioranza della classe dirigente tibetana in India, dove costituì un proprio governo in esilio e il proprio centro di propaganda. Nessun governo al mondo ha riconosciuto questa compagine. Recentemente la Cia (i servizi segreti americani sono infatti obbligati a rendicontare prima o poi le loro spese di fronte ai contribuenti) ha ammesso di aver finanziato tutta l'operazione della rivolta tibetana.

Pechino: autonomia no

Dopo il 1959 il governo cinese spossessò monasteri e aristocratici e "liberò gli chiavi", iniziando una politica di modernizzazione forzosa (vaccinazioni, costruzione di opere pubbliche) e di formazione di una classe dirigente locale, figlia di schiavi, sottoposta a un bombardamento educativo razionalista e anti-religioso. Furono questi giovani che durante la rivoluzione culturale distrussero templi e monasteri, infliggendo gravi danni a un patrimonio culturale unico e a un'identità certo non abbandonata dalle masse.

Dopo la morte di Mao, i governanti cinesi hanno cercato di ristabilire i rapporti con i tibetani, migliorando le sorti economiche dell'altipiano ma importando anche gran numero di cinesi, non solo militari. Hanno anche trattato indirettamente con il Dalai Lama, che - politico asiatico molto scaltro - non chiede l'indipendenza, ma una più o meno larga autonomia: Pechino non ha mai tuttavia voluto concedere un reale autogoverno, che aprirebbe rischi di secessione e metterebbe in discussione tutti i rapporti etnici del vasto paese. Alle spalle del Dalai Lama si è sviluppato, intanto, un vasto insieme di interessi della classe dirigente tibetana che ormai è nata all'estero e vi ha ricevuto una formazione culturale moderna: è questa che chiede un'indipendenza che potrebbe essere ottenuta solo con una guerra spietata alla Cina e potrebbe essere innestata dal reclutamento di giovani guerriglieri in India - segnali "terroristici" in questo senso ci sono già stati. Erano proprio dissennati i governanti cinesi che ritenevano che l'attacco alla Serbia motivato dalla difesa dei "diritti umani" in Kosovo fosse in effetti la prova generale di un attacco alla Cina?

"Il Manifesto" del 9 Gennaio 2000

 

 

Cosa ha a che fare la CIA con il Dalai Lama?

 

di Sara Flounders

 

(da Workers World, Aug. 26, 1999 - Web: http://www.workers.org)

 

Il 14 agosto il Dalai Lama (DL) - figura di spicco del buddismo tibetano- era a New York in Central Park. In questa citta' era gia' apparso in tre incontri al Teatro Beacon (tutto esaurito) piu' altre occasioni in cui persone benestanti hanno potuto pagare fino a 1000 dollari un biglietto per poterlo ascoltare.

 

Il Dalai Lama, con il considerevole aiuto dei maggiori media, e' divenuto una figura di culto. Lo si chieda a chiunque si sintonizza abitualmente sulle radio-televisioni piu'importanti. Anche se non si interessa di politica, costui dira' che il Dalai Lama e' una persona buona, santa ed una "forza spirituale". Il suo nuovo libro "L'arte della felicita'", scritto assieme con Howard C. Cutler, e'stato pubblicizzato fino a che non e' entrato nella lista dei best-sellers per 29 settimane.

 

Ma il Dalai Lama e' veramente un uomo non-politico? Se cosi' fosse, perche' questo "santo" che si ritiene non ammazzerebbe un insetto, ha appoggiato i bombardamenti NATO sulla Jugoslavia? Le persone interessate alle questioni di carattere sociale dovrebbero sapere che, come Papa Giovanni Paolo II, il DL denuncia l'aborto, tutte le forme di controllo delle nascite e l'omosessualita'.

 

L'imperialismo USA ha molta esperienza nell'uso dei sentimenti religiosi

di milioni di persone. La CIA formo' un blocco unico con il Papa, che aveva l'appoggio di milioni di cattolici, per abbattere il socialismo in Polonia. Non dovrebbe stupire il fatto il DL sia utilizzato anche dalla CIA.

 

D'altro canto, le figure religiose che si oppongono agli USA sono demonizzate o diventano obbiettivi degli assassini - dall'Arcivescovo Romero in Salvador ai religiosi musulmani in Libano e Palestina/Israele.

 

Lo scorso anno Hollywood ha realizzato due importanti films sul Tibet. Gli Studios amano il DL, che, come si e' detto, incorpora lo spirito e le aspirazioni del popolo tibetano. I ricchi gruppi che ora controllano Hollywood - Disney e la Tristar - entrambi appoggiano l'organizzazione Free Tibet.

 

Hollywood glorifica la classe religiosa tibetana ed il suo presunto passato idilliaco allo stesso modo in cui "Via col vento " glorificava la classe dominate schiavista e razzista del vecchio sud.

 

Uno di quest film, "Sette anni in Tibet", e' stato basato su di un libro scritto da un nazista austriaco, Heinrich Harrer, coinvolto in alcuni dei crimini piu' brutali dei nazi-fascisti austriaci. Harrer fini' in Tibet durante la seconda guerra mondiale in missione segreta per l'imperialismo tedesco, che stava tentando di competere con l'imperialismo britannico in Asia. Egli fu accettato nel circolo piu' ristretto, fra la nobilta' tibetana.

 

# L'imperialismo e le culture indigene.

 

In tutto il mondo le societa' indigene dal Nord America, alla America Latina, l'Africa e l'Oceania sono state decimate. La ricca varieta' di culture e' stata scalzata, calpestata, ridicolizzata. I nativi sono stati sterminati in tutto il mondo da tutte le forze che adesso sembrano essere rispettosamente in adorazione della cultura tibetana.

 

Il Tibet e il buddismo tibetano sarebbero stati di scarso interesse per l'imperialismo britannico ed americano se non fosse stato per la grande rivoluzione cinese, che ha spazzato via tutto il vecchio mondo e la corrotta societa' feudale.

 

Questa e' stata una rivoluzione che ha coinvolto movimenti di massa di milioni di contadini poveri organizzati per la distribuzione delle terre e per la cacciata dei vecchi signori feudali. Tale grade sollevamento sociale ha liberato le energie creative e la partecipazione di un quarto dell'umanita'.

Tuttora pero' i media occidentali glorificano il vecchio Tibet.

 

# L'era della divisione della Cina e del suo dominio

 

Per oltre 100 anni, le potenze imperialiste dell'Europa occidentale ed il Giappone hanno mantenuto la Cina nelle sfere di loro influenza, proprio come l'Europa ha mantenuto l'Africa fra le sue colonie. Gli Stati Uniti allora si opponevano a questo, ma solo in quanto esclusi dall'accesso in Cina per i loro affari. Nell'ottocento la Gran Bretagna, potenza dominante, combatte' due

guerre contro la dinastia Manchu per il diritto al controllo sulla vendita

dell'oppio in Cina. Nel 1904 la GB lancio' una invasione su larga scala

del Tibet. Col trattato di Lhasa la Cina fu costretta a concedere due aree di commercio alla GB, e a pagare un ingente somma per riparare alle spese militari della guerra.

 

Nel 1949 l'armata Rossa era vicina alla sconfitta definitiva dell'esercito del Kuomintang del generale Chiang Kai-shek, aiutato dagli USA. Washington allora stava operando per far aderire il Tibet all'ONU come paese indipendente. Gli sforzi fallirono perche' il Tibet e' considerato da oltre 700 anni come provincia cinese, ed anche il Kuomintang asseriva che la Cina includesse il Tibet e l'isola di Taiwan.

 

Oggi mentre l'imperialismo USA cresce e diventa sempre piu' aggressivo, esso si sta muovendo su vari fronti per forzare la separazione dalla Cina del Tibet, di Taiwan e della provincia occidentale del Xinjiang.

 

Proprio come nei Balcani e nella ex-Unione Sovietica, le grandi corporations americane supportano ed incoraggiano i separatisti per rompere e controllare completamente le aree del globo che precedentemente erano libere dal dominio imperialista.

 

# La vita nell'antico Tibet.

 

Il Tibet pre-rivoluzionario era una regione totalmente sottosviluppata. Non possedeva alcun sistema viario. Le sole piste erano quelle della preghiera. Era una teocrazia feudale basata su agricoltura, servitu' e schiavitu'.

 

Oltre il 90% della popolazione era senza terra e ridotta in servitu'. Erano legati alla terra ma senza alcuna proprieta'. I loro figli erano registrati fra le proprieta' del loro Signore.

 

Non vi erano scuole, eccetto i monasteri in cui (pochi) giovani studiavano canti. Il totale degli studenti presenti in scuole private era di 600 studenti. L'educazione per le donne era totalmente sconosciuta. Non vi era alcuna forma di assistenza sanitaria, non vi erano ospedali in tutto il Tibet.

 

Un centinaio di famiglie nobili e gli abati dei monasteri - anche essi membri di famiglie nobili - possedevano tutto. Il Dalai Lama viveva nelle 1000 stanze del palazzo di Potala. Tradizionalmente era scelto nella sua infanzia fra i giovani delle famiglie potenti. Egli rimaneva poi come un pupazzo sotto il controllo del notabilato che lo seguiva.

 

Per il contadino medio la vita era breve e misera, il Tibet aveva il piu' alto tasso di tubercolosi e mortalita' infantile nel mondo. Oggi il Tibet ha 2380 scuole primarie, moltissime scuole professionali e l'istruzione si svolge in lingua tibetana. Vi sono oltre 2000 dottori, 95 ospedali cittadini e 770 cliniche.

 

# La lotta di classe in Cina.

 

Nel 1949 la Rivoluzione Cinese stabili' primariamente che il Tibet fosse una regione autonoma con molti piu' diritti di quanti ne avesse mai avuti in precedenza. La politica del PC Cinese fu quella di attendere che si sviluppassero

le condizioni fra le classi oppresse tibetane per il sollevamento e la cacciata del regime feudale.

 

La schiavitu' fu dichiarata fuorilegge solo dal 1959, 10 anni dopo la Rivoluzione. Cio' avvene dopo un grande movimento di massa che isolo' il Dalai Lama. E' vero, comunque , che il PC cinese abbia sfidato gli antichi costumi tibetani.

 

Prima di tutto il governo cinese pago' un adeguato salario a tutti coloro che lavorassero alla costruzione delle strade. Cio' distrusse totalmente l'usanza della servitu'. Prima di cio' un servo poteva sopravvivere lavorando per il Signore: non per guadagnare ma per il cibo.

 

Ancora piu' rivoluzionario fu pagare i ragazzi e gli ex-schiavi per frequentare le scuole; essi furono anche dotati di libri, vitto e alloggio.

Nelle famiglie piu' disperate avevano dovuto lavorare anche i bambini

per sopravvivere. La nuova politica rivoluzionaria sollevo' per la prima

volta il livello economico delle classi piu' oppresse di questa societa'

cosi' rigida.

 

# La Cia mobilita le resistenza delle classi-dominanti

 

Dal 1955 la CIA inizio' a costruire un esercito controrivoluzionario in Tibet, molto simile ai Contras in Nicaragua e, piu' recentemente, al finaziamento ed addestramento dell'UCK in Kosovo.

 

Il 16 agosto 1999 su Newsweek e' apparso l'articolo "Una guerra segreta sul tetto del mondo - i monaci e l'operazione segreta della Cia in Tibet", nel quale si descrivono in dettaglio le operazioni CIA dal 1957 al 1965.

 

Analogamente, il principale articolo del Chicago Tribune del 25 gennaio 1997 descriveva lo speciale addestramento dei mercenari tibetani a Camp Hale nelle Montagne Rocciose in Colorado, per tutti gli anni '50.

 

Tali mercenari furono paracadutati in Tibet. In accordo ai famigerati "articoli del Pentagono" ci sono stati almeno 700 di questi voli negli anni 50. Furono usati C-130, come piu' tardi in Viet-Nam, per portare munizioni ed armi. Vi erano anche basi speciali a Guam e ad Okinawa, dove furono addestrati soldati tibetani. Gyalo Thumdup, fratello del Dali Lama, segui' le operazioni, e non era certo un mistero. Se ne faceva un vanto.

 

Il Chicago Tribune aveva titolato "La guerra segreta della Cia in Tibet" ed afferma in modo chiaro che "ben poco sulle operazioni Cia in Himalaya e' veramente segreto, eccetto forse ai contribuenti USA che le hanno finanziate".

 

La CIA diede una rendita annuale speciale di 180000$ al Dalai Lama per tutti gli anni 60; questa e' ora una piccola fortuna in Nepal, ove aveva organizzato un esercito ed un governo virtuale in esilio. Gli USA hanno anche organizzato delle radiostazioni per proiettare in Tibet l'"immagine" del DL come quella di un dio-re.

 

Ralph McGhee, che ha scritto molti articoli sulle operazioni CIA, e mantiene anche un sito web, ha descritto in dettaglio come la "compagnia" abbia prosso il DL. L'ufficio CIA NATIONAL EDOWDMENT for DEMOCRACY ha procurato denaro per un fondo per il Tibet, per la Vove del Tibet, e per la campagna internazionale per il Tibet.