Edizioni
di Ar: recensioni
recensioni, articoli e commenti apparsi
su quotidiani e riviste
per consultare il catalogo delle
Edizioni di Ar: Catalogo
con Note
Che c'entra Pound con i Beat?,
[...]Il libro vuol trovare quel legame che unisce
il grande poeta alla Beat Generation, fatto più
di palpiti, di emozioni e di desideri, che di
riscontri filologici, come nella sua prefazione
avverte Anna k. Valerio. Pound non parla mai,
se non per qualche raro monosillabo, eppure mostra
di apprezzare la conversazione di Ginsberg. Questi
vede in Pound l'iniziatore di un viaggio mistico
da percorrere in solitudine, da esprimere con
la rarefatta bellezza della parola poetica che
riesce ancora a trasfigurare la realtà[...]
Recensione 'Pound Beat. Ezra Pound e la Beat
Generation, Libreria Ar.
Pietrangelo Buttafuoco, Il Domenicale, sabato
24 gennaio 2004
La storia dei collegamenti tra Pound e i poeti
beat è tutta da raccontare, e un primo
interessante contributo viene da Alessandro Tesauro,
autore del recentissimo Pound Beat. Ezra Pound
e la Beat Generation. L'influenza di Pound è
tutt'altro che trascurabile: Ginsberg lo venera,
Ferlinghetti lo cita nelle sue poesie, Kerouac
lo giudica troppo pretenzioso, e Snyder si proclama
pubblicamente suo debitore. I motivi di questa
affinità sono evidenti:...la venerazione
per la natura e l'impulso a denunciare i più
gravi crimini contro l'umanità: guerre
e usura.
Recensione 'Pound Beat. Ezra Pound e la Beat
Generation, Libreria Ar.
Luca Gallesi, nel "Giornale", mercoledì
28 gennaio 2004
Ezra Pound, un precursore della
Beat Generation?
Probabilmente William Blake aveva ragione quando
scrisse che "senza contrari non c'é
progresso", come dimostra il frequente ma
inaspettato intrecciarsi di vite e vicende apparentamente
lontanissime. E' quindi un incontro sorprendente
ma inevitabile, quello tra Ezra Pound e i poeti
beat, come racconta Alessandro Tesauro nell'elegante
volumetto 'Pound Beat. Ezra Pound e la Beat Generation'
appena pubblicato dalla Libreria Ar di Salerno
(pagine 48, euro 5) con una nota introduttiva
di Anna K. Valerio. Fino al 1956 l'autore dei
Cantos è rinchiuso in un manicomio criminale
di Washington mentre fuori monta una contestazione
che non è solo letteraria ma anche esistenziale
e politica: il movimento beat. I beat si ribellano
ai ritmi di vita e alle abitudini della società
altamente industrializzata e consumistica che
è uscita vincitrice dalla seconda guerra
mondiale [...]
'Pound Beat' riporta le testimonianza di questi
incontri (tra Pound e Ginsberg), con un Gisberg
pieno di entusiasmo di fronte a un Pound già
chiuso nel tempus taciendi:..."anche in politica
avete colto nel segno - gli racconta Ginsberg
- lo vediamo giorno dopo giorno nel Vitnem. Voi
ci avete spiegato chi è che trae profitto
dalla guerra. Addirittura, nel libro Allen Verbatim,
Ginsberg dà pubblicamente credito a Pound
"di aver smascherato e demistificato la natura
delle banche e del denaro, dimostrando che l'intero
sistema finanziario è un allucinazione,
un gioco d'azzardo [...]
Recensione 'Pound Beat. Ezra Pound e la Beat
Generation, Libreria Ar.
Luca Gallesi in 'Avvenire', 21 gennaio 2004
[...] In una serie di scritti che vanno dal 1929
al 1964, Baeumler ingaggiò una lotta culturale
per ricondure Nietzsche nel suo alveo naturale
di pensatore storico e politico, sottraendolo
ai tentativi di quanti - allora come oggi -, insistendo
su interpretazioni metafisiche o psicologizzanti,
avevano inteso e intendono disinnescare le potenzialità
dirompenti della visione del mondo nietzscheana,
al fine di ridurla a un innocuo caso intellettuale.
Ora questi scritti di Baeumler vengono riuniti
e pubblicati dalle Edizioni di Ar sotto il titolo
L'innocenza del divenire, in un'edizione di alto
valore filologico e documentale, ma soprattutto
filosofico e storico- politico. Un evento culturale
più unico che raro nel panorama dell'editoria
colta italiana (...) Pubblicare Baeumler - come
le Ar hanno fatto anche coi precedenti Estetica
e Nietzsche filosofo e politico - significa lasciare
tracce eloquenti di quel contro-pensiero intimamente
radicato in quell'anima europea e incardinato
sulla denuncia del modernismo progressista come
finale maschera del caos [...]
recensione a Alfred Baeumler, L'innocenza
del divenire, Edizioni di Ar
Luca Leonello Rimbotti. 'Linea',
1 dicembre 2003
Questo libro è un audace percorso che tenta
di ricostruire l'esperienza politica e culturale
di Franco Freda [...] Si susseguono pagine dense
che hanno la forza e il coraggio di far emergere
con chiarezza e forza evocativa, al di là
del dato puramente umano, l'atmosfera della destra
radicale, un'esperienza che si fa manifestazione
storica di forme ideali che danno sostanza agli
eventi [...].
recensione a Chiara Stellati, Una ideologia dell'Origine.
Franco Freda e la controdecadenza, Edizioni di
Ar
Sal. Sant., 'Area', ottobre 2003
L'ultimo Evola
[...] Gli ultimi [articoli evoliani raccolti in
volume -ndr] sono appena usciti da Ar con le introduzioni
di due tra i più solidi e penetranti studiosi
evoliani, Roberto Melchionda e Piero Di Vona.
Raccolgono i testi di Totalità, Il Borghese,
la Destra, pubblicati in un periodo che va dal
gennaio 1967 all'aprile-maggio 1974, cioè
sino a poco prima della morte. Fra le tre riviste
Totalità è la meno nota. Tra il
'67 e il '68 la fece uscire a Firenze Barna Occhini,
che aveva già diretto Italia e Civiltà
durante la Repubblica sociale. I suoi più
stretti collaboratori furono Melchionda e il pittore-scrittore
Sigfrido Bartolini, di cui sono ora riprodotte
le incisioni originali per gli articoli di Evola.
[...].
I recenti venti di guerra riportano ad un altro
testo evoliano, Metafisica della guerra, splendidamente
curato, sempre per le Ar, due anni fa da Roberto
Melchionda raccogliendo scritti apparsi tra il
1935 e il 1950 [...]. Osserva Melchionda che militò
giovanissimo a Brescia nella Brigata Nera alpina
Tognù: "il singolo combattente può
vincere la sua guerra interna anche nella sconfitta
dell'esercito in cui milita oppure perderla nella
vittoria di questo" [...].
Recensioni a J. Evola, I testi di Totalità,
Il Borghese, la Destra; J. Evola, Metafisica
della guerra; Edizioni di Ar
Gianno Accame, 'Area', maggio
2003.
L'Imperatore che inventò il Natale.
Il culto solare di Adriano al tramonto dell'Impero.
[…] Adriano, energica tempra di soldato e di organizzatore,
riuscì a sanare sul campo la disgregazione
dell'Impero romano e avviò una serie di
riforme sociali per contrastarne il declino, per
confermare il ruolo di guida sopranazionale delle
genti. Il culto solare che egli affermò
inaugurando il 25 dicembre del 274 un tempio al
Sol Invictus in Campo Marzio fu appunto all'insegna
dell'univetà e dell'universalità.
Recensione a Beniamino di Dario, 'Il sole invincibile',
Edizioni di Ar.
Alfonso Piscitelli, 'Linea', 28 maggio
2003.
Arrivano dalle Ar stilettate anticonformiste.
Una casa editrice e un bel po' di libri da segnalare.
Tutti di qualità, e che dunque val la pena
di leggere, perché c'è dentro qualcosa
che arriva al cuore e al cervello, e che resta.
Le edizioni sono quelle di Ar: corazza scintillante,
provocazioni, eresie, profilo politico-ideologico
che più 'scorretto' non si può,
ma anche gusto filologico, accuratezza formale,
proposte intelligenti. Indossare la divisa della
radicalità, ma farlo con stile: non è
da tutti. Bene dalle Ar ci arriva fresco fresco
il Buttafuoco del 'Foglio', sicurissimi, geniale
e sregolato: godetevi i suoi ritratti d'autore
con connesse divagazioni d'ingegnoso umore, la
malpensante penna potrà farvi arrabbiare,
ma non scrive con inchiostri annacquati. Hanno
bei colori vividi: è un piacere vederli
ferire e far fiorire la pagina. […] Andiamo avanti
con una raccolta di scritti di Julius Evola: articoli
apparsi su tre testate 'militanti', dal nome glorioso
[…] ed Evola […] è sempre chiaro nelle
sue argomentazioni. E lungimirante. Non spaccia
patacche ma auree nicchie di sapienza e intelligenza
politica: leggere per credere. Suggestivamente
'anacronistiche' le pagine di Adriano Segatori,
psichiatra-psicoterapeuta di Gorizia. […] In questo
libro c'è un uomo di scienza che parla
di comunità -che è bellezza, kairos,
persona, destino, sacro, differenza e dono, trascendenza
ed essere,- e società -che è funzionalità,
Chronos, contatto, individuo, laicità,
omologazione e scambio, immanenza e divenire-
[...]».
Recensioni a P. Buttafuoco, 'Fogli consanguinei';
J. Evola, 'I testi di Totalità,
Il Borghese, La Destra'; A. Segatori, 'La
comunità vivente'; Edizioni di Ar
M. Bernardi Guardi, 'Il Secolo d'Italia',
22 maggio 2003.
La critica della globalizzazione presenta, com'è
noto, anche un versante di destra. Anzi, la destra,
prima che la sinistra, può vantarne la
primogenitura, almeno per quanto concerne le declinazioni
antiamericane, la salvaguardia delle differenze,
ecc. […] il saggio di Paliaga costituisce uno
dei lavori più seri finora pubblicati a
destra -almeno nella destra italiana- sull'argomento
[...]».
Recensione a Simone Paliaga, L'uomo senza meraviglia.
La globalizzazione nell'epoca della rete'.
Edizioni di Ar.
F. Germinario, 'L'Indice', n. 5/2003
«[...]comprende gli articoli usciti su uno
dei due quotidiani […] cui Evola collaborò
stabilmente, lungo quasi un decennio, dal 1933
al 1942. Di particolare interesse sono gli articoli
del biennio 1933-35, parecchi dei quali dedicati
alla situazione politica tedesca. […]Evola scommette,
insomma, sulle fortune politiche e intellettuali
di quel settore dello schieramento tedesco vicino
alle movenze della Konservative Revolution, cercando
invano di diffonderne le posizioni in terra fascista
italiana [...]».
Recensione a Julius Evola, 'I testi del Corriere
Padano', Edizioni di Ar.
F. Germinario, 'L'Indice', n. 5/2003
Il volume, rielaborazione di una tesi di laurea,
coniuga la biografia politica, le fin troppo note
vicende giudiziarie e un'esposizione delle posizioni
politiche di colui che possiamo ben definire il
teorico più rappresentativo, da almeno
un ventennio, del radicalismo di destra italiano.
[…] non v'è dubbio che si tratti di un
lavoro onesto e documentato.
Recensione a Chiara Stellati, 'Una ideologia
dell'Origine. Franco Freda e la Controdecadenza',
Edizioni di Ar.
F. Germinario, 'L'Indice', n. 5/2003
«[...] Raccolta di scritti significativa,
inoltre, per comprendere anche come la destra
affronta il Sessantotto e gli anni successivi,
nonché gli argomenti di cui in quegli anni
si discuteva in quest'area politica [...]».
Recensione a Julius Evola, 'I Testi di Totalità,
Il Borghese, La Destra', Edizioni di Ar.
F. Germinario, 'L'Indice', n. 5/2003
«[...] questo giornale chiese a Pietrangelo
Buttafuoco, nostro illustre collaboratore e critico
della democrazia, di scrivere un'inchiesta sulle
"obiezioni alla democrazia". Le democrazie
sono forti se sanno inglobare e criticare le obiezioni
forti che le riguardano (non quelle di comodo,
retoriche). Quell'inchiesta è stata pubblicata
di recente dall'editore Franco Freda (avete letto
bene) con il titolo "Fogli consanguinei".
E il direttore di questo giornale ha avuto il
piacere di scriverne una breve prefazione [...]».
'Il Foglio', 8 maggio 2003
Un fascista. Estetizzante. Uno di quelli che
non teme di dirlo. Ricciolo, siculo, ancora giovane
e vigoroso per potersi permettere un triplo salto
mortale dentro il cerchio di fuoco delle patrie
lettere democratiche. Un frondista del politicamente
corretto. Frondista del regime liberaldemocratico.
Del regime lib-lab. Del regime liberalriformista.
Insomma un antagonista. Ma da tenere in conto.
Assicura il suo direttore Giuliano Ferrara, perché
il «fascismo di questo straordinario scrittore
civile funziona da anni come un antitodo allo
sperpero retorico della nostra democrazia repubblicana,
e delle idee universali ad essa collegate».
Ma Pietrangelo Buttafuoco, […] riesce a non esaurirsi
nella prosa pur feconda del pensatore inattuale,
nella prosa rococò e civettuola del giornalista
di successo. Sotto l’arzigogolo, l’ironia quotidiana,
il pensiero naviga lontano dai corsivisti improvvisati
figli degeneri della televisione, scandaglia e
conserva le ultime luci di una cultura che fu
[...]».
Recensione a P. Buttafuoco, ‘Fogli consanguinei’,
Edizioni di Ar.
‘Il Domenicale’, 3 maggio 2003-05-05
Uno sguardo oltre le democrazie
… A Pietrangelo Buttafuoco, giornalista de “Il
Foglio”, l’audacia della denuncia scolpita con
uno stile fiammeggiante che riecheggia il gusto
degli sperimentalismi d’avanguardia non manca.
Lo spirito guascone di mettere il dito nelle piaghe
non rimarginate della nostra società non
lo abbandona.
La democrazia, che da anni è l’ansiolitico
che placa i tremori e i timori di molti, il placebo
che risolve ogni cosa, è ormai diventata
lo scacciapensieri che ammanisce tranquillità.
Basta pronunciarne le sillabe e già il
loro suono infonde quiete e rassicurazione. […]
Tra Franco Freda, Luciano Canfora, Ulderico Nisticò,
Massimo Fini, lo skin Brunico, Domenico Fisichella,
Geminello Alvi e Carmelo Bene le sintonie difettano.
Le conversazioni tra loro e Buttafuoco comunque
sono un esercizio -non solo di stile- indispensabile
per rapportarsi alla democrazia non alla stregua
di un portafortuna da carezzare nei momenti di
difficoltà ma come una possibilità
tra molte altre. E come possibilità può
affinarsi e modificarsi. Lo conferma lo stesso
Ferrara nella prefazione: “la democrazia non è
un sofisma né un obbligo ma una possibilità”.
Ha bisogno di obiezioni, non è una conquista
data una volta per tutte, un traguardo raggiunto
in cui accoccolarsi [...]».
Recensione a P. Buttafuoco, ‘Fogli consanguinei’,
Edizioni di Ar.
S. Paliaga, ‘Linea’ del 24 aprile 2003
Frithjon Schoun, nel suo pregevole volume "La
Tradizione dei Pellirosse", (Edizioni di
Ar), introduce, tra gli altri, un momento di discussione
di grande interesse, cioè quello di ipotizzare
uno 'sciamanesimo pellirossa'. L'autore impiega
questo concetto essenzialmente per identificare
la posizione della cultura spirituale "americoide"
nel contesto delle famiglie tradizionali (ovvero
ataviche e fondatrici) dell'umanità. […].
Recensione a Frithjon Schoun, "La Tradizione
dei Pellirosse", Edizioni di Ar.
M. Iodice, 'Il Salernitano', 11 aprile
2003
Obiezioni alla democrazia, del tipo più
temibile: non di quelle che l’avvalorano accettandone
l’ipocrita gioco delle libertà di espresione,
ma temibili perché figlie di una visione
“estetica” della libertà che è conseguenza
di una visione elitaria e aristocratica della
società e delle sue espressioni contemporanee
[...] Atti di acusa, senza alcuna ombra di virulenza
o astio verso un modello di società ma
piuttosto attestazioni di approvazione verso modelli
alternativi che si ricollegano a più ancestrali
forme di ragionamento e di pensiero.
Recensione a Pietrangelo Buttauoco, 'Fogli
consanguinei', Edizioni di Ar.
M. Iodice, ‘Il Salernitano’, 5 aprile 2003
Nato come tesi di laurea presso l'Università
degli Studi di Perugia questo volume ha il merito
di inquadrare in chiave storica, con l'ausilio
di materiali spesso di difficile reperibilità,
la vicenda politico-intellettuale di Franco Freda,
teorico (a metà strada tra Evola e Juenger)
di una destra aristocratica ed "integrale",
antiborghese e "rivoluzionaria". Asettico
e ricco di informazioni. Utile per chi si occupa
della complessa (e sinora mal studiata) vicenda
della destra italiana del secondo dopoguerra,
autentico labirinto di posizioni e correnti, spesso
tra loro inconciliabili.
Recensione a Chiara Stellati, Una ideologia
dell'Origine. Franco Freda e la controdecadenza,
Edizioni di Ar.
Ideazione, gennaio/febbraio 2003
Jack London visionario incantato.
«[...]chi ancora nutra riserve sull'avventura
spirituale dell'eroe di 'The star rover' (1915),
sarà persuaso dall'eccellente nota che
Fabrizio Sandrelli, traduttore del romanzo, ha
apposto in appendice al volume [...] London intendeva
scrivere un 'pamphlet' contro la pena di morte
e l'ipocrisia del sistema carcerario. Ma la sua
attrazione per il numinoso, il misterioso e il
soprannaturale ebbe la meglio. E quella goccia
di irrazionalismo presente nella sua vena sin
dalle prime prove letterarie [...] si profuse,
un anno prima della sua morte, nella più
visionaria delle sue storie.
Recensione a Jack London, Il vagabondo delle
stelle, Il Cavallo alato - Edizioni di Ar
Il Domenicale, 8 febbraio 2003
«[...]Beniamino M. di Dario col suo 'Il Sole
Invincibile" traccia un quadro, inedito e
completo, della grande figura di Imperatore romano,
che meriterebbe ben altra conoscenza e 'culto'
[...] .Aureliano, che eresse il 25 dicembre 274
in Campo Marzio, un tempio dedicato al Dio Sole,
rinnovò in una Roma dimentica delle sue
origini pagane, una sensibilità primordiale
[...]».
Recensione a Beniamino M. di Dario, Il Sole
Invincibile. Aureliano riformatore politico
e religioso, Edizioni di Ar
Mariano Iodice, Il Salernitano, 7 febbraio
2003
«[...]non si tratta quindi di ristampe "da
amatore", ma per studiosi e per coloro che
intendono meglio comprendere il metodo tradizionale
applicato alle vicende dell'epoca moderna [...]
l'uscita per la collana "Testi" delle
Edizioni Ar, degli articoli apparsi su 'La Rassegna
Italiana' e il 'Conciliatore', offre al lettore
un panorama più ampio su periodi differenti
[...] Ristampe interessanti, quindi, per conoscere
testi che altrimenti sarebbero stati condannati
all'oblio.
Recensione a Julius Evola, I testi della Rassegna
Italiana e I testi del Conciliatore, Edizioni
di Ar.
Manlio Triggiani, Vie della Tradizione,
ottobre-dicembre 2002.
“Il volume raccoglie gli articoli pubblicati
lungo un quindicennio (1958-1973) appunto sul
‘Conciliatore’. La nostra impressione è
che si tratti dell’Evola migliore, nel senso che
il filosofo ha occasione di puntualizzare alcune
posizioni già espresse nei suoi libri (Gli
uomini e le rovine, Cavalcare la tigre, ecc.).
C’è tutto Evola, insomma. Quello che polemizza
contro una destra che, a suo avviso, non svolge
appieno le funzioni di roccaforte della Tradizione;
e c’è quello che polemizza con il mito
di Gentile, anzi con i mediocri lettori di Gentile
che si annidano nel Msi. Non mancano neanche l’Evola
polemico con l’opera di mitologizzazione del fascismo
condotta dai settori più nostalgici del
neofascismo, e infine l’Evola monarchico. Si faccia
attenzione alla critica evoliana dello stato totalitario”.
Recensione a Julius Evola, I testi de Il Conciliatore,
Edizioni di Ar
Francesco Germinario, L’Indice, n°
9, settembre 2002
“Un’edizione italiana dello scritto di Drieu era
già uscita vent’anni fa. Quest’ultima ci
sembra ben più organizzata sotto l’aspetto
editoriale, avvalendosi anche del testo francese
a fronte. È il Drieu ideologicamente irrequieto.
Non a caso il racconto è ambientato nella
Russia zarista e della guerra civile, con il protagonista,
una spia di professione, che deve barcamenarsi
fra i rossi e i bianchi. Fino a rifiutare ambedue
gli schieramenti. Insomma, il Drieu ribelle e
anarcoide, quello del socialismo fascista, che
tanto ha affascinato la Destra del Novecento”.
Recensione a Pierre Drieu La Rochelle, L’agente
doppio, Edizioni di Ar
Francesco Germinario, L’Indice, n°
9, settembre 2002
“«[...]Siamo testimoni in questi ultimi anni
dello sfarinarsi del tessuto connettivo che tiene
insieme le comunità. Il legame sociale
diviene simulacro di se stesso: ovunque prevalgono
le sue mistificazioni funzionalistiche. Da organismo
vivente si traduce in organizzazione meccanica.
Per descrivere questa trasformazione Segatori
innova il lessico impiegato di solito e ondeggiante
tra l’uso del termine comunità e quello
di società. Per provare a cogliere le inedite
innervature della questione l’autore adotta due
termini tratti dal lessico della fenomenologia,
Leib e Körper. Il Körper sta a indicare
la rete societaria, richiamandosi al significato
originario che lo legava al corpo biologico. Un
corpo biologico, figlio della rivoluzione scientifica,
in cui le sue componenti collaborano per imposizione.
[...] Diverso quanto accade nella comunità.
Essa si identifica con il Leib, il corpo esistenziale,
che non tende alla sopravvivenza ma alla vita.
Rifiuta quanto è uniformizzante. Nel suo
seno si custodisce la memoria [...]”.
Recensione a Adriano Segatori, La comunità
vivente, Edizioni di Ar
Simone Paliaga, l’Officina, n° 7-8,
2002
«[...]In “La comunità
vivente” vengono messi in luce i processi di degradazione
e degenerazione che ci hanno portato a questa
società (anzi, che ci hanno fatto passare
dalla comunità alla società), e
finalmente non si individuano, come sono soliti
fare gli asfittici e ”alternativi” frequentatori
dei salotti radical-chic, nelle singole decisioni
di qualche uomo d’affari dedito alla politica.
Come fa notare Segatori infatti “sarebbe assurdo
cercare, nell’epoca attuale, una causa unica di
deterioramento che porti matematicamente ad un
effetto definitivo e consequenziale”. Bisogna
invece “decodificare i segni e le indicazioni
del più piccolo avvenimento, inserirlo
nella sfera storica in cui si forma e (...) dare
un significato alla sua apparizione e al suo sviluppo”:
dall’ipocrisia della de-ideologizzazione, che
troppo spesso diventa mancanza di ideali e di
riferimenti, mancanza estremamente funzionale
al sistema, al decadimento del ruolo della cultura
quale capacità di critica autonoma, di
creatività e libertà a favore della
mera e tecnica istruzione, che serve ad “uniformizzare
le capacità produttive in base alle esigenze
del mercato e della produzione”. E poi si parla
del lavoro, della politica, del sacro, di un mondo
che sta sempre più inesorabilmente appiattendosi,
troncando ogni anelito e respiro più profondo.[...]».
Recensione a A. Segatori, La comunità
vivente, Edizioni
di Ar
Vicsia Portel, Voce Isontina, 27 luglio
2002
«[...]L'angolo visuale di questa
analisi è sicuramente originale, in quanto
l'autore è uno psichiatra-psicoterapeuta.
Particolarmente interessante è dunque l'approccio
alla problematica del tramonto della comunità
: una denuncia spietata di come il sistema su
cui si regge la società moderna tenda a
negare "la patologia dell'ambiente di vita
patologizzando la forme del malessere"[...]».
Recensione a A. Segatori, La comunità
vivente, Edizioni
di Ar
La Padania, 13 luglio 2002
«[...] Una critica della globalizzazione
e del mondialismo proviene da un docente, Giovanni
Damiano, che in 'Elogio delle differenze' traccia
una critica analizzando le basi stesse della globalizzazione.
Insomma, non si tratta solo della confutazione
della globalizzazione in quanto tale, ma anche
dell'analisi dei valori che sono il sostrato e
di ciò che intenderebbe distruggere [...]
Damiano sottolinea e spiega con incisività
come la globalizzazione sia la volontà
di imporre un modello egemone che si estende dalla
politica (ricordate le guerre umanitarie?) al
diritto (ricordate le operazioni umanitarie di
pulizia?) dalla cultura al costume [...] Ma Damiano
svolge un'analisi che comprende la ricerca dei
presupposti giuridici della globalizzazione: diritti
dell'uomo e visione cosmopolita della vita, e
riferimenti politici, filosofici, che hanno gettato
le basi di questo progetto di egemonia.
Recensione a G. Damiano, Elogio delle differenze,
Edizioni
di Ar
M. Triggiani, La gazzetta del mezzogiorno,
14 luglio 2002
«[...] Oggi la storia inventata
sta prendendo forma nella realtà: Non si
tratta più delle qualità di scrittore
di Raspail, della sua potenza evocativa o della
pregevolezza letteraria. Esistono tutti gli ingredienti
perché si tramuti nella vita di tutti i
giorni. E’ presente anche la volontà, la
volontà di coloro che desiderano rendere
il mondo un solo grande mercato, è l’aspetto
economico del mondialismo, la globalizzazione,
che non fa altro che favorire tali flussi migratori
impovrendo sempre di più i paesi poveri
e gettando in questo modo le premesse ideali all’immigrazione.
Raspail narra dell’avvento della società
multirazziale con trent’anni di anticipo e con
orrendo realismo. Leggere il suo libro equivale
ad una doccia gelata dopo essere stati immersi
per anni in una vasca da bagno stracolma di acqua
bollente e di dogmi. E’ rigenerante.
Recensione a J. Raspai, Il Campo dei Santi,
Il Cavallo alato (Edizioni
di Ar)
Eleuteros, Rinascita, 5 maggio 2002.
«[...] Un libro poco reclamizzato
ricostruisce il rapporto tra mondializzazione,
globalizzazione e progetti delle multinazionali.
Il libro intende dimostrare, con l’ausilio di
una cospicua documentazione, che nel 1992 fu avviata
nei confronti dell’Italia, da ambienti politico-economici
internazionali, un’azione per ridimensionarne
il peso economico. L’Italia era, nell’Europa e
nel mondo di allora, una Grande Potenza che contendeva
all’Inghilterra il quinto posto...Ciò -
secondo l’autore- dava fastidio da un lato alla
Germania, che doveva affrontare gli enormi costi
dell’unificazione e dell’estensione delle sue
aree d’influenza politico-economica nell’Est europeo,
dall’altro, ai paesi in cui operavano le centrali
internazionali della Finanza, quali la Gran Bretagna
e gli Stati Uniti, che incontravano fortissimi
ostacoli a penetrare in Italia. Ostacoli dovuti
al sistema politico e la sistema finanziario-produttivo.
Entrambi gli ostacoli sono stati rimossi: il sistema
politico, con la vicenda ‘Mani Pulite’, che presenta
ancora molti lati oscuri sulla sua genesi e sul
suo substrato; il sistema finanziario-produttivo,
con le ‘privatizzazioni che hanno eliminato pressoché
totalmente le partecipazioni statali, il sistema
creditizio, le assicurazioni quali il Gruppo INA
[...]»
Recensione a A. Venier, Il disastro di una
nazione. Saccheggio dell’Italia e globalizzazione
Edizioni
di Ar
N. Mollicone, La meta sociale, 8 aprile
2002.
«[...] Il libro è frutto
di studi sulle istituzioni religiose, giuridiche,
linguistiche ed economiche. E non a caso, in ogni
capitolo, è riportato il raffronto fra
le realtà greca, romana, celtica e germanica
[...] Jean Haudry sottolinea che 'essendo pluralista
e diversificata, la religione indoeuropea è
per sua natura tollerante'; in altre parole l'atteggiamneto
nei confronti dell'altro non era quello tipico
del proselitismo, dell'evangelizzazione, ma si
basava sulla convinzione che ogni gruppo custodisce
i propri riti , la propria tradizione senza avere
la finalità di divulgarli.[...]»
Recensione a J. Haudry, Gli Indoeuropei,
Edizioni
di Ar
M. Triggiani, La Gazzetta del Mezzogiorno,
14 gennaio 2002
«[...]
Giustamente questa edizione, preceduta da una
lunga introduzione ad opera di Rinaldo Massi,
accompagna il testo di Nitobe con una nutrita
serie di appendici, che chiariscono ed integrano
quanto detto nel testo e costituiscono altrettanti
inviti all’approfondimento.[...]»
Recensione a I. Nitobe, Bushido, Edizioni
Sanno Kai (Edizioni
di Ar )
Aikikai d'Italia, gennaio 2002
«[...]
Le Edizioni di Ar hanno dato alle stampe un'opera
di pregio: un saggio sulla critica che Guénon
ha rivolto alle scienza moderne [...]
Una disamina precisa del pensatore tradizionalista
rimanda al rifiuto che questi nutriva verso la
scienza moderna, considerata inferiore ai saperi
dell epoche antiche, in quanto svincolata da ogni
elemento di conoscenza metafisica[...]»
Recensione a M. Pacilio, "Conoscenza tradizionale
e sapere profano.
René Guénon critico delle scienze moderne",
Edizioni
di Ar.
M. Triggiani, Vie della Tradizione n. 24,
ottobre-dicembre 2001
Continua, da parte delle Edizioni di Ar la pubblicazione
di interessanti raccolte di scritti di Julius
Evola, spesso difficili da reperire in originale.
E un volume appena uscito raccoglie i testi pubblicati
da "La Rassegna Italiana". Curato da
Aldo Braccio, il libro offre una serie di articoli
evoliani che disegnano un arco di tempo di un
ventennio: dal 1933 al 1952. La rivista che li
ospitò venne fondata nel 1917 da Tomaso
Sillani, esordì ospitando un dibattito
tra i generali Foch e Cadorna sulle difese del
Piave dopo la disfatta di Caporetto e cessò
le pubblicazioni nel 196 1, due mesi prima della
morte di Sillani. Particolarmente, ricchi di spunti
di meditazione sono gli scritti di Evola sul "razzismo",
un tema che causò al pensatore italiano
numerosi problemi sia da parte delle autorità
del regime fascista, sia dagli agenti del Reich
nazionalsocialista (i servizi segreti nazisti
aprirono peraltro un corposo dossier sul pensiero
e l'attività
culturale di Evola).
Recensione a J. Evola, I Testi de 'La Rassegna
Italiana', Edizioni
di Ar
La Padania 21/12/01
«[...]
Superando le usuali interpretazioni, che accentuano
la dimensione metafisica a danno dell’aspetto
politico, Di Vona dimostra come invece la connessione
tra metafisica e politica sia necessaria per la
comprensione del pensiero evoliano e come questa
connessione comprenda la natura e il fine metafisico
della sua dottrina. Chiarendo i termini ideologici,
spaziali e temporali indicati da Evola nella propria
teoria dello Stato, l’Autore sviluppa le principali
tesi politiche, la struttura costituzionale e
l’ideale di unità europea. Infine mostra
il rapporto contiguo tra la terza dimensione degli
eventi storici e la scienza della sovversione.
[...]»
Recensione a .di Vona, Metafisica e politica
in Julius Evola, Edizioni
di Ar
Iniziativa Meridionale, numero 27, dicembre
2001
«[... ]Com'è
noto, per il filosofo della tradizione fondamentale
era la questione dell'Imperium, con tutti i problemi
teorici e storici ad essa connessi. Il volume
costituisce un'esaustiva ricostruzione dell'atteggiamento
evoliano davanti alla religione romana. Da coerente
tradizionalista, Evola astrae quasi sempre, come
rileva l'autore medesimo, dai contenuti storici,
presentando la lunga vicenda romana come un esempio
imperituro di spiritualità da contrapporre ad
una modernità contrassegnata dal primato dell'azione.
[...]»
Recensione a Beniamino M.
Di Dario, La via Romana al Divino. Julius
Evola e la religione romana, Edizioni
di Ar
Francesco Germinario, L'Indice, n. 10 -
ottobre 2001
«[...]Stando alla
mitologia nordico-aria i lupi azzurri erano gli
emarginati dal branco. Qui gli emarginati sono
i compagni di ventura del Fronte nazionale, fondato
da Freda agli inizi degli anni novanta e poi disciolto
su sentenza della magistratura alcuni anni dopo.
(...). Il Fn denunciava il meticciato e l'invasione
dei cittadini stranieri, presentandosi quale scuola
di "Educazione etnica". L'obiettivo
è anche quello dell'educazione militare dell'anima
che valorizzi il fondo extrarazionale. [...]»
Recensione a Franco
G. Freda, I lupi
azzurri. Documenti
del Fronte Nazionale, Edizioni
di Ar .
Francesco Germinario, L'Indice, n. 10 -
ottobre 2001
«[...]C'è un'interessante
opera di Julius Evola che merita di essere riletta.
Si tratta di 'Metafisica della guerra' (Edizioni
di Ar ), che raccoglie
diversi scritti evoliani pubblicati tra il 1935
e il 1950: un complesso dottrinale e documentario
di eccezionale importanza per la presentazione
di una concezione della guerra sideralmente lontana
dalla brutture e dal cinismo dei conflitti moderni
- magari ipocritamente mascherati da 'crociate'
per la difesa della libertà, democrazia e quant'altro
- come da pregiudiziali e imbelli pacifismi. Evola
delinea la categoria dell'eroismo guerriero, propria
di ogni civilta tradizionale dalla classicità
greco-romana e germanica (per limitarsi all'ambito
europeo) al miglior cattolicesimo alla spiritualità
nipponica, ecc. [...]»
Recensione a Julius Evola, Metafisica
della guerra
La Padania, 30-9-2001.
«[...]Vita e forme: ecco il punto decisivo
del pensiero di Georg Simmel, la
chiave di volta della sua filosofia, il "centro
di una ragnatela -scrive
Ingravalle nell'ottima postfazione al volume di
Ar- pazientemente intessuta
tra il 1889 e il 1918". I filamenti intrecciati
in un trentennio di attività
speculativa e convergenti verso questo cuore erano
tesi sopra i territori
più diversi: dall'economia alla sociologia, dall'estetica
alla religione,
dall'urbanistica alla pedagogia. Nella varietà
tematica della produzione
simmeliana è sempre l'identico movimento che ritorna.
Quello della vita che
crea forme e poi le travolge incapace di sopportare
ostacoli al suo flusso;
e delle forme che si ribellano alla vita e le
oppongono la propria rigida
separatezza[...]»
Recensione a Il conflitto della cultura
moderna, Edizioni
di Ar
Alessandra Iadicicco, Il Giornale, 31 luglio
2001
«[...]Per
quanto attiene la spiritualità, Haudry così scrive
dell’animo indoeuropeo: «Essendo pluralista e
diversificata, la religione indoeuropea è per
sua natura tollerante; anziché impegnarsi nel
proselitismo, ciascun gruppo custodisce gelosamente
i proprî dèi, riti e formule». Un rapporto col
divino fatto di prassi e non di teoria, o meglio
«di opere, e non di fede». Anche un altro tema
centrale nella ricerca linguistica e archeologica
è sciolto con estrema precisione e con rigore
“tradizionale” da Haudry: quello della localizzazione
della patria originaria, l’Urheimat. Così, dopo aver passato sinteticamente in rassegna le varie
ipotesi che la dottrina contemporanea ha sostenuto,
circa la terra di origine, egli scrive senza mezzi
termini: «numerosi indizi ci inducono a ricercare
assai più a nord la regione in cui si formarono
i popoli indoeuropei e varie tradizioni concordano
su questo punto», vale a dire una terra circumpolare.
Per una serie di ragioni, ciò comporta anche una
datazione diversa dagli altri studiosi circa la
formazione del popolo comune: Haudry si riferisce
così al Paleolitico superiore.[...]»
Recensione
a Gli Indoeurpei, Edizioni
di Ar
Alberto Lombardo, "La Padania",
6 giugno, 2001
«[...]Per comprendere la posizione
intellettuale di Evola è utile inoltre tenere
presente qualche riferimento teorico. Tipo la
sua nota vicinanza a certa cultura germanica che
ne fa (lo afferma Piero Di Vona in "Metafisica
e Politica in Julius Evola", Ar, 2000) "il
rappresentante italiano della Rivoluzione Conservatrice
tedesca"[...]»
Alessandra Iadicicco, "Il Foglio",
31 maggio 2001
Era solo l'ultimo dei pagani
«[...]Nella storia dell'amministrazione della
giustizia in Italia, due sono stati -dal dopoguerra
a oggi- gli imputati socraticamente chiamati alla
sbarra (e detenuti) per motivi specificatamente
ideologici: il barone Julius Evola di cui ieri
ricorreva il cinquantennale dell'arresto e, ancora
qualche anno fa, un diretto discendente spirituale
delle stesso barone, ossia Giorgio Franco Freda,
l'editore di Ar, nel cui marchio già si ritrova
l'impronta pagana di un pensiero estraneo alla
cultura borghese e occidentale.[...]»
Pietrangelo Buttafuoco, "Il Foglio",
31 maggio 2001
«[...]L'uscita del volume di Jean Haudry,
docente di sanscrito presso l'Università di Lione
III ed uno dei maggiori esperti di indoeuropeistica,
da parte della casa editrice Ar (la cui sede è
a Padova ma la cui distribuzione è a Salerno)
e con il contributo dell'Università di Torino,
si pone dunque come un'operazione coraggiosa oltre
che altamente meritoria, andando a colmare un
grave vuoto nel panorama editoriale nostrano.
Piace segnalare, infine, che nell'accurata traduzione
si è tenuto conto tanto dell'edizione originale
francese del 1981 che di quella, più aggiornata,
inglese del 1992, aggiungendo, inoltre, un interessante
corredo fotografico.[...]»
Recensione a "Gli Indoeuropei",
Edizioni
di Ar
Stefano Giuliano, "salernocity.com",
maggio 2001
«[...]Dopo aver individuato i protagonisti
della globalizzazione nelle organizzazioni internazionali
politiche (ONU, Unione Europea, Nato, etc.) ed
economiche (ad esempio: Banca Mondiale, Fondo
Monetario Internazionale), nonché nelle multinazionali
che sottraggono risorse e potere ai governi degli
Stati, Damiano sottolinea anche il ruolo svolto
dalle Organizzazioni Non Governative (ONG) che,
pur impegnandosi spesso in lodevoli attività di
aiuto e sostegno ai Paesi poveri, esprimono delle
logiche di «internazionalismo umanitario» per
nulla alternative bensì funzionali alla «deculturazione»
(Latouche). Non a caso le ONG si fanno sovente
promotrici dei cosiddetti «diritti universali».
Ciò è particolarmente significativo in quanto
il globalismo giuridico, anche se procede più
lentamente rispetto alla dimensione tecnico-economica
dell’omogeneizzazione planetaria, è un aspetto
centrale dell’ideologia mondialista, giacché lo
svuotamento delle appartenenze identitarie, secondo
l’utopia giuridica imperante, dovrebbe essere
compensato da un diritto cosmopolitico capace
di garantire la pace nella nascente società globale
(o multirazziale). L’autore dell’Elogio delle
differenze smaschera efficacemente il carattere
illusorio di una prospettiva di questo tipo: la
pretesa di fondare un ordine politico mondiale
sui diritti umani universali ed individuali rappresenta
in sé un’istanza violenta e bellicosa. Prima di
tutto perché gli astratti e presunti «diritti
universali» sono in realtà una determinazione
storica dell’Occidente moderno, perciò affermarli
su scala mondiale significa occidentalizzare il
mondo e, dunque, violentare culture e tradizioni
diverse dalla nostra. Inoltre centrare tutto il
fenomeno giuridico sul singolo individuo, prescindendo
dai vincoli storici e comunitari che legano gli
uomini, nonché dalla sovranità degli Stati (il
concetto di cittadinanza dilatato su scala mondiale),
contribuisce ad inflazionare l’interventismo militare
attraverso le cosiddette «operazioni di polizia
internazionale», come si è visto negli anni più
recenti. Tutto ciò con un uso arbitrario del diritto
internazionale per cui si sceglie di intervenire
in uno scenario piuttosto che in un altro sulla
base di considerazioni che nulla hanno a che fare
con il più elementare sentimento di giustizia.[...]»
Recensione a "Elogio delle differenze.
Per una critica della globalizzazione", Edizioni
di Ar .
Paolo Marcon, "maschiselvatici.it",
maggio 2001
Proseguendo lungo la via tracciata da Piero Di
Vona, un gruppo nutrito di studiosi si dedica
alla riflessione sui molti spunti offerti dagli
autori del tradizionalismo integrale. I risultati
positivi non mancano e i caratteri generali del
dibattito vanno finalmente perdendo quei toni
settari o chiesastici da conventicola di primule
rosse vandeane a da ospizio per cavalieri teutonici
in disarmo che avevano finora connotato la maggioranza
dei frequentatori abituali di questi territori
culturali. In questo senso appare ineccepibile
questo testo di Massimo Pacilio, che si mantiene
nei limiti seri e corretti della ricerca di stampo
accademico.
Presentato proprio da Di Vona, il lavoro si occupa
delle critiche guénoniane alle scienze moderne
"rivolte non solo contro quella estensione
ipertrofica del metodo scientifico che fu lo "scientismo",
ma espressamente contro la pretesa della scienza
moderna di autofondarsi e autolegittimarsi come
sapere autenticamente conoscitivo".[...]»
Recensione a "Conoscenza tradizionale
e sapere profano. René Guénon critico delle
scienze moderne", Edizioni
di Ar.
Walter Catalano, "Diorama", aprile
2001
«[...]La lettura di questo
testo è angosciante, ma raffigura efficacemente
tutto quel mondo di persuasori occulti del multiculturalisno
(clericali, politici, giornalisti, finanzieri,
economisti) che smantellano ogni difesa fisica
e spirituale dell'Europa ma che alla fine saranno
anch'essi travolti dall'ondata immigratoria[...]»
Recensione a "Il Campo dei Santi",
Edizioni Il Cavallo alato.
N.M., "Iniziativa", gennaio/febbraio
2001.
«[...]Qui non si parla di
civiltà apollinea, faustiana e magica ma, andando
ancora più indietro, si fa il confronto fra la
"kultur" di Atlantide estesa dall'Irlanda
all'Egitto, quella di "kash" tra l'India
e il mar Rosso, quella di "Turan" fra
il Nord dell'Europa e la Cina[...]»
Recensione a "Albori della Storia mondiale"
Edizioni
di Ar.
Gabriele Fergola, "Linea",
18 febbraio 2001.
E così tramontò la vecchia Europa.
A Milano una rilettura di Oswald Spengler, profeta
dell'antimoderno.
«[...]Di Oswald Spengler e di alcuni suoi
libri si è parlato mercoledì sera alla libreria
Rizzoli di Milano, dove sono intervenuti, presentati
dal moderatore Massimiliano Finazzer Flory, Alberto
Pasolini Zanelli, Aldo Braccio, Maurizio Cabona.[...]»
«[...]Maurizio Cabona ha affrontato il commento
degli Albori della storia mondiale, testo
postumo e incompiuto di Spengler, ma di grande
interesse perché storico in senso più stretto
del Tramonto dell'Occidente, per il quale
ha parlato invece "morfologia della storia".[...]»
«[...]Aldo Braccio ha definito preveggente
un'altra opera spengleriana, Anni della decisione.
"Oltre al ritorno di motivi già presenti
nell'opera principale, come il primato della politica
sull'economia la riflessione critica sulla
tecnica, va sottolineata la lucidità anticipatrice
dell'analisi -ha detto Braccio- che riesce a scorgere,
già nel 1933, i termini esatti della sindrome
che investe oggi il mondo occidentale: l'incalzare
di flussi migratori di proporzioni gigantesche,
con un nettissimo divario nell'incremento demografico
tra Occidente e Terzo mondo. Dunque, le tensioni
internazionali avrebbero assunto, secondo Spengler,
la fisionomia dello scontro tra razze"[...]»
Martino Mora, "La Padania", 24
febbraio 2001.
Se l'ottusità è Manifesta.
«[...]è molto facile isolare l'avversario
scaraventandogli addosso accuse false e pretestuose
di antisemitismo e di nazismo, ma così si nega
la libertà di parola alla radice. Destra e sinistra
non possono incontrarsi neanche in un convegno?
e dov'è la civiltà? è vero, una delle case editrici,
Ar, animata da Franco Freda, ha pubblicato testi
nazisti, ma anche libri di straordinaria qualità,
parecchi di sinistra. Mi viene in mente l'Elogio
delle differenze, di Giovanni Damiano. Perché
non se lo leggono, invece di accendere falò virtuali?[...]»
Claudio Risè, intervista alla "Padania",
23 febbraio 2001
Recentemente tra i libri acquistati
dalla biblioteca civica vi è n romanzo che, per
contenuti e livello letterario, merita di essere
segnalato all'attenzione dei lettori. Ci riferiamo
a "Il Campo dei Santi" di Jean Raspail[...]»
Recensione a J. Raspail, Il Campo dei Santi,
Il Cavallo alato.
Davide Gianetti, Giornale della Biblioteca
civica di Rovello Porro
«[...]A quanto ci risulta
questa è l'ultima ristampa - e probabilmente anche
la migliore sia sotto l'aspetto critico sia sotto
quello editoriale. Oltre al testo in questione
compaiono anche due articoli del filosofo sul
medesimo argomento, nonché alcuni commenti di
alcuni studiosi del pensiero evoliano... Non manca
neanche Freda, curatore del volume e autore di
un commento agli "Orientamenti" evoliani
[...]»
Recensione a J. Evola, Orientamenti. Undici
punti, Edizioni
di Ar
Francesco Germinario, "L'Indice",
febbraio 2001.
«[...]L'attuale ristampa è accresciuta
dal contorno di alcuni scritti di Freda pubblicati
fra il 1962 e gli anni novanta e da riflessioni
di due intellettuali d'area (Ingravalle e Damiano)
e di Piero Di Vona, studioso del pensiero filosofico
tradizionalista. Dei testi di Freda alcuni sono
noti, altri come nel caso dell'Ordine dei Ranghi,
finora inediti, erano circolati solo in forma
dattiloscritta[...]»
Recensione a F.G. Freda, La disintegrazione
del sistema, Edizioni
di Ar
Francesco Germinario, "L'Indice",
febbraio 2001.
René Guénon contro il moderno.
Nell'ambito degli studi sul famoso
storico delle religioni René Guénon, autore
di importanti volumi sul Vedanta e sulla Tradizione,
mancava un testo che fornisse una ricognizione
sul suo punto di vista in merito alla scienza
moderna. Eppure, la formazione dello studioso
francese che si convertì all'Islam, era scientifica,
basata sulla matematica. Per la prima volta
ci pensa uno studioso, Massimo Pacilio (Conoscenza
tradizionale e sapere profano, Edizioni
di Ar, pp.168, £. 28mila). Nel saggio, prefato
da Piero Di Vona, dell'Università di Napoli,
Pacilio sottolinea con spessore la posizione
dello scrittore francese contro la civiltà moderna,
ma soprattutto la negazione che ogni sapere
possa prescindere dal dominio della metafisica.
Questo il fondamento dell'attacco di Guénon
allo scientismo e alla civiltà moderna alla
quale mancherebbe, sostiene, "un sapere
unitario", fondato su un principio di autorità
che darebbe forma a tutto. Sulla base di questa
lettura, René Guénon attacca anche il concetto
di progresso. Il modello di riferimento tradizionale,
per l'autore francese, resta quello delle antiche
civiltà.
recensione a Pacilio, "Conoscenza tradizionale
e sapere profano", Edizioni
di Ar
"La Gazzetta del Mezzogiorno",
31 dicembre 2000
Evola dalle fondamenta.
Uno studio sistematico su metafisica e politica.
«[...]Un libro sicuramente non facile, ma
indubbiamente assai interessante che apre importanti
squarci sul pensiero e le opere di Evola.[...]»
Recensione a Di Vona, "Metafisica e politica
in Julius Evola", Edizioni
di Ar .
"La Padania", 7 dicembre 2000
Craxi e Freda uniti nella lotta.
Il politico e l'editore più maledetti d'Italia
uniti da un libro.
«[...]Sono pagine costruite intorno ad un
forte sentimento antiliberista, che trovano,
per differenti ragioni, la comprensione di una
casa editrice dalla lunga tradizione antieconomicista[...]»
Recensione a Venier, "Il disastro
di una nazione. Saccheggio dell'Italia e globalizzazione",
Edizioni
di Ar .
Mauro De Troia, "Area", novembre
2000.
Intellettuali senza partito.
La ripubblicazione di "Orientamenti",
di Julius Evola, consente di ripensare il rapporto
burrascoso tra destra e cultura.
La riedizione di Orientamenti di Julius Evola
nella collana "Gli inattuali" di Ar
a cura di Franco Freda e coi commenti di Giovanni
Damiano, Piero Di Vona, Enzo Erra, Roberto Melchionda,
Giovanni Perez, Luciano Lìcandro può contribuire
alla riflessione sui rapporti tra la cultura e
la destra. [...]»
Recensione a Julius Evola, "Orientamenti",
Edizioni
di Ar .
Giano Accame, "Area", novembre
2000
Massoneria. Un libro ritrovato.
«[...]Ne "La Massoneria" Faÿ
traccia uno stile sobrio e al tempo stesso brillante,
il percorso storico dall'inizio del '700 sino
al compimento della Rivoluzione francese, partendo
dall'Inghilterra della Seconda rivoluzione e passando
attraverso la nascita degli Stati Uniti d'America.
Il collegamento che ne risulta è così chiaro e
lineare da non lasciare alcun dubbio, gettando
però al tempo stesso inquietanti ombre sulla situazione
presente. Le edizioni di Ar ci offrono oggi, dopo
cinquant'anni, la possibiltà di leggere questo
eccezionale libro in italiano, grazie ad un' edizione
pubblicata nel 1999, curata e tradotta da Italo
De Giorgi. Nel testo inoltre è stato aggiunto
come appendice editoriale il saggio di Julius
Evola su "La Massoneria e la preparazione
intellettuale delle Rivoluzioni" che integra,
grazie all'indiscussa capacità del grande studioso
di cogliere il senso intimo delle cose pur in
sintetica analisi, l'opera del Fay, impreziosendone
così il volume[...]»
Recensione a Faÿ, "La Massoneria
e la rivoluzione intellettuale del settecento",
Edizioni
di Ar
"Rinascita", 20 ottobre 2000.
Ripubblicati gli 11 punti di Orientamenti:
il libretto scritto nel 1950 da Evola non ha perso
attualità.
«[...]Fortunatamente esistono ancora sacche
di resistenza all'omologazione mondialista, alla
società multirazziale, al "politicamente corretto":
c'è ancora chi vuole pensare con la propria testa,
insomma.
A costoro gli undici punti di "Orientamenti"
potrebbe aggiungere alcune importanti riflessioni
di tipo meta-politico, necessarie per muoversi all'interno
di un mondo sempre più complesso e variegato[...]».
Recensione a Julius Evola, Orientamenti. Undici
punti, Edizioni
di Ar .
Gianluca Savoini, "La Padania",
12 ottobre 2000
«[...] Il volume di Ulderico Nisticò,
Prontuario Oscurantista, Edizioni di Ar, non è soltanto
un'acuta rilettura degli avvenimenti storici che contrassegnarono
il Meridione d'Italia durante il regno borbonico ma
anche una guida ai valori propri dell'ethnos meridionale:
Il testo di Nisticò si sofferma in particolare sulle
vicende del 1799, dandone una interpretazione in più
punti controcorrente rispetto alla dominate vulgata
"neogiacobina". Ma è indubbio che altre
pagine essenziali del testo sono quelle riguardanti
Ferdinando II, dalle quali esce un ritratto del Borbone
davvero lontano dalle varie "leggende nere"
circolanti sin dal risorgimento.[...]»
Recensione a Ulderico Nisticò, 'Prontuario oscurantista',
Edizioni
di Ar .
"La Padania", 21 settembre 2000
«[...] così la fallita rivolta degli ufficiali
cui allude Mishima nella celebre novella "Patriottismo",
fu fatta in nome dell'autorità dell'Imperatore, anche
se fu spietatamente repressa proprio per ordine di
Hiro Hito. Su tutto questo ci ragguagliano ampiamente
Rinaldo Massi e Dario Zanchi nel libro. "Tenchu"
significa infatti "castigo del cielo" ed
era un termine molto diffuso negli anni '30 tra i
giovani ufficiali, in quanto essi si ritenevano solo
gli esecutori della superiore volontà celeste.[...]»
Recensione a R. Massi -D. Zanchi. "Tenchu",
Edizioni Sanno Kai (Edizioni
di Ar )
Gabriele Fergola, "Linea", 15 settembre
2000
«[...] Il "Prontuario oscurantista"
di Ulderico Nisticò non solo è un efficace manualetto
di "controstoria", ma si raccomanda anche
per la sua polemica estrosità di "pamphlet"
graffiante e dissacrante , ed affidato ad una prosa
volutamente di antica fattura, dove i toni aulici
servono a rendere più feroce l'ironica irriverenza.[...]»
Recensione a Ulderico Nisticò, 'Prontuario oscurantista',
Edizioni
di Ar .
Mario Bernardi Guardi, "Il Tempo",
21 luglio 2000
«[...] Nel suo discorso di ringraziamento per
il conferimento del premio per la pace (Walser) ha
lanciato una vera e propria provocazione, che possiamo
riassumere nella tesi che in Germania parlare di olocausto
è diventato un business, che ogni film, libro effetto
mediatico che ha per tema l'olocausto è destinato
al successo ed è esteticamente inattaccabile. L'olocausto
si è trasformato in un oggetto di consumo con un sicuro
mercato. La provocazione sollevò polemiche accesissime
e non certo inutili, culminate nel dibattito tra Walser
e Ignatz Bubis, l'autorevole presidente della comunità
ebraica tedesca, scomparso subito dopo quel celebre
confronto. Tale dibattito, col titolo La banalità
del bene -che riprende un celebre saggio di Hann
Arendt- è stato pubblicato in italiano non da Feltrinelli,
che è l'editore storico di Walser, bensì dalle Edizioni
Ar, ispirate da Franco Freda, che è un segno dei tempi.[...]»
Recensione a Martin Walser, 'La banalità del bene',
Edizioni
di Ar .
Marino Freschi, "Il Giornale", 5
luglio 2000
«[...]Giunge quindi molto a proposito questo
lavoro di Giovanni Damiano, che in uno spazio breve
ma affollato di spunti analitici e di sondaggi in
profondità colma una lacuna, illustra con invidiabile
concisione tutto un percorso speculativo e, non da
ultimo, mette a disposizione dei volenterosi un eccellente
strumento di studio, che si spera stimolerà nuove
iniziative sull'argomento. [...]»
recensione a Damiano, 'La filosofia della libertà
in Julius Evola', Edizioni
di Ar .
Luca Leonello Rimbotti, "Diorama",
giugno 2000
«[...] In ogni civiltà guerriera la spada, soprattutto
in tempi in cui non esistevano, armi da fuoco, ha
sempre avuto un altissimo significato, al tempo stesso
sacrale, simbolicoe pratico. Il discorso vale in particolar
modo per il giappone, la cui civiltà, come quella
occidentale, si è sviluppata nel senso dell'azione,
ma in cui la modernizzazione solo dopo il 1945 ne
ha degradato il senso nella direzione capitalistica
e consumistica. [...]»
Recensione a Fino, 'La spada giapponese', Sanno-kai
(Edizioni
di Ar ).
Gabriele Fergola, "Linea"",
30 giugno 2000
«[...] Parlando, con cognizione di causa, di
date e di dati, intorno ad argomenti forti come "assolutismo"
e "utopia", "Borbone" e "democrazia",
"donne illuministiche" e "insorgenze",
"Napoleone" e "Ruffo", Nisticò
infatti sottopone al vaglio di una critica spietata
la "vulgata" giacobina, restituendo ai "vinti"
non solo l'onore, ma anche la loro imagine "reale",
sconciata da troppa storiografia.[...]»
Recensione a Nisticò, 'Prontuario oscurantista',
Edizioni
di Ar .
Mario Bernardi Guardi, "Secolo d'Italia",
21 giugno 2000
«[...]
Infine un libro "eretico": 'Prontuario oscurantista'
di Ulderico Nisticò (edizioni di Ar - Padova): C'è
la prefazione di Pietrangelo Buttafuoco, firma del
quotidiano che state leggendo. È una summa del pensiero
catto-reazionario (in senso buono) che può costituire
un ottimo vademecum per i cultori di storia.[...]»
Recensione a Nisticò, 'Prontuario oscurantista',
Edizioni
di Ar .
Rino Camilleri, "Il Giornale", 27
maggio 2000
«[...] L'alternativa differenzialismo/mondialismo
rappresenta oggi il vero spartiacque tra civiltà (al
plurale) e civilizzazione, e in parte anche tra mondo
tradizionale e mondo moderno, categorie super storiche
che attraversano e "interpretano" la Storia.
Il saggio di Damiano "Elogio delle differenze"
(edzioni di Ar) è un valio strumento di lettura dell'argomento,
che spazia dagli aspetti economici a quelli sociali,
giuridici e culturali della globalizzazione (cui l'attuale
massiccio fenomeno immigratoria risulta del tutto
funzionale) per poi delineare il concetto "nè
superiori nè inferiori nè uguali, ma differenti"
[...]»
Recensione a Damiano, 'Elogio delle differenze',
Edizioni
di Ar .
"La Padania", 23 maggio 2000
«[...] Quando nel '98 una commissione di esperti
approvò il progetto di Peter Eisenmann, Walser
espresse duramente la prorpia opposizione. Non solo
per ragioni estetiche. La distesa di 2.700 lapidi
di cemento, alte fino a due metri e mezzo , vasta
come un campo di calcio, progettata dall'architetto
ebreo newyorkese, non solo gli sembrava un esempio
di 'funereo kitsch', ma una vera e propria
'cementificazione della memoria' [...]
[...] in italia è stato tradotto in 'La banalità
del bene' il discorso che Walser tenne nell'autunno
del '98 [...]»
Recensione a Walser, 'La banalità del bene',
Edizioni
di Ar .
Alessandra Iadicicco, "Soprattutto",
aprile 2000
«[...] E' un'opera in divenire che illustra tormenti
e turbolenze di una cultura alla ricerca di una consistenza
teorica per oltrepassare la crisi della modernità
con la resipiscenza della memoria storica all'interno
di una sensibilità mitica [...]»
Recensione a Spengler, "Albori della storia
mondiale". Vol. II, Edizioni
di Ar .
Marino Freschi, "Il Giornale", 27
aprile 2000
«[...] Inoltre Damiano mostra la sconcertante
inconsistenza dei vari argomenti a favore della società
globale (società che oramai ci si limita a
considerare come irreversibile senza nemmeno fornire
ulteriori spiegazioni) o la loro contraddittorietà:
ad esempio, quelli che, per giustificare l'inevitabilità
della società multirazziale , si appellano
alla libera circolazione della forza-lavoro sono magari
gli stessi che per altri versi criticano il neoliberismo,
oppure si fa ricorso, al contempo, ai diritti umani
e ad argomenti neoliberisti senza avvedersi del contrasto
fra le loro logiche[...]»
Recensione a Damiano, "Elogio delle differenze.
Per una critica della globalizzazione", Edizioni
di Ar .
"La Padania", 7 aprile 2000
«[...] Il libro rappresenta un'analisi contro
la creazione di danaro in maniera fraudolenta, contro
i depositi bancari realizzati con artifici contabili,
le manipolazioni del tasso di sconto e il trasferimento
di grandi masse di valuta e metalli preziosi. Analisi
critica delle oligarchie finanziarie che influiscono
sulle politiche delle nazioni [...]»
Recensione a Coogan, "I creatori di moneta",Edizioni
di Ar .
Manlio Triggiani, "La Gazzetta del mezzogiorno",
«[...] Questo discorso pronunciato poco più
di una anno fa e su cui si continua a discutere e
a dividersi in Germania ha anticipato nel suo significato
profondo anche tutto quello che sta avvenendo oggi
attorno al caso Haider: la strumentalizzazione del
passato per impedire l'espressione della libertà
dei popoli contro il nuovo totalitarismo che mira
ad annientare la loro identità, la loro storia,
la loro tradizione [...]»
Recensione a Walser,"La banalità del
bene", Edizioni di Ar.
Francesco Coppellotti, "La Padania",
10 febbraio 2000.
«[...] Pacilio ha messo in evidenza soprattutto
l'impegno volto ad affermare la tradizione del sapere
ermetico e metafisico contro la "volgarizzazione"
dell'enciclopedismo illuminista e in genere contro
la decadenza moderna. In questo ambito è risultata
interessante la critica "radicale" e "tecnica"
di Guénon alla scienza [...]»
Recensione a Pacilio, "Conoscenza tradizionale
e sapere profano. René Guénon critico
della scienze moderne", Edizioni di Ar.
Rita Bagnoli, "Il Quaderno", gennaio
2000.
«[...] Bisogna subito dire che l' "Estetica"
di Baeumler travalica sicuramente le barriere ideologiche
che sono state erette intorno all'attività
del filosofo tedesco a causa della sua adesione nel
1933 al nazionalsocialismo (come d'altra parte Heidegger,
di cui era amico) e al conseguente rapporto di collaborazione
con Alfred Rosemberg presso l'Ufficio di Vigilanza
della scuola fino al 1941 [...]»
Recensione a Baeumler, "Estetica",
Edizioni di Ar."
Aldo Marroni "Oggi e Domani", dicembre
1999.
«[...] In "Anni della decisione" Spengler
prevede e analizza problemi e situazioni tremendamente
contemporanei. Il crollo delle società europee,
la neutralizzazione politico-militare dell'Europa,
il trionfo dell'economicismo ed infine l'avanzata
pressante delle popolazioni extraeuropee verso i nostri
confini sono solo preannunciate dall'Autore come fasi
terminali di un ciclo che inevitabilmente si deve
chiudere [...]»
Recensione a Spengler, "Anni della decisione",
Edizioni di Ar."
Maurizio Rossi, "Area", dicembre
1999.
«[...] Si potrebbe scrivere che quest'opera sulla
massoneria si inserisce a pieno titolo nel filone
della storiografia controrivoluzionaria, la stessa
che ebbe nell'abate Augustin Barruel, autore dei "Mémoires
pour servir à l'histoire du jacobinisme"
il padre incontestato [...]»
Recensione a Faÿ, "La Massoneria e la
rivoluzione intellettuale del settecento",
Edizioni di Ar.
"Il Sole-24 ore", dicembre 1999.
«[...] Evola - dice Ignazi - è una lettura che
circola in maniera impressionante. È una specie di
mito. È veramente il maitre à penser della
destra radicale. Quello che tutti in tutta Europa
leggono. René Guénon è un altro dei personaggi fascinosi
di questa destra. Se vogliamo andare ai teorici di
casa nostra un ruolo principe ce l'ha Franco Freda
con la sua editrice Ar.[...]»
Piero Ignazi, "intervista al Corriere della
Sera", 25 novembre, 1999.
«[...] Bäumler è uno
di quegli autori "proibiti" ma indispensabili
per comprendere alle radici il più grande dramma
del secolo [...]»
Recensione a Bäumler, "Estetica",
Edizioni di Ar."
Alessandra Iadicicco, "Il Sole-24 ore",
3 ottobre 1999."
«[...] La spada, nella tradizione nipponica,
è ben più che uno strumento. Essa è
un simbolo, una parte del guerriero al quale appartiene
[...]»
Recensione a Fino, "La spada giapponese",
Edizioni Sannô-Kai.
Claudia Gualdana, "Il Sole-24 ore",
21 febbraio 1999.
«[...] Sicché si deve essere grati alle
Edizioni di Ar per aver finalmente ritradotta integralmente
quella che a mio giudizio è la sua opera più
interessante e "attuale", "Il Viso
verde", sinora noto attraverso la vecchia traduzione
degli anni '20 [...]»
Recensione a Meyrink, "Il Viso verde",
Edizioni di Ar.
Gianfranco de Turris, "Lo Stato",
febbraio 1998.
«[...] Nello scorso maggio giornali e tivù,
preoccupati per Adriano Sofri, non s'accorgono che,
in appello, a Freda vengono confermati altri sei anni
di reclusione per un "delitto contro la personalità
dello Stato" che in realtà è un
delitto d'opinione[...]»
Recensione a Taormina, "Un delitto di eresia",
Edizioni di Ar."
Maurizio Cabona, "Il Borghese", n.
41, 1998.
«[...]"Il Campo dei Santi" ha il potere
di scuotere le nostre certezze sin dalle fondamenta
[...]»
Recensione a Raspail, "Il Campo dei Santi",
Edizioni di Ar.
Claudia Gualdana, "Il Sole-24 ore",
4 ottobre 1998.
«[...] Con raro acume e profondità di
analisi, l'autore restituisce a Guénon le sue
dimensioni reali [...]»
Recensione a Pacilio, "Conoscenza tradizionale
e sapere profano. René Guénon critico
delle scienze moderne}, Edizioni di Ar.
Claudia Gualdana, "Il Sole-24 ore",
1 novembre, 1998.
«[...] Nietzsche è visto come sensibile
e ardito anticipatore di un clima superiore - fatto
di omogeneità e non di difformità o
mescolanza - dal quale far scaturire il protagonista
delle ere a venire [...]»
Recensione a Brandes, "Friedrich Nietzsche
o del radicalismo aristocratico", Edizioni
di Ar.
Luca Leonello Rimbotti, "Diorama",
febbraio 1997.
«[...] Nei decenni a venire oltre ad attirare
gli studiosi di filosofia (come ad esempio Giusso)
la fortuna di Spengler fu decretata però dalla
destra, da Mussolini, il quale, a detta di De Felice,
negli anni '30 fu influenzato dal pensatore tedesco,
ad Evola, autore di una prima traduzione del "Tramonto",
nonché prefatore di alcune opere del Nostro.
Fortuna, chiariamo, che dura ancora oggi, dato che
alcune eleganti edizioni di Spengler figurano nei
cataloghi di qualche casa editrice dell'estrema destra
italiana come le Edizioni di Ar di Franco Freda [...]»
Francesco Germinario, "Liberazione",
11 giugno 1997.
«[...] Il libretto mi è giunto in omaggio,
il che mi impone almeno il dovere di sfogliarlo. L'ho
sfogliato e poi l'ho letto da cima a fondo [...]»
Recensione a Spengler, "Per un soldato",
Edizioni di Ar.
Sergio Ricossa, "Il Giornale",
19 gennaio 1996.
«[...] Ora un libro di Franco Freda prende le
mosse dalle considerazioni platoniche per tornare
a riflettere sugli stessi fondamenti dello Stato [...]»
Recensione a Freda, "Platone. Lo Stato secondo
Giustizia", Edizioni di Ar.
"il Sole-24 ore", 26 maggio
1996.
«[...] L'opera sui misteri di Eleusi dello studioso
francese si può considerare esemplare per ampiezza
di documentazione e per rigore deduttivo [...]»
Recensione a Magnien, "I Misteri di Eleusi",
Edizioni di Ar.
"Il Sole-24 ore", 23 giugno
1996.
«[...] Victor Magnien è uno dei più
autorevoli studiosi di filologia classica e il suo
libro su "I Misteri di Eleusi" è
un capolavoro di quella disciplina [...]»
Recensione a Magnien, "I Misteri di Eleusi",
Edizioni di Ar.
Marino Freschi, "Il Messaggero",
30 ottobre 1996.
«[...] Cresciuto nell'ortodossia marxista, tanto
da meritarsi l'appellativo di "professore rosso",
Sombart se ne distacca ben presto criticandone le
premesse materialiste e la scarsità di lungimiranza
[...]»
Recensione a Sombart, "Metafisica del capitalismo",
Edizioni di Ar.
Luca Gallesi, "Avvenire", 3
novembre 1995.
[...] "L'espressione che Lei impiega è
ottima: mi permetta di dirlo, è la cosa più
intelligente che abbia letto sinora sul mio conto".
Così scriveva il 2 dicembre 1887 Nietzsche
a Brandes, di cui ora le Edizioni di Ar pubblicano
il saggio "F. Nietzsche e il radicalismo aristocratico"
[...]»
Recensione a Brandes, "Friedrich Nietzsche
e il radicalismo aristocratico", Edizioni
di Ar.
Marino Freschi, "Il Giornale",
17 dicembre 1995.
«[...] E' una lettura assai istruttiva, anche
perché Costamagna, pur essendo una figura minore
rispetto a quella di un Alfredo Rocco o di un Santi
Romano, manifesta in qualche modo l'essenza più
propria dell'ideologia fascista [...]»
Recensione a Costamagna, "Dottrina del Fascismo",
Edizioni di Ar.
"Diritto e Cultura", luglio-dicembre
1994.
«[...] "Anni decisivi" fu pubblicato
nel 1973 per le edizioni del Borghese con una prefazione
di Julius Evola (che aveva tradotto "Il Tramonto
dell'Occidente"). E ora, di nuovo introvabile,
viene riproposto nella nuova traduzione assai curata
di Franco Freda. Il titolo ora ricalca letteralmente
l'originale: "Anni della decisione"[...]»
Recensione a Spengler,"Anni della decisione",
Edizioni di Ar.
Marino Freschi, "Il Giornale",
3 ottobre 1994.
«[...] Si tratta, come sempre nelle Edizioni
di Ar, d'un testo ben curato, dove la figura di Avigliano,
esce dalle nebbie da cui a malapena lo trasse Odon
Por segnalandolo a Pound nei primi anni Trenta [...]»
Recensione a Avigliano, "L'enigma sociale",
Edizioni di Ar.
Giano Accame, "Pagine Libere".
«[...] Freda vara una rivista "antiplutocratica".
Ora il Fronte Nazionale si lancia nei territori dell'alta
finanza con una "rassegna periodica di economia
e finanza" edita dalle Edizioni di Ar e intitolata
con trasparente allusione "L'Antibancor".[...]»
Recensione a "L'Antibancor", Edizioni
di Ar.
F. Man., "La Stampa", 3 febbraio
1993.
«[...] La traduzione dell'opera di Spann colma,
indubbiamente, una lacuna nella cultura politica italiana
(persino la monumentale "Storia delle dottrine
politiche, economiche e sociali curata da L. Firpo
ignora Spann [...]»
Recensione a Othmar Spann, Il vero Stato, 3
voll., Edizioni di Ar.
Francesco Ingravalle, "Fenomenologia
e Società", Ed. Piemme, 1988
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del sistema Platone Baeumler Codreanu Franco Freda,
Giorgio Freda Costamagna, Degrelle, Drieu La Rochelle,
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