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Edizioni di Ar: recensioni

recensioni, articoli e commenti apparsi su quotidiani e riviste

per consultare il catalogo delle Edizioni di Ar: Catalogo con Note



Che c'entra Pound con i Beat?,
[...]Il libro vuol trovare quel legame che unisce il grande poeta alla Beat Generation, fatto più di palpiti, di emozioni e di desideri, che di riscontri filologici, come nella sua prefazione avverte Anna k. Valerio. Pound non parla mai, se non per qualche raro monosillabo, eppure mostra di apprezzare la conversazione di Ginsberg. Questi vede in Pound l'iniziatore di un viaggio mistico da percorrere in solitudine, da esprimere con la rarefatta bellezza della parola poetica che riesce ancora a trasfigurare la realtà[...]
Recensione 'Pound Beat. Ezra Pound e la Beat Generation, Libreria Ar.
Pietrangelo Buttafuoco, Il Domenicale, sabato 24 gennaio 2004


La storia dei collegamenti tra Pound e i poeti beat è tutta da raccontare, e un primo interessante contributo viene da Alessandro Tesauro, autore del recentissimo Pound Beat. Ezra Pound e la Beat Generation. L'influenza di Pound è tutt'altro che trascurabile: Ginsberg lo venera, Ferlinghetti lo cita nelle sue poesie, Kerouac lo giudica troppo pretenzioso, e Snyder si proclama pubblicamente suo debitore. I motivi di questa affinità sono evidenti:...la venerazione per la natura e l'impulso a denunciare i più gravi crimini contro l'umanità: guerre e usura.
Recensione 'Pound Beat. Ezra Pound e la Beat Generation, Libreria Ar.
Luca Gallesi, nel "Giornale", mercoledì 28 gennaio 2004

Ezra Pound, un precursore della Beat Generation?
Probabilmente William Blake aveva ragione quando scrisse che "senza contrari non c'é progresso", come dimostra il frequente ma inaspettato intrecciarsi di vite e vicende apparentamente lontanissime. E' quindi un incontro sorprendente ma inevitabile, quello tra Ezra Pound e i poeti beat, come racconta Alessandro Tesauro nell'elegante volumetto 'Pound Beat. Ezra Pound e la Beat Generation' appena pubblicato dalla Libreria Ar di Salerno (pagine 48, euro 5) con una nota introduttiva di Anna K. Valerio. Fino al 1956 l'autore dei Cantos è rinchiuso in un manicomio criminale di Washington mentre fuori monta una contestazione che non è solo letteraria ma anche esistenziale e politica: il movimento beat. I beat si ribellano ai ritmi di vita e alle abitudini della società altamente industrializzata e consumistica che è uscita vincitrice dalla seconda guerra mondiale [...]
'Pound Beat' riporta le testimonianza di questi incontri (tra Pound e Ginsberg), con un Gisberg pieno di entusiasmo di fronte a un Pound già chiuso nel tempus taciendi:..."anche in politica avete colto nel segno - gli racconta Ginsberg - lo vediamo giorno dopo giorno nel Vitnem. Voi ci avete spiegato chi è che trae profitto dalla guerra. Addirittura, nel libro Allen Verbatim, Ginsberg dà pubblicamente credito a Pound "di aver smascherato e demistificato la natura delle banche e del denaro, dimostrando che l'intero sistema finanziario è un allucinazione, un gioco d'azzardo [...]
Recensione 'Pound Beat. Ezra Pound e la Beat Generation, Libreria Ar.
Luca Gallesi in 'Avvenire', 21 gennaio 2004

 

[...] In una serie di scritti che vanno dal 1929 al 1964, Baeumler ingaggiò una lotta culturale per ricondure Nietzsche nel suo alveo naturale di pensatore storico e politico, sottraendolo ai tentativi di quanti - allora come oggi -, insistendo su interpretazioni metafisiche o psicologizzanti, avevano inteso e intendono disinnescare le potenzialità dirompenti della visione del mondo nietzscheana, al fine di ridurla a un innocuo caso intellettuale. Ora questi scritti di Baeumler vengono riuniti e pubblicati dalle Edizioni di Ar sotto il titolo L'innocenza del divenire, in un'edizione di alto valore filologico e documentale, ma soprattutto filosofico e storico- politico. Un evento culturale più unico che raro nel panorama dell'editoria colta italiana (...) Pubblicare Baeumler - come le Ar hanno fatto anche coi precedenti Estetica e Nietzsche filosofo e politico - significa lasciare tracce eloquenti di quel contro-pensiero intimamente radicato in quell'anima europea e incardinato sulla denuncia del modernismo progressista come finale maschera del caos [...]
recensione a Alfred Baeumler, L'innocenza del divenire, Edizioni di Ar
Luca Leonello Rimbotti. 'Linea', 1 dicembre 2003


Questo libro è un audace percorso che tenta di ricostruire l'esperienza politica e culturale di Franco Freda [...] Si susseguono pagine dense che hanno la forza e il coraggio di far emergere con chiarezza e forza evocativa, al di là del dato puramente umano, l'atmosfera della destra radicale, un'esperienza che si fa manifestazione storica di forme ideali che danno sostanza agli eventi [...].
recensione a Chiara Stellati, Una ideologia dell'Origine. Franco Freda e la controdecadenza, Edizioni di Ar
Sal. Sant., 'Area', ottobre 2003

L'ultimo Evola
[...] Gli ultimi [articoli evoliani raccolti in volume -ndr] sono appena usciti da Ar con le introduzioni di due tra i più solidi e penetranti studiosi evoliani, Roberto Melchionda e Piero Di Vona. Raccolgono i testi di Totalità, Il Borghese, la Destra, pubblicati in un periodo che va dal gennaio 1967 all'aprile-maggio 1974, cioè sino a poco prima della morte. Fra le tre riviste Totalità è la meno nota. Tra il '67 e il '68 la fece uscire a Firenze Barna Occhini, che aveva già diretto Italia e Civiltà durante la Repubblica sociale. I suoi più stretti collaboratori furono Melchionda e il pittore-scrittore Sigfrido Bartolini, di cui sono ora riprodotte le incisioni originali per gli articoli di Evola. [...].
I recenti venti di guerra riportano ad un altro testo evoliano, Metafisica della guerra, splendidamente curato, sempre per le Ar, due anni fa da Roberto Melchionda raccogliendo scritti apparsi tra il 1935 e il 1950 [...]. Osserva Melchionda che militò giovanissimo a Brescia nella Brigata Nera alpina Tognù: "il singolo combattente può vincere la sua guerra interna anche nella sconfitta dell'esercito in cui milita oppure perderla nella vittoria di questo" [...].
Recensioni a J. Evola, I testi di Totalità, Il Borghese, la Destra; J. Evola, Metafisica della guerra; Edizioni di Ar
Gianno Accame, 'Area', maggio 2003.

L'Imperatore che inventò il Natale.
Il culto solare di Adriano al tramonto dell'Impero.
[…] Adriano, energica tempra di soldato e di organizzatore, riuscì a sanare sul campo la disgregazione dell'Impero romano e avviò una serie di riforme sociali per contrastarne il declino, per confermare il ruolo di guida sopranazionale delle genti. Il culto solare che egli affermò inaugurando il 25 dicembre del 274 un tempio al Sol Invictus in Campo Marzio fu appunto all'insegna dell'univetà e dell'universalità.
Recensione a Beniamino di Dario, 'Il sole invincibile', Edizioni di Ar.
Alfonso Piscitelli, 'Linea', 28 maggio 2003.


Arrivano dalle Ar stilettate anticonformiste.
Una casa editrice e un bel po' di libri da segnalare. Tutti di qualità, e che dunque val la pena di leggere, perché c'è dentro qualcosa che arriva al cuore e al cervello, e che resta. Le edizioni sono quelle di Ar: corazza scintillante, provocazioni, eresie, profilo politico-ideologico che più 'scorretto' non si può, ma anche gusto filologico, accuratezza formale, proposte intelligenti. Indossare la divisa della radicalità, ma farlo con stile: non è da tutti. Bene dalle Ar ci arriva fresco fresco il Buttafuoco del 'Foglio', sicurissimi, geniale e sregolato: godetevi i suoi ritratti d'autore con connesse divagazioni d'ingegnoso umore, la malpensante penna potrà farvi arrabbiare, ma non scrive con inchiostri annacquati. Hanno bei colori vividi: è un piacere vederli ferire e far fiorire la pagina. […] Andiamo avanti con una raccolta di scritti di Julius Evola: articoli apparsi su tre testate 'militanti', dal nome glorioso […] ed Evola […] è sempre chiaro nelle sue argomentazioni. E lungimirante. Non spaccia patacche ma auree nicchie di sapienza e intelligenza politica: leggere per credere. Suggestivamente 'anacronistiche' le pagine di Adriano Segatori, psichiatra-psicoterapeuta di Gorizia. […] In questo libro c'è un uomo di scienza che parla di comunità -che è bellezza, kairos, persona, destino, sacro, differenza e dono, trascendenza ed essere,- e società -che è funzionalità, Chronos, contatto, individuo, laicità, omologazione e scambio, immanenza e divenire- [...]».
Recensioni a P. Buttafuoco, 'Fogli consanguinei'; J. Evola, 'I testi di Totalità, Il Borghese, La Destra'; A. Segatori, 'La comunità vivente'; Edizioni di Ar
M. Bernardi Guardi, 'Il Secolo d'Italia', 22 maggio 2003.

La critica della globalizzazione presenta, com'è noto, anche un versante di destra. Anzi, la destra, prima che la sinistra, può vantarne la primogenitura, almeno per quanto concerne le declinazioni antiamericane, la salvaguardia delle differenze, ecc. […] il saggio di Paliaga costituisce uno dei lavori più seri finora pubblicati a destra -almeno nella destra italiana- sull'argomento [...]».
Recensione a Simone Paliaga, L'uomo senza meraviglia. La globalizzazione nell'epoca della rete'.
Edizioni di Ar.
F. Germinario, 'L'Indice', n. 5/2003


«[...]comprende gli articoli usciti su uno dei due quotidiani […] cui Evola collaborò stabilmente, lungo quasi un decennio, dal 1933 al 1942. Di particolare interesse sono gli articoli del biennio 1933-35, parecchi dei quali dedicati alla situazione politica tedesca. […]Evola scommette, insomma, sulle fortune politiche e intellettuali di quel settore dello schieramento tedesco vicino alle movenze della Konservative Revolution, cercando invano di diffonderne le posizioni in terra fascista italiana [...]».
Recensione a Julius Evola, 'I testi del Corriere Padano', Edizioni di Ar.
F. Germinario, 'L'Indice', n. 5/2003


Il volume, rielaborazione di una tesi di laurea, coniuga la biografia politica, le fin troppo note vicende giudiziarie e un'esposizione delle posizioni politiche di colui che possiamo ben definire il teorico più rappresentativo, da almeno un ventennio, del radicalismo di destra italiano. […] non v'è dubbio che si tratti di un lavoro onesto e documentato.
Recensione a Chiara Stellati, 'Una ideologia dell'Origine. Franco Freda e la Controdecadenza', Edizioni di Ar.
F. Germinario, 'L'Indice', n. 5/2003


«[...] Raccolta di scritti significativa, inoltre, per comprendere anche come la destra affronta il Sessantotto e gli anni successivi, nonché gli argomenti di cui in quegli anni si discuteva in quest'area politica [...]».
Recensione a Julius Evola, 'I Testi di Totalità, Il Borghese, La Destra', Edizioni di Ar.
F. Germinario, 'L'Indice', n. 5/2003

«[...] questo giornale chiese a Pietrangelo Buttafuoco, nostro illustre collaboratore e critico della democrazia, di scrivere un'inchiesta sulle "obiezioni alla democrazia". Le democrazie sono forti se sanno inglobare e criticare le obiezioni forti che le riguardano (non quelle di comodo, retoriche). Quell'inchiesta è stata pubblicata di recente dall'editore Franco Freda (avete letto bene) con il titolo "Fogli consanguinei". E il direttore di questo giornale ha avuto il piacere di scriverne una breve prefazione [...]».
'Il Foglio', 8 maggio 2003

Un fascista. Estetizzante. Uno di quelli che non teme di dirlo. Ricciolo, siculo, ancora giovane e vigoroso per potersi permettere un triplo salto mortale dentro il cerchio di fuoco delle patrie lettere democratiche. Un frondista del politicamente corretto. Frondista del regime liberaldemocratico. Del regime lib-lab. Del regime liberalriformista. Insomma un antagonista. Ma da tenere in conto. Assicura il suo direttore Giuliano Ferrara, perché il «fascismo di questo straordinario scrittore civile funziona da anni come un antitodo allo sperpero retorico della nostra democrazia repubblicana, e delle idee universali ad essa collegate». Ma Pietrangelo Buttafuoco, […] riesce a non esaurirsi nella prosa pur feconda del pensatore inattuale, nella prosa rococò e civettuola del giornalista di successo. Sotto l’arzigogolo, l’ironia quotidiana, il pensiero naviga lontano dai corsivisti improvvisati figli degeneri della televisione, scandaglia e conserva le ultime luci di una cultura che fu [...]».
Recensione a P. Buttafuoco, ‘Fogli consanguinei’, Edizioni di Ar.
Il Domenicale’, 3 maggio 2003-05-05

Uno sguardo oltre le democrazie
… A Pietrangelo Buttafuoco, giornalista de “Il Foglio”, l’audacia della denuncia scolpita con uno stile fiammeggiante che riecheggia il gusto degli sperimentalismi d’avanguardia non manca. Lo spirito guascone di mettere il dito nelle piaghe non rimarginate della nostra società non lo abbandona.
La democrazia, che da anni è l’ansiolitico che placa i tremori e i timori di molti, il placebo che risolve ogni cosa, è ormai diventata lo scacciapensieri che ammanisce tranquillità. Basta pronunciarne le sillabe e già il loro suono infonde quiete e rassicurazione. […]
Tra Franco Freda, Luciano Canfora, Ulderico Nisticò, Massimo Fini, lo skin Brunico, Domenico Fisichella, Geminello Alvi e Carmelo Bene le sintonie difettano. Le conversazioni tra loro e Buttafuoco comunque sono un esercizio -non solo di stile- indispensabile per rapportarsi alla democrazia non alla stregua di un portafortuna da carezzare nei momenti di difficoltà ma come una possibilità tra molte altre. E come possibilità può affinarsi e modificarsi. Lo conferma lo stesso Ferrara nella prefazione: “la democrazia non è un sofisma né un obbligo ma una possibilità”. Ha bisogno di obiezioni, non è una conquista data una volta per tutte, un traguardo raggiunto in cui accoccolarsi [...]».
Recensione a P. Buttafuoco, ‘Fogli consanguinei’, Edizioni di Ar.
S. Paliaga, ‘Linea’ del 24 aprile 2003

Frithjon Schoun, nel suo pregevole volume "La Tradizione dei Pellirosse", (Edizioni di Ar), introduce, tra gli altri, un momento di discussione di grande interesse, cioè quello di ipotizzare uno 'sciamanesimo pellirossa'. L'autore impiega questo concetto essenzialmente per identificare la posizione della cultura spirituale "americoide" nel contesto delle famiglie tradizionali (ovvero ataviche e fondatrici) dell'umanità. […].
Recensione a Frithjon Schoun, "La Tradizione dei Pellirosse", Edizioni di Ar.
M. Iodice, 'Il Salernitano', 11 aprile 2003

Obiezioni alla democrazia, del tipo più temibile: non di quelle che l’avvalorano accettandone l’ipocrita gioco delle libertà di espresione, ma temibili perché figlie di una visione “estetica” della libertà che è conseguenza di una visione elitaria e aristocratica della società e delle sue espressioni contemporanee [...] Atti di acusa, senza alcuna ombra di virulenza o astio verso un modello di società ma piuttosto attestazioni di approvazione verso modelli alternativi che si ricollegano a più ancestrali forme di ragionamento e di pensiero.
Recensione a Pietrangelo Buttauoco, 'Fogli consanguinei', Edizioni di Ar.
M. Iodice, ‘Il Salernitano’, 5 aprile 2003

Nato come tesi di laurea presso l'Università degli Studi di Perugia questo volume ha il merito di inquadrare in chiave storica, con l'ausilio di materiali spesso di difficile reperibilità, la vicenda politico-intellettuale di Franco Freda, teorico (a metà strada tra Evola e Juenger) di una destra aristocratica ed "integrale", antiborghese e "rivoluzionaria". Asettico e ricco di informazioni. Utile per chi si occupa della complessa (e sinora mal studiata) vicenda della destra italiana del secondo dopoguerra, autentico labirinto di posizioni e correnti, spesso tra loro inconciliabili.
Recensione a Chiara Stellati, Una ideologia dell'Origine. Franco Freda e la controdecadenza, Edizioni di Ar.
Ideazione, gennaio/febbraio 2003

Jack London visionario incantato.
«[...]chi ancora nutra riserve sull'avventura spirituale dell'eroe di 'The star rover' (1915), sarà persuaso dall'eccellente nota che Fabrizio Sandrelli, traduttore del romanzo, ha apposto in appendice al volume [...] London intendeva scrivere un 'pamphlet' contro la pena di morte e l'ipocrisia del sistema carcerario. Ma la sua attrazione per il numinoso, il misterioso e il soprannaturale ebbe la meglio. E quella goccia di irrazionalismo presente nella sua vena sin dalle prime prove letterarie [...] si profuse, un anno prima della sua morte, nella più visionaria delle sue storie.
Recensione a Jack London, Il vagabondo delle stelle, Il Cavallo alato - Edizioni di Ar
Il Domenicale, 8 febbraio 2003

«[...]Beniamino M. di Dario col suo 'Il Sole Invincibile" traccia un quadro, inedito e completo, della grande figura di Imperatore romano, che meriterebbe ben altra conoscenza e 'culto' [...] .Aureliano, che eresse il 25 dicembre 274 in Campo Marzio, un tempio dedicato al Dio Sole, rinnovò in una Roma dimentica delle sue origini pagane, una sensibilità primordiale [...]».
Recensione a Beniamino M. di Dario, Il Sole Invincibile. Aureliano riformatore politico e religioso, Edizioni di Ar
Mariano Iodice, Il Salernitano, 7 febbraio 2003

«[...]non si tratta quindi di ristampe "da amatore", ma per studiosi e per coloro che intendono meglio comprendere il metodo tradizionale applicato alle vicende dell'epoca moderna [...] l'uscita per la collana "Testi" delle Edizioni Ar, degli articoli apparsi su 'La Rassegna Italiana' e il 'Conciliatore', offre al lettore un panorama più ampio su periodi differenti [...] Ristampe interessanti, quindi, per conoscere testi che altrimenti sarebbero stati condannati all'oblio.
Recensione a Julius Evola, I testi della Rassegna Italiana e I testi del Conciliatore, Edizioni di Ar.
Manlio Triggiani, Vie della Tradizione, ottobre-dicembre 2002.

“Il volume raccoglie gli articoli pubblicati lungo un quindicennio (1958-1973) appunto sul ‘Conciliatore’. La nostra impressione è che si tratti dell’Evola migliore, nel senso che il filosofo ha occasione di puntualizzare alcune posizioni già espresse nei suoi libri (Gli uomini e le rovine, Cavalcare la tigre, ecc.). C’è tutto Evola, insomma. Quello che polemizza contro una destra che, a suo avviso, non svolge appieno le funzioni di roccaforte della Tradizione; e c’è quello che polemizza con il mito di Gentile, anzi con i mediocri lettori di Gentile che si annidano nel Msi. Non mancano neanche l’Evola polemico con l’opera di mitologizzazione del fascismo condotta dai settori più nostalgici del neofascismo, e infine l’Evola monarchico. Si faccia attenzione alla critica evoliana dello stato totalitario”.
Recensione a Julius Evola, I testi de Il Conciliatore, Edizioni di Ar
Francesco Germinario, L’Indice, n° 9, settembre 2002

“Un’edizione italiana dello scritto di Drieu era già uscita vent’anni fa. Quest’ultima ci sembra ben più organizzata sotto l’aspetto editoriale, avvalendosi anche del testo francese a fronte. È il Drieu ideologicamente irrequieto. Non a caso il racconto è ambientato nella Russia zarista e della guerra civile, con il protagonista, una spia di professione, che deve barcamenarsi fra i rossi e i bianchi. Fino a rifiutare ambedue gli schieramenti. Insomma, il Drieu ribelle e anarcoide, quello del socialismo fascista, che tanto ha affascinato la Destra del Novecento”.
Recensione a Pierre Drieu La Rochelle, L’agente doppio, Edizioni di Ar
Francesco Germinario, L’Indice, n° 9, settembre 2002

“«[...]Siamo testimoni in questi ultimi anni dello sfarinarsi del tessuto connettivo che tiene insieme le comunità. Il legame sociale diviene simulacro di se stesso: ovunque prevalgono le sue mistificazioni funzionalistiche. Da organismo vivente si traduce in organizzazione meccanica. Per descrivere questa trasformazione Segatori innova il lessico impiegato di solito e ondeggiante tra l’uso del termine comunità e quello di società. Per provare a cogliere le inedite innervature della questione l’autore adotta due termini tratti dal lessico della fenomenologia, Leib e Körper. Il Körper sta a indicare la rete societaria, richiamandosi al significato originario che lo legava al corpo biologico. Un corpo biologico, figlio della rivoluzione scientifica, in cui le sue componenti collaborano per imposizione. [...] Diverso quanto accade nella comunità. Essa si identifica con il Leib, il corpo esistenziale, che non tende alla sopravvivenza ma alla vita. Rifiuta quanto è uniformizzante. Nel suo seno si custodisce la memoria [...]”.
Recensione a Adriano Segatori, La comunità vivente, Edizioni di Ar
Simone Paliaga, l’Officina, n° 7-8, 2002

«[...]In “La comunità vivente” vengono messi in luce i processi di degradazione e degenerazione che ci hanno portato a questa società (anzi, che ci hanno fatto passare dalla comunità alla società), e finalmente non si individuano, come sono soliti fare gli asfittici e ”alternativi” frequentatori dei salotti radical-chic, nelle singole decisioni di qualche uomo d’affari dedito alla politica. Come fa notare Segatori infatti “sarebbe assurdo cercare, nell’epoca attuale, una causa unica di deterioramento che porti matematicamente ad un effetto definitivo e consequenziale”. Bisogna invece “decodificare i segni e le indicazioni del più piccolo avvenimento, inserirlo nella sfera storica in cui si forma e (...) dare un significato alla sua apparizione e al suo sviluppo”: dall’ipocrisia della de-ideologizzazione, che troppo spesso diventa mancanza di ideali e di riferimenti, mancanza estremamente funzionale al sistema, al decadimento del ruolo della cultura quale capacità di critica autonoma, di creatività e libertà a favore della mera e tecnica istruzione, che serve ad “uniformizzare le capacità produttive in base alle esigenze del mercato e della produzione”. E poi si parla del lavoro, della politica, del sacro, di un mondo che sta sempre più inesorabilmente appiattendosi, troncando ogni anelito e respiro più profondo.[...]».
Recensione a A. Segatori, La comunità vivente, Edizioni di Ar
Vicsia Portel, Voce Isontina, 27 luglio 2002


«[...]L'angolo visuale di questa analisi è sicuramente originale, in quanto l'autore è uno psichiatra-psicoterapeuta. Particolarmente interessante è dunque l'approccio alla problematica del tramonto della comunità : una denuncia spietata di come il sistema su cui si regge la società moderna tenda a negare "la patologia dell'ambiente di vita patologizzando la forme del malessere"[...]».
Recensione a A. Segatori, La comunità vivente, Edizioni di Ar
La Padania, 13 luglio 2002

«[...] Una critica della globalizzazione e del mondialismo proviene da un docente, Giovanni Damiano, che in 'Elogio delle differenze' traccia una critica analizzando le basi stesse della globalizzazione. Insomma, non si tratta solo della confutazione della globalizzazione in quanto tale, ma anche dell'analisi dei valori che sono il sostrato e di ciò che intenderebbe distruggere [...] Damiano sottolinea e spiega con incisività come la globalizzazione sia la volontà di imporre un modello egemone che si estende dalla politica (ricordate le guerre umanitarie?) al diritto (ricordate le operazioni umanitarie di pulizia?) dalla cultura al costume [...] Ma Damiano svolge un'analisi che comprende la ricerca dei presupposti giuridici della globalizzazione: diritti dell'uomo e visione cosmopolita della vita, e riferimenti politici, filosofici, che hanno gettato le basi di questo progetto di egemonia.
Recensione a G. Damiano, Elogio delle differenze, Edizioni di Ar
M. Triggiani, La gazzetta del mezzogiorno, 14 luglio 2002

«[...] Oggi la storia inventata sta prendendo forma nella realtà: Non si tratta più delle qualità di scrittore di Raspail, della sua potenza evocativa o della pregevolezza letteraria. Esistono tutti gli ingredienti perché si tramuti nella vita di tutti i giorni. E’ presente anche la volontà, la volontà di coloro che desiderano rendere il mondo un solo grande mercato, è l’aspetto economico del mondialismo, la globalizzazione, che non fa altro che favorire tali flussi migratori impovrendo sempre di più i paesi poveri e gettando in questo modo le premesse ideali all’immigrazione.
Raspail narra dell’avvento della società multirazziale con trent’anni di anticipo e con orrendo realismo. Leggere il suo libro equivale ad una doccia gelata dopo essere stati immersi per anni in una vasca da bagno stracolma di acqua bollente e di dogmi. E’ rigenerante.
Recensione a J. Raspai, Il Campo dei Santi, Il Cavallo alato (Edizioni di Ar)
Eleuteros, Rinascita, 5 maggio 2002.

«[...] Un libro poco reclamizzato ricostruisce il rapporto tra mondializzazione, globalizzazione e progetti delle multinazionali.
Il libro intende dimostrare, con l’ausilio di una cospicua documentazione, che nel 1992 fu avviata nei confronti dell’Italia, da ambienti politico-economici internazionali, un’azione per ridimensionarne il peso economico. L’Italia era, nell’Europa e nel mondo di allora, una Grande Potenza che contendeva all’Inghilterra il quinto posto...Ciò - secondo l’autore- dava fastidio da un lato alla Germania, che doveva affrontare gli enormi costi dell’unificazione e dell’estensione delle sue aree d’influenza politico-economica nell’Est europeo, dall’altro, ai paesi in cui operavano le centrali internazionali della Finanza, quali la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, che incontravano fortissimi ostacoli a penetrare in Italia. Ostacoli dovuti al sistema politico e la sistema finanziario-produttivo. Entrambi gli ostacoli sono stati rimossi: il sistema politico, con la vicenda ‘Mani Pulite’, che presenta ancora molti lati oscuri sulla sua genesi e sul suo substrato; il sistema finanziario-produttivo, con le ‘privatizzazioni che hanno eliminato pressoché totalmente le partecipazioni statali, il sistema creditizio, le assicurazioni quali il Gruppo INA [...]»
Recensione a A. Venier, Il disastro di una nazione. Saccheggio dell’Italia e globalizzazione Edizioni di Ar
N. Mollicone, La meta sociale, 8 aprile 2002.

«[...] Il libro è frutto di studi sulle istituzioni religiose, giuridiche, linguistiche ed economiche. E non a caso, in ogni capitolo, è riportato il raffronto fra le realtà greca, romana, celtica e germanica [...] Jean Haudry sottolinea che 'essendo pluralista e diversificata, la religione indoeuropea è per sua natura tollerante'; in altre parole l'atteggiamneto nei confronti dell'altro non era quello tipico del proselitismo, dell'evangelizzazione, ma si basava sulla convinzione che ogni gruppo custodisce i propri riti , la propria tradizione senza avere la finalità di divulgarli.[...]»
Recensione a J. Haudry, Gli Indoeuropei, Edizioni di Ar
M. Triggiani, La Gazzetta del Mezzogiorno, 14 gennaio 2002

«[...] Giustamente questa edizione, preceduta da una lunga introduzione ad opera di Rinaldo Massi, accompagna il testo di Nitobe con una nutrita serie di appendici, che chiariscono ed integrano quanto detto nel testo e costituiscono altrettanti inviti all’approfondimento.[...]»
Recensione a I. Nitobe, Bushido, Edizioni Sanno Kai (Edizioni di Ar )
Aikikai d'Italia, gennaio 2002

«[...] Le Edizioni di Ar hanno dato alle stampe un'opera di pregio: un saggio sulla critica che Guénon ha rivolto alle scienza moderne [...] Una disamina precisa del pensatore tradizionalista rimanda al rifiuto che questi nutriva verso la scienza moderna, considerata inferiore ai saperi dell epoche antiche, in quanto svincolata da ogni elemento di conoscenza metafisica[...]»
Recensione a M. Pacilio, "Conoscenza tradizionale e sapere profano.
René Guénon critico delle scienze moderne", Edizioni di Ar.
M. Triggiani, Vie della Tradizione n. 24, ottobre-dicembre 2001

Continua, da parte delle Edizioni di Ar la pubblicazione di interessanti raccolte di scritti di Julius Evola, spesso difficili da reperire in originale. E un volume appena uscito raccoglie i testi pubblicati da "La Rassegna Italiana". Curato da Aldo Braccio, il libro offre una serie di articoli evoliani che disegnano un arco di tempo di un ventennio: dal 1933 al 1952. La rivista che li ospitò venne fondata nel 1917 da Tomaso Sillani, esordì ospitando un dibattito tra i generali Foch e Cadorna sulle difese del Piave dopo la disfatta di Caporetto e cessò le pubblicazioni nel 196 1, due mesi prima della morte di Sillani. Particolarmente, ricchi di spunti di meditazione sono gli scritti di Evola sul "razzismo", un tema che causò al pensatore italiano numerosi problemi sia da parte delle autorità del regime fascista, sia dagli agenti del Reich nazionalsocialista (i servizi segreti nazisti aprirono peraltro un corposo dossier sul pensiero e l'attività
culturale di Evola).
Recensione a J. Evola, I Testi de 'La Rassegna Italiana', Edizioni di Ar
La Padania 21/12/01

«[...] Superando le usuali interpretazioni, che accentuano la dimensione metafisica a danno dell’aspetto politico, Di Vona dimostra come invece la connessione tra metafisica e politica sia necessaria per la comprensione del pensiero evoliano e come questa connessione comprenda la natura e il fine metafisico della sua dottrina. Chiarendo i termini ideologici, spaziali e temporali indicati da Evola nella propria teoria dello Stato, l’Autore sviluppa le principali tesi politiche, la struttura costituzionale e l’ideale di unità europea. Infine mostra il rapporto contiguo tra la terza dimensione degli eventi storici e la scienza della sovversione. [...]»
Recensione a .di Vona, Metafisica e politica in Julius Evola, Edizioni di Ar 
Iniziativa Meridionale, numero 27, dicembre 2001

«[... ]Com'è noto, per il filosofo della tradizione fondamentale era la questione dell'Imperium, con tutti i problemi teorici e storici ad essa connessi. Il volume costituisce un'esaustiva ricostruzione dell'atteggiamento evoliano davanti alla religione romana. Da coerente tradizionalista, Evola astrae quasi sempre, come rileva l'autore medesimo, dai contenuti storici, presentando la lunga vicenda romana come un esempio imperituro di spiritualità da contrapporre ad una modernità contrassegnata dal primato dell'azione. [...]»
Recensione a Beniamino M. Di Dario, La via Romana al Divino. Julius Evola e la religione romanaEdizioni di Ar 
Francesco Germinario, L'Indice, n. 10 - ottobre 2001

«[...]Stando alla mitologia nordico-aria i lupi azzurri erano gli emarginati dal branco. Qui gli emarginati sono i compagni di ventura del Fronte nazionale, fondato da Freda agli inizi degli anni novanta e poi disciolto su sentenza della magistratura alcuni anni dopo. (...). Il Fn denunciava il meticciato e l'invasione dei cittadini stranieri, presentandosi quale scuola di "Educazione etnica". L'obiettivo è anche quello dell'educazione militare dell'anima che valorizzi il fondo extrarazionale. [...]»
 
Recensione a Franco G. Freda, I lupi azzurri. Documenti del Fronte Nazionale, Edizioni di Ar .
Francesco Germinario, L'Indice, n. 10 - ottobre 2001

«[...]C'è un'interessante opera di Julius Evola che merita di essere riletta. Si tratta di 'Metafisica della guerra' (Edizioni di Ar ), che raccoglie diversi scritti evoliani pubblicati tra il 1935 e il 1950: un complesso dottrinale e documentario di eccezionale importanza per la presentazione di una concezione della guerra sideralmente lontana dalla brutture e dal cinismo dei conflitti moderni - magari ipocritamente mascherati da 'crociate' per la difesa della libertà, democrazia e quant'altro - come da pregiudiziali e imbelli pacifismi. Evola delinea la categoria dell'eroismo guerriero, propria di ogni civilta tradizionale dalla classicità greco-romana e germanica (per limitarsi all'ambito europeo) al miglior cattolicesimo alla spiritualità nipponica, ecc. [...]»
Recensione a Julius Evola, Metafisica della guerra
La Padania, 30-9-2001.

«[...]Vita e forme: ecco il punto decisivo del pensiero di Georg Simmel, la
chiave di volta della sua filosofia, il "centro di una ragnatela -scrive
Ingravalle nell'ottima postfazione al volume di Ar- pazientemente intessuta
tra il 1889 e il 1918". I filamenti intrecciati in un trentennio di attività
speculativa e convergenti verso questo cuore erano tesi sopra i territori
più diversi: dall'economia alla sociologia, dall'estetica alla religione,
dall'urbanistica alla pedagogia. Nella varietà tematica della produzione
simmeliana è sempre l'identico movimento che ritorna. Quello della vita che
crea forme e poi le travolge incapace di sopportare ostacoli al suo flusso;
e delle forme che si ribellano alla vita e le oppongono la propria rigida
separatezza[...]»
Recensione a Il conflitto della cultura moderna, Edizioni di Ar 
Alessandra Iadicicco, Il Giornale, 31 luglio 2001

«[...]Per quanto attiene la spiritualità, Haudry così scrive dell’animo indoeuropeo: «Essendo pluralista e diversificata, la religione indoeuropea è per sua natura tollerante; anziché impegnarsi nel proselitismo, ciascun gruppo custodisce gelosamente i proprî dèi, riti e formule». Un rapporto col divino fatto di prassi e non di teoria, o meglio «di opere, e non di fede». Anche un altro tema centrale nella ricerca linguistica e archeologica è sciolto con estrema precisione e con rigore “tradizionale” da Haudry: quello della localizzazione della patria originaria, l’Urheimat. Così, dopo aver passato sinteticamente in rassegna le varie ipotesi che la dottrina contemporanea ha sostenuto, circa la terra di origine, egli scrive senza mezzi termini: «numerosi indizi ci inducono a ricercare assai più a nord la regione in cui si formarono i popoli indoeuropei e varie tradizioni concordano su questo punto», vale a dire una terra circumpolare. Per una serie di ragioni, ciò comporta anche una datazione diversa dagli altri studiosi circa la formazione del popolo comune: Haudry si riferisce così al Paleolitico superiore.[...]»
Recensione a Gli Indoeurpei, Edizioni di Ar 
Alberto Lombardo, "La Padania", 6 giugno, 2001

«[...]Per comprendere la posizione intellettuale di Evola è utile inoltre tenere presente qualche riferimento teorico. Tipo la sua nota vicinanza a certa cultura germanica che ne fa (lo afferma Piero Di Vona in "Metafisica e Politica in Julius Evola", Ar, 2000) "il rappresentante italiano della Rivoluzione Conservatrice tedesca"[...]»
Alessandra Iadicicco, "Il Foglio", 31 maggio 2001

Era solo l'ultimo dei pagani
«[...]Nella storia dell'amministrazione della giustizia in Italia, due sono stati -dal dopoguerra a oggi- gli imputati socraticamente chiamati alla sbarra (e detenuti) per motivi specificatamente ideologici: il barone Julius Evola di cui ieri ricorreva il cinquantennale dell'arresto e, ancora qualche anno fa, un diretto discendente spirituale delle stesso barone, ossia Giorgio Franco Freda, l'editore di Ar, nel cui marchio già si ritrova l'impronta pagana di un pensiero estraneo alla cultura borghese e occidentale.[...]»
Pietrangelo Buttafuoco, "Il Foglio", 31 maggio 2001

«[...]L'uscita del volume di Jean Haudry, docente di sanscrito presso l'Università di Lione III ed uno dei maggiori esperti di indoeuropeistica, da parte della casa editrice Ar (la cui sede è a Padova ma la cui distribuzione è a Salerno) e con il contributo dell'Università di Torino, si pone dunque come un'operazione coraggiosa oltre che altamente meritoria, andando a colmare un grave vuoto nel panorama editoriale nostrano. Piace segnalare, infine, che nell'accurata traduzione si è tenuto conto tanto dell'edizione originale francese del 1981 che di quella, più aggiornata, inglese del 1992, aggiungendo, inoltre, un interessante corredo fotografico.[...]»
Recensione a "Gli Indoeuropei", Edizioni di Ar 
Stefano Giuliano, "salernocity.com", maggio 2001


«[...]Dopo aver individuato i protagonisti della globalizzazione nelle organizzazioni internazionali politiche (ONU, Unione Europea, Nato, etc.) ed economiche (ad esempio: Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale), nonché nelle multinazionali che sottraggono risorse e potere ai governi degli Stati, Damiano sottolinea anche il ruolo svolto dalle Organizzazioni Non Governative (ONG) che, pur impegnandosi spesso in lodevoli attività di aiuto e sostegno ai Paesi poveri, esprimono delle logiche di «internazionalismo umanitario» per nulla alternative bensì funzionali alla «deculturazione» (Latouche). Non a caso le ONG si fanno sovente promotrici dei cosiddetti «diritti universali». Ciò è particolarmente significativo in quanto il globalismo giuridico, anche se procede più lentamente rispetto alla dimensione tecnico-economica dell’omogeneizzazione planetaria, è un aspetto centrale dell’ideologia mondialista, giacché lo svuotamento delle appartenenze identitarie, secondo l’utopia giuridica imperante, dovrebbe essere compensato da un diritto cosmopolitico capace di garantire la pace nella nascente società globale (o multirazziale). L’autore dell’Elogio delle differenze smaschera efficacemente il carattere illusorio di una prospettiva di questo tipo: la pretesa di fondare un ordine politico mondiale sui diritti umani universali ed individuali rappresenta in sé un’istanza violenta e bellicosa. Prima di tutto perché gli astratti e presunti «diritti universali» sono in realtà una determinazione storica dell’Occidente moderno, perciò affermarli su scala mondiale significa occidentalizzare il mondo e, dunque, violentare culture e tradizioni diverse dalla nostra. Inoltre centrare tutto il fenomeno giuridico sul singolo individuo, prescindendo dai vincoli storici e comunitari che legano gli uomini, nonché dalla sovranità degli Stati (il concetto di cittadinanza dilatato su scala mondiale), contribuisce ad inflazionare l’interventismo militare attraverso le cosiddette «operazioni di polizia internazionale», come si è visto negli anni più recenti. Tutto ciò con un uso arbitrario del diritto internazionale per cui si sceglie di intervenire in uno scenario piuttosto che in un altro sulla base di considerazioni che nulla hanno a che fare con il più elementare sentimento di giustizia.[...]»
Recensione a "Elogio delle differenze. Per una critica della globalizzazione", Edizioni di Ar .
Paolo Marcon, "maschiselvatici.it", maggio 2001 


Proseguendo lungo la via tracciata da Piero Di Vona, un gruppo nutrito di studiosi si dedica alla riflessione sui molti spunti offerti dagli autori del tradizionalismo integrale. I risultati positivi non mancano e i caratteri generali del dibattito vanno finalmente perdendo quei toni settari o chiesastici da conventicola di primule rosse vandeane a da ospizio per cavalieri teutonici in disarmo che avevano finora connotato la maggioranza dei frequentatori abituali di questi territori culturali. In questo senso appare ineccepibile questo testo di Massimo Pacilio, che si mantiene nei limiti seri e corretti della ricerca di stampo accademico.
Presentato proprio da Di Vona, il lavoro si occupa delle critiche guénoniane alle scienze moderne "rivolte non solo contro quella estensione ipertrofica del metodo scientifico che fu lo "scientismo", ma espressamente contro la pretesa della scienza moderna di autofondarsi e autolegittimarsi come sapere autenticamente conoscitivo".[...]»
Recensione a "Conoscenza tradizionale e sapere profano. René Guénon critico delle scienze moderne", Edizioni di Ar.
Walter Catalano, "Diorama", aprile 2001

«[...]La lettura di questo testo è angosciante, ma raffigura efficacemente tutto quel mondo di persuasori occulti del multiculturalisno (clericali, politici, giornalisti, finanzieri, economisti) che smantellano ogni difesa fisica e spirituale dell'Europa ma che alla fine saranno anch'essi travolti dall'ondata immigratoria[...]»
Recensione a "Il Campo dei Santi", Edizioni Il Cavallo alato.
N.M., "Iniziativa", gennaio/febbraio 2001.

«[...]Qui non si parla di civiltà apollinea, faustiana e magica ma, andando ancora più indietro, si fa il confronto fra la "kultur" di Atlantide estesa dall'Irlanda all'Egitto, quella di "kash" tra l'India e il mar Rosso, quella di "Turan" fra il Nord dell'Europa e la Cina[...]»
Recensione a "Albori della Storia mondiale" Edizioni di Ar.
Gabriele Fergola, "Linea",  18 febbraio 2001.

E così tramontò la vecchia Europa.
A Milano una rilettura di Oswald Spengler, profeta dell'antimoderno.
«[...]Di Oswald Spengler e di alcuni suoi libri si è parlato mercoledì sera alla libreria Rizzoli di Milano, dove sono intervenuti, presentati dal moderatore Massimiliano Finazzer Flory, Alberto Pasolini Zanelli, Aldo Braccio, Maurizio Cabona.[...]»
«[...]Maurizio Cabona ha affrontato il commento degli Albori della storia mondiale, testo postumo e incompiuto di Spengler, ma di grande interesse perché storico in senso più stretto del Tramonto dell'Occidente, per il quale ha parlato invece "morfologia della storia".[...]»
«[...]Aldo Braccio ha definito preveggente un'altra opera spengleriana, Anni della decisione. "Oltre al ritorno di motivi già presenti nell'opera principale, come il primato della politica sull'economia  la riflessione critica sulla tecnica, va sottolineata la lucidità anticipatrice dell'analisi -ha detto Braccio- che riesce a scorgere, già nel 1933, i termini esatti della sindrome che investe oggi il mondo occidentale: l'incalzare di flussi migratori di proporzioni gigantesche, con un nettissimo divario nell'incremento demografico tra Occidente e Terzo mondo. Dunque, le tensioni internazionali avrebbero assunto, secondo Spengler, la fisionomia dello scontro tra razze"[...]»
Martino Mora, "La Padania", 24 febbraio 2001.

Se l'ottusità è Manifesta.
«[...]è molto facile isolare l'avversario scaraventandogli addosso accuse false e pretestuose di antisemitismo e di nazismo, ma così si nega la libertà di parola alla radice. Destra e sinistra non possono incontrarsi neanche in un convegno? e dov'è la civiltà? è vero, una delle case editrici, Ar, animata da Franco Freda, ha pubblicato testi nazisti, ma anche libri di straordinaria qualità, parecchi di sinistra. Mi viene in mente l'Elogio delle differenze, di Giovanni Damiano. Perché non se lo leggono, invece di accendere falò virtuali?[...]»
Claudio Risè, intervista alla "Padania", 23 febbraio 2001

Recentemente tra i libri acquistati dalla biblioteca civica vi è n romanzo che, per contenuti e livello letterario, merita di essere segnalato all'attenzione dei lettori. Ci riferiamo a "Il Campo dei Santi" di Jean Raspail[...]»
Recensione a J. Raspail, Il Campo dei Santi, Il Cavallo alato.
Davide Gianetti, Giornale della Biblioteca civica di Rovello Porro

«[...]A quanto ci risulta questa è l'ultima ristampa - e probabilmente anche la migliore sia sotto l'aspetto critico sia sotto quello editoriale. Oltre al testo in questione compaiono anche due articoli del filosofo sul medesimo argomento, nonché alcuni commenti di alcuni studiosi del pensiero evoliano... Non manca neanche Freda, curatore del volume e autore di un commento agli "Orientamenti" evoliani [...]»
Recensione a J. Evola, Orientamenti. Undici punti,
Edizioni di Ar 
Francesco Germinario, "L'Indice", febbraio 2001.


«[...]L'attuale ristampa è accresciuta dal contorno di alcuni scritti di Freda pubblicati fra il 1962 e gli anni novanta e da riflessioni di due intellettuali d'area (Ingravalle e Damiano) e di Piero Di Vona, studioso del pensiero filosofico tradizionalista. Dei testi di Freda alcuni sono noti, altri come nel caso dell'Ordine dei Ranghi, finora inediti, erano circolati solo in forma dattiloscritta[...]»
Recensione a F.G. Freda, La disintegrazione del sistema,
Edizioni di Ar 
Francesco Germinario, "L'Indice", febbraio 2001.


René Guénon contro il moderno.

Nell'ambito degli studi sul famoso storico delle religioni René Guénon, autore di importanti volumi sul Vedanta e sulla Tradizione, mancava un testo che fornisse una ricognizione sul suo punto di vista in merito alla scienza moderna. Eppure, la formazione dello studioso francese che si convertì all'Islam, era scientifica, basata sulla matematica. Per la prima volta ci pensa uno studioso, Massimo Pacilio (Conoscenza tradizionale e sapere profano, Edizioni di Ar, pp.168, £. 28mila). Nel saggio, prefato da Piero Di Vona, dell'Università di Napoli, Pacilio sottolinea con spessore la posizione dello scrittore francese contro la civiltà moderna, ma soprattutto la negazione che ogni sapere possa prescindere dal dominio della metafisica. Questo il fondamento dell'attacco di Guénon allo scientismo e alla civiltà moderna alla quale mancherebbe, sostiene, "un sapere unitario", fondato su un principio di autorità che darebbe forma a tutto. Sulla base di questa lettura, René Guénon attacca anche il concetto di progresso. Il modello di riferimento tradizionale, per l'autore francese, resta quello delle antiche civiltà.
recensione a Pacilio, "Conoscenza tradizionale e sapere profano", Edizioni di Ar 
"La Gazzetta del Mezzogiorno", 31 dicembre 2000

 

Evola dalle fondamenta.
Uno studio sistematico su metafisica e politica.
«[...]Un libro sicuramente non facile, ma indubbiamente assai interessante che apre importanti squarci sul pensiero e le opere di Evola.[...]»
Recensione a Di Vona, "Metafisica e politica in Julius Evola", Edizioni di Ar .
"La Padania", 7 dicembre 2000

Craxi e Freda uniti nella lotta. 
Il politico e l'editore più maledetti d'Italia uniti da un libro.
«[...]Sono pagine costruite intorno ad un forte sentimento antiliberista, che trovano,  per differenti ragioni, la comprensione di una casa editrice dalla lunga tradizione antieconomicista[...]»
Recensione a Venier
, "Il disastro di una nazione. Saccheggio dell'Italia e globalizzazione", Edizioni di Ar .
Mauro De Troia, "Area", novembre 2000.


Intellettuali senza partito.
La ripubblicazione di "Orientamenti", di Julius Evola, consente di ripensare il rapporto burrascoso tra destra e cultura.
La riedizione di Orientamenti di Julius Evola nella collana "Gli inattuali" di Ar a cura di Franco Freda e coi commenti di Giovanni Damiano, Piero Di Vona, Enzo Erra, Roberto Melchionda, Giovanni Perez, Luciano Lìcandro può contribuire alla riflessione sui rapporti tra la cultura e la destra. [...]»
Recensione a Julius Evola, "Orientamenti",
Edizioni di Ar .
Giano Accame, "Area", novembre 2000

Massoneria. Un libro ritrovato.

«[...]Ne "La Massoneria" Faÿ traccia uno stile sobrio e al tempo stesso brillante, il percorso storico dall'inizio del '700 sino al compimento della Rivoluzione francese, partendo dall'Inghilterra della Seconda rivoluzione e passando attraverso la nascita degli Stati Uniti d'America. Il collegamento che ne risulta è così chiaro e lineare da non lasciare alcun dubbio, gettando però al tempo stesso inquietanti ombre sulla situazione presente. Le edizioni di Ar ci offrono oggi, dopo cinquant'anni, la possibiltà di leggere questo eccezionale libro in italiano, grazie ad un' edizione pubblicata nel 1999, curata e tradotta da Italo De Giorgi. Nel testo inoltre è stato aggiunto come appendice editoriale il saggio di Julius Evola su "La Massoneria e la preparazione intellettuale delle Rivoluzioni" che integra, grazie all'indiscussa capacità del grande studioso di cogliere il senso intimo delle cose pur in sintetica analisi, l'opera del Fay, impreziosendone così il volume[...]»
Recensione a Faÿ, "La Massoneria e la rivoluzione intellettuale del settecento", Edizioni di Ar 
"Rinascita", 20 ottobre 2000. 

Ripubblicati gli 11 punti di Orientamenti: il libretto scritto nel 1950 da Evola non ha perso attualità.
«[...]Fortunatamente esistono ancora sacche di resistenza all'omologazione mondialista, alla società multirazziale, al "politicamente corretto": c'è ancora chi vuole pensare con la propria testa, insomma.
A costoro gli undici punti di "Orientamenti" potrebbe aggiungere alcune importanti riflessioni di tipo meta-politico, necessarie per muoversi all'interno di un mondo sempre più complesso e variegato[...]».
Recensione a Julius Evola, Orientamenti. Undici punti, Edizioni di Ar .
Gianluca Savoini, "La Padania", 12 ottobre 2000

«[...] Il volume di Ulderico Nisticò, Prontuario Oscurantista, Edizioni di Ar, non è soltanto un'acuta rilettura degli avvenimenti storici che contrassegnarono il Meridione d'Italia durante il regno borbonico ma anche una guida ai valori propri dell'ethnos meridionale: Il testo di Nisticò si sofferma in particolare sulle vicende del 1799, dandone una interpretazione in più punti controcorrente rispetto alla dominate vulgata "neogiacobina". Ma è indubbio che altre pagine essenziali del testo sono quelle riguardanti Ferdinando II, dalle quali esce un ritratto del Borbone davvero lontano dalle varie "leggende nere" circolanti sin dal risorgimento.[...]»
Recensione a Ulderico Nisticò, 'Prontuario oscurantista', Edizioni di Ar .
"La Padania", 21 settembre 2000


«[...] così la fallita rivolta degli ufficiali cui allude Mishima nella celebre novella "Patriottismo", fu fatta in nome dell'autorità dell'Imperatore, anche se fu spietatamente repressa proprio per ordine di Hiro Hito. Su tutto questo ci ragguagliano ampiamente Rinaldo Massi e Dario Zanchi nel libro. "Tenchu" significa infatti "castigo del cielo" ed era un termine molto diffuso negli anni '30 tra i giovani ufficiali, in quanto essi si ritenevano solo gli esecutori della superiore volontà celeste.[...]»
Recensione a R. Massi -D. Zanchi. "Tenchu", Edizioni Sanno Kai (Edizioni di Ar )
Gabriele Fergola, "Linea", 15 settembre 2000


«[...] Il "Prontuario oscurantista" di Ulderico Nisticò non solo è un efficace manualetto di "controstoria", ma si raccomanda anche per la sua polemica estrosità di "pamphlet" graffiante e dissacrante , ed affidato ad una prosa volutamente di antica fattura, dove i toni aulici servono a rendere più feroce l'ironica irriverenza.[...]»
Recensione a Ulderico Nisticò, 'Prontuario oscurantista', Edizioni di Ar .
Mario Bernardi Guardi, "Il Tempo", 21 luglio 2000


«[...] Nel suo discorso di ringraziamento per il conferimento del premio per la pace (Walser) ha lanciato una vera e propria provocazione, che possiamo riassumere nella tesi che in Germania parlare di olocausto è diventato un business, che ogni film, libro effetto mediatico che ha per tema l'olocausto è destinato al successo ed è esteticamente inattaccabile. L'olocausto si è trasformato in un oggetto di consumo con un sicuro mercato. La provocazione sollevò polemiche accesissime e non certo inutili, culminate nel dibattito tra Walser e Ignatz Bubis, l'autorevole presidente della comunità ebraica tedesca, scomparso subito dopo quel celebre confronto. Tale dibattito, col titolo La banalità del bene -che riprende un celebre saggio di Hann Arendt- è stato pubblicato in italiano non da Feltrinelli, che è l'editore storico di Walser, bensì dalle Edizioni Ar, ispirate da Franco Freda, che è un segno dei tempi.[...]»
Recensione a Martin Walser, 'La banalità del bene', Edizioni di Ar .
Marino Freschi, "Il Giornale", 5 luglio 2000


«[...]Giunge quindi molto a proposito questo lavoro di Giovanni Damiano, che in uno spazio breve ma affollato di spunti analitici e di sondaggi in profondità colma una lacuna, illustra con invidiabile concisione tutto un percorso speculativo e, non da ultimo, mette a disposizione dei volenterosi un eccellente strumento di studio, che si spera stimolerà nuove iniziative sull'argomento. [...]» 
recensione a Damiano, 'La filosofia della libertà in Julius Evola', Edizioni di Ar .
Luca Leonello Rimbotti, "Diorama", giugno 2000


«[...] In ogni civiltà guerriera la spada, soprattutto in tempi in cui non esistevano, armi da fuoco, ha sempre avuto un altissimo significato, al tempo stesso sacrale, simbolicoe pratico. Il discorso vale in particolar modo per il giappone, la cui civiltà, come quella occidentale, si è sviluppata nel senso dell'azione, ma in cui la modernizzazione solo dopo il 1945 ne ha degradato il senso nella direzione capitalistica e consumistica. [...]»
Recensione a Fino, 'La spada giapponese', Sanno-kai (Edizioni di Ar ).
Gabriele Fergola, "Linea"", 30 giugno 2000


«[...] Parlando, con cognizione di causa, di date e di dati, intorno ad argomenti forti come "assolutismo" e "utopia", "Borbone" e "democrazia", "donne illuministiche" e "insorgenze", "Napoleone" e "Ruffo", Nisticò infatti sottopone al vaglio di una critica spietata la "vulgata" giacobina, restituendo ai "vinti" non solo l'onore, ma anche la loro imagine "reale", sconciata da troppa storiografia.[...]»
Recensione a Nisticò, 'Prontuario oscurantista', Edizioni di Ar .
Mario Bernardi Guardi, "Secolo d'Italia", 21 giugno 2000

«[...] Infine un libro "eretico": 'Prontuario oscurantista' di Ulderico Nisticò (edizioni di Ar - Padova): C'è la prefazione di Pietrangelo Buttafuoco, firma del quotidiano che state leggendo. È una summa del pensiero catto-reazionario (in senso buono) che può costituire un ottimo vademecum per i cultori di storia.[...]»
Recensione a Nisticò, 'Prontuario oscurantista', Edizioni di Ar .
Rino Camilleri, "Il Giornale", 27 maggio 2000


«[...] L'alternativa differenzialismo/mondialismo rappresenta oggi il vero spartiacque tra civiltà (al plurale) e civilizzazione, e in parte anche tra mondo tradizionale e mondo moderno, categorie super storiche che attraversano e "interpretano" la Storia. Il saggio di Damiano "Elogio delle differenze" (edzioni di Ar) è un valio strumento di lettura dell'argomento, che spazia dagli aspetti economici a quelli sociali, giuridici e culturali della globalizzazione (cui l'attuale massiccio fenomeno immigratoria risulta del tutto funzionale) per poi delineare il concetto "nè superiori nè inferiori nè uguali, ma differenti" [...]» 
Recensione a Damiano, 'Elogio delle differenze', Edizioni di Ar .
 "La Padania", 23 maggio 2000


«[...] Quando nel '98 una commissione di esperti approvò il progetto di Peter Eisenmann, Walser espresse duramente la prorpia opposizione. Non solo per ragioni estetiche. La distesa di 2.700 lapidi di cemento, alte fino a due metri e mezzo , vasta come un campo di calcio, progettata dall'architetto ebreo newyorkese, non solo gli sembrava un esempio di 'funereo kitsch', ma una vera e propria 'cementificazione della memoria' [...]
[...] in italia è stato tradotto in 'La banalità del bene' il discorso che Walser tenne nell'autunno del '98 [...]»   
Recensione a Walser, 'La banalità del bene', Edizioni di Ar .
Alessandra Iadicicco, "Soprattutto", aprile 2000


«[...] E' un'opera in divenire che illustra tormenti e turbolenze di una cultura alla ricerca di una consistenza teorica per oltrepassare la crisi della modernità con la resipiscenza della memoria storica all'interno di una sensibilità mitica [...]»
Recensione a Spengler, "Albori della storia mondiale". Vol. II, Edizioni di Ar .
Marino Freschi, "Il Giornale", 27 aprile 2000


«[...] Inoltre Damiano mostra la sconcertante inconsistenza dei vari argomenti a favore della società globale (società che oramai ci si limita a considerare come irreversibile senza nemmeno fornire ulteriori spiegazioni) o la loro contraddittorietà: ad esempio, quelli che, per giustificare l'inevitabilità della società multirazziale , si appellano alla libera circolazione della forza-lavoro sono magari gli stessi che per altri versi criticano il neoliberismo, oppure si fa ricorso, al contempo, ai diritti umani e ad argomenti neoliberisti senza avvedersi del contrasto fra le loro logiche[...]»
Recensione a Damiano, "Elogio delle differenze. Per una critica della globalizzazione", Edizioni di Ar .
"La Padania", 7 aprile 2000


«[...] Il libro rappresenta un'analisi contro la creazione di danaro in maniera fraudolenta, contro i depositi bancari realizzati con artifici contabili, le manipolazioni del tasso di sconto e il trasferimento di grandi masse di valuta e metalli preziosi. Analisi critica delle oligarchie finanziarie che influiscono sulle politiche delle nazioni [...]»
Recensione a Coogan, "I creatori di moneta",Edizioni di Ar .
Manlio Triggiani, "La Gazzetta del mezzogiorno",


«[...] Questo discorso pronunciato poco più di una anno fa e su cui si continua a discutere e a dividersi in Germania ha anticipato nel suo significato profondo anche tutto quello che sta avvenendo oggi attorno al caso Haider: la strumentalizzazione del passato per impedire l'espressione della libertà dei popoli contro il nuovo totalitarismo che mira ad annientare la loro identità, la loro storia, la loro tradizione [...]»
Recensione a Walser,"La banalità del bene", Edizioni di Ar.
Francesco Coppellotti, "La Padania", 10 febbraio 2000.


«[...] Pacilio ha messo in evidenza soprattutto l'impegno volto ad affermare la tradizione del sapere ermetico e metafisico contro la "volgarizzazione" dell'enciclopedismo illuminista e in genere contro la decadenza moderna. In questo ambito è risultata interessante la critica "radicale" e "tecnica" di Guénon alla scienza [...]»
Recensione a Pacilio, "Conoscenza tradizionale e sapere profano. René Guénon critico della scienze moderne", Edizioni di Ar.
Rita Bagnoli, "Il Quaderno", gennaio 2000.


«[...] Bisogna subito dire che l' "Estetica" di Baeumler travalica sicuramente le barriere ideologiche che sono state erette intorno all'attività del filosofo tedesco a causa della sua adesione nel 1933 al nazionalsocialismo (come d'altra parte Heidegger, di cui era amico) e al conseguente rapporto di collaborazione con Alfred Rosemberg presso l'Ufficio di Vigilanza della scuola fino al 1941 [...]»
Recensione a Baeumler, "Estetica", Edizioni di Ar."
Aldo Marroni "Oggi e Domani", dicembre 1999.


«[...] In "Anni della decisione" Spengler prevede e analizza problemi e situazioni tremendamente contemporanei. Il crollo delle società europee, la neutralizzazione politico-militare dell'Europa, il trionfo dell'economicismo ed infine l'avanzata pressante delle popolazioni extraeuropee verso i nostri confini sono solo preannunciate dall'Autore come fasi terminali di un ciclo che inevitabilmente si deve chiudere [...]»
Recensione a Spengler, "Anni della decisione", Edizioni di Ar."
Maurizio Rossi, "Area", dicembre 1999.


«[...] Si potrebbe scrivere che quest'opera sulla massoneria si inserisce a pieno titolo nel filone della storiografia controrivoluzionaria, la stessa che ebbe nell'abate Augustin Barruel, autore dei "Mémoires pour servir à l'histoire du jacobinisme" il padre incontestato [...]»
Recensione a Faÿ, "La Massoneria e la rivoluzione intellettuale del settecento", Edizioni di Ar.
"Il Sole-24 ore", dicembre 1999.


«[...] Evola - dice Ignazi - è una lettura che circola in maniera impressionante. È una specie di mito. È veramente il maitre à penser della destra radicale. Quello che tutti in tutta Europa leggono. René Guénon è un altro dei personaggi fascinosi di questa destra. Se vogliamo andare ai teorici di casa nostra un ruolo principe ce l'ha Franco Freda con la sua editrice Ar.[...]»
Piero Ignazi, "intervista al Corriere della Sera", 25 novembre, 1999.

«[...] Bäumler è uno di quegli autori "proibiti" ma indispensabili per comprendere alle radici il più grande dramma del secolo [...]»
Recensione a Bäumler, "Estetica", Edizioni di Ar."
Alessandra Iadicicco, "Il Sole-24 ore", 3 ottobre 1999."


«[...] La spada, nella tradizione nipponica, è ben più che uno strumento. Essa è un simbolo, una parte del guerriero al quale appartiene [...]»
Recensione a Fino, "La spada giapponese", Edizioni Sannô-Kai.
Claudia Gualdana, "Il Sole-24 ore", 21 febbraio 1999.


«[...] Sicché si deve essere grati alle Edizioni di Ar per aver finalmente ritradotta integralmente quella che a mio giudizio è la sua opera più interessante e "attuale", "Il Viso verde", sinora noto attraverso la vecchia traduzione degli anni '20 [...]»
Recensione a Meyrink, "Il Viso verde", Edizioni di Ar.
Gianfranco de Turris, "Lo Stato", febbraio 1998.


«[...] Nello scorso maggio giornali e tivù, preoccupati per Adriano Sofri, non s'accorgono che, in appello, a Freda vengono confermati altri sei anni di reclusione per un "delitto contro la personalità dello Stato" che in realtà è un delitto d'opinione[...]»
Recensione a Taormina, "Un delitto di eresia", Edizioni di Ar."
Maurizio Cabona, "Il Borghese", n. 41, 1998.


«[...]"Il Campo dei Santi" ha il potere di scuotere le nostre certezze sin dalle fondamenta [...]»
Recensione a Raspail, "Il Campo dei Santi", Edizioni di Ar.
Claudia Gualdana,  "Il Sole-24 ore", 4 ottobre 1998.


«[...] Con raro acume e profondità di analisi, l'autore restituisce a Guénon le sue dimensioni reali [...]»
Recensione a Pacilio, "Conoscenza tradizionale e sapere profano. René Guénon critico delle scienze moderne}, Edizioni di Ar.
Claudia Gualdana, "Il Sole-24 ore", 1 novembre, 1998.


«[...] Nietzsche è visto come sensibile e ardito anticipatore di un clima superiore - fatto di omogeneità e non di difformità o mescolanza - dal quale far scaturire il protagonista delle ere a venire [...]»
Recensione a Brandes, "Friedrich Nietzsche o del radicalismo aristocratico", Edizioni di Ar.
Luca Leonello Rimbotti,  "Diorama", febbraio 1997.


«[...] Nei decenni a venire oltre ad attirare gli studiosi di filosofia (come ad esempio Giusso) la fortuna di Spengler fu decretata però dalla destra, da Mussolini, il quale, a detta di De Felice, negli anni '30 fu influenzato dal pensatore tedesco, ad Evola, autore di una prima traduzione del "Tramonto", nonché prefatore di alcune opere del Nostro. Fortuna, chiariamo, che dura ancora oggi, dato che alcune eleganti edizioni di Spengler figurano nei cataloghi di qualche casa editrice dell'estrema destra italiana come le Edizioni di Ar di Franco Freda [...]»
Francesco Germinario,  "Liberazione", 11 giugno 1997.


«[...] Il libretto mi è giunto in omaggio, il che mi impone almeno il dovere di sfogliarlo. L'ho sfogliato e poi l'ho letto da cima a fondo [...]»
Recensione a Spengler, "Per un soldato", Edizioni di Ar.
Sergio Ricossa,  "Il Giornale", 19 gennaio 1996.


«[...] Ora un libro di Franco Freda prende le mosse dalle considerazioni platoniche per tornare a riflettere sugli stessi fondamenti dello Stato [...]»
Recensione a Freda, "Platone. Lo Stato secondo Giustizia", Edizioni di Ar.
 "il Sole-24 ore", 26 maggio 1996.


«[...] L'opera sui misteri di Eleusi dello studioso francese si può considerare esemplare per ampiezza di documentazione e per rigore deduttivo [...]»
Recensione a Magnien, "I Misteri di Eleusi", Edizioni di Ar.
 "Il Sole-24 ore", 23 giugno 1996.


«[...] Victor Magnien è uno dei più autorevoli studiosi di filologia classica e il suo libro su "I Misteri di Eleusi" è un capolavoro di quella disciplina [...]»
Recensione a Magnien, "I Misteri di Eleusi", Edizioni di Ar.
Marino Freschi,  "Il Messaggero", 30 ottobre 1996.


«[...] Cresciuto nell'ortodossia marxista, tanto da meritarsi l'appellativo di "professore rosso", Sombart se ne distacca ben presto criticandone le premesse materialiste e la scarsità di lungimiranza [...]»
Recensione a Sombart, "Metafisica del capitalismo", Edizioni di Ar.
Luca Gallesi,  "Avvenire", 3 novembre 1995.


[...] "L'espressione che Lei impiega è ottima: mi permetta di dirlo, è la cosa più intelligente che abbia letto sinora sul mio conto". Così scriveva il 2 dicembre 1887 Nietzsche a Brandes, di cui ora le Edizioni di Ar pubblicano il saggio "F. Nietzsche e il radicalismo aristocratico" [...]»
Recensione a Brandes, "Friedrich Nietzsche e il radicalismo aristocratico", Edizioni di Ar.
Marino Freschi,  "Il Giornale", 17 dicembre 1995.


«[...] E' una lettura assai istruttiva, anche perché Costamagna, pur essendo una figura minore rispetto a quella di un Alfredo Rocco o di un Santi Romano, manifesta in qualche modo l'essenza più propria dell'ideologia fascista [...]»
Recensione a Costamagna, "Dottrina del Fascismo", Edizioni di Ar.
 "Diritto e Cultura", luglio-dicembre 1994.


«[...] "Anni decisivi" fu pubblicato nel 1973 per le edizioni del Borghese con una prefazione di Julius Evola (che aveva tradotto "Il Tramonto dell'Occidente"). E ora, di nuovo introvabile, viene riproposto nella nuova traduzione assai curata di Franco Freda. Il titolo ora ricalca letteralmente l'originale: "Anni della decisione"[...]»
Recensione a Spengler,"Anni della decisione", Edizioni di Ar.
Marino Freschi,  "Il Giornale", 3 ottobre 1994.


«[...] Si tratta, come sempre nelle Edizioni di Ar, d'un testo ben curato, dove la figura di Avigliano, esce dalle nebbie da cui a malapena lo trasse Odon Por segnalandolo a Pound nei primi anni Trenta [...]»
Recensione a Avigliano, "L'enigma sociale", Edizioni di Ar.
Giano Accame,  "Pagine Libere".


«[...] Freda vara una rivista "antiplutocratica". 
Ora il Fronte Nazionale si lancia nei territori dell'alta finanza con una "rassegna periodica di economia e finanza" edita dalle Edizioni di Ar e intitolata con trasparente allusione "L'Antibancor".[...]»
Recensione a "L'Antibancor", Edizioni di Ar.
F. Man.,  "La Stampa", 3 febbraio 1993.


«[...] La traduzione dell'opera di Spann colma, indubbiamente, una lacuna nella cultura politica italiana (persino la monumentale "Storia delle dottrine politiche, economiche e sociali curata da L. Firpo ignora Spann [...]»
Recensione a Othmar Spann, Il vero Stato, 3 voll., Edizioni di Ar.
Francesco Ingravalle,  "Fenomenologia e Società", Ed. Piemme, 1988


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