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HILLESUM ETTY
Diario 1941-1943

ADELPHI, Milano 2000, collana: gli Adelphi (93), pp.260 , cm.13x20, ISBN 88459120X, euro 8.00.
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Etti Hillesum ( * 14 /01/1914 + 30/11/43 ad Auschwitz 9 ) dovendo dare una definizione di se stessa un giorno ebbe a dire che avrebbe voluto scrivere la storia di una ragazza che non sapeva inginocchiarsi. Ma ella arrivò ad inginocchiarsi: un atto che nessuno le aveva insegnato. Fondamentale, nella sua evoluzione il rapporto con Julius Spier, uno psicoterapeuta, al quale la ragazza si avvicina per vivere con lui un rapporto complesso fatto di un amore intriso di ambiguità, sensualità e misticismo. Fu lui a spronarla a leggere la Bibbia e le confessioni di S. Agostino. Nel diario ella inchioda i pensieri più intimi, i rapporti con la famiglia presso cui abita , le lezioni di russo, l'incontro con Spier di cui si diceva. Il diario diventa così uno di quei libri in cui si sottolineano intere pagine di passi toccanti. Uno di quei libri che ci restituiscono a noi stessi. Alla morte di Spier si esprime cosi : avrei mille cose da chiederti , da imparare da te, ora mi toccherà far tutto da sola: Sai, mi sento così forte che sono certa che me la caverò. Sei tu che hai liberato le mie forze, tu che mi hai insegnato a pronunciare con naturalezza il nome di Dio. E ancora. Per me so solo questo: dobbiamo abbandonare le nostre preoccupazioni per pensare agli altri che amiamo. Voglio dire questo: si deve tenere a disposizione di chiunque si incontri per caso sul nostro sentiero, e che ne abbia bisogno, tutta la forza e l'amore e la fiducia in Dio che abbiamo in noi stessi e che ultimamente stanno crescendo in modo cosi meraviglioso in me. Ancora dal Diario. ( 10 novembre 41 ) Paura di vivere su tutta la linea. Cedimento completo. Mancanza di fiducia in me stessa. Repulsione. Paura. Ma non passa un anno che scrive ( 3 luglio 1942 ) Bene io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se gli altri non capiranno cosa è in gioco per noi ebrei: Una sicurezza non sarà corrosa dall'altra. Continuo a lavorare e vivere con la stessa convinzione e trovo la vita egualmente piena di significato. Nell'agosto del 1942 fino al settembre 43 fu nel campo di concentramento di Westerbork. Si rifiutò di scappare perché non voleva sottrarsi al destino del popolo ebreo. Fini poi ad Auschwitz e vi mori il 30 novembre 43. Resta da dire che i Cristiani la pensano come proprio emblema, allo stesso modo degli ebrei. Ma a pag 238 scrive: Ho spezzato il mio corpo come fosse pane e l'ho distribuito agli uomini.Perché no? Erano così affamati e da tanto tempo. E ancora: L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l'unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Si , mio Dio.

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Data ultimo aggiornamento: Sabato 9 novembre 2002
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