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LANDOLFI TOMMASO
Ottavio di Saint-Vincent

ADELPHI, Milano 2000, collana: Piccola Biblioteca (454), pp.91 , cm.10x18, ISBN 884591567, euro 6.20.
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Ombra, fumo o sogno è sempre apparsa la vita alla sapienza greca e biblica; al disinganno barocco; al nichilismo moderno. A tutte queste fonti si ispira evidentemente Tommaso Landolfi nel mirabile racconto Ottavio di Saint Vincent , pubblicato dapprima a puntate nel "Mondo" col titolo "Ottavio l'impostore" (1956-57), poi in volume col titolo attuale (1958) e adesso ristampato da Adelphi nel quadro dell'edizione completa delle opere dello scrittore. Più in particolare egli sembra aver attinto allo spirito leopardiano, se è vero che la noia, come esperienza della vacuità dell'essere, costituisce il movente stesso dell'azione e il protagonista riassume il senso della vicenda con riflessioni che potrebbero figurare nello Zibaldone: "Invero tra il tutto o perfino il qualcosa e il nulla è sempre meglio il nulla"; "il nulla è lo stato naturale del tutto". Ma, poiché un testo letterario non è un'astratta proposizione filosofica, occorre dire che la felicità del racconto di Landolfi consiste in una rappresentazione della menzogna ontologica capace di fondere insieme la favola, la commedia e il feuilleton, non senza il tocco della parodia. Un giovane poeta parigino, tormentato ugualmente dalla fame e dalla noia, Ottavio di Saint Vincent, ode casualmente la conversazione di una duchessa bella, ricca e corteggiata che, oppressa lei stessa dal tedio della vita, vuole mettere in atto una bizzarra fantasia: elevare al rango di duca, e di proprio sposo, il primo reietto incontrato per la strada. Ottavio, vestitosi dei cenci di un mendicante, procura di trovarsi in questa situazione ed entra nella parte, ottenendo tutto ciò che desidera: potere, ricchezza, onori. Ottiene persino l'amore della duchessa, quantunque ella sia consapevole fin dal primo momento della finzione con cui il giovane aveva cercato di corrispondere e aderire alla sua. Sembra dunque che il gioco inscenato da entrambe le parti possa rovesciarsi in realtà, dando luogo all'esperienza più autentica e sublime. Ma la coscienza della vanità metafisica che devasta Ottavio trasforma ai suoi occhi il mondo intero in una mascherata nella quale nulla e nessuno può essere risparmiato: forse che "si amano, i fantasmi?". Mario Andrea Rigoni (Da: "Il corriere della sera)

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Data ultimo aggiornamento: Sabato 9 novembre 2002
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