Tutto il resto è silenzio        di Moemi

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Nessuno lo sente.
Questo mormorio, questo brontolio che mi si rimescola nel petto.
Cammino nel sole, occultata da un sorriso.
E il ruggito della belva che ho dentro si confonde tra i rumori del
traffico.
Rumore, rumore, rumore. Mi urla l'anima e nessuno lo sente.
Buongiorno giornalaio, buongiorno spazzino. Buongiorno lattaio, buongiorno
garzone.
Sentite nulla voi?
"No, come si fa, con tutto questo chiasso? Eh, dovrebbero metterci un
vigile, qui, a fare le multe... così la tolgono, la mano dal clacson. E'
tutto inquinamento acustico, persino mia madre..."

Rumore, rumore, rumore. Rumore anche dentro.
Prima pulsa piano, poi rintocca, picchiando nella testa.
Dong... dong... dong.... e lui tira la corda di questa campana.
Lui soffia nel mio orecchio dalla conchiglia che dovrebbe parlarmi del mare.
Lui condensa l'aria nelle stanze che mi accolgono, perché stordita mi
dimentichi di vivere.

Inciampo su un marciapiede dissestato e con una smorfia buffa mi scuso con l
'uomo che ho spintonato cadendo.
"Mi scusi...sono davvero un'imbranata".
"Non si preoccupi," risponde l'uomo con lunghi baffi sale e pepe "non è
successo niente".
Non è successo niente, dovrei pensare. Ma sotto strati di tessuto, sono
aperta, come un fiore.
Pilc...plic...pilc... Mi tiene sveglia uno stillicidio di rugiada odorosa,
in attesa che lui arrivi in sogno ad abbeverarsi alla mia fonte.

Sono stata seconda abbastanza a lungo, per accettare di esserlo ancora?
Se lui non vuole sparire dalla mia vita... dovrei essere io a scacciarlo?
Se lui non mi vuol dire di dimenticarlo... dovrei smettere io di ascoltarlo?
Sono responsabile di traguardi che non ho il desiderio di raggiungere.
Non esiste solo il suo sguardo, non esiste solo la sua bocca, non esistono
solo le sue mani, non esiste solo il suo sesso. Non esiste solo il suo
cuore.
Mi urla l'anima e nessuno lo sente.

"Io lo sento" dice all'improvviso una voce triste.
Mi volto a guardarlo, stupita. E' lui, pallido e sofferente, un fantasma di
luce con gli occhi lucidi.
"Scusa?" Non so di cosa, ma mi scuso con lui. Scusa se ti ho fatto sentire l
'urlo della mia anima.
Scusa se non credo che tu possa sentirlo.
"Io lo sento, l'urlo della tua anima. E' forte. E fa male." Lo ripete,
stringendo le mani a pugno e serrando le labbra quando ha finito di parlare.
"Chi sei?" Mi sento maleducata a chiederlo, dovrebbe essermi chiaro.
"Un desiderio che non hai ancora espresso"
Quando sorride, una carezza mi sfiora le spalle, rassicurante, alleggerendo
il peso di non essere "abbastanza".
"Andiamo?" Mi chiede, prendendomi la mano. Annuisco e lo seguo.
Il vicolo in cui mi trascina non è pulito. E non è sporco. E' isolato, ma
sotto gli occhi di tutti.
Mi lascia la mano e le mie dita sono libere dal desiderio di toccarlo.

Per prima cosa, mi apre le labbra con le sue e succhia dai miei polmoni
tutti i sospiri che non gli ho ancora donato.
Poi scende a mordermi il collo, bloccando i battiti eccitati che mi pulsano
guardando il suo viso.
Le sue mani mi stringono i seni, ammorbidendo i capezzoli che sono stati
induriti troppo a lungo.
In tutto il corpo quanto scende a toccarmi, cancella l'ombra delle sue
carezze.
Il fantasma ha un'arma tra le gambe, che mi ferisce nel grembo, asciugando
il nettare che non sarà mai bevuto. Più mi colma e più mi passa la voglia di
essere riempita.
L'arma sale fino al mio cuore e tronca la strada che unisce il sesso al
sentimento.
Il resto lo faccio da sola: piango tutte le lacrime che non ho ancora
versato per lui.

D'un tratto la mia anima smette di urlare.
La belva è placata, la campana ferma.
La conchiglia parla di onde, l'aria si è fatta leggera.
La fontana è asciutta.
Sento clacson, parole, passi, strada, vita.
Ma tutto il resto è silenzio.

 

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Di Moemi

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