Mi sento           di Moemi

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...mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.
anch'io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.
mi sento che adesso ti amo, disse lei.
mi sento che ti amo più di te, dissi io.
mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.
mi sento che non la smetterei più, dissi io.
mi sento che ne saresti capace, disse lei.
mi sento, dissi io.
mi sento, disse lei.

(Charles Bukowski "Uomo e donna a letto alle 10  pomeridiane")

Chissà di quale nazionalità era, l'influenza che aveva asserragliato casa
Bertolazzi, quel sabato sera.
Lia Bertolazzi si era avvolta in una vestaglia azzurra in pile e sedeva
placida davanti alla tv, in attesa che cominciasse il gioco a premi sul
primo canale, rannicchiando le gambe coperte da un paio di calzettoni di
lana di suo marito. All'improvviso, esordì con un violento attacco di tosse
che la rese paonazza e si strinse il petto come se stesse dando l'ultimo
addio alla vita.
Poi lentamente si ricompose e tornò a guardare la tv, rantolando
leggermente.
«Amore, non vieni a vedere la tv?»
Gigi Bertolazzi si avvicinò al divano con un espressione corrucciata.
«Do. Dod ho voglia di guaddare la dv.» rispose con voce nasale.
«Ma adesso comincia il gioco a premi! Dai siediti. Coff, coff.»
Gigi si sedette accanto a lei, tirando su col naso con la potenza di un
aspirapolvere. E anche con lo stesso rumore.
«Come ti senti?» Gli chiese Lia, carezzandogli la pelata.
«Bale. E du?»
«Eh, non tanto bene anche io. Ma almeno riesco a respirare meglio. Non fosse
per questa tosse maledetta. Coff coff! Non abbiamo più l'età, amore mio!
Stiamo invecchiando!»
«Barla ber de!» rispose piccato Gigi, corrucciandosi ancor di più.
Lia lo guardò con dolcezza. Erano passati vent'anni, ma lo amava come il
primo giorno. Amava il suo naso a patata, rosso e gonfio per il raffreddore.
Amava la sua pancetta, ora coperta dal pigiama di flanella e dalla
canottiera di lana. E perché no, anche la sua pelata lucida di sudore.
«Ti ricordi? Un tempo non ci facevamo fermare da una semplice influenza.
Appena avevamo occasione di restare chiusi in casa ci tuffavamo sotto le
coperte a fare l'amore! Che bei tempi!»
Gigi si alzò di scatto dal divano, risentito.
«Io dod sodo vecchio! Adesso de lo dibosdro: stasera facciabo sesso, ho
deddo.»
«Ma tesoro, lo sai che non puoi fare sforzi, te l'ha detto anche il
dottore!»
«Io bosso fare duddo quello che voglio!Ho la forza di ud quiddicedde!» le
urlò lui di rimando.
E così dicendo fece per prenderla tra le braccia, con l'intenzione di
trascinarla a letto, ma un forte dolore alla schiena lo dissuase dal
sollevarla ulteriormente e la lasciò cadere sul pavimento.
"No, il colpo della strega, no... ti prego..." pregò mentalmente.
Lia, massaggiandosi il fondoschiena dolorante per l'impatto, cercò di
risollevarsi, aggrappandosi alla gamba di suo marito.
«Te l'avevo detto che non dovevi fare sforzi.»
«Sì, sembre a dire te l'avevo detto, du... fa un bale cade.» si lamentò
Gigi, con voce nasale.
«Un bale cade? Ah, già, cane... fa un male cane. Senti, lasciamo perdere
questa storia del sesso, okkei? Tanto nessuno dei due è in forma, mò vado a
preparare il brodino... »
Con un pò sforzo, Gigi riuscì a raddrizzare la schiena ed indicò con
fermezza la camera da letto a sua moglie.
«Dod discutere, dodda, ho detto sesso e sesso sarà. Snort!»
«Ma... coff coff! E va bene!» Trattenendo la tosse, Lia lo precedette in
camera e prese a sollevarsi la camicia da notte di flanella. «Almeno i
calzettoni, posso tenerli? Ho freddo ai piedi.»
Gigi alzò gli occhi al cielo. «Dei filb porno dod succede bai... vabbè,
dienidi i galzeddoni... »
Battendo i denti dal freddo, Lia si infilò sotto le coperte.
«Lo dobbiamo proprio far riparare, quel termosifone... »
«Binghia... » esclamò Gigi, nudo a sua volta, e si tuffò sul letto,
ficcandosi sotto le coperte per abbracciare Lia.
«Iiiiiiik! Hai le mani fredde, disgraziato! Non te le potevi riscaldare,
prima?» strillò lei allontanandosi di scatto.
«E come le risgaldavo! Guarda che anghe du sei gelada, c'hai la figa che
sebbra ud iglù! Mo ti escodo i pigguidi dalle gabbe!»
«Eggià, tu invece hai il cazzo a termosifone! Vieni, vieni, fammi vedere se
ce l'hai caldo!»
Gigi si lasciò toccare, con un sorriso sornione.
«Eh, dodda? Dod dici diende? E' caldo?»
«Uhm, sì...coff...un po'. » Lia carezzava il cazzo gonfio di suo marito,
riscaldandosi a sua volta. Sentiva che si stava bagnando anche lei.
Ripensò all'articolo che aveva letto la settimana prima su "Donna moderna":
chissà, magari quella storia che il sesso faceva passare il raffreddore era
vera.
«Aaaah! Codtidua... » sospirò Gigi, estasiato. Inspirò, o meglio cercò di
ispirare con il naso, e un familiare pizzicorino prese a brulicargli in
fondo alle narici. Con una brutale manata, cercò di allontanare sua moglie,
ma inutilmente. Un violento starnuto le innaffiò il petto di muco.
«Che schifo, Gigi! Ma non ti potevi girare dall'altra parte? Guarda qua...
neanche mi fossi venuto addosso! » Lia cercò di ripulirsi con un kleenex,
mentre Gigi imitava il suono del trombone soffiandosi il naso.
«Snort! Sodo cose che cabitado... codtiduiabo, dai...»
«Va beh... la prossima volta avvertimi, però. Uh... tesoro?»
«Che gè?»
«Il Colonnello Guglielmino... » cominciò Lia, riferendosi al sesso di suo
marito con il nomignolo affettuoso con cui lo aveva battezzato.
«Bbè?»
«Morto.»
Il Colonnello aveva in effetti subito un calo di vitalità, in seguito alla
visione di sua moglie irrorata di muco.
«Medda. Dodda, che asbetti... datti da fare... riadibalo.»
La incitò Gigi, in ginocchio sul materasso, Attirandole la testa verso il
suo ventre.
«Ma Gigi, ho la tosse! E se poi mi sento male? Già non riesco a respirare!»
«Ba do... dod ti suggede diende...»
«Mah...coff! Se lo dici tu... » acconsentì Lia dubbiosa, e prese a rianimare
il Colonnello, dapprima col leggeri colpi di lingua; poi, quando lo sentì
più turgido fra le mani, lo accolse tra le labbra, sperando che una volta
tornato in forma Gigi avesse deciso di procedere per altre vie.
La speranza si rivelò vana: Gigi, eccitato come un caimano si addentrò più a
fondo nella bocca di sua moglie, soffocandola.
«Ii o! Effi, effi!» tentò di protestare Lia, ma Gigi le teneva la testa tra
le mani e non voleva saperne di lasciarla andare.
«Ii, effi! Glom! Coff! O e oiae!»
«Eh?» Fortunatamente, Gigi si fermò per cercare di capire cosa stesse
tentando di comunicargli, poiché Lia ebbe giusto il tempo di liberarsi con
uno strattone prima di spostarsi sul bordo del letto e riversare sul
pavimento la pastina che aveva mangiato a pranzo.
«Anf... te l'ho detto che stavo per vomitare, ma tu no... tu insisti...»
Gigi, sconsolato, si alzò dal letto e si infilò i pantaloni del pigiama.
«Malededdo daffeddore... cobe di sendi?»
«Mi sento un po' meglio adesso... coff, coff! La smettiamo, adesso? Sei
convinto?»
«Dod c'è botivo di coddiduare. Bi sendo un bo debodivado. Vado ad acceddere
la dv.»
«Bravo, io intanto pulisco questo disastro. Metti al primo, che c'è
Bonolis.»
«Lia... bi fai il brodido?»
«Sì, amore. Ti preparo il brodino.»

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