Confessioni   di Sandokan

 

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Luigi, 16 anni.
Ieri sono andato a trovare Carla, la mia ragazza, con l'idea di farle
una sorpresa. Non l'avevo avvisata del mio arrivo, ero convinto che
stesse studiando. Lei abita in una casa in campagna, non è difficile
entrare nel cortile, così non ho suonato il campanello, ho aperto il
cancello e sono andato verso camera sua. Questa si trova in cima ad
una scala esterna. Ho salito i gradini e, prima di bussare alla sua
porta, ho voluto sbirciare attraverso la finestra di fianco.
Ho visto Carla seduta sul letto di fronte alla porta, e di fianco a
lei, abbracciato, suo cugino Paolo. Carla ha la mia età, Paolo è più
grande, ha quasi vent'anni, è fidanzato e, appunto, è suo cugino,
perciò non lo avrei mai immaginato come una minaccia. Invece se ne
stavano lì, seduti sul letto abbracciati, le bocche incollate in
un'intensa slinguata.
E non è finita! La sua mano (quella con al dito l?anello che le ho
regalato!) gli accarezzava il petto, poi è scesa verso i pantaloni e,
un attimo prima che mi decidessi a fare irruzione nella stanza, si è
messa ad accarezzargli il pacco.
A quella vista mi sono bloccato, ho voluto vedere fino a dove
intendeva arrivare. Ho visto la manina della mia adorata, palpare il
contenuto dei pantaloni di Paolo, quindi armeggiare con la cintura,
slacciarla, aprire i pantaloni e infilarsi sotto un paio di mutande
bianche, a slip.
Nel frattempo continuavano a baciarsi con sempre più foga, lui le
stava palpando le tette con una mano, quelle tette che mi da
addirittura fastidio che lei non copra completamente quando andiamo in
giro.
La mano di lei intanto continuava a muoversi nelle mutande di lui,
quindi gli ha tirato completamente fuori l?uccello. Ha abbassato le
mutande fin sotto le palle e ha iniziato a fargli una sega lenta.
Io continuavo a fissare quella mano abbronzata, quelle dita che tante
volte ho baciato, stringersi intorno a quel sesso più grosso del mio,
lungo più del mio e dritto, non come il mio che è storto a sinistra.
Non ho potuto staccare gli occhi da quel primo piano. Lei continuava a
muoversi lentamente e con perizia, con una dedizione e una cura del
tutto diversa da quello che fa con me, sempre riluttante e frettolosa
in tutto ciò che riguarda il mio cazzo.
E infine l?ha fatto godere, lui ha smesso di baciarla, ha piegato la
testa all?indietro. Lei non ha smesso di accarezzargli il cazzo, si è
messa a fissarlo e ha proseguito il suo movimento lento, anche quando
sono partiti i primi schizzi. Con me fa sempre la schifiltosa, invece
con lui ha lasciato che lo sperma le colasse sulla mano, l?ha usato
come lubrificante per continuare le sue carezze, si è imbrattata
completamente la mano, anche il mio anello ne era sozzo.

Avevo un erezione fortissima.

Oggi ci siamo visti, ma non le ho ancora detto niente.

Laura, 17 anni.

Questa notte ho tradito Luca sotto il suo naso, mi sento proprio un
po' puttanella.
Ieri sera verso le 11 siamo partiti per Roma da Torino. Siamo una
piccola comitiva, io, Luca, Carlo e Enrico, siamo venuti per il
concerto dei RHCP che sarà stasera.
Il viaggio è stato di notte, per fortuna abbiamo trovato sul treno uno
scompartimento tutto per noi. Abbiamo mangiato, chiacchierato,
cantato, scherzato, riso fino alle 2, poi abbiamo abbassato i sedili e
ci siamo messi a dormire. A partire dal finestrino la disposizione era
questa: Luca, io, Carlo e quindi Enrico di fianco alla porta. Abbiamo
spento la luce, ci siamo salutati e ho chiuso gli occhi con
l'intenzione di dormire. Dopo poco Luca mi tocca per chiamarmi, mi
sono girata verso di lui e lui mi ha baciata. È carino, gli voglio un
sacco di bene, ma a volte è anche un po' un pazzo, tant'è che dopo
poco mi ha preso la mano e me l'ha portata sull'uccello.
L'aveva tirato fuori! E ce l'aveva lì, fuori dalla cerniera, duro, con
Carlo e Enrico a neanche un metro di distanza!
A lui piacciono 'ste cose, gli piace fare le cose quando rischiamo di
essere beccati, è proprio un coglione!
Subito mi sono rifiutata, poi mi sono arresa e gli ho fatto 'sta
benedetta sega. Non ci ha messo molto, è venuto dopo poco meno di un
minuto, trattenendo il fiato e riempiendomi la mano di sborra. A
questo ci sono abbastanza abituata, ma mi ha fatto incazzare da morire
che non mi abbia neanche passato qualcosa per pulirmi, e anzi, quando
sono riuscita a trovare qualcosa io, lui era già addormentato!
Non ci potevo credere, non dico tanto, ma almeno salutarmi, darmi un
piccolo segno di gratitudine per avergli menato il suo uccello di
merda! E invece no, dormiva lo stronzo. Mi è venuto l'impulso di
tirargli una ginocchiata nelle palle, ma poi mi sono girata sull'altro
fianco furibonda, e gli ho dato la schiena.
Mi sono trovata così a tu per tu con Carlo. Era sveglio, ha aspettato
che smaltissi un po' la rabbia, poi sussurrando pianissimo mi ha
chiesto:
-Tutto bene?-
-Sì- ho mentito io.
-Sicura?-
-Sì, sì, tranquillo-
-Ok, bene- ha concluso lui.
A me faceva piacere quell'attenzione, in realtà mi andava di parlarne.
-Luca è proprio uno stronzo.- gli ho detto
-Perché?-
-Niente, niente.-
-Come niente? Dai! Che c?è?-
Non osavo, ma in fondo mi andava di dirglielo.
-Hai visto che ci siamo mossi un attimo fa?-
-Sì-
-Ok, mi ha chiesto di fargli una sega, e poi si è addormentato!- ho
detto io stizzita, ancora mi montava la rabbia.
-Ma glie l'hai fatta?- mi ha chiesto lui.
-E già! Poi lui si è abbioccato di colpo, sentilo! Quasi russa.-
In effetti alle mie spalle udivo il respiro pesante di Luca, non era
un russare, ma poco ci mancava.
Carlo era un po' stupito.
-Ma davvero? Gli hai fatto una sega con noi qui?-
-Sì-
-Porca miseria, non mi ero accorto di nulla-
-Certo, abbiamo fatto piano-
-Incredibile-
-Non ci credi? Sono brava sai?- mi è venuta voglia di giocare un po'
con lui, l'avrei fatta pagare a Luca.
-Sì sì, lo immagino-
-Vuoi provare?- gli ho chiesto.
-Cosa?-
-Vuoi che ti faccia vedere come sono brava?-
-Ma quando?-
-Ora!-
-Ma sei fuori? E Luca?-
-Dorme quello, così impara-
-Ma..-
Gli ho messo una mano sul pacco, ce l'aveva duro!
-Allora? Ti va o no?-
Ma in realtà non ho atteso la sua risposta, stavo già palpando la
forma dura del suo uccello sotto i pantaloni di tela. Glieli ho
sbottonati e l'ho tirato fuori.
Alle mie spalle Luca si è mosso, io mi sono bloccata, immobilizzata
stringendo in mano quel cazzo duro. Temevo che si stesse svegliando,
ma in realtà era solo un suo spostarsi, si era messo più comodo.
Ho iniziato a masturbarlo, Carlo ce l'ha più grosso di Luca,  mi
piace, è bello dritto e l'ho trovato già completamente duro, non mi
piace quando devo menare un uccello mezzo moscio.
Ho la mia tecnica per fare queste cose di nascosto, riesco a tenere
completamente ferma spalla e braccio, muovendo solo l'avambraccio e la
mano. Da dietro quindi non dovrebbe vedersi niente, e comunque Luca
dormiva di sasso.
Mi sono impegnata, volevo fare bella figura, tenevo quel bel bastone
in mano, non troppo stretto, non troppo leggera e scorrevo lentamente
ma inesorabilmente su tutta la sua lunghezza, dalle palle alla punta.
Carlo respirava pesante, ha cercato anche lui di essere discreto e ci
è riuscito abbastanza, ha allungato una mano per toccarmi le tette, ma
non ha fatto molto più che una carezza.
Quando ho capito che non mancava molto mi sono dedicata alla cappella,
l'ho stretta nel palmo e ho continuato a muovermi solo su di essa. Non
ci ha messo molto a venire, ha affondato il viso nella maglia che
usava come cuscino per fare meno rumore, poi ha iniziato a sborrare
nella mia mano che continuavo a tenere chiusa sulla cappella. Ne aveva
un casino, mi ha riempito la mano ed è colato tutto sul sedile del
treno, sentivo quell'uccello schizzare con forza, di certo più di
quanto faccia di solito Luca.
Quando ha finito è rimasto fermo con la faccia nascosta nella maglia.
"Ecco, adesso si addormenta pure 'sto qua", ho pensato. Invece è stato
gentilissimo, si è ripreso, ha tirato fuori dalla tasca un paio di
fazzoletti di carta e me li ha passati, si è ricomposto e quindi mi ha
aiutata a pulire alla meglio il sedile.
Poi ci siamo addormentati tutti quanti.

Stamattina ho fatto finta di niente, mi sono presa male, mi sa che
Carlo si è fatto davvero una opinione da troia di me. E Luca in fondo
non si meritava una vendetta del genere. Poi se si viene a sapere ci
faccio davvero una figura di merda.
Comunque prima, mentre eravamo in coda da Mc Donald's, Carlo di
nascosto mi ha dato una palpata al culo e io non ho reagito.
Mi sa che non finisce qua...

Matteo, 23 anni.
Ieri ho accompagnato suor Clara da Francesca, la mia fidanzata. Lei fa
volontariato presso una struttura gestita da suore che si occupa di
handicappati, e ha particolarmente legato con questa suora, molto
vivace e simpatica con cui dice di avere instaurato un buon rapporto.
Dopo mesi e mesi di frequentazione, l'ha invitata a casa sua per un
pranzo domenicale, in modo da potere stare un po' assieme al di fuori
del solito ambiente e per farle conoscere la sua famiglia.
Come al solito Francesca organizza le cose per gli affari suoi, ma poi
non riesce a fare a meno di tirarmi in mezzo per semplificarle la
vita, così anche stavolta sono stato impegnato per andare a prendere
la suora, portarla a casa sua (abita a un cinquantina di chilometri) e
poi nel pomeriggio riportarla indietro. Insomma, un grande scazzo, ma
questo è il prezzo che si deve pagare per una relazione stabile...
Così ieri mattina, alle dieci in punto mi sono presentato
all'Istituto, sbarbato, pulito, con la macchina in ordine, senza
tracce di birra, canne, riviste strane, con musica ascoltabile,
insomma, ho fatto del mio meglio per rendermi presentabile e per non
creare spiacevoli imbarazzi.
Il viaggio dall'Istituto a casa di Francesca dura tre quarti d'ora e
in quel tempo ho avuto modo di ricredermi nei confronti di suor Clara.
Ho scoperto che è una persona gradevole, spiritosa,  informata e
colta,  certo con un sacco di opinioni che io non condivido, ma di
sicuro non una bigotta come pensavo.
Quando siamo arrivati si sono scambiati gli ovvi convenevoli ("Suor
Clara, le presento mia mamma", "Che piacere, Francesca mi ha tanto
parlato di lei!", ecc. ecc.), poi abbiamo fatto un giro per il paese
dove abita Francesca, chiesa compresa, e infine siamo tornati a casa
per mangiare, finalmente.
Di per se il pranzo è stato una palla, ma almeno la mamma di Francesca
cucina bene e il vino era buono. Ho fatto onore a tavola e cantina,
così dopo pranzo ero bello satollo e pure un po' brillo.
Quindi abbiamo passato un'ora abbondante in salotto, chiacchiere
inutili, a ridere di battute stupide, mentre io sarei andato
volentieri a dormire, o al massimo a scopare un po' con Francesca.
Finalmente alle quattro e mezzo abbiamo concluso la visita e io e suor
Clara siamo saliti in macchina per tornare all'Istituto.

A questo punto mi pare opportuna una descrizione di suor Clara.
È una donna di poco meno di quarant'anni, alta circa 1,65, piuttosto
magra, il viso affilato e il naso sottile, gli occhi azzurri appaiono
grandi su quel volto ossuto, i capelli sono sempre nascosti dal velo,
ma talvolta fa capolino qualche ciuffo che ne rivela un colore castano
chiaro, con qualche cenno di grigio.
La corporatura è esile, e tali sono le sue ossa, mani affusolate, le
caviglie, che ogni tanto appaiono sotto le lunghe vesti, sono sottili,
ma sempre velate da quelle brutte calze di nylon marrone chiaro.
Insomma, a parte la sua condizione di suora, è una donna piuttosto
normale, non una gran bellezza, ma per me ha qualcosa di attraente,
forse saranno gli occhi, che sono indubbiamente molto belli, forse il
suo fare allegro ed energico, che la fa apparire una donna sicura di
se, sicuramente ammirabile.

Insomma, salimmo in macchina. Ci fu subito un primo contatto. Dovevo
fare un tratto in retromarcia, così mi voltai per guardare indietro
appoggiando il braccio al sedile del passeggero e nel fare questo
ruotai leggermente le gambe verso di esso. Suor Clara era seduta
leggermente di traverso, le ginocchia unite sporgevano nella mia
direzione, così mi ritrovai a toccare il suo ginocchio con il mio.
Pensavo che lo avrebbe ritratto immediatamente, invece rimase
immobile, non lo spostò, e io feci l'intero tratto di una decina di
metri con il ginocchio a contatto del suo.
Subito non ci feci caso, ma poi capii che quella era solo la prima
avvisaglia di ciò che sarebbe successo di lì a poco.
Iniziammo il viaggio e riprendemmo a parlare amabilmente come
all'andata, ma questa volta l'argomento di discussione era la vita
delle suore. Mi raccontò come si svolgeva la sua giornata, come aveva
avuto la sua vocazione, le tappe della sua "carriera" di suora che
l'avevano portata in quell'istituto per handicappati. Il discorso era
leggero, nulla di particolare. Mi stupiva solo il fatto che ogni
tanto, per sottolineare le sue frasi, appoggiasse la mano sulla mia
gamba.
È una cosa che in genere mi dà fastidio, mi irrita che le persone mi
tocchino quando parlano, lo trovo un brutto vizio, ma suor Clara
finora non lo aveva fatto con nessuno, e ora, con disinvoltura,
appoggiava ripetutamente la mano sulla mia coscia.
L'argomento della discussione intanto si fece scabroso, non so come
prendemmo quella direzione, se fui io a trascinarlo o lei, fatto sta
che finimmo col parlare di sesso, e la cosa sembrava turbare la suora
meno che me.
-Ma in questa vita non si sente mai il bisogno di avere un uomo
accanto?- chiesi io.
-Beh, certo,- mi rispose, -è naturale, credo che uomini e donne siano
fatti per stare insieme, quindi l'impulso c'è, ma poi una si guarda la
veste, pensa alle scelte che ha fatto e rinuncia, sa che non può e
lascia stare.-
-Sì, immagino, ma non deve essere facile-
-Non lo è infatti-
Nel dire questo mise la mano sulla mia coscia, non solo la punta delle
dita, ma proprio tutto il palmo e per di più sulla parte alta della
coscia, quasi vicino all'inguine.
-Voglio dire,- continuai cercando di dissimulare il disagio, -per me
sarebbe dura, è da quando ho quattordici anni che non penso che alle
ragazze, sarebbe una continua rinuncia-
-A volte lo è anche per noi- rispose, aveva tolto la mano. Nel tono
della voce c'era una sottile tristezza.
-Ma non succede mai che qualcuna di voi ceda alla tentazione? Tipo
Monaca di Monza voglio dire-
Lei rise, poi disse:
-Quello era un caso diverso, una vocazione forzata. Oggi non mi
risulta che succeda più, nessuna è più obbligata, quelle che arrivano
al velo oggi ne sono convinte.-
-Quindi non capita mai?- chiesi, ero davvero curioso.
-Che malizioso che sei!- replicò ridendo, e di nuovo la sua mano si
posò sulla mia gamba, ma questa volta proprio all'inizio della coscia,
nella piega con il tronco, di fianco all'inguine insomma.
-Non sono malizioso, sono curioso- ribattei.
-Capita, capita, a volte capita...- ammise.
-Sì?-
-Sì-
La sua mano, sempre posata lì, mi strinse. La punta delle dita era
pericolosamente vicino ai miei genitali, e non accennava a toglierla
da lì. Ero confuso, balbettai:
-E... come... capita?-
Sentivo i suoi occhi fissi su di me, quei grandi occhi azzurri non si
staccavano dal mio viso.
-Capita che a volte una suora si trovi da sola con un uomo, e...-
Mosse la mano, i polpastrelli raggiunsero la radice del mio uccello,
non ci potevo credere, sentivo anche la comparsa di un erezione.
-E...?- incalzai.
-E capita che si verifichi un'occasione...- le sue dita toccarono la
base dell'asta, continuavo a sentire i suoi occhi fissarmi, io
guidavo, ma facevo fatica a tenere la concentrazione. Continuò:
-E a questa occasione per una volta non voglia rinunciare-
Io ero completamente a disagio, non riuscivo a parlare, non riuscivo a
trovare parole. Così proseguì lei:
-E tu vuoi rinunciare?-
Detto questo la sua mano si spostò decisamente sul mio uccello, e si
mise a massaggiarlo vigorosamente.
-No,- risposi, -non voglio rinunciare.-
Lei continuò a palparmi l'uccello sopra i pantaloni, era duro ormai.
-Cosa facciamo?- le chiesi.
-Accosta da qualche parte- mi rispose decisa.
Era inverno, stava già facendo buio, viaggiavamo su una strada di
campagna, intravidi una deviazione che si dirigeva nei boschi. Decisi
di imboccarla e di fermarci lì.
Intanto lei continuava a palparmelo, lo sentivo duro, lei ne aveva
individuato la forma distesa sotto i jeans e lo accarezzava con
perizia.
Quando mi fermai lei mi slacciò i pantaloni, li aprì e infilò la mano
sotto le mutande. Era calda, mi agguantò il cazzo e lo palpò per
qualche attimo prima di estrarlo dalle mutande. Io stavo fermo, non
avevo ancora staccato le mani dal volante, intanto lei, dopo avermelo
guardato compiaciuta, mi stava tirando una sega.
A un certo punto, incredibile!, abbassò la testa sul mio inguine e me
lo prese in bocca. Questa cosa mi lasciò senza fiato. Neanche
Francesca lo fa, o meglio l'ha fatto due o tre volte, ma sempre
malvolentieri e mai con impegno. Invece lei l'aveva fatto subito, e lo
faceva bene! Vedevo la sua testa velata di nero alzarsi e abbassarsi
sotto di me, un calore umido intorno al mio uccello, e mi stava
facendo godere sul serio.
Dopo poco si alzò, mi guardò, la bocca era bagnata di saliva, e mi
chiese:
-Lo facciamo?-
-Sì, certo- risposi. Allora lei si sistemò sul sedile, e armeggiò per
sfilarsi calze e mutande, poi si affaccendò per abbassare il sedile.
Intanto io mi sfilai il maglione e feci la difficile manovra per
scavalcare cambio e freno a mano e passare dalla sua parte. Lei mi
spettava sdraiata sul sedile, sorridendo maliziosa. Mi piazzai tra le
sue cosce ancora coperte dalla veste e mi abbassai jeans e boxer. Ero
soddisfatto, ce l'avevo bello duro, la situazione straordinaria e il
lavoretto che mi aveva fatto con la bocca avevano causato un
bell'effetto.
Le sollevai la gonna, scoprendole le gambe nude. Pelle chiara, ossute,
glabre. La alzai fino alla pancia, le guardai il sesso, nero, folto,
non depilato. La trovai invitante e volli restituire il favore, così
mi abbassai e gliela leccai. Era pulita, lavata di recente, forse a
casa di Francesca, umida di eccitazione. Le succhiai il grilletto,
leccai le labbra e penetrai con le dita. Fui sorpreso dalla sua
reazione, mi aveva preso la testa tra le mani e la stringeva forte,
intanto sentivo i suoi gemiti alti, ansimanti, ad alta voce. Francesca
non geme così, le viene il fiatone, sussurra le cose, ma sempre a
bassa voce, lei invece si faceva sentire, mi piaceva quella donna!
Proseguii per un paio di minuti, poi mi tirai su e mi accinsi a
scoparla.
Mi piazzai tra le sue cosce, lei aveva il volto acceso, sempre
sorridente in modo malizioso, il fiato grosso, mi spiaceva che avesse
ancora la veste chiusa fino al collo, avrei voluto vederla nuda.
Mi afferrò l'uccello, era ancora durissimo, lo accarezzò un paio di
volte, poi lo tirò verso di sé e lo puntò contro la sua vagina. La
penetrai, affondai dentro di lei con facilità, la sua eccitazione e la
mia saliva l'avevano resa scorrevole. Iniziai a scopare e lo feci
bene, lei mi porgeva il bacino per facilitare la penetrazione, io
affondavo dentro di lei con buon ritmo, senza esagerare con la
velocità, ma non tropo lento.
Lei intanto, sotto di me gemeva, oh come gemeva! Le sue urla erano
alte, acute, un "Ah!" proferito ad ogni mio affondo, come un grido
sempre più alto, che secondo me si poteva sentire anche fuori dalla
macchina chiusa.
Io continuavo inesorabile, ero soddisfatto della mia prestazione, la
stavo facendo godere, ma non rischiavo di venirmene prima io, anzi, mi
sembrava che lei fosse già prossima. Le palpai le tette, purtroppo
erano nascoste sotto il vestito e un reggiseno, e a quel punto sarebbe
stato veramente troppo complicato sfilarglielo, ma le intuii piccole e
ben definite.
Lei venne, annunciò il suo orgasmo con gemiti sempre più alti e poi lo
raggiunse gridando un unico lungo "Aaah" che durò per molti secondi.
Mi aveva afferrato le natiche tra le mani e guidato il mio movimento
bloccandolo in un affondo completo nel momento massimo piacere.
Mi fermai, la guardai ansimare con gli occhi chiusi, sentivo il mio
cazzo duro all'inverosimile dentro di lei, mi pareva addirittura di
avvertire il pulsare della sua vagina.
Dopo poco, sempre guidandomi con le mani sulle natiche, mi fece
riprendere il movimento. Io la seguii, poi aumentai il ritmo e
l'intensità del mio affondare in lei, sentivo avvicinarsi il mio
orgasmo. Lei mi incitò e assecondò col suo bacino portandomi alle
soglie dell'orgasmo, poi quando si accorse dell'approssimarsi
dell'esplosione, mi spinse fuori da lei. Mi afferrò l'uccello e lo
masturbò quattro o cinque volte. Non ci volle di più, venni scopando
la sua mano, un orgasmo intensissimo, il meglio che mi sia capitato da
molto tempo.
Non fu neanche infastidita dalla mia eiaculazione, anzi, continuò a
stringermi il cazzo e lasciò che mi scaricassi sul suo pelo e sul suo
ventre. Non smise mai di masturbarmi durante tutta l'eiaculazione, poi
continuò, sembrò quasi spremere il mio seme fino alle ultime gocce,
diede ancora una carezza sulla punta per asciugarlo, poi se lo infilò
di nuovo dentro. Ero spossato e il contatto sul pene appena venuto mi
causava scatti di fastidio, ma resistetti e stetti dentro di lei.
Rincominciammo a scopare prima che mi si afflosciasse, lei è venuta
ancora due volte prima che toccasse di nuovo a me. Di nuovo lei si
occupò di me con la mano negli istanti finali, ci sapeva fare, molto
più di quanto potessi immaginare.
Dopo il mio secondo orgasmo mi accasciai ansimante su di lei, la bocca
contro il suo collo bianco. Avrei voluto baciarla, ma non ne ebbi il
coraggio. Stemmo così, immobili ed ansimanti per un paio di minuti,
poi mi tirai su e tornai al mio posto.
Ci ricomponemmo con calma, lei non pareva avere fretta, io neanche, ma
alla fine rientrammo completamente nei nostri ruoli.
Riprendemmo il viaggio, lei mi fece i complimenti e mi ringraziò, io
ricambiai, e ammisi che le mie esperienze con le altre ragazze,
Francesca compresa, non erano alla sua altezza. Lei ne rise, mi disse
che dovevo solo lasciare loro crescere.
Ci salutammo sulla soglia dell'istituto, come fosse niente, anzi, come
se io fossi semplicemente un ragazzo che aveva accompagnato una suora
in macchina.

Marta, 35 anni.

Quando capitò questa cosa pensavo che sarei impazzita, ora penso che
mi abbia più che altro aperto una porta verso sensazioni fino ad
allora sconosciute..
Lavoro in un azienda che produce macchinari industriali e mi occupo
delle vendite. Lavoro quasi tutto il giorno in ufficio, davanti al
computer, a inserire ordini, fare spedizioni, mandare fatture.
Insomma, classica vita da impiegata.
Ogni tanto capita di fare un errore, ma quello che ho commesso ieri è
stato proprio madornale. Ho inserito sul sistema informatico, l'ordine
per la spedizione di un macchinario enorme, costoso e delicato. Il
problema era che il collaudo e la revisione di questo macchinario non
era ancora stata fatta, io non ho fatto le verifiche di routine e ho
mandato avanti la spedizione prima del tempo. Spedizioni di questo
tipo sono costosissime e il rischio che il cliente riceva materiale
difettoso e che quindi ce lo si debba riportare in stabilimento, con
altri costi, è assolutamente da evitare, per cui si fanno sempre mille
controlli per essere sicuri che sia tutto a posto prima di spedire. E
invece io ho spedito senza lasciare il tempo di farli.
Non è la prima volta che faccio qualche cazzata, così temevo che se
avessi fatto anche quella avrei rischiato il licenziamento, per cui
sono uscita dall'ufficio di corsa e sono andata al magazzino
spedizioni. Lì c'erano tre operai che stavano caricando con una gru un
grosso macchinario su un camion.
-Fermi, fermi!- urlai. Il capo mi notò e mi chiese che cosa stesse
succedendo.
-Cos' è quello?- chiesi -la spedizione per la T.?-
-Sissignora, abbiamo appena finito di caricarlo sul camion, guardi- in
quell'istante la gru aveva posato il grosso carico sul cassone di un
grande camion.
-Tiratelo giù, per carità-
-Perché signora? Che c'è che non va?-
-Non è stato collaudato, non può partire-
-Come no? Abbiamo ricevuto l'ordine questa mattina, guardi qua- e mi
porse un foglio.
-Sì, sì, lo so, l'ho fatto io, ma è stato un errore, non ho verificato
il collaudo-
-Signora,- mi disse, -ora non possiamo più tornare indietro, troppo
tardi. Guardi, ora chiamiamo l'autista e in meno di mezz'ora parte-
-Come no? Tiratelo giù, vi prego-
-E l'autista che è venuto fin qui chi lo paga?-
-Ditegli di farci la fattura, con la contabilità me la vedo io-
-No signora, mi spiace, non è possibile. E' tutto il giorno che ci
lavoriamo, è troppo tardi-
-Vi prego!- lo supplicai, sentivo di stare per piangere.
Intanto si avvicinarono gli altri due operai.
-Che succede?- chiese uno di loro.
-La signora qui dice di non spedire quel coso, dice che non è stato
collaudato- gli disse il capo
-Non spedire? Ormai!-
-Vi prego, fatemi questo favore, mi licenzieranno-
-No signora, non dica così-
-È vero, se faccio questa mi licenziano. Vi prego, non mi fate
questo.-
I tre fecero qualche passo indietro e si misero a confabulare tra
loro, di tanto in tanto qualcuno si voltava verso di me e mi guardava,
poi tornava a parlare con gli altri. Dopo un po' il capo venne verso
di me e mi disse:
-Signora, se proprio vuole un sistema possiamo trovarlo, però sarebbe
proprio un favore che le facciamo, una cosa del tutto personale,
perché non ci piace dire di no ad una bella signora come lei-
Non mi infastidii neppure dell'apprezzamento tanto era il mio
sollievo, feci per ringraziare, ma lui continuò:
-Naturalmente ci aspettiamo un po' di gratitudine da parte sua-
Volevano qualcosa in cambio. Certo, mi sembrava giusto:
-Va bene, che cosa posso fare per voi?- immaginavo qualche spinta per
un aumento, ferie, permessi, insomma, qualcosa del genere, invece:
-Ecco signora, lei dovrebbe essere un po' carina con noi-
Inorridii, speravo di non avere capito bene:
-In che senso?-
-Nel senso, signora, che lei è una bella donna e noi crediamo che lei
potrebbe farci passare qualche momento piacevole-
Non credevo alle mie orecchie, ero furibonda, urlai:
-Lei è pazzo! Un maiale! Farabutto!-
Lui non si scompose più di tanto, alzò le braccia in segno di resa e
disse:
-Ha ragione, mi scusi, non dovevo. Va bè, non importa, faccia come non
le abbia mai detto niente-
Detto questo si girò e tornò ai suoi compagni, poi tutti e tre si
allontanarono.
Io me ne andai, tornai sconsolata verso l'ufficio. Ero indignata e
offesa per il solo fatto che avessero pensato quelle cose. 'Sti operai
sono proprio degli incivili, pensavo, come si permettono?
Però rimanevo con il mio problema, stavolta rischiavo veramente di
essere licenziata, non me l'avrebbero fatta passare liscia. Era
davvero una soluzione senza uscita. Provai a pensare cosa potesse
voler dire cedere agli operai. Erano tre uomini neanche tanto male, il
capo alto, robusto, capelli nerissimi e grandi baffi sui quarant'anni,
un omone insomma, poi l'altro, più piccolo, magro, anche lui capelli
neri e baffi, più o meno della mia età, infine il terzo, poco più che
un ragazzino, biondo, carnagione chiara, alto e magro.
La mia vita sessuale non era di certo pirotecnica. Ero sposata da
dieci anni, con mio marito lo facevamo circa una volta al mese, in
genere frettolose scopate prima di andare a dormire. Oltre a lui avevo
avuto solo altri due uomini, Fabio, il mio primo vero ragazzo, che si
era portato via la mia verginità a 17 anni, poi Giorgio, un collega
del mio precedente lavoro, anche lui sposato, con cui avevo avuto una
storia extraconiugale per circa un mese. Con lui c'era stata un po'
più di passione, ma comunque nulla di fuori dall'ordinario.
E invece ora quegli uomini mi chiedevano di concedermi a loro per
interesse, tutti e tre poi! Disgraziati, non se parla neanche,
pensavo.
Intanto immaginavo le strilla di Massano, il mio capo. E mi tremavano
le gambe. In fondo cosa mi chiedevano? Un po' di sesso, non sarebbe
neanche stata la prima volta che tradivo mio marito, potevo lasciarli
sfogare e poi dimenticare tutto. Tornai indietro.
Dopo pochi passi, ci ripensai ancora, non ne ero capace, tornai
indietro.
Poi di nuovo cambiai idea. Mi sarei cacciata veramente nei guai.
Cambiai idea ancora due o tre volte, non so se qualcuno mi abbia visto
nei corridoi dell'ufficio fare due passi in una direzione, poi
invertirla, fare altri due passi, tornare indietro e così via per
cinque o sei volte.
Alla fine mi risolsi a tornare in magazzino e di pagare quel prezzo.
I tre operai erano vicino al camion, mi videro entrare e non si
mossero, stettero a fissarmi mentre mi avvicinavo a loro. Dovetti
camminare per venti metri in quel magazzino sotto il loro sguardo
fisso, mi sentivo letteralmente spogliata con gli occhi.
Io ho 35 anni, sono alta 1 e 65 e peso sui sessanta chili, sono sempre
un po' in sovrappeso, e le mie forme sono certamente rotonde. Inoltre
queste due grosse tette che mi ritrovo aumentano ulteriormente
l'impressione di prosperosità che dà il mio fisico. Quel giorno
indossavo un vestito a fiori, gonna al ginocchio e maniche corte,
senza calze, era estate, e scarpe con il tacco.
Terminai la mia "sfilata" e giunsi di fronte a loro.
-Ha cambiato idea signora?- mi chiese il capo
-Si, non fate partire quel coso per favore-
-Stavamo per chiamare l'autista, appena in tempo. Attacca il telefono
Flavio- disse rivolto al giovane, poi, di nuovo rivolto a me:
-Allora, ci vuole seguire?-
Mi accompagnarono lungo un corridoio, fino ad un locale di cui non
sospettavo neppure l'esistenza. Accesero la luce e illuminarono una
stanza arredata con due letti singoli disposti su due pareti opposte,
un tavolino, un lavandino e una sedia. Mi bloccai.
-È una stanza per le emergenze, se qualcuno è costretto a dormire qua.
Entri pure-
Entrai seguita da loro, l'ultimo, il piccolo con i baffi chiuse la
porta a chiave dietro di sé.
-Vedrà  che non sarà così, terribile, magari si divertirà pure- mi
disse il capo, poi si presentò:
-Io sono Mario, questi sono Rodolfo e Flavio. E lei come si chiama,
signora?-
-Marta- risposi, non dissi altro.
-Marta!- disse Mario, -che bel nome, proprio adatto a una bella donna
come lei-, quindi mi tirò a se e mi mise le mani sui fianchi. Puzzava
un po' di sigaretta, ma per il resto era pulito, meno male.
Mi alzò la gonna scoprendomi prima le cosce e poi le mutande. Dietro
di me partirono volgari fischi di approvazione, sentii Rodolfo
avvicinarsi e poi mettermi una mano sulla natica e palparla.
-Senti senti che bel culo che abbiamo- Mi sentivo morire, avvertii
anche Flavio avvicinarsi e poi le sue mani che armeggiavano con la
cerniera del mio vestito. La abbassò, quindi abbassarono le spalline
del vestito e lo tirarono giù fin sotto il seno, infine me lo
sfilarono completamente dalle gambe.
Rimasi così con le sole mutande, reggiseno e scarpe, quei tre uomini
si allontanarono per guardarmi, sorridevano compiaciuti, mentre io mi
sentivo come un animale in esposizione.
-Avanti Marta, si levi quella roba di dosso- mi disse Rodolfo.
Esitai, poi lo feci. Sganciai il reggiseno, lo sfilai e mi coprii il
seno con un braccio, quindi con la mano libera sfilai anche le
mutandine. Mi coprii anche il sesso con la mano.
-Avanti signora, non sia timida, non si copra così, via quelle mani-
mi disse Mario.
Ubbidii, tenni le braccia lungo i fianchi e mi esposi ai loro sguardi.
Partirono altri fischi, mi vergognavo come una ladra, Flavio non aveva
ancora aperto bocca, ma se ne stava lì, appoggiato al tavolo
massaggiandosi il pacco senza staccare gli occhi dalle mie tette.
Mario mi si avvicinò di fronte, pose di nuovo le mani sui miei fianchi
e mi accarezzò con delicatezza. Partì dai fianchi, poi salì fin sotto
le ascelle, poi di nuovo giù e infine di nuovo su verso le tette. Me
le prese in mano, in quelle sue mani enormi, e le accarezzò giocando
un po' coi capezzoli.
Da dietro si avvicinò Rodolfo, si appoggiò alla mia schiena e mi
accarezzò la pancia, poi le tette sostituendosi a Mario. Sentivo
distintamente che mi spingeva la sua erezione tra le chiappe. Mario
fece qualche passo indietro, poi si sfilò la maglia rimanendo a torso
nudo. Non era male, davvero un bel fisico, forte e grande, quindi
slacciò i pantaloni e li abbassò di colpo tirando fuori il suo cazzo
già duro.
Era proporzionato a lui, grosso, tozzo, la pelle rossa, la cappella
già fuori, lucida e scura, le palle gonfie. Lui era nudo,
completamente, io, in quella situazione pazzesca, avevo ancora
ripugnanza per il pavimento nudo e avevo tenuto su le sole scarpe.
Mi prese per una mano liberandomi dai palpeggiamenti di Rodolfo e mi
condusse ad uno dei due letti dove mi fece sedere e mi offrì a qualche
centimetro dal viso il suo grosso fallo.
-Avanti signora, lo prenda in bocca-
Dio mio! Non ero proprio abituata a quel genere di cose. In vita mia
l'avevo preso in bocca al massimo cinque o sei volte, un paio a mio
marito e le altre a Giorgio, col quale mi sentivo più disinibita, così
che era l'unico a cui avessi procurato l'orgasmo con la bocca. Tanto
era stato il disgusto per lo sperma che non l'avevo mai più fatto.
E ora mi ritrovavo a doverlo succhiare ad uno sconosciuto, un bruto
che me lo poneva di fronte alla faccia e che mi dava ordini su cosa
fare.
-Su, forza- insisté appoggiandomelo alle labbra. Era caldo, la
cappella lucida e morbida spingeva contro la mia bocca, odorava di
uomo, pulito comunque. Disserrai le labbra e dovetti spalancare la
bocca per accoglierlo dentro. Mario mi prese la testa e iniziò a
muoverla avanti e indietro, invitandomi poi a fare da sola.
Dopo poco si avvicinarono Flavio e Rodolfo, entrambi nudi, entrambi
brandendo il loro uccello duro e porgendomelo a pochi centimetri dal
viso a contendersi le mie attenzioni con Mario.
Lui stesso disse:
-Dai, succhiacelo a tutti!-
Mi dedicai quindi prima a Flavio, al suo cazzo lungo e chiaro,
completamente coperto, che scappellai io con la bocca. Era meno grosso
di quello di Mario, facevo meno fatica. Poi dopo poco anche a Rodolfo,
col suo cazzo curvo all'insù, come mio marito. Mentre lo succhiavo a
uno, gli altri due me lo strofinavano in faccia, così avevo sempre un
uccello in bocca e due sulla faccia.
Questa pratica andò avanti per diversi minuti, poi Mario mi fece
sdraiare sul letto e mi montò tra le cosce, quindi me lo puntò sulla
vagina e mi penetrò. Iniziò a scoparmi, era una furia, forte, potente
preciso. Era una situazione schifosa, ma devo ammettere che nessuno mi
aveva mai scopata così bene.
Su quel letto stavo con quell'uomo sopra di me che ansimava e sudava
come uno stallone, il suo fallo superbo mi affondava nelle viscere
dandomi un intenso piacere, che salì in godimento e poi in orgasmo
prima che me ne accorgessi.
Avevo perso il senso di dove mi trovavo, mi resi conto che stavo
urlando il mio piacere, ma a quel punto non ne potei più fare a meno.
Quando mi ripresi Mario mi stava ancora scopando, era una furia,
vedevo gli altri due, nudi, che non potevano fare altro che guardare.
Mario stava per venire, e un attimo prima di farlo mi sfilò il suo
cazzo durissimo e venne a puntarmelo in faccia, scaricandomi dopo un
attimo una lunga serie di schizzi di sperma caldo.
Quasi non aveva ancora finito, che tra le mie gambe si sostituì
Rodolfo e mi scopò anche lui. Mi fece venire pure lui, erano
maledettamente bravi, ma questa volta non cercai neanche di
nasconderlo, anzi lo incitai a non smettere, a darmene di più.
Anche lui mi venne in faccia, poi fu la volta di Flavio, che però durò
veramente poco dentro di me, non avvicinandomi neanche all'orgasmo
prima di venirmi sulla pancia.
Mi misero ancora a carponi sul letto, Mario mi scopò di nuovo alla
grande, mentre Rodolfo me lo faceva succhiare. Fu incredibile, venimmo
tutti e tre assieme, Mario schizzandomi sulla schiena e Rodolfo nella
mia bocca spalancata dall'orgasmo.
L'incontro si concluse così. Ci rivestimmo tutti e quattro, mi
assicurarono che la mia spedizione non sarebbe partita, poi io tornai
al mio ufficio e loro al magazzino.

Questo succedeva quattro mesi fa, da allora Mario e io siamo amanti.
Dopo soli quattro giorni da quell'incontro sono andata a cercarlo io.
Mi scopa quasi tutti i giorni, in pausa pranzo, dopo il lavoro o
subito prima. Dipende dai turni.

Raffaella, 15 anni.

Ieri sera ho spiato mio fratello Sergio con la sua ragazza. Lui ha 18
anni, lei 17. Stanno insieme da poco e lei viene a trovarlo quasi
tutti i giorni. Di solito lei arriva verso le tre e mezza, poi si
chiudono in camera e ne escono solo a fine pomeriggio,
Invece ieri è venuta a trovarlo di sera. Si sono comunque chiusi in
camera, ma hanno dimenticato aperta la finestra che dà sul balcone, o
meglio, hanno abbassato la tapparella, ma hanno lasciato aperte 4 dita
di spazio e poi non hanno chiuso la finestra per il caldo.
Io ero sul balcone a mandare messaggi alle mie amiche, quando li ho
sentiti entrare e chiudersi la porta alle spalle. Mi sono avvicinata
alla finestra e ho visto che si stavano baciando. Ho deciso di
spiarli, così mi sono messa in ombra in modo che non potessero vedermi
e sono stata a guardare.
Si sono baciati a lungo, in piedi in mezzo alla stanza, intanto si
toccavano il culo a vicenda. Dopo un po' lui le ha levato la maglietta
e poi il reggiseno. Sonia è davvero una bella ragazza, bionda, occhi
azzurri, magra, ora vedevo che ha anche due grosse tette che il mio
fratellone si è messo a succhiare con foga. Lei intanto stava lì,
occhi chiusi e mani nei capelli di lui a godersi quei baci.
Poi lui ha smesso di baciarle le poppe, e, sempre in piedi hanno
ripreso a limonare. Dopo poco è passata all'azione lei, ha iniziato
prima a toccargli il pisello sopra i pantaloni, poi glieli ha
slacciati e l'ha tirato fuori.
È successo solo poche volte che io abbia visto il pisello di Sergio,
ma mai l'avevo visto duro. Ora se ne stava lì, pantaloni calati e
l'uccello duro duro in mano a lei.
Gli stava facendo una sega. Anch'io le faccio a Stefano, il mio
ragazzo, quindi so già come si fanno, anche perché lui mi ha spiegato
come fare e ora dice che sono diventata brava.
Continuava a giocare con quel pisello, intanto Sergio si era tolto la
maglia ed era a torso nudo, poi lei si è seduta sul letto e l'ha
tirato verso di se. Gliel'ha preso in bocca quasi tutto. Non avevo mai
visto niente del genere, so che si fanno i pompini, ma io non l'ho mai
fatto, pensavo fosse una cosa schifosa, da troie.
E invece dovreste vedere che passione ci metteva lei! Lo leccava, lo
succhiava, apriva la bocca per infilarselo dentro più che poteva, poi
lo tirava fuori succhiandolo, faceva perfino lo schiocco!
Sergio intanto se la stava godendo alla grande, occhi chiusi, mani
sulla testa di lei, sembrava proprio piacergli quel lavoretto.
Sono andati avanti un bel po' così, poi Sergio l'ha fatta staccare e
l'ha aiutata a sfilarsi i pantaloni, quindi si è buttato famelico tra
le cosce di lei, a leccarle la figa.
Anche lei se l'è goduta un bel po', ansimava e si contorceva mentre
stringeva la testa di Sergio fra le cosce. Io non vedevo esattamente
che cosa facesse Sergio, ma sembrava farlo bene!
Quindi si sono alzati in piedi, Sergio aveva ancora il cazzo duro che
se ne stava lì ritto a ondeggiare come una molla, la cappella
scoperta. Ho visto anche Sonia completamente nuda, è davvero bella,
ben fatta, con quelle poppe da urlo e quel ciuffetto di peli biondi in
mezzo alle gambe. Sergio l'ha fatta girare e poi inginocchiare sul
letto, l'ha messa a carponi, le ha puntato l'uccello sulla figa e le è
entrato dentro. Ha iniziato a scoparla come un matto, dentro e fuori,
dentro e fuori, dentro e fuori, non smetteva mai. Era fortissimo
vedere lei, le sue tette penzolavano sotto come campane, il viso era
coperto di capelli, ma immagino che non fosse  diverso da quello di
Sergio, che ritto in piedi dietro a lei le teneva le mani sui fianchi
e ansimava ad occhi chiusi.
L'hanno fatto così per un po', poi si sono staccati, Sergio ce l'aveva
tutto lucido, e si sono sdraiati sul letto. Lei gli è salita sopra
mentre lui se ne stava sdraiato sulla schiena. Sonia si è infilata il
pisello dentro aiutandosi con una mano, e ha iniziato a saltarci sopra
come una matta. Lui da sotto le toccava le tette, lei si appoggiava
alla pancia di lui.
Anche così sono andati avanti per qualche minuto, poi hanno cambiato
di nuovo, senza neanche staccarsi si sono girati e lui le è salito
sopra normalmente.
Era buffo vedere il sedere peloso di Sergio alzarsi e abbassarsi tra
le gambe spalancate di lei.
Anche così sono andati avanti a lungo, secondo me lei è venuta almeno
due volte, poi all'improvviso lui le ha detto "Vengo, vengo", si è
sfilato, è saltato giù dal letto e glie l'ha puntato in bocca. Lei gli
ha fatto ancora un po' di sega e poi anche lui è venuto, e lei si è
presa in faccia tutta la sborra!
Non smetteva mai, e lei stava lì, a bocca aperta a prendersi tutti gli
schizzi. Che roba!

Poi si sono calmati, lui le si è sdraiato di fianco e si sono messi a
dormire. Gli ho ancora visto il pisello diventare sempre più moscio,
poi me ne sono andata.

Oggi è venuto a trovarmi Stefano, e indovinate un po', l'ho fatto
anch'io, il pompino intendo.
Ho fatto come loro, ci siamo baciati in piedi nella mia stanza, poi
glie l'ho preso in mano, ma invece di fargli la solita sega, dopo un
po' mi sono seduta sul letto e gliel'ho preso in bocca. Non ha un buon
sapore, ma è divertente. Sono andata avanti finché non è venuto e mi
sono bevuta tutta la sborra coma avevo visto fare a Sonia. Questa sì
che ha un sapore cattivo, ma che divertimento!

 

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By Sandokan