Infatuazione di manu79

 

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La guardava come se fosse incorporea, stesa sulla sabbia. Come se fosse
un'illusione, e potesse scomparire da un momento all'altro. Ma incorporea
non lo era affatto: la sua pelle, ancora poco abbronzata, era liscia e (si
immaginava) non troppo morbida, quasi come percorsa da una tensione
superficiale magnetica. I capelli rosso fuoco sparsi intorno alla faccia, il
suo succinto due pezzi che lasciava poco spazio all'immaginazione, le sue
labbra appena dischiuse che abbozzavano un sorriso.
Chissà a cosa stava pensando.
Poi aprì gli occhi e lo guardò.
- Che cosa vuoi?
- Io?
- Beh, si, sto parlando con te.
- Niente - disse - non preoccuparti.
- Io mica mi preoccupo. Però tu mi stai guardando da almeno dieci minuti -
rispose lei, togliendosi un po' di sabbia da una gamba. - Ci sarà pure un
motivo, no? - lo guardò sorridendo ed ammiccò.
Cristo.
- Si. Mi piaci tanto - e quel tanto uscì dalla sua bocca in fretta, spinto
su a forza dai tamburi che rullavano più o meno all'altezza del cuore.
- Non credi di essere un po' piccolo per me? - disse girandosi dall'altra
parte, per prendere l'olio solare.
- Non lo so.
Lei sorrise ancora, e i suoi occhi divennero profondi e sinceri.
- Comunque grazie. E' il più bel complimento che qualcuno mi abbia mai
fatto!
- Te l'avranno già detto in tanti.
- Può darsi. Ma tu sei stato molto carino, dicendomi quelle parole. E poi io
apprezzo tutti i tipi di complimenti - aggiunse, facendo un cenno verso i
boxer del ragazzo.
In effetti qualcosa si stava muovendo.
Non che non se ne fosse accorto, anzi.
Ma sperava che lei non lo avesse notato.
Uno sguardo di sfida si accese negli occhi di lei.
Vediamo chi vince tra me e te. Vediamo se riesco a farti crollare.
Con i suoi amanti era molto facile.
Ma erano più grandi di lui.
Lui, anche se un po' imbarazzato, continuava a guardarla.
- Credo di sapere a cosa stai pensando - disse lei, ridendo.
- Sei qui da solo?
Fece cenno di si, sperando che fosse un invito.
- Siediti qui con me.
Lei si alzò sugli avambracci, poi piegò le ginocchia e raccolse a sé le sue
lunghissime gambe. Era snella, con il ventre piatto e seno semplicemente
perfetto, e traboccava di ormoni e richiami ad ogni respiro.
- E' quasi mezzogiorno! hai fame?
Lui fece cenno di no, e si sistemò di fronte a lei. Sperava che il gioco non
finisse proprio adesso. Provava un desiderio incontrollabile di toccarla.
- Quanti anni hai?
- Quattordici - disse il ragazzo.
Lei sorrise ancora.
Dio mio.
Il sorriso.
Lei se ne accorse e provocò ancora di più. Ancora più in profondità.
- Quattordici?
Si alzò un po' di vento ed i capelli color fiamme si scompigliarono un po',
coprendole metà volto.
- Quattordici e mezzo - e sorrise anche lui. - Mi piacciono i tuoi capelli!
- Grazie. Ma non sono proprio miei. Sono tinti.
- Si, lo immaginavo.
- Bravo! - e lo disse con una convinzione che fece ridere tutti e due.
- Vuoi nuotare con me? - gli chiese, indicando le onde a pochi metri da
loro.
- No. Voglio toccarti.
- Stai correndo un po' troppo! - disse con una voce cristallina, ed allungò
una mano per scompigliargli i capelli.
La sua mano.
Qualcosa si mosse impaziente, più sotto.
La sua voce.
I suoi capelli.
- E io, quanti anni ho?
Continuava a consumare il suo corpo, le sue gambe, i suoi occhi, ad
accarezzarla con lo sguardo.
- Allora va bene. Vengo a nuotare con te!
- Eh no. Hai già risposto di no, prima!
Devi imparare tante cose, tesoro, se vuoi sopravvivere.
- Ma ho cambiato idea!
- Quanti anni ho? - insistette, fingendo di cominciare ad incazzarsi.
- Diciotto?
- Naaa.
Si distese nuovamente, stavolta a pancia in giù, per mostrarsi in tutto il
suo splendore. Appoggiata sui gomiti, con la testa reclinata verso di lui e
i capelli che le nascondevano gli occhi. Come una pin-up in un poster anni
'50.
- Hai notato che qui non c'è più nessuno?
Getta altra benzina sul fuoco. Allusioni provocanti.
- Saranno tutti a pranzo.
Con i movimenti sinuosi di un cobra, la ragazza si avvicinò al ragazzo
strisciando sulla sabbia calda.
- Tu non rientri per il pranzo? Oh, senti, adesso sono stufa: o indovini
quanti anni ho, oppure ti alzi e te ne vai! - e piantò i suoi occhi
magnetici dentro quelli del ragazzo attonito, facendo una fatica infernale
per reprimere la risata che le stava germogliando sulle labbra.
- Venti! Ventuno!
- Così va meglio.
Silenzio.
- Ventuno?
- Ventuno.
Silenzio.
- Non rientro. Di solito sto in spiaggia tutto il giorno.
- Anch'io non rientro. Mi piace prendere il sole e nuotare. Ma oggi è il mio
ultimo giorno di vacanza e stanotte partirò, quindi oggi resterò un po'
meno. Per cui hai rimasto soltanto qualche ora per guardarmi il culo!
Il ragazzo distolse lo sguardo dalla sottile striscia di tessuto del tanga,
che le copriva a malapena il minimo indispensabile. Cercava di sembrare
immune alle frecciatine di lei, ma un tremito nella sua voce incerta le
faceva capire che fingeva. E non molto bene.
- Parti? Per dove?
Continua a guardarmi. Continua a guardarmi.
Non smetterai di sognarmi per mesi!
- Torno dove abito. Purtroppo le mie ferie sono finite! Dai, vieni qui.
Spalmami l'olio abbronzante sulla schiena!
Toccarla!
Impossibile!
Toccare la sua pelle.
Stronza.
Questo è un colpo basso.
Le cosparse la schiena di olio e lei chiuse gli occhi.
Io ci provo. Al massimo si incazza.
Ma con sua sorpresa lei restò impassibile quando lui si sedette sopra i suoi
glutei sodi e cominciò a massaggiarla. Restò impassibile anche quando le
slacciò il reggiseno per corspargere meglio l'abbronzante. La sua pelle era
come l'aveva immaginata, liscia e calda, e trovarsi sopra il suo corpo, con
quelle fiamme rosso vivo che si muovevano lievemente alla brezza marina,
aumentò i suoi problemi circolatori fino al limite della sopportazione.
Adesso gli faceva male. Stava per esplodere, ne era certo.
E lei se ne accorse.
Ed ora il colpo di grazia.
- So cosa stai pensando.
- No che non lo sai.
- Vuoi vedermi nuda.
- Allora lo sai.
Altro silenzio.
Ma non solo silenzio. Il rumore costante e protettivo del mare calmo. Un
gabbiano, da qualche parte sopra di loro.
- Come ti chiami?
- E tu?
- Te lo chiesto prima io!
- Ma lo stavo pensando prima io.
- Non è vero.
- E allora non te lo dico.
- E allora nemmeno io.
Il ragazzo si spostò e si inginocchiò accanto a lei, cominciando ad
accarezzarle le gambe.
- Riallacciami il reggiseno.
Si alzò in piedi. Era almeno di trenta centimetri più alta di lui. I capelli
le scendevano fino alle spalle. Si scrollò la sabbia di dosso e gli sorrise
con due occhi dolcissimi.
- Credevo volessi restare senza! Tante ragazze prendono il sole senza.
- A me piace molto farmi guardare - gli disse maliziosamente,
accovacciandosi vicino a lui - ma non da tutti.
Fredda e crudele.
Io volo in alto sopra di te.
Prova a prendermi.
- Vado a fare una doccia. Per lavare via la salsedine dalla pelle.
E senza dire altro infilò i piedi sottili nei sandali e si incamminò. Un
gruppo di ragazzi che stavano arrivando in spiaggia si fermò a guardarla.
Il modo in cui si muoveva, le pieghe della sua pelle che comparivano ai
bordi del tessuto, il suo corpo perfetto. Tutto magnetizzava gli aghi delle
bussole su di lei. E un ragazzo la seguiva.
Entrò nella cabina della doccia, ma non chiuse la porta.
Ti aspetto al varco.
Poi entrò anche lui, e chiuse la porta.
Faceva caldo, e c'era odore di legno bagnato.
La poca luce che filtrava tra le assi della cabina delineava i contorni del
corpo di lei.
Qualcosa si mosse nuovamente, e lei si limitò a guardarlo, per nulla
sorpresa.
- Sei stato carino.
Lui adesso tremava visibilmente. Stava per scoppiare. Voleva essere
liberato.
Dall'incantesimo.
Dalla Dea dell'Amore.
Non so da cosa. Ma fallo per favore.
Lei si appoggiò con la schiena alla parete di legno e si slacciò il
reggiseno, lasciandolo cadere ai suoi piedi. Poi anche il tanga scivolò
sulle sue lunghe gambe, ed il tormento divenne insopportabile.
- Vuoi andare a nuotare con me, ora? - gli chiese ridendo.
Ma era incantato. Si stava riempiendo gli occhi ed i sensi di lei.
Si inginocchiò di fronte a lui e gli slacciò i boxer.
- No. Direi che non vuoi.
Lo avvolse con le sue labbra, trascinandolo in un vortice di sensazioni
colorate e di capelli rosso fuoco. Lui voleva toccare il suo corpo, ma non
riusciva a muoversi, preda del sortilegio. Non riusciva a credere che stesse
accadendo.
Poi i movimenti si fecero più lenti e più profondi, e la miccia finì di
bruciare.
L'esplosione sciolse il desiderio e l'anima del ragazzo nella bocca della
bella sirena, e lei continuò a muoversi ancora per un po', per lasciargli il
più bello dei ricordi possibili.
La guardò disorientato mentre lei si rialzava.
In pochi secondi il tanga ed il reggiseno tornarono a coprirle piccole
striscie di pelle bagnata.
- Potremmo vederci per una nuotata.
Lei sorrise e gli arruffò i capelli.
- Forse. Ma non credo che ci incontreremo di nuovo. Comunque, non uscire con
i boxer abbassati!
Gli strizzò l'occhio e uscì dalla cabina, chiudendosi alle spalle la porta.


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Manu79