Sottomissione di Gusuto Raita

 

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La stanza e' avvolta nella penombra e nel silenzio.
Intravedo chiaramente la Sua figura, seminascosta in un angolo, che
segue attentamente ogni mia mossa.
Non mi faccio intimorire e procedo verso il centro della stanza vuota.
Sono nuda. Vorrei almeno sentire il rimbombo dei miei tacchi sul
parquet, ma mi giunge solo il soffice poggiare delle piante dei miei
piedi. Neanche lo smalto sulle unghie, ha voluto che mi mettessi,
neanche un po' di colore intorno agli occhi. La mia nudita' e' completa.

Il pavimento deserto mi circonda, ma il mio obiettivo e' chiaro. Il
vibratore e' poggiato per terra, si staglia fiero verso il soffitto
chiamandomi beffardo. Non mi stupirei se avesse misurato attentamente la
camera per posizionarlo perfettamente al centro.
Ma questa sera, quell'oggetto non e' qui per il piacere ma per il
dolore, ed io lo so. Mi avvicino, mi inginocchio e mi prostro fino a
schiacciare il mio seno sui listelli di legno immacolati, porgendo le
natiche dilatate verso l'avido sguardo.
Nessuna preparazione, nessuna lenta mossa, mi affondo quel pezzo di
plastica nel culo con forza, vincendo la resistenza della mia carne. Mi
fa male, ma e' cosi' che deve essere. E comincio a muoverlo ritmicamente
fuori e dentro di me, quasi meccanicamente, come se non fosse mio, l'ano
torturato.
Ma e' piu' forte di me, questa situazione di totale sottomissione mi
eccita, e, ancor prima di rendermene conto, comincio a bagnarmi tra le
labbra, avvertendo con forza la voglia di toccarmi. Le endorfine nel
cervello mitigano il dolore, e procedo piu' spedita.
Sono sicura che se ne accorgera', e non lo trovera' affatto consono.

Sento i suoi passi sul pavimento, e' successo ancor prima di quanto
pensassi. Vorrei avere un brivido di terrore ma riesco solo ad eccitarmi
maggiormente. Le Sue, di scarpe, rimbombano nella stanza, privilegi di
chi comanda. Tengo la faccia schiacciata al suolo, gli occhi chiusi, i
lunghi capelli sparsi intorno alla testa.
E' su di me, gambe divaricate ai lati del mio corpo.
- Girati. -
Non ha specificato nulla, per cui lascio il vibratore dentro di me,
mentro mi giro supina, stendendo diligintemente le mani lungo i miei
fianchi.
- Toccati, troia. -
Penso abbia deciso di farmi avere un orgasmo il piu' velocemente
possibile, per non permettermi di estraniarmi dalla situazione e godere
di cio' che mi succede, vuole la mia sofferenza, questo e' il nostro
rapporto. Obbedisco comunque con celerita' e piacere, massaggiandomi il
clitoride con buona lena, sospirando ad ogni passaggio delle dita umide.
Ma sento che manca qualcosa, e non tarda ad arrivare.
- Bevi, troia. -
E il caldo liquido e' su di me, arriva impetuoso sulla mia faccia, sul
mio seno, senza risparmiare i ciuffi del pube e la mano che lavora
alacremente.
Piscia con disprezzo, mi tratta come la latrina di un campeggio a cui fa
schifo avvicinarsi, e ci si libera stando il piu' lontano possibile. E
questo mi fa impazzire. Mi infilo due dita come per contenere l'orgasmo
che sta montando, ma e' il momento in cui mi interrompe.
Prima mi sbagliavo, non era il mio, era il Suo di orgasmo che anelava
... veloce e  irruento, senza lunghi giochi e costruzioni. Probabilmente
aveva troppa voglia questa sera.
Mi prende la mano, che fino ad un attimo prima stava procurandomi un
cosi' forte piacere, e mi ficca le mie stesse dita in bocca, facendomi
percepire il dolce sapore dei miei succhi e l'acre residuo della Sua
urina. Le insalivo avidamente, e non mi stupisco quando le guida dietro
di se', infilandose facilmente nel culo.
- Muovile e fammi godere con la bocca. -
Obbedisco senza problemi.
Dischiudo le labbra e sporgo la lingua il piu' possibile per
raggiungerla, mentre Lei si apre la fica, scoprendo il clitoride gonfio
e congestionato, porgendolo alle mie attenzioni.

 

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di  Gosuto Raita