Anime      di Kaal

 

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Era entrata nel negozio per pura curiosità nonostante il suo innato
timore di tutto. Aveva visto dalla vetrina che l'interno era avvolto
da una vaga oscurità, illuminata solo da una fioca luce ambrata che
proveniva da un paio di quei lumi molto hippye in ferro battuto e
carta. Era la bottega di un tatuatore. Un piccolo negozietto che non
aveva mai notato prima di allora, nonostante consumasse quella strada
almeno un paio di volte al giorno in andata e ritorno dall'università.
Il negozio era composto solamente da un banco alto dietro al quale
stava seduto un ragazzo sulla trentina intento a disegnare. Pensò che
probabilmente teneva una poltrona simile a quelle dentistiche nel
retro, come aveva visto in alcuni film. Amava nutrirsi di pellicole
molto di più di quanto amasse vivere la vita in prima persona. Sentiva
un forte desiderio d'evasione, di trasgressione ma l'unico modo in cui
la concretava era guardando film! Nonostante la sua apparente apatia
però, aveva molte amiche che immancabilmente la stordivano con le loro
confidenze sui ragazzi, sul sesso, sui problemi familiari e così via.
Si sentiva "preziosa" nel suo ruolo di consigliera anche se poi le sue
ambizioni, i suoi sogni forse troppo romantici, li teneva per se. Il
ragazzo non alzò minimamente lo sguardo da quello che stava facendo,
nonostante la porta si chiuse dietro di lei con eco di campanellini.
Le pareti della stanza erano piene di disegni ed era per quei disegni
che lei era entrata nel negozio. Per la maggior parte erano fumetti:
classici come popeye o flinstones (chissà poi chi aveva il coraggio di
marcarsi la pelle con simili baggianate!) o più moderni: simboli
tribali, lettere orientali e così via. I più belli erano gli Anime in
inconfondibile stile giapponese, così realistici e affascinanti.
Peccato, pensò la ragazza, che non girassero film altrettanto belli...
Finse di guardare un cartellone di ideogrammi con i rispettivi
significati ma la cosa che l'attirava di più erano le sinuose figure
d'immaginarie e bellissime donne: seni grandi, vita strettissima,
capelli fluenti, occhi grandi e brillanti (proprio orientali
atipiche!) Bellissime fantasie. Arrossì un pochino vedendo che alcune
di quelle figure erano in pose volutamente hard.
- Dovresti sfogliare quel raccoglitore lì nell'angolo...-
 Si girò di scatto in direzione del commesso che non aveva alzato
nemmeno la testa ma aveva semplicemente allungato il braccio sinistro
indicando un piccolo leggio vicino a dove stava lei. Esitò un attimo
pensando di dover giustificare la sua presenza lì dentro, facendogli
sapere che non era intenzionata a farsi tatuare alcunché però la sua
timidezza non le fece proferir parola e così si trovò a dirigersi
meccanicamente verso i raccoglitori che gli aveva indicato.
- Quello rosso, sotto di tutti-
Lo aprì e vi trovò dentro le stesse figure che stava osservando poco
prima. Si sentì arrossire fino alla radice dei capelli con la
sensazione di essere stata vista rubare la marmellata, tuttavia
continuò a sfogliare il book di disegni. A mano a mano che girava le
pagine le figure erano sempre più spinte, si passava da immagini con
due o più donne assieme che si toccavano e baciavano fino a scene di
coiti. La affascinavano e la turbavano quei visi di donne con le
guance arrossate dal piacere, i volti contratti in una smorfia quasi
dolorosa e quella minuzia di particolari con cui erano disegnati i
vestiti arruffati e gli slip abbassati (certo quando c'erano!).
Terminati i disegni rimase incantata nei suoi pensieri più del dovuto,
non aveva il coraggio di girarsi e guardare il ragazzo, ben sapendo
che lui stava aspettando una sua reazione, si sentiva profondamente
toccata , quasi invasata per quello che aveva visto e sentiva
all'altezza del ventre, una sensazione strana, quasi un formicolio.
- Tieni c'è anche questo.-
Lei si voltò e prese il disegno senza riuscire a guardarlo in volto,
cercando di avere un atteggiamento il più spontaneo possibile. Era
quello cui stava lavorando da quando lei era entrata. Guardò
attentamente il disegno cercando nei particolari di capire cosa le
sembrasse familiare in quella immagine. Era una giovane con un
gonnellino pieghettato corto, calzerotti sopra il ginocchio e una
camicetta scollata che lasciava uscire i seni generosi. Sembrava
un'immagine abbastanza tipica della cultura Anime giapponese (con la
loro fissazione delle divise che non facevano che creare piccole
lolite) però c'era qualcosa di diverso. Notò che i capelli erano
raccolti ai lati della testa con due piccole mollettine e sorrise
arrossendo un pochino notando che erano in tutto e per tutto simili
alle sue. Anche nel viso c'era qualcosa che le ricordava se stessa: il
taglio degli occhiali e le labbra generose.
- Puoi tenerlo se vuoi-
Non poteva credere che l'avesse fatto proprio per lei, a dire il vero
non poteva credere che lui l'avesse guardata così bene da riuscire a
ricreare tanti particolari come la catenina che portava al collo o il
piccolo neo che aveva accanto al naso. Però il resto della figura
certamente non la rispecchiava sia per quanto riguardava
l'abbigliamento che per il fisico mozzafiato. Alzò lo sguardo
sorridendogli.
- Grazie....Molto ottimista...
- Pensi di non assomigliarci?
- Forse dovresti illuminare meglio questa stanza...
Il ragazzo sorrise divertito.
- Ti va di bere un tè?
- Qui?
- Certo ho un cucinino nel retrobottega e questa è l'ora del tè, ti va
di farmi compagnia?
- Ma io...veramente...
- Niente droghe sintetiche non ti preoccupare, solo miscele dei
migliori tè inglesi in sicurissime bustine preconfezionate.
Era stato così gentile e simpatico che non poté rifiutare l'invito
anche perché era molto incuriosita da quel ragazzo così abile con la
matita e così sicuro di se nello sguardo. Andarono nel retro che era
molto più accogliente di quanto non pensasse. Separato da una tendina
stava un lettino con lenzuolo bianco e pulito simile a quelli medici e
nella stanzetta c'erano due belle poltrone in pelle color avorio e un
tavolino in cristallo. Tutt'intorno era pulito e profumato cosa che la
lasciò un pochino sconcertata visto quello che aveva sentito dire dei
posti che fanno tatuaggi o piercing (soprattutto se non sono centri
super attrezzati ma piccoli negozi nel centro storico della città!).
Si sedette sulla comoda poltrona desiderando di accoccolarsi
abbracciando le ginocchia tanto si sentiva a suo agio. Appoggiò la
borsa ed il disegno sul tavolino e si tolse la giacca.
- Tè verde o alla frutta?
- Alla frutta se non disturbo troppo.
- Lo immaginavo...E non è per niente un disturbo credimi.
La ragazza arrossì nuovamente. Anche nel retrobottega c'erano molti
disegni e tutti davvero belli.
- Li hai fatti tutti tu questi disegni?
- Si, ti piacciono?
- Sei molto bravo, non hai mai pensato di disegnare un manga intero?
- Tu leggi manga?
- Sì a volte, mi piacciono molto quando sono disegnati bene, sembrano
così realistici che per un momento dimentichi che sono solo disegni...
Il ragazzo le porse il tè. E lei lo ringraziò con un cenno del capo.
Era molto carino. Capelli scuri e corti, occhi grandi e neri, alto.
Del fisico non sapeva che altro dire, visto che era nascosto da una
sformatissima maglia  che terminava in un paio di jeans consumati
dall'uso più che dalla tendenza del momento, se avesse portato anche
una kefja avrebbe detto a botta sicura che era uno dei centri sociali.
- Lì dietro è dove fai i tatuaggi?
Cercò un argomento di conversazione; anche se si sentiva un po'
stupida, le sembrava altrettanto stupido stare lì a bere un tè assieme
ad un perfetto sconosciuto; avvolti in un silenzio imbarazzante.
- Solo quando ho bisogno di far distendere una persona, tipo per
quelli sulla schiena o sulle gambe, mentre magari quelli sulle braccia
li faccio al bancone di là oppure direttamente seduti su una sedia.
- Comunque io non sono venuta per un tatuaggio... - Era quasi timorosa
per la sua possibile reazione invece lui le rispose tranquillamente
- Lo so, sei entrata per far parte dei miei disegni
La frase fu pronunciata tra una sorsata di tè e l'altra e la ragazza
arrossì imbarazzata non capendo del tutto cosa volesse dire con quelle
parole enigmatiche.
- Ora è meglio che vada però... - Disse appoggiando la tazza sul
tavolino e alzandosi di scatto.
- Ok, ci vediamo domani allora, stessa ora?
- Io, veramente...
- Un po' più tardi se vuoi o anche prima come meglio credi...
La voce del ragazzo era così sicura e persuasiva nella sua innocenza
che non si sentì di ribattere come avrebbe dovuto e cioè che non aveva
nulla da fare lì dentro né il giorno seguente né quelli successivi e
ribatté semplicemente con un:
- Vedrò ma non sono sicura, devo studiare....

Il giorno successivo arrivò lentamente. Non faceva che pensare
all'appuntamento che le aveva dato il ragazzo del negozio di tatuaggi.
Pensava a cosa potesse volere da lei e perché e si chiese se non fosse
una follia assurda assecondarlo (considerando tutte quelle cose
orribili che accadevano al giorno d'oggi alle ragazze ingenue!). Non
voleva essere per niente una ragazza sprovveduta ma sentiva che per la
prima volta nella sua vita poteva essere protagonista al pari di
quelle che aveva ammirato nei tanti pomeriggi da cineasta trascorsi
nella solitudine della sua cameretta. Uscì prima dall'aula studio e si
diresse verso il negozio con il cuore che le batteva forte e una
grande agitazione che sfarfallava nello stomaco. Percorse tutte le
strade alternative che conosceva, imboccando vicoli stretti e
attraversando strade lunghissime, pur di far trascorrere il tempo
cercando di convincersi che non avrebbe dovuto farlo eppure quando
vide, alla fine della strada, la vetrina opaca e l'insegna con il
drago non poté fare a meno di dirigersi verso l'entrata e con
un'ultima esitazione: entrare.
Il negozio era vuoto come il giorno precedente e avvolto in quella sua
poca luce che lo facevano sembrare quasi intimo. Il ragazzo si
affacciò dallo stanzino quando sentì il tintinnare dei campanellini.
- Vieni pure avanti e togliti la giacca - Gli disse col suo tono di
voce allegro e sicuro
Fece come le era stato detto. Tolse la giacca e l'appoggiò alla
poltroncina e vide che il tatuatore stava dietro la tendina bianca
dove aveva intravisto il giorno prima il lettino.  Si avvicinò per
vedere cosa stesse facendo e lo vide mentre accendeva delle candele
infilate in un lungo candeliere d'ottone. Aveva rivestito il lettino
bianco con un drappo nero e la stanzetta aveva assunto un'aria mistica
anziché di sterilità come l'aveva vista il giorno precedente.
Sentendola alle sue spalle la rassicurò
- Non ti spaventare non voglio farti nulla, solo disegnarti...-
La ragazza si stupì per la proposta e rimase in silenzio arrossendo
appena quando lui si girò e le prese le mani conducendola verso il
lettino.
- Mettiti qui seduta come meglio credi cercando di assumere una posa
rilassata, vuoi? Come ti chiami?
- Cristina....
- Bellissimo nome....Cris....io sono Nicola. Per gli amici Nik.
Rilassati su non ti mangio mica.
Cris sorrise e si distese comodamente sul lettino. Il sorriso di Nik
la tranquillizzava e si sentiva al sicuro. Il ragazzo prese un album e
con una matita tracciò diversi segni mentre con i begli occhi la
scrutava in ogni dove. Cristina, guardando quella mano curata muoversi
morbidamente nel foglio,  sentiva salire dentro di se una strana e
piacevole sensazione. Non avrebbe mai immaginato quanto fosse
piacevole essere guardati, tuttavia dentro di se temeva  di sfigurare,
non sentendosi per niente una bella ragazza. I suoi dubbi furono
scacciati via quando lui le mostrò il disegno. Ancora una bellissima
immagine Anime: una donna (lei!) fasciata in un paio di pantaloni
stretti, la camicetta oscenamente aperta a mostrare non solo
l'attaccatura del seno ma anche l'ombra di un capezzolo stordito dalla
stoffa e ritto più che mai. Le guance arrossate e gli occhi lucidi di
una strana luce maliziosa che non credeva di possedere.
- Sono davvero così? - chiese con esitazione
- Solo quello che riesco a immaginare...dovrei avere delle conferme
visive... - Il sorriso era calmo e accattivante e Cristina conscia
della sua carica magnetica non riusciva a staccarsi da quegli occhi
così profondi - Ti spoglieresti per me?-
Il suo primo impulso fu di fuggire. Fuggire da quegli occhi così
esigenti e da quel desiderio che era nato in lei di accontentarlo in
ogni sua richiesta. Si alzò di scatto stringendo il disegno tra le
mani.
- Ora devo proprio andare - Nik sorrise certo della sua reazione
- Va bene, ci vediamo domani alla stessa ora - E così dicendo spense
le candele con un lungo soffio che le fece accapponare la pelle.
Non sarebbe tornata ne era certa. Non conosceva per niente quel
ragazzo e lo giudicava pericoloso. Pericoloso per la sua testa, perché
non faceva altro che pensarlo e pericoloso per il suo corpo che
sembrava aver ricevuto una scarica elettrica tanto era sensibile. Non
le era mai accaduto, era come se tutto d'un tratto si fosse svegliata
da un sonno lunghissimo e come dopo aver avuto la febbre alta, si
fosse indebolita al punto che ad ogni passo le dolevano le membra. No,
non sarebbe più tornata da lui.

 

Il giorno seguente percorse la strada dall'università con il cuore in
gola ed un languore distinto che le inumidiva la pelle. Aprì la porta
con esitazione ma quando incrociò i suoi occhi ed il suo sorriso
caldo, dimenticò tutti i buoni propositi e si recò meccanicamente nel
retro del negozio. Nik le tolse la giacca sfiorandole le spalle. Nel
lettino ora c'era un telo di raso blu e le candele erano ambrate e
sprigionavano un profumo delirante di vaniglia. Una musica dolce
scorreva in sottofondo, forse Craig David , non lo sapeva con
certezza. Fu lui a spogliarla. Le dita quasi non la toccavano mentre
bottone dopo bottone le sfilava la camicetta lasciandola in reggiseno
(così bianco e semplice da "brava ragazza" che quasi se ne
vergognava!). Le fece scorrere lungo le gambe i pantaloni fino a
sfilarglieli. Si sentì un pochino ridicola in reggiseno e slip con i
calzettoni bianchi ma Nik sorrise e la guidò con le mani fino al
lettino. Lei si distese pensando che lui l'avrebbe toccata,
accarezzata e che magari le avrebbe dato uno di quei baci da film che
tanto la incantavano, invece prese posto nello sgabello e cominciò a
ritrarla come aveva fatto il giorno precedente. Si sentiva molto
esposta e anche in quell'occasione sentì salire una strana eccitazione
 che cercava invano di ricacciare e che non faceva altro che farla
bagnare. Sperò che l'odore delle candele coprisse il suo che sembrava
talmente intenso come non le era mai accaduto prima. Stringeva le
ginocchia in modo che non potesse accedere alla sua intimità  mentre
nella testa le turbinavano sensazioni sconvolgenti che sembravano
annebbiarle la mente.
Quando Nik si alzò per mostrarle il disegno, si sedette velocemente in
modo da sembrare meno vulnerabile. La figura nel disegno era
indiscutibilmente lei: la sua biancheria, i ridicoli calzettoni in
cotone (non sembravano poi così ridicoli a guardarli bene!); stava
piegata su un fianco, con una mano spremeva un seno e con l'altra
cercava di scostare l'elastico degli slip. Le pupille ancora dilatate
da quell'espressione maliziosa, le guance arrossate dal piacere e la
punta della lingua che sfiorava il labbro superiore. Il ragazzo non la
toccava nemmeno se non forse col suo respiro  calmo, eppure Cris
sentiva le sue mani addosso realizzare quello che aveva solo
disegnato.
- Devo andare ora -
- Certo lo so...a domani -
Cris si vestì in tutta fretta e preso il disegno volò fuori dal
negozio senza incrociare ulteriormente il suo sguardo. La sera, nella
tranquillità della sua stanza, riguardò il disegno con attenzione,
notando la minuzia di particolari con cui Nicola l'aveva ritratta: il
piccolo neo sopra l'ombelico, la cicatrice che aveva sul ginocchio
(quella di quando era caduta da bambina!). Rimase attratta dai
capezzoli dall'areola scura che si intravedevano sotto il reggiseno e
davanti allo specchio rimase a lungo a fissare la sua immagine
cercando di guardarsi così come Nik l'aveva osservata. Vide che il suo
corpo era tutto sommato molto armonioso e pensando alle belle mani del
ragazzo, sentì crescere il desiderio che lui la toccasse. Le aveva
viste lavorare, quelle mani, così armoniose e decise. Come quando le
aveva sbottonato la camicetta e non aveva esitato nemmeno un istante.
Pensò che le sarebbe piaciuto vederlo mentre tatuava qualcuno perché
era certa che lo facesse con la stessa istintiva armonia. Si distese
sul letto e si mise nella posizione del disegno. Con al mano destra
strinse con forza il seno, sopra il reggipetto, il calore della mano,
sopra la stoffa la confondeva e nello stesso tempo la spingeva ad
andare oltre e così fece scendere l'altra mano, lentamente, fino a
raggiungere l'elastico dello slip. Desiderava toccarsi ma non voleva
farlo subito perché voleva davvero emulare in tutto e per tutto il
disegno e così scostò appena l'elastico rimanendo immobile e avvertì
chiaramente, nella sua testa, che i suoi occhi avevano assunto il
languore di quelli nel disegno. Passò il dito sull'inguine
accarezzando l'elastico sulla pelle. Il cotone sfregava appena il suo
sesso mentre la mano stringeva più forte attorno al seno fino a
pizzicare il capezzolo. Si sentiva sempre più bagnata e annebbiata e
tornava con la mente agli occhi di Nik, alla sua voce calda e
all'odore di vaniglia che le era rimasto appeso alle narici. Venne
senza nemmeno essersi toccata... Venne con la consapevolezza del
desiderio che bruciava dentro di lei mentre l'onda dell'acuta
sensazione fluiva attraverso il suo corpo, scuotendola appena e
lasciandola senza fiato né voce. L'ultimo pensiero che fece prima di
cadere in un sonno ristoratore fu che l'indomani si sarebbe spogliata
completamente davanti a lui...

Nella stanza ora c'era un profumo di mirra. Piccoli bastoncini di
incensi profumati infilzati su un buffo suppellettile bruciavano
lentamente  rilasciando quell'esotico profumo per tutta la stanza.. Il
lettino era stato spostato contro la parete e un morbido tappeto con
sopra un drappo in raso color ambra faceva bella mostra di se
incorniciato da alcuni cuscini dello stesso colore. Cristina non
attese nemmeno che lui glielo chiedesse e cominciò a spogliarsi.
Davanti ai suoi occhi scuri, tolse uno ad uno tutti i suoi indumenti
lasciandoli cadere platealmente a terra. Fece per levarsi, esitante
anche la biancheria ma Nik la fermò facendola distendere a terra.
- Oggi vorrei fare qualcosa di nuovo...
- Cosa?
- Ti ho disegnata in tanti fogli ed in tante pose vedi?
Le passò una serie di fogli e Cris si riconobbe in tutti. Ogni disegno
era più bello e sensuale del precedente e la cosa la fece eccitare
maggiormente. Il fatto che lui avesse pensato a lei al punto di
ritrarla in continuazione le dava una sensazione di "potere" che non
si sarebbe mai immaginata di poter provare. Tacque e attese con
impazienza crescente che lui le spiegasse cosa aveva in mente. Uscì
dallo stanzino e vi ritornò con un barattolino di colore  ed un
pennellino finissimo. Si sedette su un fianco, accanto a lei e intinto
il pennello nel bicchiere cominciò a tracciarle una sottilissima riga
sulla mandibola. Il colore non aveva il solito odore pungente di
vernice ma emanava una piacevole fragranza che non le era familiare.
- Hai una pelle bianchissima...come una tela...ho sognato di
disegnarci sopra da subito!
Così dicendo intinse nuovamente il pennello e lo fece scorrere lungo
il collo fino a raggiungere la giugulare. Intinse ancora e attraversò
lo sterno fino all'attaccatura del reggiseno, tra i seni.. Intinse e
con un movimento circolare tracciò una linea curva sopra il seno. Ogni
volta che il pennello toccava la sua pelle e con la sua inesorabile
calma, la colorava, sentiva delle piacevoli vibrazioni.  Si fermò un
momento per toglierle il reggiseno e intingendo nuovamente l'arnese si
avvicinò lentamente al capezzolo destro. Cris trattenne il fiato ma
Nik anziché sfiorarlo con le morbide setole, ci girò attorno. Chiuse
gli occhi e si concentrò nella sensazione che qui peli di cinghiale le
lasciavano sulla pelle. Sentì come il colore anziché lasciarle delle
tracce fresche le lasciasse dei solchi roventi, quasi fosse stata cera
fusa. Quasi non avvertì il tocco delicato del ragazzo quando le sfilò
gli slip e continuò a rimanere intenta a sentire la piacevolezza di
quella carezza e la risposta del suo corpo. Quando avvertì che il
tocco era terminato aprì gli occhi e si trovò immersa in quelli di
Nicola.
- Vuoi vederti?
Cris fece un cenno affermativo con la testa e Nik si alzò per
avvicinarle un grande specchio che posizionò in modo che lei potesse
ammirarsi senza cambiare posizione. Le aveva tracciato un bellissimo
drago. Con una zampa le artigliava il collo mentre con l'altra le
trafiggeva una  spalla, la testa riposava nell'anfratto tra i seni e
la lingua biforcuta lambiva quasi un capezzolo. Le ali, stese e
minacciose le ricoprivano parte dello stomaco e l'altro seno mentre la
coda, lunga e sinuosa andava a insinuarsi  sulla rada peluria del
pube. Rimirò la sua immagine allo specchio e notò come la figura del
drago sembrasse quasi viva tanto forte era il calore che sentiva. Per
un istante le sembrò che allungasse la coda fino a sfiorarle la
morbida pelle del clitoride. Aprì un poco le gambe e si lasciò
scrutare dall'immagine del drago attraverso lo specchio. Il respiro le
alzava ed abbassava i seni, avvicinando e allontanando la lingua
dell'animale dal suo capezzolo sempre più irto. Più vedeva il drago
muoversi sulla sua pelle e più sentiva la sua carne ribollire.
Dimenticò completamente la presenza del ragazzo e rimase sola a
contemplare il suo stesso corpo ed il meraviglioso animale che vi si
strusciava contro. Nuovamente fu colta dall'ondata di piacere che
l'aveva pervasa la sera precedente e rimase ancor più senza fiato
quando riaprendo gli occhi vide Nicola ripercorrere con la lingua le
linee del disegno. Sentì il suo corpo scuotersi sotto il tocco umido e
delicato e desiderò che non smettesse mai, ma alla fine cancellò il
drago dalla pelle e rimase a fissarla negli occhi con uno strano
sorriso pago.
- Non potevo lasciartelo, lo capisci vero? Domani tornerai qui e
ricominceremo...In fondo sei venuta qua per far parte dei miei
disegni...

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By Kaal