MI SEI MANCATA...di Tigrotta

 

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Quasi quasi la chiamo... è tanto tempo che non la vedo. Beh, in effetti,
non sono passate neppure due settimane, però sono mesi che non la sfioro
nemmeno. No, non è solo questo. Ho davvero voglia di vederla, di fare 2
chiacchiere con lei, mi manca. In fondo, le farà piacere sentirmi.
Almeno spero.
Massì... la chiamo, male che vada mi dice di no.
Il cellulare suona libero, 1, 2, 3, 4...
- "Pronto?"
- "Ciao!"
- "... ciao".
- "Come stai?".
- "Bene. Bene, però... devo dire che questa tua telefonata mi lascia
alquanto sorpresa!"
- "Davvero? e perchè?"
- "Ma dai, in tutti gli anni che ti conosco non mi hai mai telefonato!"
- "Beh, ti avevo detto che ti avrei chiamata... sono un uomo di parola,
io!"
- "Però, non mi avevi mai chiamata..."

Ci siamo dati appuntamento nello stesso posto, una specie di stabile di
proprietà comunale usato per le riunioni. Lei ha le chiavi. Sono passati
20 minuti dalla mia telefonata, il tempo di finire il lavoro che stavo
facendo e 5 minuti di strada. Sono puntale, ne sarà contenta.
Scendo dall'auto e mi guardo intorno. Lei non c'è, non è ancora
arrivata. C'è gente, fuori dall'edificio... conoscenti che saluto. Sono
venuti per una riunione. Cazzo, ma chi vuoi che faccia riunione alle
7.00 di sera!
Eccola, che gira l'angolo, a piedi.
Mi saluta appena, poi si ferma a parlare un attimo con qualcuno che non
conosco. Mi avvicino: "Entriamo? Ti ho portato le carte che mi avevi
chiesto."
Entriamo, lei davanti, io dietro.
Si toglie il cappotto e si siede. Ha in paio di jeans e un maglione con
la cerniera... già immagino quando la farò scendere per andare a cercare
con le mani il candore del suo seno sodo e morbido.
Si siede scomposta, con una gamba sotto il sedere e l'altra lasciata
dondolare nel vuoto, con la punta della scarpa da ginnastica che sfiora
il pavimento; prende i fogli di carta che le ho portato e comicia a
scorrerli, lentamente. Troppo lentamente.
Non mi parla: non capisco se è arrabbiata ... o che diavolo abbia.
Tento di fare un minimo di conversazione, le chiedo come va, con i suoi
studi, i pomeriggi come baby sitter, il fidanzato...
Mi risponde quasi a monosillabi: "Bene, sì, sì, bene. Tutto come prima,
tutto sempre uguale...".
La gente passa lungo il corridoio, supera la nostra stanza ed entra in
quella dopo. Ogni tanto sopraggiunge qualche ritardatario che apre la
nostra porta, per poi scusarsi e richiuderla.
Provo a farmi avanti, in maniera più esplicita: "Sai, sono proprio
contento di averti vista, avevo proprio voglia di fare due chiacchiere
con te. Mi ha fatto davvero piacere."
Alza la testa, sorride quasi imbarazzata, sussurra: "Anche a me".
Sospiro e mi alzo dalla sedia, mi porto dietro la sua, le appoggio le
mani sulle spalle e comincio un massaggio abbastanza energico. Sento che
si rilassa un po': "Mmmm, continua, continua, senti che bello... ero
tutta indolenzita".
Non ce la faccio più... con delicatezza le appoggio la schiena alla
sedia, la sua testa sfiora il mio inguine, abbasso la cerniera del
maglione e infilo le mani dentro, fino a riempirmi i palmi con i suoi
seni. "Hai le mani fredde", brontola, ma sento che sorride, mi lascia
fare. Mi eccita il contatto con la sua pelle calda, sbircio dall'alto
per vedere il colore del reggiseno: nero, bello, di quelli che mi
piacciono. "Ah, mi sono proprio mancate le tue tette... E io? Ti sono
mancato anch'io?". "Un po'". Ci resto male, speravo mi dicesse qualcosa
di più. Tolgo le mani, richiudo la cerniera. Lei inarca la schiena,
piegando la testa all'indietro, offrendomi la bocca da baciare, ma io
appoggio solo le labbra alle sue, velocemente. E torno a sedermi.
Mi guarda. Mi guarda e basta, quasi con aria interrogativa, come se
stesse aspettando qualcosa da me. Ed io non so più che dirle; anzi, so
che dovrei dirle una cosa, ma non ho il coraggio; cazzo, l'ho chiamata
apposta. Anzi, no! L'ho chiamata perchè mi mancava, perchè avevo voglia
di lei... però prima o poi glielo devo dire, lo verrà a sapere in ogni
caso. Ci provo.
"Senti..." Alza gli occhi e me li punta in faccia, mi fissa, sorridendo,
ma con aria quasi di sfida. "...potresti ricambiare il massaggio..." Che
deficiente che sono, non ce l'ho fatta.
Sbuffa, ma si alza, si mette dietro la mia sedia, mi appoggia le mani
sulle spalle e stringe forte. "Ahia!!" "Oh, scusa... credo di avere
esagerato!". Figuriamoci se le credo, l'ha fatto apposta. Per fortuna
adesso ha cominciato come si deve, delicata, rilassante, spalle,
schiena,... ma perchè diavolo ha smesso, proprio sul più bello! La
convinco a riprendere, a massaggiarmi anche il collo. Mi manca ancora
qualche anno prima di arrivare ai 40 e ho già i cervicali. Le sue mani
mi rilassano, mi danno sollievo e, nello stesso tempo, hanno il potere
di eccitarmi.
"Allora, ti sono mancato oppure no?". "Certo che mi sei mancato, te l'ho
detto anche prima!".
Sento le sue labbra posarsi piano sulla mia nuca e una serie di brividi
parte da quel punto e si dirama per tutto il mio corpo. Mentre le chiedo
di continuare, cerco d'individuare la strada che hanno percorso i
brividi: uno è sceso lungo la schiena, alcuni si sono aggrovigliati
nello stomaco, uno è stato talmente veloce che non l'ho nemmeno sentito
passare, me ne sono reso conto solo quando è arrivato al mio inguine, 2
sono scesi lungo le braccia, facendo rizzare i peli al loro passaggio.
Le sue labbra si sono spostate dalla nuca al collo, sento il suo odore
fresco e giovane. Sono eccitato. E quando sono eccitato mi diverto a
stuzzicarla: "Allora, ti stai bagnando? Fammi sentire quanto sei
bagnata...". Mi sposto quel tanto che basta per poter avere accesso
all'apertura dei suoi jeans, infilo la mano dentro la cerniera, sposto
gli slip, cercando il suo calore. Ha smesso di baciarmi il collo, mi
lascia fare, mentre con le mani mi accarezza i capelli e il viso.
"Fammi sentire... ti stai bagnando, senti come ti stai bagnando... più
ti tocco, più ti bagni!". "Posso fare di meglio...". Colgo la palla al
balzo. "Dove andiamo a fare di meglio?", nel frattempo tolgo la mano
dalla sua fica bagnata e richiudo la cerniera dei jeans. La guardo negli
occhi, il suo viso è leggermente arrossato, la voce un po' roca, quando
mi risponde: "Dove vuoi andare? C'è gente!". "Andiamo nel bagno." Non
aspetto che mi risponda. Mi alzo, esco dalla stanza e vado verso i
bagni. Non serve che mi giri per sapere che mi segue. E che ha voglia,
almeno quanto me.
Entriamo e chiudo la porta. Nessuno dei due accende la luce, ci
guardiamo nella penombra creata dalla luce della strada che filtra dalla
finestra. Mi spinge contro il muro, si appoggia a me, mi butta le
braccia al collo e mi bacia, affamata. La stringo e rispondo al suo
bacio con altrettanta passione. Sento chiaramente il mio cazzo che pulsa
contro la sua pancia, il suo seno schiacciato contro di me, le nostre
lingue che spingono e si torcono una con l'altra.
Non ce la faccio più a resistere, mi apro i pantaloni:
"Ti prego, succhiamelo...".
"Ti piace, eh, quando te lo succhio!"
"Si. Dai..."
E invece niente, continua a baciarmi. Vuole tirarmi al limite.
"E al tuo ragazzo lo succhi?"
"Sì".
"E gli piace?"
"Certo che gli piace."
Strano che mi risponda così. Di solito non vuole che parli di lui.
"E tua moglie, te lo succhia anche lei?". A questo non era mai arrivata,
mi chiede di mia moglie mentre continua a baciarmi.
"Si."
"E ti piace?"
"Sì".
"è brava come me?" E adesso, che le rispondo?
"Allora? è brava come me?"
"No!"
"Di più!!??!". Ride.
"Sì!"
"Cosa??? Brutto stronzo! Vai da lei allora!"
"Va bene!". L'allontano da me e faccio per andarmene.
"Ehi, dove credi di andare?". Ride ancora, mi prende per il maglione e
torna ad appoggiarmi al muro. Mi guarda negli occhi, e sorride sorniona.
Riconosco quello sguardo furbo, da bambina biricchina. Si abbassa
lentamente, sempre guardandomi negli occhi.
Quando se lo trova davanti, le sue attenzioni sono tutte per lui.
Mi rilasso, appoggiando bene la schiena e la testa al muro, chiudo gli
occhi e sospiro, beato, mentre le accarezzo i capelli. Sono
completamente in sua balìa, e mi piace esserlo. Riesce a fare
esattamente quello che desidero in quel momento; lenta, sensuale, dolce,
lecca, bacia, succhia, fa scivolare le labbra avanti e indietro.
Riapro gli occhi e la guardo. Mi sento profondamente blasfemo nel
pensare che sembra una madonna in adorazione, inginocchiata per terra,
con gli occhi chiusi.
Mi eccito ancora di più e sento montare l'orgasmo. Le tengo ferma la
testa, tirandola piano verso l'inguine. Mi lasciare fare. Muove solo la
lingua, lentamente, finchè il mio orgasmo le riempie la bocca; la sento
deglutire più volte, a fatica.
Non si è mossa, continua a succhiarmi lentamente, piano piano, mentre le
accarezzo le guance con entrambe le mani. Le sue dita mi vengono
incontro e s'intrecciano alle mie.
Si alza ed io mi sistemo. Ci abbracciamo stretti stretti e le scompiglio
i capelli. La stringo ancora: è così piccola, mi sembra quasi di
stringere una bambina.
Ritorniamo nella stanza a prendere le nostre cose e usciamo. Fuori fa
freddo e lei si stringe nel cappotto; mi guarda. Aspetta che sia io a
dirle qualcosa:
"Sono proprio contento di averti vista."
"Beh, immagino!"
"Che stronza", l'ho pensato e l'ho detto, contemporaneamente, "non è per
quello! Davvero, ho finito di lavorare presto, ti ho pensata, avevo
voglia di vederti e ti ho telefonato. Mi sei mancata...".
Mi sorride, mi guarda e mi sorride.

Ci siamo salutati come vecchi amici; in fondo lo siamo. Sono salito in
macchina e sto guidando verso casa, ripensando a stasera e a quanto sono
stato bene con lei. Talmente tanto che non ho più avuto il coraggio di
dirle che mia moglie è incinta. Sicuramente lo verrà a sapere, e magari
ci starà un po' male. O forse no. Se solo mi avesse detto qualcosa, mi
avesse chiesto come va... Sa quanto ci tenevo a diventare padre. Avrei
voluto avere il coraggio di condividere questa gioia con lei, ma non so
quanto sarebbe stato gioioso per lei.
Glielo devo dire, prima o poi...

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By  TIGROTTA