Messico!

 

back  next



 Il Messico è un paese immenso, contraddittorio, e per certi versi ancora da
scoprire, immerso come è nelle sue foreste e nei suoi deserti. Era autunno,
almeno in Italia, ma la le cose là erano ben diverse, ricordo ancora la
vampata di calore e di umidità che mi investi appena sceso dall'apparecchio
all'aereoporto di Cancun, nello Yucatan orientale, sembrava di entrare uìin
una sauna tanto era in contrasto con il fresco dell'aria condizionata, e
solo dopo qualche giorno ci si abituava al caldo, o meglio si imparava a
sopportarlo.
Ero partito solo, e nonostante avessi sventolato a molti un'ottima offerta
per quel viaggio non trovai nessuno abbastanza folle da venirmi dietro.
Folle forse è una parola un po forte, diciamo "con un pizzico di propensione
all'avventura"; il viaggio includeva infatti solo il volo e una notte in
hotel, per il resto ci si doveva arrangiare o trovando una sistemazione per
conto proprio a Cancun o visitando il paese noleggiando una macchina e
fermandosi poi di volta in volta nel luogo desiderato. Ed era proprio quest'
ultima soluzione che attirava maggiormente le mie simpatie, il mar caribe
era stupendo, l'albergo pure ed i divertimenti certo non mancavano, ma io
volevo qualcosa di più di una vacanza tradizionale, volevo scoprire il vero
Messico, quello delle foreste e dei maya, il Messico dei messicani e di
speedy gonzales.
Trovai subito un compagno di viaggio appena arrivati in aereoporto, mentre
cercavo il tour operator che ci avrebbe seguito in loco. Il suo nome era
Maurizio, un altro mezzo folle che aveva deciso di partire quasi all'ultimo
minuto ed aveva preso il pacchetto con solo il volo incluso. Un tipo
strambo, insicuro e pasticcione, dalla parlantina svelta e l'accento
romanesco. Percorremmo insieme centinaia di Km attraverso le foreste, su
strade che sembravano non finire mai tanto erano diritte e continue,
fermandoci talvolta in villaggi di capanne per bere una coca e ricordarci
che eravamo ancora sulla terra.
Una sera avevamo trovato un posto per la notte in un alberghetto a Uxmal,
uno dei più importanti siti archeologici dello Yucatan. Sulla carta sembrava
un grande centro abitato, ma nella realtà non era che una strada piena di
bancarelle per turisti, ristorantini non proprio locali e due o tre albeghi.
Suonavano le sette e ci accingevamo ad uscire per la cena, quando passando
di fronte ad un negozio di souvenir sentiamo provenire dal negozio un
"Ammazza se e duro questo", tornamo sui nostri passi quasi senza credere che
fosse possibile trovare altri italiani in quelle zone sperdute e per di più
fuori stagione turistica, e invece erano proprio italiane, due ragazze
italiane, una si chiamava Paola, mora abbastanza alta, di bell'aspetto,
anche se non particolarmente bella e con una lingua di quelle che quando
cominciano a parlare non le fermi più (e non solo a parlare, come scoprii
più avanti); e l'altra  Elena, una biondina dal viso acqua e sapone molto
bella e ben proporzionata, con un culetto di quelli che sfidano la forza di
gravità e sembrano disegnati dal Canova tanto son sodi e ben torniti. Ma
torniamo alla storia, le ragazze si erano fermate a vedere un oggettino, ed
era bastato un commento compiaciuto di Paola perché il proprietario del
negozio non cominciasse a mostrargli uno ad uno tutti gli articoli e quasi
non le lasciava uscire se non compravano qualcosa. Con un'occhiata di intesa
maurizio ed io entrammo a nostra volta nel negozio, sapete com'è, se non ci
s'aiuta tra italiani, un' "aiutateci vi prego che questo non ci lascia più
andare via" ci tolse tutte le remore di impicciarci dei fatti altrui, e
graze alla parlantina del mio amico uscimmo tranquillamente con la promessa
che saremmo tornati dopo cena a fargli visita e avremmo certamente preso
tutti qualcosa. Le ragazzde erano molto simpatiche, viaggiavano con il
fratello di Paola e un suo amico ed avevano intenzione di visitare oltre
tutto il Messico in poco più d'un mese. È davvero incredibile come sia
facile stringere amicizia con altra gente quando si è lontani da casa, sia
noi che loro cercavamo di trovare qualcosa che ci riportasse all'amata
patria, ai rimpianti spaghetti e ai caffè che solo noi italiani sappiamo
fare. Passeggiammo su e giù per il viale cercando un posto dove cenare nel
tentativo di conciliare la spesa, che era veramente irrisoria quasi da tutte
le parti, con l'appetito che andava crescendo; finimmo per optare per un
ristorantino un po fuori mano ma che ci garantiva una cena dignitosa per
meno di 5000 lire. (Fummo fregati comunque perché l'oste ci fece pagare più
le bevande e il coperto dell'intera cena, ma andò benone lo stesso). A cena
ebbi modo di stupirmi di quanto quel ragazzo, che non riusciva a decidere
nemmeno che cosa bere o a leggere una cartina con 4 strade in croce, ci
sapesse fare con Paola che appariva completamente invaghita del suo modo di
fare estroso e sconsiderato, un po' da viveur che assolutamente non era, e
quella abboccava come una pera cotta a tutti i suoi aneddoti e alle sue
avances. Dal lato mio le cose non andavano altrettanto bene, e la mia
timidezza cozzava con quella della ragazza che avevo davanti, che pareva
essere più interessata alla storia della sua amica che a fare quattro
chiacchere con il sottoscritto. La generosa scollatura della sua maglietta
lasciava pero intravvedere un seno ricco e ben rotondo, e più di una volta
Elena mi beccò a frugare con lo sguado dell'ampio decolté, quando ciò
accadeva fuggivo il suo sguardo intromettendomi nella discussione degli
altri due, facendoci una figura abbastanza del cavolo.
Dopo cena accompagnammo le ragazze al loro campeggio, dove incontrammo gli
uomini  che le accompagnavano. Ci sedemmo sul cofano di una Camaro fiammante
che non si capiva bene cosa ci facesse in mezzo a tutta quella miseria e
parlammo un po' anche con loro del viaggio che volevamo fare. Le ragazze ci
salutarono presto, ed io notai l'ultimo sguardo tra Paola e Maurizio. Capii
nel cuore della notte cosa significava quello sguardo, erano quasi le due
infatti quando Maurizio s'alzo e mi chiese di augurargli buona fortuna, e di
non aspettarlo. Dopo un quarto d'ora sentii bussare alla porta e risposi "ti
è andata buca eh? vecchio paraculo che non sei altro.." quasi sghignazzando
invidioso, ma quando la porta si aprì con un timido "posso entrare", non mi
apparve la sagoma inconfondibile del mio socio, quanto il visino di Elena,
sfrattata dalla sua tenda dai due amanti che non avevano trovato un posto
migliore dove andare a farlo. Le chiesi scusa per la gaffe e la feci
accomodare offrendole il letto di Maurizio rifatto alla meglio. La tensione
era palpabile, ed io non volevo azzardare un approccio senza sapere se anche
lei nutriva qualche interesse verso di me, in'oltre devo dire che non
riuscivo più a contenere l'uccello nelle mutande, per cui dovevo stare
sdraiato di lato per evitare di mostrare una vistosa erezione nella pallida
luce dovuta all'illuminazione della piscina situata proprio davanti alla
finestra della nostra stanza. Ma fu Elena a rompere il ghiaccio chiedendomi
se poteva usare il bagno, il problema è che accendando la luci mi beccò
proprio con le mani nella patta che cercavo di sistemare in qualche modo il
mio picasso oramai ingovernabile. Lei mi sorprese dicendo che noi uomini
eravamo davvero strani e si sedette sul nio letto accanto a me, scostò il
lenzuolo scoprendomi il cazzo e mostrandomi non poco stupore. "però, chi l'
avrebbe mai immaginato." disse, e senza tanti covenevoli lo prese in mano
chiedendomi se anche a me andava di divertirci un pochino. Io ero senza
parole, me la immaginavo come un'angioletto illibato e mi ritrovavo davanti
una che ne sapeva probabilmente più di me e Maurizio messi insieme. Per
risposta la baciai con passione, nel frattempo lei continuava a tenere la
mano nelle mie mutande, alternando leggere carezze a movimenti più secchi
che mi facevano sobbalzare. Quando capii che la notte si preannunciava di
fuoco corsi a chiudere la porta prima che tornasse il mio amico, e
libetatomi della maglietta e delle mutande mi avvicinai al letto dove Elena
mi attendeva seduta, sul bodo del letto: la guargavo negli splendidi occhi
verdi e lei guardava i miei, uno sguardo caldo e languido, mi avvicinai
lentamente al letto e mi inginocchiai davanti a lei, sollevai  la vestaglia
di seta color celeste e scoprii con grande sorpresa che non indossava le
mutandine, la guardai nuovamente, stavolta cercando una risposta. Lei
dolcemente poggiò le mani sul mio capo tirandomi a se. In men che non si
dica mi ritrovai con la lingua a frugare in tutte le pieghe di quella
passerina che mi si offriva completamente. Poi lentamente risalii
spogliandola della vestaglia e scoprendo le sue forme perfette e la sua
espressione maliziosa e vogliosa, tornai a baciarla sdraiandoni a finco a
lei. La mia mano intanto s'intrufolò tra i suoi peli ricci e biondi. D'
istinto strinse le coscie per qualche istante, quindi le riaprì offrendosi
all'indagine delle mie dita. Sfiorai leggernente le grandi labra, per poi
osare di più carezzandole con maggior decisione il clitoride. La guardai.
"ti faccio male? Vuoi che continui? Esitò un momento e poi mi chiese di
continuare. Azzardai una piccola penetrazione col medio, cedette subito,
dentro era calda e bagnata, da che capii che la cosa non le dispiaceva
affatto. Cominciai quindi un lento ditalino e contemporaneamente le baciai i
seni, lei teneva in mano il mio sesso, ma nell'assaporare le sensazioni che
il suo corpo le offriva si limitava a stringerlo più o meno forte a seconda
del piacere che le procuravo. Ricordo bene come gemeva a quelle a carezze e
a quei baci era terribilmente eccitata ed io non ero da meno, temevo di
venire da un momento all'altro. Quando poi sembrava stesse per venire anche
lei mi fermò e si alzò dal letto. "non vorremo lasciare tutto solo questo
bell'arnese no? E dopo essersi legata i capelli con un elastico che teneva
al polso si attacco al mio cazzo offrendomi in cambio la sua fessurina
fradicia da baciare. Come ci sapeva fare, ci mise pochissimo a farmi venire
cominciò leccandomi le palle per risalire la verga e poi lanciarsi in un
pompino che non scorderò mai. Venni quasi subito, e lei prese tutto in
bocca, fino all'ultima goccia, poi si alzò e andò a sputare lo sperma in
bagno, tornò quasi subito dicendo " scusa ma non mi riesce proprio di
mandarlo giù" ed io " scusa tu piuttosto, ma è da quando ti ho vista questo
pomeriggio che non faccio che pensare a te".
Tornammo a baciarci ed in men che non si dica mi era tornato duro, mi chiese
se avevo un preservativo. Fu lei a mettermelo dopo aver accuratamente
ripulito con la  bocca le ultime gocce di quell'orgasmo. Feci per alzarmi e
farla stendere, mi fece rimettere giu, poi accarezzò nuovamente il pene come
per saggiarne la consistenza e salì sopra a smorzacandela, e si lasciò
violare lentamente, la sentivo scendere piano, un centimetro alla volta
finchè non fui completamente dentro, ohh che piacere quando ci guardammo
compiaciuti. Allungai le mani verso i seni e le diedi un bacio prima che
cominciasse a cavalcarmi dal principio al trotto e poi sempre con maggior
impeto. Io la guardavo, e alternavo la vista del mio sesso che spariva in
quello di lei, con il suo viso bellissimo in una smorfia di piacere, con gli
occhi chiusi per assaporare meglio le sensazioni di quell'amplesso. Che
stupenda emozione provavo in quel momento. Dopo poco la fermai e la feci
sdraiare al mio posto, scesi per baciarle il sesso ma Elena mi disse che mi
voleva dentro, dentro tutto, e come potevo dirle di no; le allargai le gambe
e presi a fotterla come un dannato, i gemiti e i gridolini di piacere di
entrambi si mischiavano al cigolio del vecchio letto a una piazza e mezza
dell'albergo e più di una volta gli occupanti della stanza attigua
picchiarono nel muro per farci capire di far più piano. Noi ci fermavamo,
ridevamo e poi ricominciavamo a far l'amore. Anche la mia compagna non ci
mise molto a venire, ad un tratto serrò le gambe dietro le mie stringendomi
a se e contemporaneamente abbracciandomi, aveva tutti i muscoli tesi,
eravamo bagnati fradici di sudore e  di passione, ci baciammo ancora e
ancora, poi mi chiese di uscire e se l'avevo mai fatto alla pecorina. "
certo, e tu?" "no, al mio ragazzo non piace, ma mi piacerebbe molto provare"
l'accontentai, si mise carponi ed io la presi da dietro, cominciai a
spingere, ed era stupendo, lei intanto con una mano reggeva il cuscino,
tenendo l'altra tra le gambe, massaggiandosi la passera e le mie palle ad
ogni colpo. Venimmo entrambi nuovamente, stavolta insieme con un unico grido
liberatorio. Mamma mia che bello. poi ci sdraiammo insieme per addormentarci
esausti abbracciati l'uno all'altra. La mattina quando mi svegliai Elena era
ancora lì, addormentata tra  le mie braccia la svegliai con un bacio prima
di rimetterci a fare l'amore. Fummo però intereotti dal ritornodi Paola e
Maurizio che ci beccarono nel cuore di un altro amplesso spettacolare
rompendo la magia di quel momento.
 Visitammo tutti insieme poi le rovine di Uxmal.
La mia bellissima amante sarebbe ripartita di lì a qualche ora, nel primo
pomeriggio, e nonostante l'assillante presenza dei suoi amici riuscimmo a
consumare, anche se un po di fretta, la nostra passione sulle rovine di un
monumento chiuso al pubblico, praticamente davanti a centinaia di persone,
nascosti alla vista da un muretto di poco più di un metro.
Fu difficile salutarsi, anche perche non voleva che i suoi amici sapessero
cosa successo quella notte, e non nascondo che una lacrima ha solcato anche
il mio viso vedendo quel pulman allontanarsi senza che ci fossimo nemmeno
scambiati il nr di telefono o l'indirizzo e-mail.
 Maurizio mi disse poi di aver passato anche lui una gran nottata, mi
raccontò nei particolari tutte le porcate che avevano fatto, ma io non
pensavo che a lei, che ragazza speciale che sei Elena, chissà di non
rincontrarci un giorno o l'altro.



Barbara 2002

 

back  next