I miei maschietti  Di Vanessa

 

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CAPITOLO 1


Il mio nome è Vanessa e mi rendo conto che benché a me piaccia sia un
nome un po' da troia e potrebbe sembrare falso, inventato per dare più
enfasi al racconto. In realtà questo è il mio vero nome e tutta la
storia non è altro che la pura verità. Mi limiterò a non menzionare il
mio cognome e a variare il nome degli altri personaggi.

Ho ventidue anni e frequento l'università a Milano. Sono bionda (finta,
ma i maschietti non fanno molta differenza), porto attualmente i miei
capelli lisci appena sopra le spalle, purtroppo non ho gli occhi azzurri
(sono marrone molto scuro), ho gli occhiali e non ho delle grosse tette
(seconda scarsa), tuttavia ho un culo che nella palestra dove mi alleno
molti giudicano invidiabile. Effettivamente è bello sodo e tondo. Non
sono per niente grassa e credo di avere tutto sommato un bel corpo e un
bellissimo viso.

In modo particolare vado fiera del mio viso, in quanto è stato lui la
scintilla che ha fatto nascere l'intera storia.

Il mio ragazzo, diceva sempre che preferiva scoparmi con la luce accesa
perché godeva al solo guardarmi. Diceva che quando mi vedeva sguagnire
con la faccia sofferente, le vene che pulsano sulle mie tempie e le
lacrime di goduria che scivolando giù fanno colare il mascara, doveva
togliere lo sguardo, altrimenti sarebbe venuto.

Proprio così disse quella notte di novembre:
-Cazzo Vany, verrei solo a guardarti-

Quella volta era uno di quei cinque giorni, così stavo spompinando il
mio Marco.

A questo punto dovrei spiegare che a me piace un sacco prendere in bocca
dei bei cazzi duri. Vi dirò di più, è vero che il cazzo bello turgido è
un piacere da vedere e da succhiare, ma la soddisfazione è di gran lunga
maggiore se, quando con la lingua inizio ad accarezzarlo, l'uccello è
ancora a riposo e si alza piano piano a scatti mentre lo lecco tutto,
passandolo lentamente dalle palle fino in punta. Solo quando, dritto
dritto spasimante vibra, lo prendo in bocca; ed è lì che inizio a
succhiare con immenso piacere.

Mi ricordo ancora le volte in cui lo succhiavo ad un mio ex, Luca.
Dovete sapere che a Luca piaceva andare a correre, e lui stesso mi aveva
insegnato come il pisello, dopo aver corso per un ora nel parco in
inverno, diventasse estremamente piccolo e gelido. Spesso lo invitavo a
casa mia e quando lui, tornava stanco, infangato e sudato, gli facevo
istantaneamente tirare fuori il "coso" e glielo prendevo in bocca.
Tenevo sulla lingua quel ghiacciolino e lo succhiavo come si può
succhiare un calippo. Presto il suo cazzo si ingigantiva e liberava
l'odore acre del sudore; a quel punto non capivo più nulla ed iniziavo a
spompinare finchè non mi veniva in bocca.

A molte donne non piace un gran che l'odore del pene. Trovo
personalmente che quell'odore così forte, quel sapore dal retrogusto di
pesce, difficile da mandare via, sia in realtà inebriante. Spesso è
eccitante anche il solo annusare tra i coglioni.

Tornando a quella sera con Marco, mi venne voglia di constatare se
effettivamente fosse venuto, anche solo guardandomi, come lui sosteneva.
Diedi un'ultima leccata alla cappella bella rossa, dopo di che
guardandolo negli occhi gli dissi:
-Staremo a vedere-

Senza togliergli gli occhi dal viso (solo di rado, per guardargli il
cazzo), iniziai a fargli una sega.

So che agli uomini piacciono le unghie lunghe e rosso fuoco, ma io
quella volta le avevo azzurre pastello e devo dire che era comunque un
bello spettacolo vederle andare su e giù su quell'uccello così pieno di
sangue che temevo scoppiasse.

Mentre andavo su e giù lentamente sul suo membro, gli presi una sua mano
e me la portai alla bocca. Iniziai a leccargli due dita che lui teneva
tese. Usavo le sue dita immaginandomi un grosso cazzone da succhiare e
leccare tutto. Cercai di fare più rumore possibile mentre ciucciavo ed
emettevo dei versolini di piacere. Ruotavo la lingua attorno a quelle
dita rigide, poi mi discostavo e lasciavo che un filo di saliva si
formasse fra la mia lingua e la sua mano.

Tutto questo mentre continuavo a guardarlo e cercavo di fargli vedere
come godevo. Lui continuava a fissarmi con la bocca semiaperta che ogni
tanto si muoveva per articolare un "sì" sognante.

Gli presi l'altra sua mano e gliela portai sul cazzo. Lui iniziò subito
a smanettarsi con goduria.

Doveva venire, però, guardandomi e non facendosi una sega (anche se è
piacevole a volte guardare i maschietti che si masturbano di fronte a
me). Gli scostai la mano che aveva sul cazzo, mentre l'altra gliela
stavo ancora succhiando e intanto accarezzando con le mie dita. Gli
presi io in mano l'uccello ma non lo masturbai, lo tenevo solo fermo.
Marco iniziò a muovere il bacino mentre io gli spompinavo le dita e con
la testa andavo su e giù come fosse un vero e proprio bocchino coi fiocchi.

Era patetico poverino, vederlo che si muoveva come un animale in calore,
avevo su di lui ogni controllo. Seguii con il mio polso il suo movimento
pelvico in modo tale che, di fatto, la mia mano non strofinasse più
contro il suo sesso. Poco dopo smise persino di muoversi, così gli tolsi
la mano dall'uccello e mi concentrai sul surrogato di cazzo che erano le
sue dita mentre mi palpavo le tette. Presto anche l'avanbraccio divenne
parte integrante di questo fac-simile di uccello e con tutte e due le
mie mani feci su questo una simil-sega.

La bestiolina mi guardava inebetita ed io godevo nel sentirmi superiore.
Lui riprese a muoversi su e giù con il bacino ma il suo pisello gonfio e
pulsante non strusciava contro nulla.

Capii che benché godesse, probabilmente gli avrei rovinato l'orgasmo se
non gli avessi più toccato il ciddone, ma era torppo divertente vederlo
sognare, un po' sofferente, che le mie labbra stessero attorno al suo
pendolo e non sulle sue dita. Così decisi di non sfiorarglielo nemmeno e
quando lui cercava di avvicinarsi io lo allontanavo mugugnando.

Presto ansimò sommessamente e sborrò. Lo schizzo del seme bianco era
stato lungo e mi aveva colpito su una guancia.
Era venuto solo a guardarmi! Una sensazione maledettamente piacevole.

Quando lo sperma caldo toccò la mia faccia sentii subito il forte odore
che una mia amica chiamava "puzzo di colla di merluzzo". Quella fu la
prima cosa che pensai quella volta quando venne Marco: il mio "cane da
compagnia".

Quella sera era scattato qualcosa tra noi due, qualcosa che cambiò il
resto del nostro rapporto.

 

CAPITOLO 2


Io e Marco eravamo insieme da un anno e sette mesi, anche se
sessualmente, eravamo completamente disinibiti solo da cinque o sei
mesi, cioè senza più paura di chiedere o fare qualsiasi porcata.
Marco abitava da solo in un paese vicino a Monza e ci trovavamo nel suo
appartamento (al secondo piano di una palazzina) quella notte di novembre.
Lui ha venticinque anni e lavora in uno studio immobiliare, è alto bruno
sempre un po' pallido, un bel ragazzo, nonostante quel po' di pancetta.
  Lo avevo conosciuto circa due anni prima, quando ancora ero insieme a
Luca.
La sera in questione (quella in cui Marco venne solo guardandomi)
continuò normalmente finchè fattosi tardi dovetti tornare a casa.
Abito anch'io vicino a Monza, ma ancora con i miei. Il mio unico
fratello si è sposato e ora vive a Milano.

Mentre guidavo per tornare a casa ripensai all'ebbrezza di vedere Marco
soccombermi e pensai che sarebbe stato bello se al posto di vedermi
succhiare le sue dita, fosse venuto vedendomi smanettare e poppare un
bell'uccellone di qualcun altro.

Tre giorni dopo (finite le mie cose) Marco mi stava prendendo da dietro
sul suo divano quando durante l'amplesso mi bofonchiò:
-Mi piacerebbe vederti succhiare un bel cazzone, mentre ti sbatto-
-Davvero Mar?- risposi quasi squittendo mentre lui rallentava il ritmo.
-Sì, ti voglio vedere mentre succhi un cazzo!-
Finita la scopata continuammo a parlare di fare del sesso a tre e decisi
che sarebbe stata davvero una bella idea.

-Mi fa piacere, che sei d'accordo anche tu Vanessa. Il problema è
trovare qualcuno che sia disposto a farlo.-
-Lascia fare a me- dissi -non è un problema quello.-

Che idiozia! Un problema trovare qualcuno che volesse scoparmi senza
impegno? Ma se avevo schiere di maschietti con lingue a penzoloni che
non aspettavano altro che ficcare il loro naso tra le mie candide cosce.

Scoprii in seguito quanta gente invece si fa dei problemi a fare una
scopata in tre; soprattutto tra i ragazzi, forse perché hanno paura di
un confronto ... chi sa?

Fu Marco stesso dopo qualche settimana a dirmi:
-Sai per quella cosa del sesso a tre? Beh forse non è stata una grande
idea ...-
Cosa?! Dopo che io avevo iniziato a flirtare con il suo amico Claudio?
Gli telefonavo ad insaputa di Marco ormai da una settimana, da quando un
sabato sera gli avevo posato una mano sul cazzo. Eravamo in macchina sul
sedile posteriore mentre Marco era seduto davanti di fianco al
guidatore.  Lo avevo fatto solo perché pensavo che a Marco avrebbe fatto
piacere se, a sbattermi durante il menage a tre, fosse stato un suo amico.

Claudio non mi aveva mai interessata, ed in realtà nessuno mi era più
interessato da quando stavo con Marco.

Sta di fatto che io quel sabato posai la mano sul pacco dell'amicone del
mio ragazzo, lo guardai, sorrisi e premetti il mio palmo sui suoi jeans.
Sentivo l'arnese che gli si ingrossava e cosi iniziai a strofinare la
mano su e giù, molto lentamente. Per provare se Claudio era l'uomo
adatto per noi, mi sporsi in avanti e baciai sulla guancia Marco, mentre
continuavo a strofinare l'affare del suo amico. Il risultato fu
emozionante, perché il tubo di Cla ebbe un'impennata imprevedibile. Era
anche ben dotato il ragazzo!

Ora dopo quella figura, dopo una serie di telefonate al suo compare,
Marco si tirava indietro?

Naturalmente avrei lasciato subito stare il suo amico se non se ne
doveva fare più niente. Per essere sicura continuai:
-Sei proprio sicuro Marco? Guarda che è divertente.-
-Sì lo so ma ... forse sono un po' geloso, insomma vederti sbattere da
un altro ... non so. E se ti innamorassi di questo qui?-

Sorrisi, era proprio carino così preoccupato.

-Ma stai tranquillo, che io voglio bene solo a te! Lo faremmo solo per
divertirci, tu ed io, entrambi. Ma se non ti fa piacere, non fa nulla,
comunque a me non può interessare mica l'altro, chiunque sia.-

Sembrava rassicurato e decisi di non interrompere subito i contatti con
Claudio, chissà forse Marco avrebbe fatto nuovamente marcia indietro.

La cosa che mi fece capire che la paura a Marco sarebbe passata è stato
il fatto che quel giorno stesso, mentre stavamo chiavando sul suo sofà,
fu proprio lui a ficcarmi le sue dita in bocca ed io fui felice di
succhiarle pensando che fosse il cazzo di Claudio. Era eccitante vedere
come mentre succhiavo il cazzo di Claudio ... ops scusate, volevo dire
le dita di Marco, lui si arrapava come un porcellino. Mi diceva:
-A cosa pensi mentre succhi?-
-Secondo te?- sbiascicai con le sue dita in bocca
-Dimmelo tu-
-Penso di avere in bocca un bell'uccello da succhiare-
-E ti piace ciucciarglielo?-
-E a te piace gurdarmi?-
-Sì!-

Ovviamente, dopo qualche giorno che non ne parlavamo più, ma
regolarmente a letto facevamo il giochino delle dita, Marco durante uno
dei miei pompini, quasi sull'orgasmo urlò finalmente:
-Sì! Ti voglio vedere con la sborra di un altro sulla faccia mentre io
ti scopo!-

Dopo l'orgasmo gli chiesi se fosse veramente sicuro ora, e lui annuì
aggiungendo:
-Forse sì, ma io lui non lo voglio neanche sfiorare, d'accordo?-
Non ci avevo pensato a fargli toccare il sesso di Claudio, ma anche
questo poteva essere divertente da far fare al mio cagnolino.

Naturalmente tornò sui suoi passi ancora una volta, ma sapevo che i suoi
timori si contrapponevano alla sua depravazione e presto o tardi sarebbe
caduto. Così dopo poco si decise definitivamente, grazie anche alle mie
spinte subdole, suggerendogli con ogni mio gesto a letto, di farlo
accettare, dicendogli però poi che per me sarebbe stato uguale.

Non vedevo l'ora di avere tra le mani due bei cazzi solo per me!

CAPITOLO 3

 

-Tu vuoi farlo con Claudio? No, no, con lui no!-

Non credevo fosse così contrario a farlo con un suo amico, non mi
aspettavo quel tipo di risposta ma mi ero proprio stufata, ormai io mi
ero fatta delle fantasie e non volevo più rinunciarci, così presi in
mano la situazione:
-E perché no? Sei completamente fuso di cervello! Prima mi dici sì poi
no, poi sì, e poi ancora no! Quando dopo mezzo secolo ti decidi e smetti
di fare il bambinetto, fai le storie anche su chi deve essere! Uno vale
l'altro, tu non lo devi neanche toccare! E non è che a me faccia poi
impazzire il tuo Claudio! Lo conosciamo, sappiamo che non ha strane
malattie, che non è un pazzo e sai anche tu che mi viene dietro e
farebbe qualsiasi cosa per me. Per di più è un tuo amico, o preferiresti
che a scoparsi la tua ragazza sia un perfetto sconosciuto?-
-Ma se poi lo dice agli altri che figura ci faccio io?-
-Ma stai tranquillo, che non lo dice a nessuno, è nostro amico no? E
allora capirà e non dirà nulla, dopo tutto anche lui farà parte della
tresca.-

Decidemmo che fosse Marco a parlarne a Claudio, anche se sospettai che
quel buon a nulla del mio ragazzo, non sarebbe stato in grado di
convincere il suo amico a scoparmi.

Scoprii con sorpresa che invece l'appuntamento era stato fissato per un
sabato sera a casa di Marco.

Per l'occasione volevo essere bellissima, così mi impegnai
particolarmente in palestra quella settimana, andai dal parrucchiere a
rifarmi la tinta e dalla manicure dove acquistai anche lo smalto rosso
sangue.

Mi misi le autoreggenti bianche, il perizoma in tulle, bianco anch'esso,
e un reggiseno a balconcino. Mi cosparsi tutta di un olio idratante
dolce alla frutta. Misi una minigonna nera un po' "svolazzina" e delle
scarpe bordeaux con alti tacchi sottili. Indossavo una camicetta rossa
con maniche a tre quarti e sopra questa, un maglioncino a collo alto
senza maniche. Avevo l'ombretto azzurro sulle palpebre, un mascara
voluminizzante sulle ciglia, il mio smalto preso per l'occasione, gli
orecchini di perla ed una collana con un ciondolo che mi aveva regalato
Marco. Va da sé che ero super depilata e liscia.

La prima parte della serata fu un disastro, eravamo tutti e tre
imbarazzati e ce ne stavamo in sala a bere una birra senza nemmeno
guardarci in faccia. Ad un tratto Marco andò in bagno; decisi che quello
era il momento per agire. Mi voltai verso Claudio, mi avvicinai
lentamente e lo baciai. Gli infilai la mia lingua in bocca e lui mi
abbracciò. Feci scorrere la mia mano sul suo corpo e la inserii nei
pantaloni: lui era già pronto!

Mi inginocchiai e guardandolo negli occhi con il mio viso all'altezza
del suo cavallo, gli sbottonai i pantaloni. Lui mi osservava estasiato.
Glielo tirai fuori e lo baciai delicatamente; rimase sul suo pene
l'impronta del mio rossetto
-Scusa- lo supplicai.
- Ti prego, fallo - piagnucolò lui.
Così aprii la mia bocca e ci spinsi dentro il suo cazzo semi eretto. Con
una mano gli tenni il pene mentre con la testa andai avanti e indietro.
Riapparve Marco che si fermò stupito a pochi metri da noi. Claudio non
lo guardò mentre io rimasi qualche secondo con il cazzo in bocca mentre
lui ci osservava, poi lo estrassi facendo schioccare la lingua, gemetti
e mentre smanettavo su Claudio dissi a Marco:
-Cosa aspetti? Fai gli onori di casa, onorami la bocca con il tuo cazzo-

Marco si avvicinò si slacciò la patta e mi mise in bocca ciò che c'era
da mettere in bocca. Succhiavo a turno, e a turno masturbavo mentre loro
sospiravano e mi guardavano. L'odore del cazzo era intenso e mi riempiva
le narici. Marco doveva essere particolarmente spaventato o imbarazzato,
perche non riusciva a raggiungere l'erezione, bisognava fare qualcosa.

-Io vado in camera da letto- dissi -Voi vi spogliate e poi venite di là.-

Mi alzai e pulendomi le labbra, un poco bagnate della mia saliva e mi
incamminai verso la stanza. Giunta lì mi spogliai in un attimo tenendomi
solo i gioielli, gli occhiali le calze e le scarpe (che erano scomode ma
sapevo che eccitavano Marco). Sfilandomi le mutandine mi accorsi che
erano un po' bagnate. Salii in piedi sul letto e aspettai il mio ragazzo
ed il mio amante (che aveva un cazzo veramente grosso). Marco non era
gran dotato di centimetri ed in più in quell'occasione non era neanche
riuscito a drizzarlo per bene, così probabilmente anche quello servì per
farmi notare maggiormente la sproporzione tra i due piselli.

Non si fecero certo attendere i due maiali, che saltarono sul letto
pronti a prendermi (beh, Marco era un po' meno pronto). Li fermai e dissi:
-Decido io oggi e voglio che vi facciate una sega davanti a me.-

Mi sedetti e loro in piedi se lo strinsero tra le mani e si diedero da
fare per sollazzarmi. Dei due il mio ragazzo faceva un po' pena, perché
era troppo nervoso, ma la sofferenza che lui provava vedendo che il
giochetto gli stava scappando di mano, mi eccitò più di quanto mi
eccitava quel bel pezzo di legno duro e rigato da vene grosse e
straripanti tra le mani del suo amico.

La visione era stimolante e mi faceva sorridere il fatto che questi
uomini, che nella vita non si facevano certo mettere i piedi in testa da
nessuno, ora erano servizievoli ai miei comandi, come docili barboncini.

Adesso volevo scopare, ma solo uno dei due era agibile. Feci sdraiare
supino "Marco l'impotente"e mi misi a quattro zampe su di lui. La mia
faccia era a circa venti centimetri dalla sua. Non distolsi gli occhi da
quelli di Marco e dissi:
-Marco, dì al tuo amico di sbattersi la tua ragazza davanti a te.-

Claudio si avvicinò eccitatissimo, ma io lo fermai:
-Allora Marco, diglielo!-
Marco balbettò un po' e il suo pene ebbe appena un sobbalzo
-Si, puoi prenderla.-
-No! - ordinai -Forse non ci siamo capiti. Devi dire ciò che ti ho detto
di dire!-
Così il mio servetto si sottomise:
-Sì  Claudio, sbattiti la mia ragazza davanti a me!-

La sua voce era tremante di eccitazione e il suo membro si era già un
po' ripreso. Sapevo che così gli sarebbe piaciuto.

Claudio mi si mise dietro e ficcò il suo bell'uccello nella mia figa già
bagnata. Era un cazzo veramente gigante e nell'entrare mi fece un po'
male, così emisi uno strillo. L'amico del mio ragazzo iniziò a scoparmi
sbattendo il suo bacino sulle mie chiappe.

Ciaff! Ciaff! Ciaff! Si sentiva l'urto, tra il mio corpo ed il suo,
schioccare sonoramente in tutta la stanza. Claudio ci sapeva davvero
fare, e mi piaceva anche come con una mano mi palpava un seno. Ad ogni
suo colpo, io cercavo di trattenere il gemito e ne usciva un suono basso
e soffocato. Il rinculo di ogni botta, mi faceva spostare un po' in
avanti, ma io avidamente tornavo indietro per ricevere più forte la
stangata seguente. Questo mi affaticava un po' e si aggiunse al mio
sommesso gemito anche il sospiro affannato. Il ciondolo che portavo al
collo dondolava (per via dei colpi di Claudio) strofinandosi sul petto
di Marco.

Per un po', troppo presa nell'assaporare la goduria del pene di Claudio
strusciarsi sulle pareti della mia vagina, non pensai a Marco. Lui mi
guardava in volto e probabilmente era eccitatissimo, perché senza
accorgermi stavo lasciando cadere su di lui un po' di bava che mi usciva
dalla bocca. Inoltre così come ero posizionata, mi arrivava molto sangue
alla testa e vedendomi allo specchio posto alla testata del letto, mi
accorsi che ero tutta rossa e con il viso un po' gonfio. Sulle tempie
pulsavano le vene, gli occhi erano socchiusi e da essi gocciolavano a
lato, le mie consuete lacrime di piacere che intinte nel mascara
sporcavano le mie guance e gocciolavano sulla faccia di Marco. Le mie
sopracciglia erano corrugate e la bocca era spalancata come se intenta
ad urlare di dolore, ma in realtà emetteva solo quel verso soffuso. Le
narici erano spalancate e gli occhiali mezzi storti rischiavano di
cadere ad ogni mazzata di quel durissimo cazzo.

Un cazzo tra le gambe. Questo è il mio paradiso.

Mi scappò un urletto quando Claudio assestò un bel colpo, spostandosi e
strofinandosi particolarmente forte sul lato sinistro della mia figa,
poi ritornando in direzione retta andò fino a toccare il fondo. Benché
doloroso, fu bello e dopo aver stretto i denti serrando le mascelle come
si fa quando si sta alzando un grosso peso, non riuscii a trattenermi
dallo sbraitare:
-Mi fai godere come in paradiso!-

Questo lo urlavo in faccia a Marco. Praticamente mi riaccorsi che
esisteva anche lui solo in quel momento. Era rimasto lì fermo a
guardarmi mentre il suo amico mi stava chiavando come un ossesso. Presi
una mano di Marco e gliela appoggiai sul suo cazzo, così iniziò a farsi
una pippa. Gli presi l'altra e gliela portai sul mio clitoride ed iniziò
a strofinarmelo. La goduria era immensa. Probabilmente gli sbattevano
sulle dita i bei testicoli gonfi di Claudio ma se fu così o meno,
sembrava non preoccuparsene.

Provai a baciare in bocca il mio ragazzo, ma non era affatto facile con
i colpi di cazzo che mi dava il suo amico; così mi limitai a leccargli
le labbra. Sentivo in bocca il sapore delle cappelle che avevo leccato
prima in sala. La saliva era anche diventata più collosa e sapeva
anch'essa di cazzo. Cercai di leccargli le narici per far sentire anche
a lui l'odore del sesso del suo amico mischiato con il suo.

-Sei un segaiolo- e continuai -Guarda il tuo amico come fa godere la TUA
ragazza invece!-

Il suo pene era ormai duro ma ripresi:
-Lui non è un impotente segaiolo come te, che per far godere la propria
ragazza deve farsela scopare da un altro!-
Lui ansimò.
-Ti piace se ti parlo così?- Forse avevo esagerato, anche per il mio
bastardino. Marco però annuendo mi rispose:
-Mi fai godere, sei bellissima, è bellissimo vederti scopare!-
-Sì, ma dimmi la verità, tu soffri!-
-Soffro, soffro, ma godo!-

Non pronunciammo più nient'altro (non è facile parlare in certe
condizioni). Io ero al settimo cielo! Lui soffriva, ma gli piaceva
vedermi godere. Cosa chiedere di più: un maschietto che gode per il tuo
piacere e si priva del proprio, perché sa che così aumenta ancora di più
il tuo godimento.

Gli tolsi la mano dal suo cazzo: doveva venire solamente guardando me,
mentre il suo amico mi penetrava tenendomi i fianchi. Avvampai di calore
quando capii che se Claudio avesse continuato a muoversi così, sarei
venuta io!

-Continua così!- le parole mi uscirono strozzate.
-Sto per venire, sto per venire!- Gridai a pochi centimetri dal viso di
Marco.
Entrambi loro, si eccitarono come porcelli. Marco piagnucolava:
-Sì, ti prego. Sì, ti prego!-
Mentre Claudio sbottò a voce roca:
-Vieni Vanessa, devi godere, ti voglio sentire strillare!-

Certo non volevo dargli la soddisfazione di vedermi sguagnire come una
cagna in calore, anche se mi sarebbe piaciuto farlo per Marco. Sta di
fatto che fu uno dei più begli orgasmi che fino ad allora avevo avuto:
quell'uccello liscio e duro che mi si muoveva dentro e le dita del mio
ragazzo che mi solleticavano il grilletto, quel sapore di cazzo sulle
mie labbra e l'odore del sudore dell'amico del mio ragazzo che
gocciolava su di me, mentre si dimenava per farmi godere fino all'acme
del piacere.

Così venni, di fronte al mio ragazzo servile e sofferente, mentre dentro
di me, sul suo letto, il suo amico mi dava un piacere mai provato prima.
Devo ammettere che per qualche secondo non so cosa sia successo.

Mi ritrovai con la mia faccia schiacciata su quella di Marco e tra le
mani alcuni suoi capelli strappati.
Guardandogli il pene finalmente turgido, compresi che lo volevo dentro
di me.
-Scopami tu.- Gli comandai.

Mi misi a "smorza" su di lui e feci spostare Claudio davanti alla mia
bocca (per fare questo, si era messo in piedi e tra le sue gambe
divaricate c'era Marco sdraiato). Così messo Marco poteva vedermi (forse
appena nascosta dalle palle di Claudio) mentre facevo un pompino al suo
amico.

Purtroppo non feci in tempo a farmi penetrare dall'erezione di Marco,
infatti lui schizzò appena prima. Era bastato strusciargli la cappella
un paio di volte sulle mie grandi labbra, gonfiate dal sesso sfrenato,
che il segaiolo non ce l'aveva fatta più.

Lo guardai con disprezzo mentre ansimante spermava. Non lo toccai più, e
lui fu costretto a finire l'opera facendosi un raspone.

L'odore dello sperma mi eccitò, così presi a succhiare affamata il cazzo
di Claudio. Ciucciavo, pompavo ed aspiravo tanto che si sentiva il
rumore che fanno i vecchi mentre bevono il brodo. L'affare di Claudio
sapeva anche un po' della mia prugnetta, ed era intriso di una sostanza
collosa.

Presi per i capelli Marco che in tanto mi stava leccando un capezzolo e
gli feci capire che il suo posto era lì, a guardarmi mentre il cazzo del
suo compare mi riempiva la bocca.

Mi voltai per baciarlo, ma una stringa di saliva mista alla sostanza
collosa sul coso di Claudio, rimase tesa tra la mia bocca e la punta
dell'uccello. Estroflessi la lingua e la pulii da quella cosa leccando
le labbra di Marco. Questi mi prese e baciò profondamente la sua ragazza
alla fragranza: " Cazzo di un altro".

Rimisi Il fantoccio del mio ragazzo a succhiarmi i capezzoli, mentre io
leccavo le palle di Claudio e lo guardavo in viso. Capivo che Claudio
stava per venire ma non so se, se ne fosse accorto Marco che guardava
solo me e la mia bocca attorno a quel manico.

Finalmente eiaculò e in parte il suo sperma denso mi sgorgò in gola,
filamentoso. Era talmente appiccicoso che per un momento pensai di
essere soffocata, così mi ritirai indietro tossendo, continuando a
masturbarlo con la mano. La sborra schizzo ancora, e mi colpì sullo
zigomo prendendo in parte anche gli occhiali e un ultimo spruzzo cadde
sulla faccia di Marco. Il resto dello sperma colava ora fuori dal pene
di Claudio come si vede uscire la lava da un vulcano. Per un po' glielo
leccai, poi scendendo lungo la canna gli passai la lingua sui testicoli
induriti, così lui dovette far uscire tutto il seme che ancora aveva in
sé pompandolo fuori con la sua mano che andava su e giù lentamente sul
proprio pisello.

Ero soddisfatta e felice e volevo far capire al mio ragazzo che lo amavo
più che mai ora, così distolsi le mie attenzioni da quell'uccello ormai
moscio e baciai Marco in bocca, quando avevo ancora la sborra calda che
mi impastava il cavo orale e un rivolo del secondo schizzo di Claudio
colava lungo la mia faccia.

-Ora puoi andare!- dichiarai a Claudio senza guardarlo, -Non abbiamo più
bisogno per oggi, grazie.-

Claudio sembrava un po' sorpreso, ma a me non importava niente di lui,
ora che il suo cazzo era moscio e ci sarebbe voluto un bel po' prima che
si fosse ripreso.

Dovevamo escogitare di farlo con uno schiavetto in più, pronto ad
entrare quando Claudio avesse finito. Marco me lo sarei tenuto lì,
giusto perché se no non sarebbe stato ugualmente bello senza. Lo avrei
sempre potuto mettere a leccare la figa o avrei potuto baciarlo mentre
un altro mi chiavava. Claudio se ne andò un po' sconcertato ma infondo
felice.

Mi venne voglia di farmi baciare la farfallina e così Marco ormai
assolutamente un servo della gleba si mise all'opera, mentre aspettavo
che fosse ridivenuto pronto. Ora il mio stupido ragazzo, cornuto e
cosciente di esserlo mi stava coccolando, perché temeva che io volessi
lasciarlo per quell'altra mammoletta del suo amico.

Che bell'amico! Gli aveva scopazzato la ragazza senza ritegno, gli aveva
infilato fino in gola il suo cazzone sudato e gli aveva spruzzato in
bocca la sua sborra, bianca e cremosa. Marco aveva visto tutto e nel
mentre si era sparato un raspone da paura.

Sapeva passarmi la lingua tra le gambe, come nessun'altro però! Lui
leccava e succhiava, probabilmente sentendo anche l'odore del cazzo del
suo amico, infilava anche le sue dita nell'ano e di tanto in tanto mi
leccava anche quello. Lo guardai e lo vedevo impegnarsi a leccare,
voleva farmi godere. Il sesso orale continuò finchè non venni un'altra
volta. Ormai ero straziata e non ce l'avrei fatta a scoparmelo, così gli
ordinai:
-Fatti una sega ora!-
-Ma io voglio fare l'amore!-
Sorrisi e guardandolo con superiorità ripresi:
-Masturbati, che dopo che il tuo amico mi ha scopata sono vermente
distrutta, ma mi divertirei a vederti mentre sborri.-
Lui si prese in mano il cazzo ed iniziò a masturbarsi inginocchiato di
fronte a me. Allungai la gamba e incominciai a strofinargli il piede
(libero della scarpa ma non delle calze) sul suo aggeggio duro, così lui
lasciò fare a me. Marco era sempre inginocchiato e mi guardava, mentre
io con aria di sufficienza gli facevo una sega con il piede.

-Cazzo se ci dava dentro il tuo amico!- Gli raccontai tanto per farlo
venire prima
-Mi scopava come un ossesso, ho goduto come non mai. Tu non mi hai mai
fatto strillare così. -

Non passò molto tempo e Marco fece il primo schizzo, tolsi subito il
piede, così lui si prese in mano il suo cosetto per continuare.
-Non toccarti!- decretai.
Lui tolse la mano e sofferente continuò ad eiaculare mentre io ridevo e
senza neppure guardarlo più, aggiunsi:
-Segaiolo!-

 

CAPITOLO 4

 


Il giorno dopo ero eccitatissima e non potevo fare a meno di
raccontarlo alla mia migliore amica Sonia, che era porcella come me,
se non di più.
Anche lei era un po' perversa; amava piazzare una telecamera e
registrarsi, mentre scopava con il suo ragazzo Davide (pluricornuto).
Dava poi il voto ad ogni video (che naturalmente faceva vedere anche a
me).

-Davvero?! E lui cosa faceva, mentre tu ti scopavi quel suo amico?- mi
domandò tutta divertita.
-Si masturbava.-
-Vuoi farmi credere che si sparava una sega mentre sul suo letto, la
sua ragazza urlava che stava venendo, con un tizio che se la
sbatteva?-
Annuii sorridendo.
-Cazzo lo avessi io un ragazzo così! Sai quanto mi divertirei...-
-Se vuoi puoi partecipare anche tu- Sbottai io -anche se non c'è
Davide, c'è sempre l'amico di Marco: Claudio.-
-Davvero!? Grande, potrei anche usare la mia telecamera. Ci sto!-

Poi arrivarono anche le altre nostre amiche, molto più pudiche, e il
discorso terminò.
Riuscii ovviamente ad organizzare anche questo appuntamento per il
venerdì seguente: Io, Sonia, Marco, Claudio e la telecamera, a casa di
Sonia.

Eravamo tutti nudi come vermi nella cameretta di Sonia. Iniziammo a
masturbare i due maschietti, io Claudio, e lei Marco, finchè non
furono belli duri; poi Sonia prese la telecamera la piazzò in mano a
Marco, fece segno a me di inginocchiarmi sul cazzo di Claudio, lei
fece lo stesso e disse:
-Bene Marco ora tu riprenderai la tua ragazza e la sua amica mentre
succhiano un cazzo.-
Eravamo inginocchiate e leccavamo la grossa cappella di quel bel pene
succoso di Claudio. Le nostre lingue a volte si incrociavano mentre
Claudio non credeva ai suoi sensi e Marco, quel poveretto, riprendeva
tutto eccitato. Continuammo finchè Claudio non venne e ovviamente
toccava a me succhiargli tutta la sborra che copiosa gli sgorgava
dall'uccello, mentre Sonia stuzzicava il mio ragazzo:

-Riprendi bene Vanessa mentre ingoia la Sborra di un altro- e si
posizionava in modo da essere ben vista nella telecamera e ben udita
nella registrazione -Mi raccomando Marco non farti scappare la scena
dello sperma che cola fuori dalla bocca della tua ragazza!- e ancora
-Non puoi farti una sega mentre lei fa un pompino ad un altro oggi,
perché la devi riprendere, magari ti masturbi dopo a casa, mentre te
la riguardi.-
Venuto Claudio toccò a lui riprenderci, mentre io leccavo le palle a
Marco e Sonia glielo stringeva in mano e glielo smanettava
strizzandoglielo.
Lui mi eiaculò nelle narici e lo sperma mi colò poi in bocca.
Erano venuti tutti e due bisognava aspettare che si riavessero i loro
gingilli, così li mettemmo a lavorare di lingua sulle nostre
frittelle.

Sia io che Sonia avemmo un'orgasmo prima che i due furono pronti, poi
Sonia (sempre ricca di immaginazione) ebbe un'idea:
-Facciamo che tu stai di qui con Claudio e io di là in soggiorno con
il tuo uomo, poi chi finisce prima va ad aiutare l'altra.-
Era una spece di sfida a chi riusciva a far venire prima il proprio
partner; non riuscii a dire di no.

Mentre Sonia e Marco uscivano, Claudio mi si mise sopra e mi entro con
forza, mi sbatteva con prodigiosa potenza, tanto che la mia testa
sbatteva sul muro a cui il letto era appoggiato. Urlavo sguaiata senza
pudore ed ardevo di lussuria, con il suo enorme cazzo tra le gambe.
Sudavo e mi contorcevo con le gambe completamente spalancate, con lui
che continuava ad ansimare:
-Vieni Vanessa, vieni!-
Quasi subito ritornò in stanza Sonia che impose a Claudio di
mettermelo alla pecorina, così intanto lei gli avrebbe potuto leccare
le palle. Dopo poco la situazione si ribaltò e fu lei ad essere
scopata mentre io leccavo le palle indurite e sudate dell'amico del
mio ragazzo, che intanto sbattevano sul clitoride di Sonia. Di tanto
in tanto lei gli accarezzava i testicoli ed io presa dall'eccitazione
leccavo anche le sue dita.

Ero un po' scocciata dal fatto che Marco fosse già venuto con la mia
amica, che figura aveva fatto! Ma ancora non sapevo cosa era accaduto
in realtà nell'altra sala.
- Ora a me - intimai a Claudio.
Mi inginocchiai per prenderlo ancora da dietro, ma lui invece che
infilarmi l'uccello nella figa, mi puntò l'ano e spinse. Io non avevo
mai fatto del sesso anale e mi fece male il suo ingresso. Urlai a
squarcia gola, ma lui continuò a spingere, trattenni il respiro ed
infine entrò finchè è possibile entrare. Avevo il suo cazzo in culo e
nonostante il dolore, la goduria era tanta.
Sonia mi si avvicinò all'orecchio, sapendo che per me era la prima
volta e mi disse:
-Cosa si sta perdendo il tuo SEGAIOLO di là!-
E così Claudio mi stava sverginando analmente mentre il mio ragazzo si
stava smanettando nella stanza accanto?

Urlavo e piangevo non sapendo se fosse più il dolore o il piacere.
Sonia mi fece un ditalino e io la baciai appassionatamente. Le sue
dita sapevano esattamente cosa fare sulla mia fighetta gocciolante.
Ero in estasi e latrai come se fossi stata squarciata quando l'amico
di Marco mi venne in culo. Mi venne copioso in culo.
Quando il suo cazzo pulsante uscì dal mio retto, scorreggiai e sentii
un bruciore fortissimo.
Scoprii dopo cosa fosse successo a Marco, guardando la videocassetta.

Ovviamente Sonia si era portata via la telecamera con se quando era
andata in soggiorno con il mio moroso.
Lo fece sedere sul divano inserì nel videoregistratore la cassetta di
me e lei che succhiavamo il cazzo a Claudio (nella telecamera ce ne
era una nuova), aprì un cassetto e disse:
-Adesso ci divertiamo...-
Prese delle manette e legò un polso di Marco al termosifone dicendo:
-Non ti preoccupare, che ti faccio godere io.-
Poi però si allontanò e fece partire il videoregistratore, mentre
posizionava la telecamera in modo da inquadrare Marco.
-Bene- pronunciò allontanandosi -adesso masturbati mentre ti guardi la
tua ragazza che spompina un altro!-
-Vaffanculo Sonia liberami!-
Sonia rise e continuò:
-Sono più crudele di Vanessa! Tu hai avuto il privilegio di diventare
mio servo e come tale dovrai obbedire ad ogni mio capriccio. Se ti
dirò di leccare il fango sui miei stivali, tu lo leccherai e mi
ringrazierai quando avrai finito. Se sarò di buon umore ti farò fare
il mio zerbino, così potrai godere mentre ti calpesto. Mangerai quando
ti dirò di mangiare, berrai la mia piscia e non respirerai se io non
ti dirò di farlo, è chiaro!? Ora voglio vederti mentre ti fai una sega
tutto allupato davanti a me, mentre nell'altra stanza, sul letto la
tua ragazza lo sta prendendo bello duro tra le gambe e gode e
squittisce per il cazzo di quello là. Intanto ti puoi guardare in
videocassetta la tua Vanessa che fa un bel bocchino al tuo amico fino
a farsi sborrare in gola e sulla faccia.-
-Non lo farò mai!- Urlò Marco.
-Dai se lo fai magari poi te lo succhio un pochino- soggiunse allora
lei maliziosa.
Marco se lo prese in mano e si masturbò per l'ennesima volta, mentre
lei dopo poco se ne andò.
-Brutta puttana torna qua! Slegami!-
Nessuno tornò e lui guardando il video di me con lo sperma che
sgorgava all'angolo della bocca, riempita dall'uccello gigante del suo
amico, riprese a farsi una sega. Piangendo si spermò addosso tutto
arrapato, proprio quando si sentirono i miei urli provenire dalla
stanza accanto, perchè Claudio mi stava aprendo il culo.

Tutto questo lo scoprii però quando uscita dal bagno dove ero andata a
farmi un bidet con acqua gelida, mi recai in soggiorno insieme agli
altri. Camminando a gambe larghe (per il bruciore) andai ad
abbracciare Marco che mi sembrava piuttosto triste (intanto Sonia
l'aveva slegato). Insieme con lui mi guardai la registrazione di
quanto era successo.

Mi ero eccitata parecchio vedendolo così servile.
-Sonia sei stata un po' stronza- però precisai.
-Hai ragione- mi rispose -ma ora Marco avrà il contentino... se tu me
lo concedi.-
Il povero Marco aveva bisogno di farsi una bella scopata e così gli
feci sbattere la mia amica.
Sonia è fisicamente molto diversa da me. Sua madre è spagnola e lei ha
ereditato una carnagione olivastra. Non si può definira grassa, però
ha la pancetta e quando Claudio prima glielo metteva da dietro, le si
vedeva la cellulite formare i buchi sulle chiappe ad ogni colpo di
cazzo. Bisogna ammettere che ha un sorriso molto bello, labbra rosse e
carnose e uno sguardo sempre giocoso. Portava e porta tuttora i
capelli, neri e lisci, piuttosto corti (sopra le orecchie) e non era
di certo molto alta.

Marco si posizionò su Sonia (adagiata sul divano) alla maniera
canonica. Io misi Claudio (che teneva in mano la telecamera) seduto
sulla poltrona, di lato al sofà ove scopavano gli altri due.
Mi infilai in bocca il pene moscio che Claudio si era appena lavato.
Io davo le spalle ai due amanti ma sentivo che Marco si stava dando da
fare perché Sonia strillava in continuazione, ripeteva:
-Sì così, così non ti fermare aprimi, aprimi! Fammi godere servo di
merda!-
Io sorridevo ed intanto ero inginocchiata servilmente tra le gambe
aperte del guerriero che mi aveva violato l'ano con tanta esuberanza,
facendomi lamentare per la grossezza del suo regale pene.
Lui inquadrava: ora me che lo spompinavo, ora il mio ragazzo che
scopava. Mi teneva una mano sulla testa come un re tiene il suo
scettro e presa per i capelli me la muoveva su e giù. Il suo uccello
però non riusciva più a diventare dritto anche se io ce la mettevo
tutta a succhiare e spompare. Iniziavo a rompermi di ciucciare
quell'affare appassito. Per fortuna riprese a funzionare quando ficcai
il mio dito medio nel suo ano.
Sonia fece spostare Marco sul pavimento e mentre lei gli saltava con
tutto il suo peso sul cazzo (a smorzacandela), lui mi leccava figa e
sfintere. Intanto io continuavo a farmi scivolare l'uccello di Claudio
tra le labbra.
 Sentii che stava per venire, così mi distaccai e dissi:
-Riprendimi mentre mi vieni in bocca a distanza.-
Mentre masturbavo, aspettavo lo schizzo centrarmi la bocca che era a
qualche centimetro. Produsse però lo sperma senza spruzzare ed io fui
costretta ad allungare la lingua fino a toccargli il prepuzio per
poter avere il suo liquido. Mi avvicinai alla bocca di Marco con
ancora la panna del mio amante avvolta sulla lingua e lo baciai
profondamente mentre lui si chiavava Sonia.
Fu proprio una bella serata. Tuttavia Claudio iniziava a stancarmi,
perché si credeva indispensabile quando invece rappresentava solo un
gioco per me.

 

CAPITOLO 5

 

La fine dell'avventura e la definitiva rottura tra Marco ed il suo
complice, avvenne la settimana successiva, quando a quello stronzo di
Claudio venne la fantastica idea di raccontare la sua bella storia a
tutta la compagnia. Marco ovviamente fu preso in giro e deriso fino alla
noia. Perse così per sempre i suoi amici.

In quel periodo rincontrai Luca (il mio ex) mentre ero al pub con Sonia.
Simpatico come sempre, era rimasto con noi tutto il tempo a ridere e
scherzare del più e del meno.

Alla fine della serata accompagnando a casa la mia amica, lei uscì con
una delle sue trovate:
-Perché non te lo scopi Luca? Per me ci starebbe ancora.-
-Tu dici? E con Marco?-
-Chi il tuo servetto? Ma quello te lo giochi come vuoi, gli dai una
carezza e lui scodinzola tutto contento.-
Sonia non aveva tutti i torti, Luca era proprio bello, chissà perché
l'avevo lasciato?

Il giorno dopo a casa di Marco iniziai questo nuovo discorso:
-Tu che ne diresti di continuare con il gioco a tre?-
Marco era tutto imbronciato:
-Sai benissimo che io con Claudio non ci parlo più!-
-No, intendevo con uno nuovo...-
-E chi sarebbe?-
-È un sì questo?- Sorrisi, lui ci pensò un po' e quindi ribadì:
-Chi sarebbe?-
-Il mio ex.-
Il discorso continuò finchè non ne ebbi ragione. Tuttavia c'era un
piccolo cambiamento. Sapevo per certo che a Luca non sarebbe andato di
fare sesso a tre, così riuscii ad inventare una nuova versione del
giochino, e devo dire che Marco ci inserì anche un particolare molto
eccitante.

Telefonai a Luca e riuscii a fissare una uscita a cena con lui.

La sera in questione mi venne a prendere a casa, io scesi bella più che
mai, profumata e sexy.

Andammo a cena come era nei piani e passammo una splendida serata. Luca
era veramente un gran ragazzo e molto divertente. Cercai fin dalle prime
battute di provocare un po' il mio ex (gli uomini sono così stupidi, che
c'è sempre il rischio di andare in bianco: bisogna fargli capire subito
cosa si vuole).

Dopo la cena in un fantastico ristorante andammo a prenderci qualcosa in
un pub e poi mi feci riaccompagnare a casa.

Lì nel parcheggio davanti a casa mia stava Marco, ben nascosto nella sua
macchina.

Io e Luca rimanemmo in macchina a parlare mentre l'atmosfera si faceva
sempre più calda. Finalmente lui partì con il bacio io ricambiai e
restammo a lungo avviluppati in uno stretto abbraccio.

-Bene Luca- feci -Vogliamo andare nella mia macchina in box come ai
vecchi tempi?-
Infatti noi consumavamo i nostri amplessi all'interno di un discreto e
sufficientemente caldo garage chiuso, ai tempi in cui eravamo insieme.
-Non so Vanessa... tu sei fidanzata, ed anch'io, forse dovrei andarmene.-
-Non fare l'ipocrita! Per cosa sei uscito sta sera? Per ricordare i
vecchi tempi?-
Lui fece spallucce e proseguì:
-Beh, sì.-
-Bene, allora ricordiamoli come si deve!- sorrisi io ed estrassi le
chiavi del box dalla borsetta. Luca mi pareva ancora un po' indeciso
così gli appoggiai la mia mano sul suo pacco e massaggiai.

Accade a tutti i maschietti, che quando il sangue che serve per pensare
passa dal cervello al pisello, il maschietto inizia a pensare con il
cazzo. A Luca capitò proprio questo e decise di venire con me sul sedile
posteriore della mia vettura, mandando così affanculo la lunga relazione
basata sulla sincerità e sulla reciproca fiducia che aveva con la
propria attuale ragazza. Come spesso accade mandò la sua storia d'amore
a monte senza pensarci un gran chè, solo per una semplice mezzora di sesso.

Marco probabilmente ci vide uscire dalla macchina, e chissà come deve
avergli roso il fegato, quando mi vide baciarlo in mezzo al parcheggio.
Presi Luca per mano e lo portai fin dentro il mio condominio e quindi
davanti alla cler del mio garage.

Ci chiudemmo nel box e salimmo sulla mia macchina (in realtà appartiene
ai miei genitori). Misi la borsetta sul sedile davanti e accesi il
registratore che ci avevo infilato prima di uscire (generalmente lo uso
per registrare le lezioni dei professori che parlano troppo in fretta).
Questa era stata la grande idea di Marco, registrare i miei gemiti,
mentre lo cornificavo con Luca.

Chiusi lì dentro potemmo spogliarci completamente.
-Mi sembri un po' teso- affermai con tutta la dolcezza che conosco. Luca
alzò le spalle.

Era un bel ragazzo atletico senza neanche un filo di pancetta e
piuttosto muscoloso. Non era molto alto, castano con i capelli corti,
grandi occhi verdi e fantastiche fossette sulle guance quando sorrideva.
Lui non era a conoscenza della registrazione ma io sì e sapendo che dopo
Marco l'avrebbe ascoltata, spiattellai:
-Ho una gran voglia di prendertelo in bocca, Luca.-

Mi chinai e spinsi dentro la mia bocca il suo pene. Era caldo e non
ancora completamente eretto. Liscio e vellutato si irrigidì nel mio cavo
orale, quando con la lingua lo accarezzavo. Ciucciavo e succhiavo con
tutti i suoni del caso, i gemiti e i risucchi, mentre Luca ansimava:
-Sì Vanessa, come fai i pompini tu, non li fa nessuno! Ah, Sì, ooh,
succhia! Succhia! Così, da brava-
Mi staccai dal suo cazzo e con la voce impastata implorai:
-Prendimi da dietro Luca!-

Mi girai e inarcai la schiena sventolandogli il mio sedere davanti, lui
si posizionò dietro e mi penetrò. Teneva le sue mani sui miei fianchi e
il suo grosso uccellazzo mi faceva vedere le stelle.

-Sì! Ah. Ah. Ah. Mhh- Volevo far sentire a Marco quanto mi stava facendo
godere Luca.

Il mio amante era perfetto per il giochino del registratore perché
sapevo che amava parlare e dire volgarità.
-Ti piace il mio cazzo! Si vede che ti piace!-
-Sì Luca, mi piacciono i cazzi tra le gambe, sbattimi! Sbattimi!-
-Sentilo! È tutto dentro.-
Mi uscì un gridolino di piacere e lui continuò:
-Sì urla mi piace sentirti urlare.-
Mi sbatacchiava con dei gran colpi che mi facevano tremare le tette.
-Sbattimelo nel culo ti prego- Piagnucolai.

Luca estrasse il pene dalla mia figa e lo fece passare nel buco del
culo. Non aveva le dimensioni di quello di Claudio, ma era un eroe a
muoversi così urlai dimenandomi per la goduria.

Dopo poco ero io sopra di lui seduto, e mi facevo cadere a peso morto
sul suo cazzo duro.

Prendevo ad ogni botta una corsa più lunga, tanto che in una il suo
membro uscì ed io ricadendo sul suo corpo glielo piegai. Pensai di
averglielo rotto!

Lui urlò.

-Scusami ti prego- cercai di bofonchiare troppo eccitata per voler
smettere di scopare.
-Non ti preoccupare- mi rassicurò lui prendendoselo in mano e
infilandolo di nuovo dentro di me. Ad ogni movimento era un ansimare ed
un piacere inaudito. Ebbi l'orgasmo mentre ero a cavalcioni su di lui e
volli farlo sapere a lui e a Marco:
-Mi fai godere! Vengo! Non ti fermare sbattimi, scopami Vengo! Vengo!-

Dopo il mio orgasmo, Luca mi prese, mi sollevò e mi mise supina, mentre
lui su di me continuava a darci dentro. Sentivo il peso del suo corpo
sudato sul mio, sentivo il suo respirare con affanno nelle orecchie,
percepivo il suo profumo ovunque.

Infine gli si spalancarono gli occhi e accelerando il movimento pelvico
gemette:
-Sto venendo sto venendo, mi fai impazzire l'uccello se fai così, non ce
la faccio, io devo venire, no non fare così oh, sì , sì non smettere ti
prego...-
-Vieni- urlai -Sborrami dentro, fammi sentire come sbrodola caldo nella
mia figa!-
Lui non ce la faceva davvero più e fece sgorgare in me il suo seme
dicendo rauco:
-Ti vengo dentro.-

Sborrò molto e tutto il suo liquido mi entrò. Tutto fino all'ultimo
schizzo, perché continuò a muoversi finchè il suo uccello non iniziò a
smosciarsi e mi rimase ancora dentro per un po'. Avevo la figa zeppa
della sua sborra bianca e calda, e il suo corpo nudo, madido di sudore,
su di me.
-Una scopatata coi fiocchi- sanzionò lui ancora con il fiatone.
-Una sborrata coi fiocchi!- confermai.

Dopo meno di mezzora, dalla fine, eravamo fuori. Lo salutai e feci finta
di avviarmi verso casa finchè la sua auto fu visibile, poi mi girai e mi
diressi verso la vettura di Marco che era rimasto tutto il tempo della
mia scopata lì nel parcheggio ad aspettarmi.
Chissà che palle lì ad aspettare da solo, mentre la sua ragazza si
trombava un altro. Luca si era di certo divertito di più, si era
divertito con la sua ragazza.

Entrai nell'auto di Marco sorridendo. La prima cosa che mi venne da dire fu:
-Hai visto quando mi ha preso per mano e mi ha portato nel box per
scoparmi? Che scopata che mi son fatta! E anche lui si è preso le sue
belle soddisfazioni, ho ancora tutta la sua sborra che mi cola dalla figa.-
- Ciao Vanessa- aveva la voce incerta.
Si avvicinò e mi baciò.
-Come sei spettinata vanessa, e hai uno strano profumo addosso-
-Certo è il profumo di Luca. Buono vero? A meno che non ti riferisci al
bacio, in bocca ho ancora il sapore del suo uccello. Ma ora andiamo in box.-

Ci avviammo verso l'alcova del sesso e ci sedemmo sui sedili posteriori
della macchina, quando erano ancora caldi da prima.

Marco si spogliò completamente nudo mentre io facevo partire la
registrazione. Presi in bocca il suo "ciuccio" mentre dal mangianastri
si sentiva: 'Ho una gran voglia di prendertelo in bocca, LUCA'.

Il cazzo di Marco era caldo un po' dilatato e puzzava di sborra: quel
segaiolo masochista si era sparato una pugnetta pensando a me che
scopavo con un altro.

Tutto questo era molto eccitante, ma io ero stremata dalla scopata con
quel maiale di Luca, così mi rialzai e Marco mi sollevò la gonna mi
abbassò i collant e spostandomi di lato gli slip induriti dallo sperma
sgorgato fuori, mi infilo la lingua tra le calde cosce. La passava
dall'ano fino al clitoride poi la staccava dalla figa facendo un rumore
tipo ventosa, e ripartiva da capo con alcuni dei miei peli pubici
incollati nella sua bocca.

-Così, leccala-  lo esortai; benché la mia cosetta non era
particolarmente sensibile, forse ero troppo stanca.

'Sì Vanessa, come fai i pompini tu, non li fa nessuno! Ah, Sì, ooh,
succhia! Succhia! Così, da brava'.
Intanto era questo che si sentiva uscire dall'altoparlante.

Nell'auto con i finestrini ancora appannati da prima, si sentiva l'odore
del sudore del mio amante mescolato con il mio e l'acre sentore dello
sperma.

-Staccati- gli intimai -Sono un po' stanca.-

  Lui si allontanò ed io senza nemmeno togliermi le scarpe bordeaux con
il tacco, iniziai a masturbarlo con la suola, umida fredda e sporca.
Avevo ancora le calze semiabbassate e sul viso cercai di dipingermi un
volto di sufficienza, lui intanto godeva al contatto del freddo cuoio.

'Prendimi da dietro LUCA'.

-Sei disgustoso Marco, ti sei fatto una sega pensando a me insieme a
lui. Chissà se vieni di più se ti masturbi qui, proprio dove fino a
pochi minuti fa un altro uomo mi faceva godere.-

Lui se ne stava zitto con le gambe aperte mentre io gli strusciavo il
salsicciotto con la mia scarpa. A volte usavo il collo del piede, a
volte la suola, che gli sporcava l'arnese, mentre il tacco gli premeva
sui testicoli.

Reindossai le calze e con immenso disprezzo continuai a parlare a quel
verme:
-Allora, non dici nulla alla tua dea?-
-Ti prego Vanessa non ti fermare-
-Cioè, non devo fare così?- smisi di masturbarlo e gli appoggiai la
scarpa sul petto.

'Sì! Ah. Ah. Ah. Mhh'.
Dal registratore provenivano i miei mugolii di goduria mentre il cazzo
di Luca mi penetrava.

-Lo senti come mi faceva assaggiare il suo pene? Un grosso affare
davvero. Senti come me la spassavo con lui.
Se vuoi che continuo devi parlarmi con riguardo, io sono la tua dea.-
-D'accordo Vanessa.-
-Prima di tutto dammi del "lei", io sono la tua divinità!-
-Sì signora.-
-Bene allora la tua padrona vuole che tu le lecchi le scarpe-
Marco mi prese la caviglia tra le sue mani e si portò la scarpa alla
bocca ed iniziò a leccare.

-Levami quelle tue mani di merda da dosso!-
Il mio servo tolse le mani dalla mia caviglia, ed io gli sventolai la
scarpa in bocca, dandogli di tanto in tanto dei calcetti.
-Adesso leccami sotto la suola!-
-Sì signora.-
Leccò, ma dopo poco io gli spinsi via la faccia col piede (la sua testa
sbattè sul finestrino) e ripresi a masturbarlo.

'Sì Luca, mi piacciono i cazzi tra le gambe, sbattimi! Sbattimi!'.

-Ora masturbati da solo e stai in silenzio, così senti quanto mi ha
fatto godere il mio amante e quanto l'ho fatto godere io.-

Lui prese a smanettarselo, mentre al registratore si udivano i miei
spasimi di piacere e si spruzzò addosso mentre si sentiva che chiedevo a
Luca, piagnucolando vogliosa, di sbattermelo in culo.


Mi rendo conto che dopo aver descritto questi momenti di sesso, un po'
.... depravato, possa sembrare che io disprezzassi il mio ragazzo e che
non avessimo in realtà un vita sessuale normale. Al di fuori di queste
occasioni, invece continuavamo ad avere tra noi il solito comportamento,
salvo stuzzicarci di tanto in tanto mentre si faceva l'amore.

Una volta ci siamo stuzzicati anche per telefono; infatti io avevo
chiesto a Marco di mettere su il filmino di me che succhiavo l'uccello a
Claudio (la cassetta ce l'aveva duplicata Sonia).

-Fatti una sega mentre mi guardi- gli suggerii -E raccontami cosa sto
facendo io nel video.-

Lui prese a descrivermi, minuziosamente. Ogni più piccolo mio movimento
o sospiro, le mie espressioni di piacere, con quel cazzo che scivolava
tra le mie labbra rosse, di come gli tenevo il pene con il mignolo
alzato e l'espressione di quando lo sperma caldo del suo ex amico mi
sbrodolava fuori dalla bocca colma del denso liquido, finchè non mi
disse che stava venendo.

CAPITOLO 6

 

Mi sentivo un po' cattiva avendo io il permesso di scoparmi Luca, mentre
lui si scopava solo me, così gli chiesi se volesse fare altrettanto con
la mia amica Sonia, che di certo si sarebbe prestata. Marco ovviamente
accettò, l'unico problema era che alla mia amichetta interessava molto
di più farlo soffrire, piuttosto che chiavarselo, tanto lei possedeva
già un amante fisso da qualche settimana ed in più si fotteva il suo
ragazzo. Così metteva il mio ragazzo nudo sul divano, sul tavolo da
cucina, per terra o persino seduto sul cesso a farsi le seghe, mentre
lei lo filmava.

Lui smanettava e smanettava sul suo ceppo, duro e gonfio, spargendo
ovunque il suo seme, come un ragazzino arrapato. Sonia naturalmente mi
faceva vedere tutti i filmati. Spesso con lui presente, ce li guardavamo
mangiando pop-corn, deridendo il poveraccio.

Fu la mia amica a convicermi che sarebbe stato divertente non scoparmi
più per un po' il mio servetto (intanto potevo farmi chi volevo), e
costringerlo a farsi delle gran seghe. Così comprammo dei preservativi e
diedi il compito a Marco, di riempirne uno al giorno e poi consegnarmelo
per il controllo.

Per circa due settimane non trombammo più e lui si fece ogni giorno
delle seghe portandomi poi le prove. L'inconveniente più grande era che
anch'io non scopai per due settimane filate, fino a quando cioè non
arrivò il giorno del secondo incontro con Luca. Questa volta sarebbe
stato a casa di Marco che tanto Luca non conosceva.

La mia voglia di farmi chiavare per bene però, era alle stelle e
desideravo più di ogni altra cosa un bel cazzo grosso e succoso da
ciucciare e poi infilarlo nella mia fessura, ingorda di uccelli d'ogni
razza e tipo.

Quel giorno ero d'accordo con Marco che avrebbe dovuto masturbarsi
(tanto per cambiare) con in mano le mie mutandine sudate della palestra,
mentre io mi facevo la scopata del secolo nel suo appartamento con Luca.

Mi impegnai molto quel giorno in palestra con il chiodo fisso del gran
cazzo succulente di Luca.

Devo dire che era da un po' di tempo che mi ero accorta di come un
istruttore di body building, un ragazzo di colore, di nome Roby, mi
guardasse malizioso. Era certamente un bel ragazzo, non molto alto ma
con un fisico eccezionale, con gli addominali scolpiti nell'ebano e due
bicipiti grossi, turgidi e sodi come l'acciaio.

Ero inoltre curiosa di scoprire se fossero vere tutte quelle storie
sulle dimensioni sessuali dei neri.

Dopo la corsa sul tapis-roulant e la lezione di GAG (gambe addominali e
glutei) stavo pedalando alla cyclette sudata e stanca più che mai. Avevo
un gran fiatone e la faccia tutta rossa per lo sforzo quando mi accorsi
che Roby se ne stava tutto assorto a guardarmi. Io ero già eccitata di
mio, non scopavo da due settimane e mi piaceva la sensazione di essere
desiderata da un così bel ragazzo. Iniziai a scivolare avanti e indietro
sul sellino nero. Avanti e indietro, mentre mi mordevo il labbro
inferiore e mi tergevo il sudore sul mio viso paonazzo con la manina
dalle unghie lunghe e smaltate, fissando Roby.

Sulla sella si formava una striscia fradicia di sudore al passaggio
della mia fichetta bollente, mentre continuavo a pedalare e a sbuffare
per l'affanno.

Fintamente assorta nell'esercizio mi spinsi avanti e la mia figa bagnata
premette in punta al sellino. Stavo già godendo.

Mi alzai ed andai alla macchina per fare gli adduttori (i muscoli
dell'interno coscia) passando davanti alla mia vittima. Per chi non lo
sapesse questo esercizio consiste nello stringere tra le cosce due
braccioli che oppongono resistenza e tendono a tenerti le gambe
divaricate. Ci si trova seduti su questa macchina e si allargano e si
stringono le gambe ripetutamente.

Lo sforzo mi faceva vibrare le cosce e Roby proprio di fronte a me,
poteva vedere la chiazza di sudore sul mio pube.

Lo vedevo sbavare mentre mi fissava la tra le cosce. Era cotto al punto
giusto, mi alzai e mi avvicinai a lui, lo sfiorai senza dirgli nulla e
mi diressi verso la saletta magazzino che sapevo essere off-limit per i
non addetti. La porta era aperta e vi entrai.

L'unico istruttore in quel momento presente era Roby, ed avrebbe dovuto
venire lui a farmi uscire.

Poco dopo entrò:
-Non si può stare qui Vanessa, lo sai. Cosa stai cercando?-
Io richiusi la porta alle sue spalle, lo abbracciai e dichiarai:
-Stavo proprio cercando te- (che troietta che sono...).
Ero un po' emozionata, non avevo mai tradito Marco (o almeno non senza
che lui lo sapesse) e mi sentivo una vera zoccola. Probabilmente il mio
ragazzo se ne stava a farsi una sega mentre io, tra poco, avrei
assaporato il gran cazzo nero di Roby.

Lui mi baciò, ed io iniziai ad accarezzare il suo braccio duro e
pompato. Sentivo la sua pelle tirata sui poderosi muscoli. Con l'altra
mano scivolai sul suo addome rigido, e poi più in basso gli scostai la
tuta e gli slip neri, staccai le mie labbra dalle sue e guardai tra le
sue gambe.

Un ceppo di sbalorditive dimensioni si stava ergendo a sfiorare la mia
mano. Lungo forse più di venticinque centimetri e largo quasi come la
mia caviglia. Un piccolo mammifero che era ormai drizzato all'insù
turgido secco e ricco di venature sporgenti che lo rendevano ancora più
eccitante ma spaventoso. Lo toccai con le dita appena fredde e lui,
caldo come la vita, pulsò contro la pancia.

Io sospirai per l'eccitazione e un po' per la paura (era veramente
grosso), ma Roby, per niente stupito dal mio stato di sbigottimento, mi
passò la sua mano forte sulla figa gocciolante; ebbi quasi un mancamento.

Mi alzò da terra gonfiando i suoi muscolosi bicipiti e mi mise seduta su
una scrivania, poi si abbassò e mi calò i fuseaux, mi leccò la figa
attraverso le mie mutandine impregnate di sudore poi le spostò da parte
e accostò il suo naso perfetto alla fichetta accaldata e grondante. Qui
si soffermò ed inspirò profondamente l'avvolgente profumo di sesso che
trasudava da ogni poro.

Si umettò le labbra e poi fece scivolare la sua lingua fin dentro la
passera. Io ebbi un brivido che mi attraversò tutta la schiena e giunto
alla nuca mi fece alzare la testa al cielo e imprecare di piacere.

Si alzò, appena prima che mi sopraggiungesse l'orgasmo, si infilò tra me
e i miei fouseax arrotolati sulle caviglie ed estratta la sua arma
devastantemente spessa la adagiò sul mio pube. Mi accarezzò il viso con
entrambe le mani e arretrò di bacino, facendo scivolare il suo tentacolo
sui miei peli pubici e giunto nell'intimo della situazione spinse il suo
cazzo dentro di me. Vedevo nello specchio sulla parete opposta, il suo
culetto ben fatto contrarsi mentre avvertivo il suo prodigioso arnese
divaricarmi la vagina strisciando sulle pareti madide.

Non finiva più di entrare, tanto era lungo e il suo penetrare lento mi
fece sentire febbricitante. Godevo come in calore.

Mi teneva con le sue mani tra coscie e glutei mentre io mi resi conto
più tardi che gli conficcavo le unghie nella schiena.

Scopava come un dio greco, con quell'uccellazzo che si strusciava e
ungeva le mie mutandine scostate già intrise del mio sudore inguinale,
della saliva di Roby, ed ora della sostanza densa della mia farfalla e
del sudore del suo cazzo.

Il piacere fu supremo ed ebbi il mio agognato orgasmo in pochi istanti.
Lui se ne accorse e si eccitò di più, continuando tutto arrapato.

Io una volta venuta, amante (come sapete) del sesso orale non volevo
lasciarmi perdere l'occasione di ficcarmi in bocca il tronco.

Spinsi le mie manine sul suo petto, lo allontanai e lo feci voltare (in
modo da fargli avere lo specchio di fronte). Accucciatami, mi infilai
tra le labbra il suo sesso. Era così largo che entrava a fatica. Lo feci
giungere lentamente fino alla gola, poi spompinai velocemente. Lo
estrassi quasi tutto e mi misi a sucargli la grossa cappella. Appoggiai
le mie mani sulle sue natiche e strofinai il viso sul suo uccello duro.
Volevo sentire su di me l'odore del suo cazzo, e così inspiravo
profondamente. Poi glielo presi in mano e lo portai a contatto con la
sua pancia, mi scostai di qualche centimetro e me lo feci cadere
pesantemente sulla faccia. Lo ripresi in bocca e continuai a succhiare
finchè  non schizzò. Non mi aspettavo lo sperma perché ero troppo
intenta ad assaporare con ogni mio senso il cazzo nero di Roby. Cercai
di bere tutto, ma quando non ce la feci più (ebbi un conato) lui
continuò a sbrodolarmi sulla faccia, mentre io gliela strusciavo sul
pene che lentamente si ritraeva. Continuai a ciucciarglielo ancora per
un po' con la sborra che mi sgocciolava dal mento, poi mi alzai
sorridendo e con lui ancora in estasi mi rivestii, pulendomi la faccia
con il palmo della mano.

-Hai una ragazza Roby?-
-Mi sono lasciato da un mese, e tu?-
-Io non so più... -
Così continuammo a chiacchierare, scoprendo che lui era stato adottato
quando era ancora in fasce, ora studiava medicina e più di tutto, era un
ragazzo veramente simpaticissimo.

CAPITOLO 7

 

Non feci la doccia in palestra quel giorno, ero già in ritardo e finito
"l'allenamento", corsi a casa di Marco sempre più calda e sudata. Avevo
la bocca impastata dalla filamentosa crema di Roby e l'odore pungente di
cazzo sul viso ancora parzialmente incrostato di sborra.

Giunta a casa del mio moroso, lo salutai come al solito e gli diedi un
bacio in bocca senza pensarci. Non so se lui si rese conto che sapevo di
cazzo, probabilmente sì, visto che la mia lingua filava come fosse
intrisa di formaggio fuso, ma non mi disse nulla, forse anzi lo aveva
eccitato. Devo ammettere che Marco era veramente incredibile, credo che
non ne troverò mai più uno strano come lui.

-Devo fare la doccia, perché non ne ho avuto tempo in palestra-
-Va bene- disse lui
Uscii dal bagno, con gambe e fichetta al vento e gli porsi le mutandine:
-Mi stavo dimenticando di dartele- sorrisi. Lui le prese e con la coda
dell'occhio mentre ritornavo in bagno, vidi che se le era portate al
naso. "Cazzo" pensai "con l'odore che hanno, se non si è accorto prima
che ho appena scopato, se ne accorge di certo ora".
Mi sedetti sul wc quando lui entrò e supplicò:
-Ti prego Vanessa, fammela leccare solo un pochetto-
-No! Aspetta- intervenni io mentre stavo già pisciando, cercando di
allontanarlo, ma lui si schiaffò sotto la mia figa da dove zampillava
dorata la mia pipì ed iniziò a leccare, con l'urina che gli gocciolava
sul viso e sui capelli.
-Non smettere di pisciare- riuscì a dire, ed io sorridendo di piacere
aggiunsi
-Non ci pensavo nemmeno-
Fu davvero una bella sensazione.

Finito il sesso orale, lui uscì ed io mi feci una bella doccia lunga e
calda. Mi profumai e mi preparai per la serata. Quando uscii scoprii che
Luca era già arrivato e si trovava in sala a parlare con Marco.

Come ho già detto, Luca non era a conoscenza della vera identità di
Marco. Gli avevo raccontato che Marco in realtà fosse un mio compagno di
università (omosessuale tra l'altro) e doveva uscire quella sera per
andare ad una festa che sarebbe durata fino a tarda notte.

In realtà Marco sarebbe andato nel suo box in macchina. Nei patti
inoltre c'era che, aiutato dalle mie mutandine usate, avrebbe dovuto
farsi due seghe (comprovate da altrettanti preservativi).

I due si salutarono con una stretta di mano:
-Divertiti- disse Luca
-Grazie, anche tu- rispose Marco un po' incerto, che conosceva l'oggetto
del proprio divertimento: farsi delle seghe annusando delle mutandine
sporche di sperma e sudore della propria ragazza, mentre sapeva
benissimo che il divertimento dell'altro sarebbe stato appunto chiavarsi
e richiavarsi la sua fidanzata.

Marco uscì e rimasi sola con Luca.
-Non vorrai mica perdere del tempo a mangiare, vero?-
Chiesi.
-Beh se la metti così...-

Lo presi per mano andai in cucina presi un barattolo di nutella, uno di
miele e la panna da montare dal frigo e lo portai in camera da letto.
Gli sbottonai i jeans, gli feci balzare il cazzo fuori dal taglio dei
boxer con un colpo di lingua, svitai il tappo della nutella e proposi:
-Perché non lo schiaffi qui dentro fino a toccare il fondo, Così poi lo
assaggio?-

Senza proferire verbo se lo prese in mano per conficcarlo nel vasetto
che, essendo ancora nuovo, possedeva anche la pellicola salva freschezza
che si trova sotto il tappo.

Io lo guardavo con la lingua a penzoloni mentre lui dopo aver sverginato
il barattolo rompendone "l'imene salva freschezza", lo intinse nella
goduria di crema alle nocciole, fino a che la sua cappella non apparve
aderente al fondo di vetro.

Lo sfilò e la crema colò filante ovunque: sul lenzuolo ancora candido,
sui suoi pantaloni sul mio reggiseno, sui miei seni, sul mio collo, il
mio mento, le mie labbra, la mia lingua ed infine nella mia gola, con la
mia bocca spalancata pronta a prendersi tutto quel succoso dolce,
ricoperto di nutella.

Glielo leccai, ciucciai e succhiai, fino a farlo gridare. Continuai in
estasi fino a quando sulla mia faccia completamente impregnata di
nutella, si mischiò la sborra bianca schiumosa con lo scuro cioccolato.
Miscelati sul mio viso, li asportai con le mie dita ed ingordamente me
le  ficcai in bocca, gustando contemporaneamente i due sapori più buoni
che possano esistere sulla faccia della terra.

Non sazia di quel trionfo di squisitezze, strizzai fuori dall'uccello di
Luca tutto lo sperma che in verità ancora copiosamente riserbava dentro
di sé, facendolo colare nel vasetto traboccante di densa nutella. Sempre
con il dito mescolai le due ricche sostanze, per saggiarne poi
l'ineguagliabile ghiottoneria.

-Tocca a te mangiare ora- dissi e mi sdraiai a gambe aperte -non ho le
mutandine...-
Lui prese la panna la agitò e alzatami la gonna mi ricoprì la fichetta
di quella bianca spugnosa, fresca panna, ed iniziò a leccare avidamente.

Stavo godendo così tanto che quando vidi la testa di Marco fare capolino
dalla porta della stanza mi venne naturale esclamare:
-Cazzo!-
Luca si interruppe dicendo -Cosa?- mentre già si girava.
-Quel frocio del cazzo!- dissi
-Non essere stronza- mi redarguì Luca che mentre si riabbottonava
continuò verso Marco -Scusa, abbiamo sporcato ma...-
-Non dovevi stare via fiono a tardi?- Chiesi al mio ragazzo rimanendo
immobile con le gambe aperte.
-C'è stato un contrattempo e...- cercava di scusarsi Marco.

Poco dopo Luca se ne era andato imbarazzatissimo ed io incazzata pretesi
una spiegazione dal mio stupido schiavetto.
-Non ce la facevo più, Vane! Volevo vederti! Non avrei voluto
interrompere... volevo solo guardare-
-Sei un idiota! Cosa credi che non ce ne saremmo accorti!?-
-Scusami...-
-Scusami non basta- continuai.
-Cosa devo fare per farmi perdonare?-
-Inginocchiati- dissi io mentre mi sedevo sul divano -spogliati ed
inginocchiati!-
Lui si spogliò e si inginocchiò.
-Ora sparati una sega mentre mi baci i piedi, verme!-
Alzai le mie estremità inferiori fino a raggiungere la  bocca del verme,
che iniziò a farsi una pugnetta mentre leccava i collant che calzavo.

-Dimmi che ti dispiace e che sei una merda!- gli ordinai.
-Mi dispiace e sono una merda- ubbidì prontamente lui.
-Ridillo- continuai io mentre tolto il piede dalla sua bocca gli tirai
un piccolo calcetto nelle palle.

Lui si piegò istintivamente e notai che in lui era nato un forte dolore
paragonato a quel lieve calcio, ma ripronunciò lo stesso la frase che
gli avevo ordinato di dire: -Mi dispiace sono una merda-
-Sei un a merda senza palle!- gli urlai in faccia mentre gli sferrai un
altro calcio nei testicoli, ma questa volta più forte.

Marco si piegò in due dal dolore questa volta e smise si masturbarsi.

-Tirati su- ordinai, ed in un attimo lui mi assecondò.
-Dimmi che vuoi un calcio nei coglioni, che te lo meriti-
-No ti prego Va...-
-Dillo!- lo interruppi
-Voglio un calcio nei coglioni... che me lo merito-
-Detto, fatto- aggiunsi divertita e lo colpii nuvamente.

Un roco "Uh" gli usci dalla bocca mentre si chinava un poco per la
botta. Lo colpii nuovamente -Ti piace?-
-Suh- biascicò tentando di dire "sì" mentre lo percossi nuovamente,  e
mi venne da ridere.

Mi sentivo bene nel vederlo così arrendevole ed umiliato, mi sentivo
forte, nel farlo soffrire, mi piaceva provocargli dolore.

-Girati e mettiti carponi, schifoso!-
Lui ubbidì dolorante ed impaurito.

Mi alzai in piedi ed iniziai a calciargli quegli inutili coglioni  da
dietro, calcio dopo calcio, ripetutamente, sempre più forte, gli vedevo
le palle traballare avanti ed indietro, sentivo il sordo rumore dello
schiaffo che il verme riceveva sul proprio scroto insignificante, quando
il mio piede lo colpiva.

-Olè, olè, olè...- ripetevo infervorata ad ogni pedata, mentre mi veniva
da ridere per il divertimento di vederlo continuare ad ubbidire
lasciandosi colpire proprio lì dove fa più male... che idiota!

Dal canto suo Marco cercava di stare il più immobile possibile ma
probabilmente il dolore doveva essere quasi insopportabile, perché
presto prese a contorcersi ed a scuotere la testa mentre ad ogni mio
"Olè" corrispondeva un suo "Uh".

Ora ridevo a crepapelle e fermavo i miei calci di tanto in tanto per
dargli l'impressione di aver finito la tortura, in realtà serviva solo
per fargli un po' abbassare le difese e quindi provocargli più male alla
botta successiva.

Quando ebbi finito, un po' mi dispiacque: lui era per terra in un
continuo lamento mentre il suo scroto era gonfio oltre misura e rosso.
-Io vado- gli dissi, mi infilai le scarpe, presi le mie cose e lo salutai:
-Ci vediamo domani, ciao- ma lui non mi rispose, -Oh!?- gli feci allora,
colpendo con la punta delle scarpe quel ripugnante scroto gonfio.
-Ciao- rispose allora, ma sottovoce e come se fosse soffocato.

Capii che avevo esagerato e mi resi conto che la nostra storia non
poteva proseguire così. Avrei continuato a diventare sempre più perfida
con quel poveraccio, che mi permetteva di fargli ogni possibile orrore,
senza reclamare nessun diritto.

Tra noi era finita.

Lo chiamai il giorno successivo e gli spiegai come stavano le cose, lui
cercò di farmi cambiare idea, ma ormai ero decisa. Mi richiamò più volte
e passata una settimana venne a trovarmi di persona (fino ad allora era
rimasto in casa con il ghiaccio sui genitali).
In quell'occasione mi assicurò inoltre che lo scroto non era più gonfio,
i testicoli non gli facevano più molto male, ma che ancora non riusciva
ad avere una erezione completa.

Tutti i sui tentativi fallirono, presto non mi cercò più e ci perdemmo
di vista.

Col tempo tutto si normalizzò (spero anche le sue erezioni) e tornai ad
essere la brava ragazza di una volta... o quasi.


FINE

 

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By Vanessa