KEISERMANN H.
"Conflitto di razze"
Editore:
S.A.C.S.E., Milano - Anno: 1935
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In conflitto di razze il Keisermann,
di cui non mi risultano altri testi e il cui nome, usato probabilmente
come pseudonimo, non si trova in citazioni bibliografiche di altri
testi, affronta il problema razziale da un particolare punto di vista:
quello della lotta tra le varie razze (bianca, gialla e nera) sul
versante prettamente economico, cercando di focalizzare l'attenzione
particolarmente su ciò che definisce il pericolo giallo del
popolo giapponese, quale nuova potenza emergente dal punto di vista
economico, industriale e politico-coloniale, nonché del popolo
cinese, quale futuro pericolo mondiale per l'alto potenziale umano e le
ieningenti risorse naturali a propria disposizione.
Il libro, che si compone di due parti, una prima di
carattere teorico-razziale e una seconda di carattere prettamente
economico, assume particolare interesse sia per gli argomenti trattati
(al lettore di oggi la descrizione di determinati eventi futuri risulta
profetica nella sua realizzazione), sia, soprattutto, per essere stato
pubblicato nel 1935, anno in cui ancora non vi era stata in Italia
quell'esplosione di pubblicazioni avvenuta a cavallo degli anni 1938 e
1939 a seguito della pubblicazione del c.d. manifesto della razza e
delle leggi razziali.
Come evidenziato, gli argomenti trattati sono i più disparati.
Il passo che più mi ha colpito, però, è stato il
seguente:
" Un'altra particolarità della
nostra specie che nettamente ci eleva sopra gli animali è la
facoltà di astrazione, la quale conduce il nostro intelletto
alle conseguenze generali sintetizzando le impressioni esteriori ...
Anche la moralità ... [e] ... anche il sentimento religioso, e
la stessa nozione di divinità, soo dirette conseguenze della
facoltà di astrazione".
Il volume si conclude con un paragrafo che per la sua
particolarità
appare opportuno riportare nella sua interezza.
"Conflitto
di razze!
Questa lotta
immane che mette di fronte i popoli sta per giungere alla sua fase
esplicativa. I continenti esprimono la loro volontà di
indipendenza; la razza bianca che per secoli ha dominato incontrastata
vede inesorabilemente declinare il suo prestigio. I mercati
dell'Estremo Oriente le sfuggono. L'Africa si chiude lentamente ai
prodotti europei, l'America del Sud vuole disarcionarsi dall'egemonia
europea. In questa situazione che farà l'Europa? La crisi la
chiude come in una morsa, i popoli vecchi languono impastoiati in
regimi decadenti, i giovani nell'ardore della riforma mirano più
in alto.
Bianchi, gialli e
neri urgono, premono, lottano per la conquista di un primato, ma il
severo volto della civiltà è il volto della razza bianca
e la luce del suo genio non si può spegnere alle raffiche del
vento che viene dall'Oriente.
La razza bianca
perderà forse i mercari ma non il primato intellettuale.
Occorre guardare il domani
senza dimenticare il passato. Anche la crisi passerà col suo
spettro di miseria e di desolazione ... allora le nazioni europee forti
della loro cultura superiore, della loro scienza e dei loro capitali
riprenderanno la fiaccola del progresso umano.
La crisi economica ha un
carattere ciclico che segue delle leggi bene individuate, l'esperienza
lo dimostra. Avrà una fine come ha avuto un principio. E' fatale
che il prestigio europeo ritorni al predominio, se l'Europa
saprà risolvere i problemi interni. La storia lo ha dimostrato
per il passato, e la storia, anche se sempre diversa, come la natura non facit saltus."
(volume in sedicesimo, 298
pagine più indice dei capitoli).
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