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PARCO DEI NEBRODI

DINAMICHE MODELLI E FORME DELL'INSEDIAMENTO

di Nuccio Lo Castro pubblicato su "Nebrodi - Il Parco tra cultura e natura"

supplemento al n° 44 di Ambiente duemila

 

 Fontana ad Alcara li FusiSui Nebrodi, per quanto il territorio sia molto prossimo al mare, è stata la montagna a condizionare la storia e il paesaggio insediativo. La presenza in ogni tempo di piccole comunità e centri attesta le favorevoli condizioni di vita, lavoro e scambio; resta così giustificata la continua occupazione e utilizzazione delle risorse da parte di popolazioni la cui mobilità era condizionata solo da decisivi fatti politici ed economici, dalla produttività del suolo, da motivi di difesa.

 

L’assetto attuale dei paesi nebroidei può dirsi in sostanza quello iniziatesi a definire Raduno delle cavalcature nella contrada Cannedda a Capizzi, per la festa di S.Antoniofin dal tempo normanno; riguardo alle dinamiche che hanno caratterizzato il fenomeno della formazione dei centri assumono particolare rilievo le cause che inducono alla scelta e all’occupazione dei siti. Circostanze frequenti sono quelle in cui ha condizionato la persistenza di memoria e il perdurare di impianti, sedi e tradizioni lavorative. È il caso dei paesi ricostruiti sulle vecchie localizzazioni (o poco distanti da esse) delle città esistenti in periodo classico, come ad esempio S. Marco d’Alunzio, San Fratello, Tortorici, Mistretta, Cerami, Randazzo, che dalle antiche rovine attingevano peraltro abbondante materiale da costruzione. Nel periodo, risultava fondamentale inoltre il problema della difesa che imponeva la scelta di siti arroccati e muniti naturalmente, su cui addensare il nucleo abitativo e costruire un castello senza dover ricorrere all’erezione di una impegnativa cerchia muraria, indispensabile invece laddove il luogo era facilmente esposto ad aggressioni (Randazzo). Le difese non potevano limitarsi solo a quelle dell’abitato, ma occorreva spesso che fossero estese a tutto il territorio dove la popolazione possedeva i beni ed erano le effettive sedi delle attività produttive. La sicurezza era affidata alla loro trama e diffusione per esigenze e vantaggio comuni.

Ruderi del Castello Colonna a CesaròTorri di avvistamento e di prima difesa dovevano essere presso i luoghi di sbarco presso le vie di penetrazione e aggressione, in luoghi elevati. Costituisce un caso esemplare quello di S. Marco d’Alunzio, ricostruita dai normanni e situata al centro di un sistema di castelli e presidi che furono poi fulcri generatori degli abitati viciniori che forse ricalca il precedente sistema eretto per proteggere la scomparsa città bizantina di Demenna. Più tardi le torri innalzate sulla costa per la segnalazione e l’offesa degli sbarchi pirateschi, prossime tuttavia a piccoli nuclei dove si svolgevano attività produttive (caricatoi, tonnare, segherie e cantieri, fondaci), costituirono i siti dove si sono sviluppati gli attuali centri litoranei.

Abitato medievale "du casteddu" a Militello RosmarinoUna condizione fondamentale era rappresentata ancora dalla presenza di consistenti risorse che il territorio offriva, non ultima quella di sufficiente disponibilità idrica qual è il caso di Alcara Li Fusi dove questa rappresentava una ricchezza non solo per motivi di consumo ma anche per l’utilizzazione a scopo produttivo; attorno alle perenni sorgenti e al corso d’acqua si insediarono numerosi mulini, abbeveratoi e lavatoi presidiati da un’incombente fortezza. Altri centri hanno prosperato presso coltivi, foreste, pascoli o grandi latifondi, dove trovavano ragione le precipue attività silvo-pastorali o contadine legate alla produzione intensiva del frumento (Tortorici, Caronia, Mistretta, Capizzi, Cesarò, Floresta). Non meno determinanti sono i motivi che hanno indotto all’insediamento nei luoghi più favoriti dalle possibilità di comunicazioni e scambio; già nel medioevo la prosperità di alcuni centri veniva garantita dalla posizione lungo le vie che affiancavano i percorsi fluviali (Randazzo, Tortorici) o in prossimità delle grandi arterie stradali, come la regia via interna (Cesarò, Cerami, Capizzi). Un siffatto sistema di comunicazione rendeva possibili occasioni di scambio e di mercato; le fiere che ebbero fortuna in età medievale furono quelle di Randazzo, Nicosia, San Fratello e quelle che si svolgevano nella piana di San Marco d’Alunzio. L’importanza acquistata dalla fiera che aveva luogo nella Marina di S. Agata Militello fin dal XVI sec. fu una non secondaria causa della fondazione e del futuro sviluppo della cittadina tirrenica. Per contro, motivi per i quali la stabile occupazione non è stata ritenuta possibile sono da ricercarsi nell’insicurezza, nelle condizioni di difficile raggiungimento e climatiche di alcune aree di altura, anche se non manca l’esempio di Floresta, che con i suoi 1.275 m s.l.m. detiene il primato di comune più alto della Sicilia. Non sono inoltre infrequenti i casi in cui per ragioni politiche ed economiche si è assistito ad abbandoni e spopolamento di vecchi siti; in altri, gravi calamità naturali sono state cause di ricostruzione nello stesso o in luoghi diversi, come nel caso di Tortorici, San Fratello, Santo Stefano di Camastra Vecchio.

Rilievi d'alta quota innevati a FlorestaI paesi dei Nebrodi sorgono in posizione e situazioni assai differenziate configurandosi in ragione dell’adattamento ai luoghi e degli orientamenti. Alcuni sono centri di cocuzzolo, abbarbicati al rilievo sopra cui esiste un castello e con vie che seguono le curve di livello si inerpicano più o meno ripide definendo blocchi di abitazioni assai irregolari, tipici degli abitati medievali (Capizzi, San Marco d’Alunzio). San Fratello è ad esempio un centro di dorsale, disponendo i suoi edifici sui versanti di un colle allungato da cui emergono spuntoni di roccia. Numerosi sono i centri di pendio, che si adattano ai fianchi meno erti dei versanti vallivi, talvolta riposando insellati verso uno spuntone di roccia, sempre dominato dai resti di un castello feudale (Longi, Alcara, Militello Rosmarino, Ucria, Mistretta, Caronia, Cesarò). Più regolare è la trama dei paesi sviluppatisi in età moderna, solitamente in luoghi più pianeggianti e non vincolati da esigenze di difesa (come S. Teodoro, Floresta, S. Agata Militello). Singolare è invece il caso di S. Stefano di Camastra, il cui assetto urbano discende da una illuminata cultura urbanistica e volontà edificatoria, disponendo il suo impianto di "città ideale" sul piano di S. Elia a dominio della costa. Mentre gli esempi descritti configurano il modello dell’abitato di tipo "accentrato" hanno carattere "sparso" gli insediamenti suburbani di tipo contadino e sedi di piccole comunità (le contrade), ma che assumono spesso rilievo per diffusione e dimensioni. È il caso delle borgate che sorgono nei comuni di Tortorici, Calati, Longi, S. Agata di Militello, Militello Rosmarino; la "filiazione" e il possibile accrescimento dei vecchi casali o delle "marine" ha perfino prodotto il distacco e l’autonomia amministrativa di tali nuclei dal centro generatore (S. Marco d’Alunzio, S. Fratello, Militello Rosmarino).

Singolare è la struttura dell’abitato maniacense, insieme sparso di borgate (Margherite, Fondaco, Petrosino, Cavallaro, Galatese, S. Andrea, Vigne, Piana, Zerilli), costituitesi in comune nel 1981. La maggiore presenza di contrade nella zona nord-est dei Nebrodi, attesta la valenza contadina degli insediamenti rurali, poco o per nulla presenti nelle altre zone la cui economia è basata sulle attività silvo-pastorali o Tortorici, sulla sponda del torrente omonimonelle colture cerealicole estensive. Negli ultimi due secoli si è assistito ad altalene demografiche che hanno variato il rapporto tra paesi e contrade risolvendosi in tempi recenti con l’abbandono delle campagne a favore dei centri urbani.

Molto particolare è il caso di Tortorici dove è forte la "tenuta" delle borgate, malgrado la crisi della produzione delle nocciole, dove risiede la maggior parte degli abitanti.

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