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PARCO DEI NEBRODI

IL PAESAGGIO ANTROPIZZATO

di Nuccio Lo Castro pubblicato su "Nebrodi - Il Parco tra cultura e natura"

supplemento al n° 44 di Ambiente duemila

 

Volendo far derivare il nome di Monte Soro dagli etimi "montes" e "horos", risalta l’affinità strutturale con quello che individua il grande vulcano etneo, il Mongibello, di cui i filologi hanno voluto evidenziare il carattere rafforzativo, per individuare in quel rilievo una montagna per eccellenza, "cosmica", e pertanto permeata di mistero e sacralità.Peraltro  esso  denomina  la  massima  elevazione  del  tratto  di  quella  "catena  appenninica siciliana" che affonda le sue radici nelle acque del Tirreno e affianca l’Etna, possedendo tutte le qualità di luogo forte e significativo, che non ha   mancato di incantare gli uomini del passato cosi da essere creduto luogo di diletto delle ninfe e di bucolici cantori.Ovini al pascolo

I Nebrodi, ammantati da boschi rigogliosi, costituiscono un ambiente particolare che ha avuto una incidenza sul modo di vivere e relazionarsi con lo spazio delle popolazioni che qui hanno vissuto. Il territorio infatti influenza gli esseri umani, e questi giungono alla sua conoscenza e ad una sua appropriazione non solo per esperienza, ma anche attraverso un percorso di simbolizzazione, di concessione di senso, di sacralizzazione. Tempio di Eracle a S.Marco d'Alunzio La percezione dell’ambiente coinvolge le dinamiche psichiche per le quali lo spazio appare disomogeneo, in relazione al grado di confidenza e presenza dell’uomo, divisibile dunque in due categorie: quello naturale e quello antropico, ad esso contrapposto. L’uomo, nel suo ruolo ordinatore, organizza l’ambiente intorno, conferendogli un assetto simbolico in cui si distinguono uno "spazio interno", quello cioè in cui un’unità sociale colloca i propri insediamenti e di cui vengono utilizzate le risorse, ed uno "esterno", naturale, estraneo all’attività umana o proprio di altri gruppi. Il primo è impostato attorno ad un centro che si carica dei maggiori significati, coincidente con l’abitato, (nel caso costituito da esempi fortemente nucleati ed autonomi) cui fa riferimento una estensione di territorio in cui è stata messa in atto una progressiva organizzazione. Questa è formata dalle aree di più intenso sfruttamento contadino, quindi da quelle in cui la presenza è più rarefatta e tuttavia dedicate al pascolo; seguono in ultimo quei luoghi considerati dominio delle sole forze della natura e quindi selvatiche e a rischio.

I limiti di questo ambiente sono anch’essi segnati simbolicamente da elementi geografici di forte evidenza o da segnacoli artificiali allo scopo deputati. È all’interno di essi che l’uomo "sceglie e crea paesi, percorsi e domini che costituiscano lo spazio esistenziale" (Norberg-Schuiz).Oliveto presso Militello Rosmarino Tale trama di particolare e incisiva presenza è ciò che viene definita "paesaggio culturale", rappresentazione di un modo di concepire ed abitare un luogo che proceda da un sedimentare ed evolvere di vicende, esperienze, concessione di significati agli elementi costituenti e al loro insieme. Il suo carattere si riconosce invece nel "come" l’uomo è intervenuto nello spazio in ragione alla percezione di esso e dell’adattamento all’ambiente fisico non soltanto per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali ma anche di quelli che attengono alla sfera sociale, del pensiero, del sentimento religioso. Sui Nebrodi la natura del territorio ed il protrarsi delle forme di isolamento hanno favorito la persistenza, fin quasi ai nostri giorni, di riferimenti ideologici arcaici negli strati di popolazione più legati alle attività tradizionali, ancorché di quei segni che la pertinente organizzazione spaziale ha prodotto. La chiesa bizantina di Deca presso S.Marco d'Alunzio Tuttavia nell’ultimo mezzo secolo sono notevolmente mutati condizioni di vita, mezzi, dinamiche aggregative e concezioni in modo tale da alterare o stravolgere le relazioni di equilibrio all’interno di quegli ambiti e dei ritmi propri della civiltà contadina; l’ambiente dell’uomo che provvede alla propria sussistenza non è solo la terra, con le sue risorse, il clima, i cicli stagionali, ma i campi di attività divengono sempre più astratti (amministrazione, finanza, servizi, giustizia, comunicazione...) così da perdere ogni necessario riferimento allo spazio fisico ed estranearsi da esso. Nella nostra illustrazione che intende ritagliare all’interno della più vasta area nebrodense quella parte di territorio che è relativa ai soli centri del Parco, risulteranno comunque più significativi e pertinenti i riferimenti a processi e luoghi di quel tipo, in quanto il "paesaggio culturale" possiede qui particolare carattere di rilevanza, riscontrando in esso insediamenti accentrati e di antica tradizione e configurandosi quasi come una cintura a margine della zona di prevalente assetto "naturale" che ha conservato aspetti e ambiti di antropizzazione arcaica. Le forme dell’insediamento, i caratteri dell’architettura, la tecnica muraria, l’uso dei materiali (pietra, calce, laterizio, ceramica, legno), il reticolo viario, le strutture produttive, i coltivi e la loro distribuzione, gli interventi superficiali sul terreno e sui corsi d’acqua, concorrono alla riconoscibilità di un particolare "luogo" inteso come "un insieme fatto di cose concrete, con la loro sostanza, forma, tessuto, colore; tutte queste cose definiscono un carattere ambientale che è l’essenza del luogo". Non è però da credere che lo stato di fatto ci restituisca una Area archeologica di Apolonia presso S. Fratello realtà sospesa ad un tempo remoto e rimasta indenne alle rapide trasformazioni della nostra epoca. Gli stessi centri storici hanno subito pesanti manomissioni e l’attività edilizia ha dilagato contendendo spazi alla natura; la realizzazione di importanti infrastrutture (strade, ferrovie, autostrade, porti, impianti di trasmissione) ha ridisegnato gli ambiti e la trama delle relazioni umane, più legate alla notevole mobilità e uso di strumenti, che così si basano su altre e più complesse coordinate. Nel secolo alcuni interventi a grande scala (elettrodotto, dighe e consistenti sistemazioni dei corsi d’acqua, aperture di cave per inerti) hanno fortemente condizionato l’immagine del paesaggio e la sua percezione. La pressione delle attività umane per valori che vanno oltre quelli che la natura può sostenere, ha prodotto anche qualche effètto negativo (frane che hanno in parte devastato dei centri, erosione del litorale). Tuttavia rimane sorprendente la tendenza ad arricchire di valore simbolico e rendere significativi alcuni luoghi; nel nostro caso può essere presa a testimonianza la collocazione del grande "Cristo della montagna" su un rilievo che domina Cesarò, che quantomeno si carica di senso più che i tralicci, i piloni, le ciminiere che talvolta assediano lo spazio percepito, abitato, vissuto dall’uomo.

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