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PARCO DEI NEBRODI

I SEGNACOLI DELL'UNIVERSO RELIGIOSO

di Nuccio Lo Castro pubblicato su "Nebrodi - Il Parco tra cultura e natura"

supplemento al n° 44 di Ambiente duemila

 

Pellegrinaggio al Santuario delle tre vergini (Tortorici)Sui Nebrodi la profonda cristianizzazione, iniziata già nei secoli dell’alto medioevo, sostenuta dalla presenza di vive comunità cenobiche bizantine, poi dalla creazione di diocesi e dalla penetrazione degli ordini monastici latini favorita dai Normanni, trovava fertile terreno tra la sua gente dall’indole pacifica legata alle espressioni di una religiosità dai caratteri spiccatamente popolari. Ritroviamo pertanto nella cultura e nelle concezioni dello spazio vissuto e conosciuto la tendenza a sacralizzare i luoghi attraverso la consuetudine di imporre una onomastica connessa a culti e devozioni particolari, di erigere segnacoli e riferimenti di tipo sacro aventi valore topografico, itinerale o simbolico, attribuire significati e valore magico-superstizioso a particolari elementi del paesaggio naturale (pietre, grotte, sorgenti).

Tortorici, edicola in Via GentileSi rivela fenomeno diffuso, che ha interessato gli spazi esterni ai centri di popolazione, la realizzazione di chiesette rurali, la costruzione di monasteri, l’occupazione di cavità da parte di eremiti, tanto da potere addurre numerosissimi esempi e citazioni. Si caricano di significato in realtà soprattutto i santuari, sempre collocati in un luogo di pregnante memoria o di emergenza topografica, che si relazionano profondamente con il loro hinterland anche per essere la destinazione di pellegrinaggi ("viaggi") che tracciavano una serie di percorsi rituali nel territorio. È il caso, per fare un esempio, del Santuario del Letto Santo, presso S. Stefano di Camastra, raggiunto da migliaia di fedeli in settembre, posto su un acrocoro da cui si abbraccia un vastissimo panorama e da cui al termine delle funzioni si effettua la benedizione "di quattro banni du munnu". Chiesetta del SS. Crocifisso a S. Fratello Presso Alcara Li Fusi, ai piedi della Rocca di Calanna, l’eremo di S. Nicolo Politi viene raggiunto a piedi durante i momenti di processione o di pellegrinaggio talvolta anche da fedeli adraniti che - seguendo un percorso che ricorda quello "esemplare" del Santo a partire dalla sua città natale - costituisce per la notevole difficoltà e durata un’attestazione di vera fede e un pegno per l’ottenimento di una grazia.

Fra gli aspetti che più caratterizzano la propensione ad addomesticare i siti extraurbani e segnarli con architetture e immagini sacre, è quello di erigere piccole o grandi edicole votive nelle zone dove è maggiore la frequentazione, strade, campi, luoghi di lavoro, confini di proprietà, rilievi.

Edicola presso il rilievo di monte FurciIn questo territorio esse costituiscono una diffusa presenza; quelle più antiche risalgono ai sec. XVI-XVII e presentano immagini di carattere popolare realizzate da devoti con vario materiale o con le più diverse tecniche su vari supporti. I ripostigli (quando si tratta di incavi parietali) o le piccole edificazioni (a stele, ad altarino, a tempietto) presentano forme e decorazioni differenti in relazione all’epoca di costruzione e ai materiali utilizzati (pietre d’intaglio, stucco, pittura su intonaco, ferro battuto, rivestimenti ceramici), assumendo perfino denominazione diversa da paese a paese (trabbunedda, miraculu, cona, fuuredda, misteriu, ‘nnicchia, cappillina).

Espressioni di un voto, ricordo di avvenimenti prodigiosi, dispensatori di protezione, le edicole devote non sono solo la proiezione di fede e sentimento di venerazione nei confronti dei Santi, ma si caricano più spesso di valenze più ampie e complesse influendo sulle vicende umane e sull’immaginario collettivo.

Talvolta si trovano in luoghi ritenuti di ‘ncantisimu, ovvero dove si può trovare un tesoro se si riesce a superare delle terribili prove, talaltra presso sorgenti miracolose da cui poter trarre grazie ed auspici. In altri casi rappresentano i luoghi di sosta di veri e propri itinerari rituali che costituiscono la ricognizione del territorio conosciuto e proprio di una comunità.

Edicoletta presso Alcara li FusiA Militello Rosmarino, la nicchia di S. Biagio e dell’Addolorata si colloca all’estremità del percorso propiziatorio che i contadini seguivano con i due grandi simulacri provenienti dalla Chiesa Madre quando lo scirocco e la siccità mettevano in pericolo i raccolti. A Tortorici, nelle contrade di Grandusa, Masugna, Colla, Moira, Lembo, numerose edicolette sono realizzate in pietra da scalpellini locali operanti da generazioni nel nostro secolo, e volute dalle famiglie per ottenere la grazia del ritorno di un congiunto dalla guerra o per la grazia già ottenuta. A S. Fratello e a S. Stefano di Camastra, nei centri riedificati dopo i terribili eventi franosi, la "rete" di edicolette votive e oratori si è moltiplicata, collocandosi spontaneamente in misura maggiore lungo il perimetro urbano, contenendo questo fenomeno il senso inconscio della protezione della comunità dai pericoli esterni e la difesa contro le calamità naturali di antica memoria.

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