Demonii   Enti che servono il Bene e il male.
Demonio. Angelo infernale, nome attribuito a Satana o Lucifero
Dualismo In filosofia, la teoria secondo la quale l'universo è intelligibile soltanto come un tutto composto da due elementi distinti e reciprocamente irriducibili. Si può distinguere anzitutto fra un dualismo religioso e un dualismo filosofico, il quale a sua volta si scinde in dualismo metafisico e dualismo epistemologico.
Il dualismo religioso
Nell'antica religione persiana di Zoroastro si afferma l'esistenza di due divinità contrapposte, il Bene e il Male (ovvero la Luce e le Tenebre), in lotta fra loro. Tale opposizione non è però solo evidente sul piano cosmico, ma si ripropone all'interno dell'uomo. "Ci sono due spiriti irriducibilmente opposti", è scritto nell'Avesta, "nel pensiero, nella parola e nell'azione. L'uno apporta la vita, l'altro la morte. I due spiriti si affrontano in ogni uomo, e si affrontano dalle origini fino alla fine dei tempi". Questa concezione fu ripresa anche nel manicheismo, contro cui si rivolse la riflessione teologica di sant'Agostino, il quale pure vi aveva inizialmente aderito. L'atteggiamento dualistico del manicheismo ispirò anche alcune eresie medievali, in particolare quella dei catari.
Dualità unità contrapposte di uguale forza e natura con polarità diversa.
Dualità binaria unità contrapposte di uguale forza e natura con polarità uguale.
Elementari  enti di varia natura nati dalla vita stessa e dal pensiero umano.
Energia Bioradiante   energia vitale del corpo umano che può essere irradiata nel corpo di un'altra persona per  ripristinare il prana momentaniamente disarmonizzato
Elementari  forze prodotte dalle passioni umane e da eventi naturali. 
Enti - Entità    per descrivere un tipo di energia legato allo stato evolutivo
Eoni  forze della natura, questi enti sono immortali e non riconoscono ne il bene che il male
Sono molto pericolosi perché non riconoscono il prana umano.
Esoterico  Esoterismo L'insieme delle dottrine e delle pratiche, riservate ai soli iniziati, attraverso le quali raggiungere una conoscenza superiore. I gruppi esoterici (dal greco esoterikós, "interno") si costituiscono di solito attorno a un maestro, o a figure ritenute in grado di possedere e rivelare un sapere occulto, e consentono ai candidati di far parte del gruppo solo dopo accurati esami e riti.
Esoterismo L'insieme delle dottrine e delle pratiche, riservate ai soli iniziati, attraverso le quali raggiungere una conoscenza superiore.
I gruppi esoterici (dal greco esoterikós, "interno") si costituiscono di solito attorno a un maestro, o a figure ritenute in grado di possedere e rivelare un sapere occulto, e consentono ai candidati di far parte del gruppo solo dopo accurati esami e riti.
Etereo  corpo sottile. Anima. Spirito disincarnato. Luogo.
Eusebio di Cesarea (? 260 ca. - Cesarea di Palestina 340), vescovo e scrittore cristiano greco; fu chiamato Eusebio Pamphili dal nome dell'amico e maestro Panfilo di Cesarea, alla cui vasta biblioteca Eusebio attinse per la stesura delle sue opere. Eusebio lavorò con Panfilo anche a un'edizione della Bibbia dei Settanta, ricavata dal testo che si trova nell'Esapla di Origene, e alla preparazione di una Apologia per Origene in cinque libri (perduti).
Dopo un periodo di prigionia in Egitto, dovuto alle persecuzioni dei cristiani agli inizi del IV secolo, nelle quali Panfilo morì martire, Eusebio venne rilasciato e intorno al 314 divenne vescovo di Cesarea. Nel 325 tenne il discorso inaugurale al Concilio di Nicea, nel quale accolse il simbolo atanasiano, anche se ai sinodi di Antiochia (324) e di Tiro (335) mostrò propensioni per l'arianesimo
.
A Eusebio si devono molti scritti storici, tra i quali la la Cronaca, una storia universale pubblicata nel 303, nonché i Canoni evangelici, un sistema di rimandi ai Vangeli che migliorò l'opera del teologo alessandrino del III secolo Ammonio. Questi aveva diviso il Vangelo di Matteo in 355 sezioni, quello di Marco in 236, quello di Luca in 342 e quello di Giovanni in 232; Eusebio scrisse il numero di ciascuna delle cosiddette "sezioni di Ammonio" a margine del testo e creò dieci tavole per la consultazione. Autore prolifico, si dedicò soprattutto alla letteratura apologetica; nella Storia ecclesiastica, ricostruì le vicende della Chiesa delle origini dalla venuta di Cristo fino al 324.
Genio  Ente creato dal pensiero umano, può interagire con l'uomo indipendentemente dal suo volere.
Gnomi  Enti immortali depositari della materia, che dominano e la mantengono stabile.
Gregorio di Nissa  Gregorio di Nissa (Cesarea di Cappadocia 335 ca. - Nissa 395 ca.), santo, vescovo di Nissa, in Cappadocia, e fratello di san Basilio, fu tra i primi padri della Chiesa. Gregorio prese moglie ma, alla morte di questa, entrò nel monastero fondato da Basilio nel Ponto, vicino al fiume Iris. Intorno al 371 venne ordinato prete dal fratello e nominato vescovo di Nissa. La posizione religiosa di Gregorio era rigidamente ortodossa: egli fu assai zelante nel combattere la dottrina dell'arianesimo. Gli ariani lo accusarono di brogli in occasione della sua elezione al vescovado, e di cattiva gestione dei fondi, reato per cui Gregorio fu condannato ed esiliato da Nissa dal 376 al 378. Al suo ritorno fu acceso sostenitore della posizione ortodossa contro gli ariani al primo concilio di Costantinopoli nel 381. L'anno seguente venne inviato a riorganizzare le Chiese arabe. La sua fama di teologo è legata a trattati come Contro Eunomio, in difesa del simbolo niceno; Grande catechesi, in difesa della Chiesa cristiana contro ebrei e pagani; Sulla Fede, contro gli ariani; e Dieci sillogismi, contro gli apollinaristi, alleati, sotto molti aspetti, dei manichei.
Gregorio Nazianzeno (Nazianzo, Cappadocia 330 ca. - 390 ca.), santo, padre e dottore della Chiesa. Studiò ad Alessandria e ad Atene e venne battezzato nel 360 dal vescovo di Nazianzo, suo padre. In seguito, insegnò retorica a Nazianzo, recandosi spesso in visita al romitaggio dove viveva l'amico Basilio, con cui condivise un periodo di vita ascetica. I due compilarono un'antologia di scritti di Origene, chiamata Philokalía (in greco, "amore del bello"). Quando Basilio, nel 370, divenne vescovo di Cesarea, offrì a Gregorio il vescovado di Sasima, in Cappadocia. Gregorio preferì però la vita da eremita fino alla morte del padre.Nel 379 circa, Gregorio fu chiamato a Costantinopoli per combattere l'eresia ariana; qui tenne cinque orazioni sulla Trinità e fu nominato vescovo. Bersagliato da critiche e lamentazioni, per prevenire uno scisma nella comunità ortodossa nel 381 tornò a Nazianzo e vi rimase fino alla morte. Le sue opere includono circa 45 sermoni, 243 lettere e 407 poemi dogmatici e morali; celebre il carme autobiografico Sulla propria vita.
Hare Krishna   Una delle tre correnti dell'induismo (insieme allo shivaismo e allo shaktismo), la comunità Hare Krishna valorizza particolarmente la devozione a Krishna, imponendo ai suoi membri uno stile di vita ascetico, con dieta rigorosamente vegetariana, astinenza dal fumo, dall'alcol, e dal sesso non finalizzato alla procreazione. Fondato da A.C. Swami Bhaktivedanta Prabhupada negli Stati Uniti nel 1966, il movimento si diffuse rapidamente anche in Europa occidentale soprattutto fra i giovani, che nella spiritualità dell'India videro soddisfatto il loro desiderio di pace e felicità. I suoi membri indossano abiti tipicamente indiani - gli uomini hanno abitualmente il capo rasato e vivono in comunità dedicandosi allo studio della Bhagavad-Gita, al lavoro e alla recita, anche in pubblico, di formule rituali come "Hare Krishna, Hare Rama". La comunità è stata al centro di polemiche e d'accuse di plagio in merito ai metodi di reclutamento dei nuovi adepti
He Spirito, ente, energia,forza.
Idga   dio del vento nel culto popolare cinese.
Incantesimo   Pratica di magia rossa. Viene richiesta per unire, dividere, attirare, rendere docile un animale o persona.
Increata    cosa non creata, (Dio)
Induismo Religione tradizionale dell'India, praticata da oltre 700 milioni di fedeli. Il termine italiano "induismo", connesso con il nome dell'India, trova il suo antecedente etimologico nella parola persiana hindu, che veniva utilizzata per indicare il fiume noto anche in Occidente come Indo. Già dal V secolo a.C. il termine "indù" indicava per estensione gli abitanti della terra dell'Indo, e quindi dell'intero subcontinente indiano, mentre per l'Islam la parola acquisì una connotazione religiosa, in riferimento agli abitanti non musulmani di quelle terre; in questo senso l'italiano definisce "indù" i seguaci della religione più antica dell'India, presentati invece dalla tradizione locale come "coloro che credono nei Veda" o come "coloro che seguono la legge (dharma), accettano la divisione della società in classi (varna, ovvero le caste) e vivono le quattro fasi (asrama) della vita umana".
Gli dei e il culto
In questa prospettiva i fedeli rivolgono la loro devozione preferibilmente a una delle divinità principali del pantheon indiano, a Shiva, a Vishnu o alla dea madre, la Devi, considerando ciascuno di essi come manifestazione dell'assoluto universale, personificato anche nella divinità creatrice, Brahma, il regolatore della legge del
karma. Contemplando l'estasi erotica della sua seconda sposa, Sarasvati, talvolta indicata anche come sua figlia, Brahma si sarebbe ritrovato con cinque teste, prima che Shiva gliene mozzasse una per punirlo del rapporto incestuoso con la figlia: i devoti di una delle tante correnti shivaite usano ancora come ornamento un teschio, come Shiva fu costretto a fare dopo il suo gesto cruento, fino al giorno in cui si sarebbe purificato dal sangue del padre immergendosi nelle acque del Gange nel luogo dove oggi sorge la città sacra di Benares.
Shiva assume così a livello cosmologico il ruolo di distruttore e, nello stesso tempo, rigeneratore del mondo, colui che dispensa la morte, ma anche la vita; nei templi a lui dedicati, la sua forza creatrice viene rappresentata sotto forma di fallo,
linga, il principio maschile che, unendosi al principio femminile, yoni, determina la creazione primordiale concepita come annullamento di ogni dualismo nelle forme dell'assoluto universale. Secondo la leggenda, Shiva fu condannato ad assumere un aspetto fallico per non avere interrotto, pur trovandosi al cospetto del saggio Bhrgu, la sua unione sessuale con Parvati, uno degli aspetti con i quali si manifesta la dea madre; questa natura così esplicitamente sensuale del dio non impedisce comunque che egli eserciti la funzione di divinità principale degli asceti, che lo raffigurano come un saggio dedito all'esercizio dello yoga. Una delle pratiche più tipiche proposte dalla tradizione indiana come via per armonizzare le esigenze della vita attiva con l'ideale della rinuncia è la prescrizione delle quattro fasi della vita (asrama), alle quali dovrebbe conformarsi il brahmano devoto, osservando un regime di castità assoluta durante il periodo di formazione giovanile, prima di compiere i suoi doveri di padre di famiglia fino alle soglie della vecchiaia, quando si ritirerà nella foresta alla ricerca della liberazione, per raggiungere, nell'ultima tappa del cammino, una condizione simile a quella dei sannyasin, gli asceti della rinuncia assoluta.
svilupparono intorno alle figure di Shankara, il teorico del monismo più puro, e di Ramanuja, animato invece dal desiderio di conciliare la fede nel
brahman assoluto e senza attributi con la devozione a una divinità dotata di attributi peculiari. Questi due orientamenti si inquadrano nell'ambito del vedanta, uno dei sei sistemi fondamentali della filosofia indiana, che rielaborarono dialetticamente le dottrine dell'induismo rivestendole di contenuti di alto livello speculativo, a differenza di quanto accadde negli ambienti del tantrismo, movimento anch'esso eterogeneo ma unito dalla spiccata tendenza a sublimare la dimensione materiale dell'esistenza attraverso l'esaltazione della componente più propriamente erotica dell'unione fra il principio divino maschile e quello femminile. Questi caratteri, chiaramente visibili, ad esempio, nelle pratiche della setta fondata nel XVI secolo da Chaitanya, che celebrava l'unione di Krishna con la sua sposa Radha, appaiono anche nell'opera dei più celebrati poeti mistici indiani. Alcuni di essi, come Kabir, vennero influenzati anche dall'Islam e soprattutto dalla tensione mistica propria del sufismo.
Indulgenza Nella religione cattolica, la remissione totale o parziale dinanzi a Dio dei peccati di un fedele, vivo o defunto, concessa, come forma straordinaria di intercessione, dall'autorità ecclesiastica.
Nella Chiesa antica sacerdoti e vescovi imponevano severe pratiche penitenziali ai colpevoli di peccati gravi: digiuni, pellegrinaggi, flagellazioni e altre punizioni di maggiore o minore entità per un periodo di tempo determinato. Le autorità della Chiesa, col tempo, le sostituirono con opere di devozione (come preghiere e offerte) accompagnate da indulgenze.
Solo nel XII secolo la riflessione teologica si concentrò sulla questione delle indulgenze: in principio si verificò qualche opposizione alla pratica, ma verso la fine del secolo l'atteggiamento dei teologi divenne gradualmente più favorevole, mentre la concessione delle indulgenze divenne prerogativa del papa. Nel corso del Medioevo e in età umanistica si verificarono abusi nella concessione delle indulgenze: la loro vendita, in virtù della quale i benefici spirituali venivano ottenuti automaticamente, spinse Martin Lutero a spezzare i legami con la gerarchia cattolica, innescando la Riforma protestante.
La Chiesa cattolica concede ancora indulgenze, benché se ne sia semplificata la pratica sin dal 1967, con l'introduzione di riforme che limitano le occasioni in cui ottenere indulgenze e riducono i periodi corrispondenti.