L'EROSIONE ED IL DISSESTO IDROGEOLOGICO
indice:
Idrologia forestale e sistemazioni idraulico-forestali
Il problema dell'erosione del suolo è diventato in questi ultimi anni di dominio pubblico per le conseguenze vistose che ha provocato sul territorio con perdita di vite umane e ingenti danni economici. Tuttavia il nostro paese continua a subire le conseguenze del dissesto idrogeologico.
La carenza d'informazioni sulla più appropriata utilizzazione dei suoli, l'abbandono delle vecchie sistemazioni idraulico-agrarie e idraulico-forestali, specie nella nostra regione,l'eccessiva antropizzazione del territorio, l'uso di tecniche agronomiche inadeguate, l'aggravante fenomeno degl'incendi boschivi, hanno portato ad una notevole intensificazione dei processi erosivi.
La superficie terrestre, costituita dalle rocce,
viene modificata in continuazione da fattori naturali e antropici.Tra i fattori
naturali che hanno maggiore influenza troviamo il clima che varia a secondo
della quota e della latitudine. Il gelo e il disgelo provocano spaccature; la
pioggia trasporta i detriti; pioggia e vento provocano erosione.
Per lunghissimi
periodi di tempo le piogge sferzarono le montagne facendo precipitare massi,
pietre, ciottoli. Le acque che scendono dalle montagne si trasformano in
fiumi e scavano vallate. Secolo dopo secolo, le rocce si spezzano in
frammenti sempre più piccoli, poi in ciottoli e ghiaia che, a sua volta, si
sminuzza in minuscoli granelli. Anche i
venti, di inaudita violenza, concorrono a trasformare il volto della terra
spingendo contro le rocce grandi quantità di sabbia che, sfregando contro di
esse, le lima.
Pure l’esposizione al
sole ha una sua importanza perché provoca dilatazione termica.
L’inclinazione
dei versanti fa sì che l’acqua porti via in proporzione materiale detritico
dalla montagna alla pianura.
Inoltre a seconda dell’apporto energetico del sole sono
differenti l’escursione termica e l’umidità. Queste condizionano la
crescita della vegetazione che con le radici svolge un importante ruolo di
trattenimento dei detriti.
Il suolo è infine arricchito dagli animali e dalle piante presenti che producono materiale di
decomposizione.
Tra
i fattori antropici, primo fra tutti, è il disboscamento che l’uomo pratica
per coltivare, utilizzando spesso prodotti inquinanti che alterano
le caratteristiche del suolo.
L’uomo
interviene anche con opere ingegneristiche come la costruzione di strade, ponti,
abitati, modificando fortemente il terreno.
Nello studio dei suoli
vengono prese in esame le caratteristiche fondamentali riguardanti gli aspetti
morfologici, fisici e chimici, nonché i processi formativi dei vari livelli
detti "orizzonti", che nell'insieme costituiscono il
"profilo
pedologico".
Gli orizzonti vengono indicati con sigle per cui dall'alto verso il basso si ha:
1) A, orizzonte in cui si trovano sia la sostanza organica decomposta e umificata che le sostanze minerali derivanti dalla roccia disgregata ed alterata;
2) E, orizzonte impoverito dei composti chimici solubili e di quelli allontanabili in sospensione, quali, ad esempio, le argille;
3) B, orizzonte ricco di minerali di alterazione o nel quale si concentrano alcuni degli elementi provenienti dall'orizzonte E;
4) C, orizzonte costituito da substrato "tenero" o da roccia disgregata;
5) R, roccia "dura" non alterata.
In natura, il suolo si dispone spesso a
strati.
L'humus, composto da resti di organismi vegetali e animali decomposti è
la PARTE ORGANICA del terreno.
Sotto si trova l'argilla, composta da particelle finissime di roccia;
più in
basso c'è il limo, che contiene le sostanze minerali utili per la crescita
delle piante. Sotto il limo si è disposta la sabbia, fatta di particelle di
roccia più grosse; in fondo ecco la ghiaia, formata da sassolini.
L'argilla, il limo, la sabbia e la ghiaia sono la PARTE INORGANICA del terreno,
perché non sono viventi.
ERODIBILITA’: Il suolo è predisposto all’erodibilità e da essa dipende la perdita di suolo:
FATTORI CHE DETERMINANO LA PERDITA DI SUOLO
a) fattore di erosione delle piogge
b) erodibilità del suolo.
c) pendenza topografica del sito
d) fattore di copertura vegetale (che offre un grado di protezione quando è presente).
e) fattore di pratiche conservative (pratiche agronomiche e ingegneristiche ad opera dell’uomo attuate allo scopo di limitare la perdita di suolo).
E’ importante calcolare e prevedere la perdita del suolo, "Equazione universale per la perdita del suolo", in relazione alla capacità d'uso del suolo.
La CAPACITA' D'USO potenziale del suolo
rappresenta il primo approccio nella valutazione del territorio dal punto di
vista degli usi agricoli. Si basa sulla stima del potenziale del suolo: per capacità
d'uso s'intende la potenzialità del suolo per determinate utilizzazioni
agricole in rapporto al rischio che deriva dall'impiego di varie tecniche
agricole e silvo-pastorali.
Le limitazioni nella capacità
d'uso sono dovute a quelle caratteristiche del suolo e dell'ambiente che
diminuiscono il potenziale per un certo tipo di utilizzazione .
In pratica più è alta l’erodibilità più
aumenta il rischio di perdita di suolo, pertanto l’ambiente va conservato nel
suo stato naturale quanto più esso è a rischio.
Es.: nelle zone con bassa
erodibilità si può praticare un’ampia scelta di colture; nelle zone
montuose, più a rischio, non rimane che realizzare accurate pratiche
conservative (RISERVE NATURALI).
L'erosione è un fenomeno complesso influenzato da fattori rilevanti quali il clima, il suolo, la morfologia, l'idrologia, la vegetazione, l'eccessiva antropizzazione del territorio da parte dell'uomo.
ERODIBILITÀ
Con il termine "erosione idrica laminare" si intende quell'aspetto del
più vasto fenomeno erosivo che individua una perdita di suolo da parte di un
versante quando su di esso scorrono le acque di pioggia in forma di un sottile
strato liquido. È quindi questo un fenomeno che precede la formazione del
reticolo idrografico o si associa a questo nelle aree non rivolizzate.
L'erosione idrica laminare a differenza di altri tipi di erosione che in genere
risultano localizzati in porzioni limitate di territorio agisce in maniera quasi
uniforme su ampie aree, costituendo il principale fattore di modellamento della
superficie terrestre e quindi contribuendo notevolmente a determinare la
geomorfologia del territorio. I processi di disgregazione, trasporto e
deposizione di materiali lapidei lungo un versante dipendono dai caratteri
pedoclimatici dell'ambiente.
"Equazione universale per la perdita di suolo". Essa calcola la perdita di suolo in funzione di fattori quali:
il fattore di erosione delle piogge (determinato in funzione dell'intensità e dell'energia di tutte le piogge che si susseguono in un anno sul territorio);
il fattore di erodibilità del suolo (determinato in funzione di alcuni parametri pedologici tra i quali prevalgono i contenuti in limo e sostanza organica del suolo);
il fattore topografico (determinato in funzione della pendenza topografica del sito e della lunghezza media di percolamento delle acque);
il fattore di copertura vegetale (determinato in funzione del grado di protezione offerta al suolo dalla presenza su esso di un'eventuale copertura vegetale);
il fattore di pratiche conservative (che raccoglie l'effetto di tutta una serie di pratiche sia agronomiche che ingegneristiche attuate sul territorio allo scopo di limitare la perdita di suolo).
C'è da precisare che l'equazione universale per la perdita di suolo calcola l'erosione in una parcella di terreno in cui per alcuni caratteri, quali la pendenza, la lunghezza di percolamento delle acque, la copertura vegetale e altri, si devono attribuire valori medi. Il calcolo si deve quindi riferire a porzioni limitate e sufficientemente omogenee di territorio.
Forme di erosione: sostanzialmente le forme di erosione si dividono in:
erosione idrica ed erosione eolica:
erosione idrica: l'erosione idrica è provocata dall'azione battente delle gocce di pioggia che cadono sul suolo. Più elevata sarà la velocità di impatto delle gocce, più grande sarà la quantità di suolo distaccato. L'erosione idrica può essere classificata in:
erosione non incanalata;
erosione incanalata;
erosione di massa.
erosione eolica: il fenomeno erosivo eolico si verifica solo con determinate condizioni di clima, suolo e vegetazione. Per comprendere questo fenomeno erosivo, bisogna soffermarsi sulla caratteristica principale, il vento. Di estrema importanza è la direzione, la velocità e la turbolenza delle masse d'aria che si spostano da un punto all'altro.
evidente stato di dissesto idrogeologico in loc. Alpicella, Comune di Varazze (SV).
clima e idrologia: i parametri climatici e idrologici di maggiore rilevanza dal punto di vista erosivo sono la pioggia, la temperatura dell'aria, la direzione e la velocità del vento e lo scorrimento in superficie dell'acqua meteorica. Anche lo scioglimento della neve possono provocare seri danni erosivi specialmente su superfici prive di vegetazione.
indici di erosività: diversi studi sono stati fatti per individuare le caratteristiche della pioggia più strettamente correlate con l'erosione. Uno degli indici più largamente impiegato è senza dubbio l' EI30.
erodibilità: per erodibilità si intende la suscettibilità dei suoli ad essere erosi. Le proprietà del suolo che determinano una maggiore erodibilità sono state individuate nella TESSITURA, NEL GRADO E STABILITA' DI AGGREGAZIONE, NELLA SOSTANZA ORGANICA ED IN ELEMENTI CHIMICI, NELLA RESISTENZA AL TAGLIO ED INFINE NELLA CAPACITA' DI INFILTRAZIONE.
morfologia:
le
principali caratteristiche che determinano il processo erosivo sono: LA
PENDENZA, LA LUNGHEZZA DEI VERSANTI E LA LORO FORMA.
L'entità
dell'erosione generalmente aumenta con l'aumentare della pendenza e della
lunghezza dei versanti. Sui versanti con pendenze uniformi l'erosione è maggiore
rispetto a quella che si verifica su pendici di forma concava, mentre è minore
rispetto alle pendici con forma convessa.
gestione del suolo: nei terreni fortemente antropizzati come quelli coltivati, l'entità dell'erosione e fortemente influenzata dai trattamenti che l'uomo mette in atto per ottenere maggiori risultati ai fini della produzione agricola (la lavorazione del terreno, la densità della semina, le cure colturali, la gestione dei residui delle precedenti colture, il mantenimento ed il miglioramento della fertilità del suolo); mentre nei territori poco antropizzati tutto dipende maggiormente dall'azione che l'uomo esercita sull'ambiente in cui vive (cattiva gestione del territorio, deforestazione, eccessivo pascolo e coltivazioni, cambiamenti climatici, incendi).
Alcuni esempi di fenomeni franosi
fig. 1 Movimento franoso - nomenclatura generica
fig. 2 Movimento franoso - nomenclatura in dettaglio
fig. 3 Scivolamento rotazionale
fig. 4 Scivolamento rotazionale
fig. 5 Crollo o ribaltamento
fig. 6 Scivolamento traslazionale
fig. 7 Colamenti
fig. 8 Colamenti
fig. 9 Colamenti
CONTROLLO DELL'EROSIONE EOLICA: Le tecniche antierosive si basano sulla riduzione della velocità del vento, sul mantenimento dell'umidità del suolo, sulla aggregazione delle particelle del terreno mediante apposite tecniche agronomiche.
In generale gli interventi più importanti per ottenere una riduzione della velocità del vento sono:
1) costruzione di barriere frangivento vive (piante arbustive o arboree) o morte (legname, ferro, cemento, ecc...).
2) una efficace copertura vegetale.
Mentre nei terreni agricoli è opportuno:
1) nelle lavorazioni del suolo effettuando interventi trasversali alla direzione del vento e realizzando mediante assolcatura, colmi perpendicolari alla direzione del vento (tali tecniche sono poco efficaci su terreni incoerenti ad esempio quelli sabbiosi).
3) lasciando nelle zone maggiormente esposte ai venti i residui delle colture precedenti possibilmente in piedi per ottenere maggiore protezione del suolo.
4) mediante semina a strisce alterne opportunamente sfasate nel tempo in modo da ottenere diversi gradi di copertura e nello stesso tempo che fungano da barriere frangivento.
Gli interventi più importanti nelle pratiche agro-silvo-pastorali per mantenere l'umidità del suolo sono:
1) le pacciamature, che permettono di conservare una maggiore umidità del suolo oltre che proteggerlo meccanicamente dall'azione del vento.
2) sistemazione di terrazze a ritenzione.
3) l'assolcamento incrociato.
4) l'irrigazione a brevi turni con piccole dosi.
5) una buona copertura vegetale ricca di humus.
6) corretta gestione del pascolo.
In generale per ottenere i maggiori risultati, sarebbe opportuno limitare le attività che comportino frequenti manipolazioni del suolo, soprattutto in quelle aree a maggior rischio di erosione, mantenendo comunque intorno una efficace protezione con l'impianto di essenze vegetali e manufatti idonei.
CONTROLLO DELL'EROSIONE IDRICA: le tecniche antierosive si basano sulla capacità di ottenere maggiori risultati proteggendo il suolo dall'impatto delle gocce d'acqua, permettendo una maggiore capacità di infiltrazione dei terreni, aumentando la fertilità del suolo, contenendo il fenomeno erosivo lungo i versanti ed i pendii.
conseguenze di una mancata realizzazione di opere di contenimento- Comune di Pontinvrea (SV) |
A tal fine è opportuno:
1) in agricoltura una rotazione delle coltivazioni intervallando colture meno protettive con colture più protettive.
2) una corretta gestione del pascolo soprattutto limitandolo nelle aree a maggior rischio idrogeologico.
3) opere di riforestazione e tecniche di ingegneria naturalistica con l'impiego di specie arbustive ed arboree idonee.
4) sistemazioni idraulico agrarie ed idraulico forestali allo scopo di regolare lo smaltimento delle acque sia di scorrimento superficiale, che sottosuperficiale.
5) una corretta pianificazione territoriale.
Cosa si intende per
"desertificazione"?
In breve si indicano con questo termine quelle
trasformazioni che portano un terreno, prima fertile, a divenire
progressivamente "sterile". In altre parole il suolo degradandosi
perde la propria capacità di produrre la biomassa. A monte di
questo processo di degradazione vi è sempre una qualche degenerazione climatica
o geologica, unita all'influenza esercitata dall'azione umana. Per riuscire a
comprendere la portata di questo fenomeno occorre dapprima soffermarsi sul
significato di "suolo".
Esso è un sistema vivente in continua
trasformazione che ha preso origine dalla alterazione chimica e fisica di un
substrato originario - la roccia madre - per l'azione congiunta di diversi
fattori: il clima (la temperatura e le piogge, e quindi l'umidità), l'attività
biologica esercitata dalla vegetazione e dalla fauna, l'attività antropica (in
particolare l'agricoltura), la morfologia del terreno (la pendenza,
l'esposizione e la quota); infine, in relazione alla presenza dei precedenti
fattori, il tempo gioca un ruolo fondamentale sulla formazione del suolo. Il
progressivo inaridirsi del clima in diverse regioni del mondo è senza dubbio
una delle cause primarie della desertificazione. Le elevate temperature, unite
all'insolazione diretta, condizionano in maniera determinante il processo di
degradazione biologica del suolo: se infatti nei climi temperati la sostanza
organica prodotta si accumula nel tempo, nelle zone sub-tropicali la sostanza
organica prodotta in un anno viene distrutta - ossia mineralizzata - molto
rapidamente. Qualunque sia la causa iniziale che ha dato avvio al processo di
desertificazione, questo viene poi effettivamente determinato
dall' erosione del suolo, aiutata nel suo processo naturale dalle
piogge a carattere torrenziale che dilavano il terreno.
Ma
per quale motivo si giunge alla fase dell'erosione e quanta influenza ha
l'azione antropica sulla desertificazione?
A monte di tutto va tenuta ben
presente la stretta dipendenza degli ecosistemi dalle foreste e quindi dalle
piante legnose.
La copertura vegetale, e in particolare le piante ad alto fusto,
hanno una rilevantissima azione antierosiva: l'acqua viene parzialmente
trattenuta dalla chioma degli alberi; una parte viene indotta a percolare, cioè
a passare in profondità per azione delle radici, mentre un'altra parte viene
direttamente utilizzata dalla pianta. È evidente quindi che la quantità di
acqua che scorre si riduce notevolmente ed anche la velocità di scorrimento
risulta limitata.
L'utilità della foresta dal punto di vista ecologico è
quindi molteplice: essa limita l'azione erosiva creando una circolazione
profonda delle acque meteoriche e consentendo l'alimentazione delle sorgenti
oltreché l'arricchimento delle falde; costituisce una copertura ombreggiante
che diminuisce l'insolazione diretta sul terreno e perciò la distruzione della
sostanza organica; con la fotosintesi clorofilliana si ha formazione di idrati
di carbonio ed emissione di ossigeno, e questa reazione sta alla base della
formazione di nuova biomassa vegetale, ossia la sostanza organica necessaria
alla fertilità dei suoli; inoltre si ha l'immissione nell'atmosfera di ingenti
quantitativi di acqua d'evaporazione con la creazione di specifici microclimi;
infine le foreste formano barriere naturali ai venti limitandone l'azione
erosiva ed essiccante.
Una
buona copertura vegetale garantisce alcune fondamentali funzioni.
Tra le principali essa fa si che:
È proprio il ruolo distruttivo dell'uomo nei riguardi delle foreste una delle principali cause della rapida avanzata dei deserti in parecchie zone del mondo, dove si operano massicci disboscamenti con successivo bruciamento del materiale legnoso. Su questi terreni si instaura in genere un'agricoltura con monocoltura intensiva e pascolo eccessivo con assenza di rotazioni; in pochissimi anni la sostanza organica del terreno viene distrutta e non può ricostituirsi per la mancanza della copertura forestale. Il terreno così impoverito diviene infine facilmente soggetto all'azione erosiva della pioggia e del vento.
Al
contrario la distruzione del manto arboreo causa gravi conseguenze.
Ecco le più gravi
Processi fisici e biologici che causano la desertificazione:
ACQUA: SCARSITA'. Scarsità di precipitazioni, cattiva gestione delle acque irrigue, perdite idriche incontrollate, eccessiva utilizzazione delle falde.
SUOLO: EROSIONE IDRICA ED EOLICA. Riduzione della copertura vegetale, ruscellamento non controllato, eccessivo sfruttamento del suolo con perdite dello strato superficiale e dello spessore del profilo del suolo, forte ventosità, inadeguate capacità di immagazzinamento dell'acqua.
PIANTE: RIDUZIONE E DEGRADO DELLA COPERTURA VEGETALE. Deforestazione, eccessivo pascolo e coltivazioni, cattiva gestione della pratiche selvicolturali, cambiamenti climatici, siccità, incendi.
Idrologia forestale e sistemazioni idraulico-forestali
L'idrologia forestale è la scienza che studia l'origine, la circolazione, la distribuzione sul territorio montano dell'acqua.
Tra in vari fattori che maggiormente influiscono sul ciclo dell'acqua vi è la vegetazione e trai vari ecosistemi forestali il bosco è quello che principalmente esplica la migliore funzione antierosiva e regimante.
La vegetazione ed il bosco agiscono sul deflusso idrico fondamentalmente in sei azioni:
intercettazione e trattenuta tramite le chiome
rallentamento della velocità di caduta dell'acqua
evaporazione e traspirazione
effetto della copertura vegetale sulla capacità idrica del terreno
attenuazione del deflusso
azione antierosiva e di protezione del suolo
Le sistemazioni idraulico-forestali sono interventi preventivi che servono a difendere il suolo minacciato dall'erosione nei versanti e negli alvei dei corsi d'acqua. Tali opere si possono si possono chiamare anche:
opere di regimazione
sistemazioni montane o dei bacini montani
sistemazione dei torrenti
Gli obbiettivi delle opere di sistemazione idraulico-forestale sono principalmente tre:
difesa del suolo dall'erosione tramite opere di stabilizzazione dei versanti mediante interventi di rimboschimento, rinverdimento, miglioramenti boschivi, regimazione delle acque, rinsaldamento dei terreni in frana.
correzione degli alvei torrentizi attraverso la realizzazione di manufatti atti ad evitare erosioni del fondo e delle sponde laterali.
attenuazione del trasporto solido. Con le sistemazioni idraulico-forestali si cerca di evitare esondazioni ed alluvioni che specialmente ai giorni nostri a causa dell'eccessiva urbanizzazione specialmente lungo i corsi d'acqua provocherebbero danni maggiori che in passato.
Si definiscono come
dissesti
idrogeologici quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle
forme più consistenti della degradazione superficiale e sotterranea dei
versanti fino alle forme imponenti e gravi delle frane comprendendo anche
fenomeni come alluvioni e valanghe.
Le cause del dissesto idrogeologico
sono da ricercarsi nella fragilità del territorio, nella modificazione radicale
degli equilibri idrogeologici lungo i corsi d'acqua e nella mancanza
d'interventi manutentori da parte dell'uomo soprattutto nelle aree montane in
abbandono dove non si esercitano più le tradizionali attività agricole e
forestali.
La difesa del territorio dalle calamità naturali ed in particolare
dalle piene dei torrenti è sempre stata una costante preoccupazione delle
popolazioni di montagna, in quanto le possibili esondazioni hanno costituito,
attraverso i secoli, una continua minaccia e una fonte di notevoli situazioni di
pericolo.
Fin dal secolo scorso, quindi, le sistemazioni idraulico-forestali
hanno avuto un grande sviluppo specialmente nelle regioni del nord Italia, quali
il Trentino- AltoAdige, la Valle D'Aosta, il Friuli-Venezia Giulia, il Veneto.
Le realizzazioni di nuovi
insediamenti, di opere di ingegneria civile ed infrastrutture di servizio
possono far sorgere molteplici e differenziate problematiche di dissesto del
territorio, in particolare in ambiti montani e/o dove non sempre è stato
seguito un modello di sviluppo compatibile con le esigenze di difesa del suolo e
di conseguenza le situazioni di degrado e di rischio potenziale sono diffuse.
Il dissesto idrogeologico ha origine
dall'azione dello scorrimento delle acque superficiali e sotterranee e si
manifesta nelle forme più evidenti attraverso l'erosione torrentizia e le
frane. Pertanto sarebbe meglio sottolineare che esistono due componenti
non contemporaneamente presenti nel dissesto: una idraulica o idrologica
relativa all'inadeguatezza della rete di drenaggio, l'altra geologica che si
riferisce a frane, calanchi, erosione, valanghe. Per verificare quali realmente
siano le possibili cause di un eventuale rischio di dissesto idrogeologico,
bisogna iniziare a monte. In primo luogo possiamo incontrare superfici in
evidente stato di erosione provocate da origini antropiche (eccessivo pascolo,
frequenti incendi di origine dolosa, realizzazione di strade, piste di esbosco,
piste da sci, cave,discariche, oleodotti, metanodotti, elettrodotti, abitazioni,
quest'ultimi realizzati senza alcun accorgimento e successive opere manutentorie).
In molte zone montane un altro tipo di fattore che può provocare instabilità
nei versanti sono i sovraccarichi dovuti ad accumuli di neve o acque meteoriche,
accumulo di detriti, crescita della vegetazione, attività antropiche ( accumuli
di cave, discariche, accumuli di acquedotti, ecc..).
Le sistemazioni idraulico-forestali
di tipo estensivo attuate in passato dal Corpo Forestale dello Stato e dal Genio
Civile e non più proponibili per ragioni di elevati costi consentivano di
contenere maggiormente la produzione di sedimenti in quota ossia l'erosione
diffusa. Oggi tramite l'ingegneria naturalistica (
termine odierno che raggruppa insieme la maggior parte degli antichi interventi
di sistemazione idraulico-forestale), sulla base di nuove conoscenze derivate
dalla ricerca tecnica e biologica si sono potuti migliorare molti vecchi
sistemi costruttivi e svilupparne dei nuovi.
L'accresciuta sensibilità
dell'opinione pubblica verso i problemi relativi al territorio determina la
necessità di definire criteri di intervento a tutela del suolo e del patrimonio
naturale che si inseriscano più correttamente nell'ambiente. Si auspica che i
politici ed i tecnici possano in un prossimo futuro operare in tal senso in
un'ottica di maggiore rispetto e tutela del territorio operando con maggiori
risorse finanziarie.
Per avviare una organica politica programmatoria e di pianificazione della difesa del suolo si dovrà partire da una serie di indagini conoscitive particolareggiate del territorio che permetteranno lo studio delle condizioni generali di rischio, tenendo presente che in un territorio, a determinare tale rischio concorrono l'importanza ed il valore dei beni da difendere.
L'elevata vulnerabilità del territorio annovera tra le possibili cause oltre ai fattori naturali anche e soprattutto i fattori antropici quali ad esempio:
- l'errata pianificazione territoriale;
- lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali;
- i criteri di difesa del suolo frammentari e non sempre coerenti;
Rispetto al passato si registra:
- l'abbandono dei centri sparsi con concentrazione sui fondovalle;
- la crescita dell'attività industriale, artigianale e del terziario;
- la minore importanza dell'agricoltura e dell'attività forestale.
Quindi non è proponibile l'attuazione di una politica di difesa del suolo estesa su tutto il territorio e evidenti ragioni economiche impongono che essa sia differenziata.
E' ovvio che nelle aree più fragili dal punto di vista idrogeologico ed in quelle dove il processo di avanzamento della copertura arborea è ormai troppo spinto non sono giustificati i tentativi di recupero dell'attività pastorale. Si impongono allora delle scelte nelle zone dove tale operazione appare conveniente ed opportuna. Tali scelte dovrebbero essere inquadrate nell'ambito di una pianificazione integrata del territorio e scopi e mezzi dovrebbero essere suggeriti da un apposito "piano di gestione" delle superfici pascolive; strumento quanto mai indispensabile per una utilizzazione equilibrata.
Le Comunità Montane, i Comuni, gli Enti Parco ad esempio potrebbero (vedi i loro compiti istituzionali e di legge) avvalersi di squadre polivalenti di operatori specializzati adeguatamente attrezzate, con il compito di provvedere ad un intervento programmato sul territorio, volto al miglioramento ed alla sua conservazione, con interventi programmati di sistemazione idraulico-forestale, di manutenzione delle strade e dei sentieri, delle recinzioni per il corretto esercizio del pascolo turnato.
Tali interventi di sistemazione e manutenzione del territorio costituirebbero un importante supporto al turismo, che è diventato l'attività produttiva principale e spesso unica di molte zone e che trova incentivazioni, specie in estate, dal mantenimento di un paesaggio agricolo curato e dall'accessibilità delle strade e dei sentieri.
Ulteriori possibili orientamenti e indirizzi operativi che permettono di seguire criteri razionali di utilizzo del territorio sono:
migliorare ed aumentare la produzione legnosa, per garantire la continuità e l'incremento dell'efficienza protettiva dei boschi, assicurare la conservazione delle caratteristiche estetiche e naturalistiche dei boschi aiutando le popolazioni collinari e montane a divenire parte attiva della gestione del territorio, disponendo che gli Enti preposti (Comunità Montane) siano tenuti a promuovere la gestione del patrimonio forestale mediante apposite convenzioni tra i proprietari individuando idonei ambiti territoriali per la razionale gestione e manutenzione dei boschi ed a promuovere, in tali ambiti, la costituzione di Consorzi di miglioramento fondiario ovvero Associazioni di proprietari volte al rimboschimento, alla tutela ed alla migliore gestione dei propri boschi.
Tutto ciò correggerebbe due aspetti negativi della realtà attuale:
la frammentazione della proprietà privata ed il disinteresse di molti proprietari dimentichi, per motivi di vario genere, delle loro proprietà forestali di montagna e responsabili indiretti del degrado ambientale che ha riflessi negativi per l'intera collettività;
l'incuria dei boschi: i boschi sono parte importante del territorio e dell'ambiente montano, sono per la loro natura sottoposti al vincolo paesaggistico perché considerati "bellezze naturali" in applicazione della L.490/99. Il loro mantenimento e la loro cura è quindi necessaria indipendentemente dal loro stato di conservazione e dall'interesse diretto del proprietario;
salvaguardare le caratteristiche del paesaggio ed evitare i rischi di
incendio o quelli connessi alla sicurezza idraulica nelle aree pertinenti gli
agglomerati abitativi.
soddisfare l'esigenza sempre più sentita dal turista di montagna, della
ricerca di percorsi naturalistici poco frequentati con il ripristino della
piccola viabilità;
studiare e proporre norme particolari per la
gestione della caccia, della pesca, per la disciplina della raccolta dei funghi
, visto che al momento attuale non si intravedono possibilità di iniziative
dirette da parte degli Enti montani, per una riappropriazione a livello locale
delle funzioni di gestione diretta o al massimo comprensoriale attraverso
l'attribuzione di funzioni delegate;
promuovere ed incrementare l'educazione ambientale, lo studio ed il controllo dell'ambiente e della sua qualità attraverso l'istituzione di un istituto di ricerche ambientali i cui fini istituzionali siano quelli di arrivare a formulare gli interventi per la loro difesa e conservazione.