L'EROSIONE ED IL DISSESTO IDROGEOLOGICO


indice:

Premessa

Il suolo

L'erosione

Fattori dell'erosione

Controllo dell'erosione

La desertificazione

Idrologia forestale e sistemazioni idraulico-forestali

Il dissesto idrogeologico

Proposte operative

 

 

Premessa

Il problema dell'erosione del suolo è diventato in questi ultimi anni di dominio pubblico per le conseguenze vistose che ha provocato sul territorio con perdita di vite umane e ingenti danni economici. Tuttavia il nostro paese continua a subire le conseguenze del dissesto idrogeologico.

La carenza d'informazioni sulla più appropriata utilizzazione dei suoli, l'abbandono delle vecchie sistemazioni idraulico-agrarie e idraulico-forestali, specie nella nostra regione,l'eccessiva antropizzazione del territorio, l'uso di tecniche agronomiche inadeguate, l'aggravante fenomeno degl'incendi boschivi, hanno portato ad una notevole intensificazione dei processi erosivi.  

 

Il suolo

La superficie terrestre, costituita dalle rocce, viene modificata in continuazione da fattori naturali e antropici.Tra i fattori naturali che hanno maggiore influenza troviamo il clima che varia a secondo della quota e della latitudine. Il gelo e il disgelo provocano spaccature; la pioggia trasporta i detriti; pioggia e vento provocano erosione.
Per lunghissimi periodi di tempo le piogge sferzarono le montagne facendo precipitare massi, pietre, ciottoli. Le acque che scendono dalle montagne si trasformano in fiumi e scavano vallate. Secolo dopo secolo, le rocce si spezzano in frammenti sempre più piccoli, poi in ciottoli e ghiaia che, a sua volta, si sminuzza in minuscoli granelli.
Anche i venti, di inaudita violenza, concorrono a trasformare il volto della terra spingendo contro le rocce grandi quantità di sabbia che, sfregando contro di esse, le lima.
Pure l’esposizione al sole ha una sua importanza perché provoca dilatazione termica. 
L’inclinazione dei versanti fa sì che l’acqua porti via in proporzione materiale detritico dalla montagna alla pianura. 
Inoltre a seconda dell’apporto energetico del sole sono differenti l’escursione termica e l’umidità. Queste condizionano la crescita della vegetazione che con le radici svolge un importante ruolo di trattenimento dei detriti.
Il suolo è infine arricchito dagli animali e dalle piante presenti che producono materiale di decomposizione.

Tra i fattori antropici, primo fra tutti, è il disboscamento che l’uomo pratica per coltivare, utilizzando spesso prodotti inquinanti che alterano le caratteristiche del suolo. 
L’uomo interviene anche con opere ingegneristiche come la costruzione di strade, ponti, abitati, modificando fortemente il terreno.

Nello studio dei suoli vengono prese in esame le caratteristiche fondamentali riguardanti gli aspetti morfologici, fisici e chimici, nonché i processi formativi dei vari livelli detti "orizzonti", che nell'insieme costituiscono il "profilo pedologico".

Gli orizzonti vengono indicati con sigle per cui dall'alto verso il basso si ha:

1) A, orizzonte in cui si trovano sia la sostanza organica decomposta e umificata che le sostanze minerali derivanti dalla roccia disgregata ed alterata;
2) E, orizzonte impoverito dei composti chimici solubili e di quelli allontanabili in sospensione, quali, ad esempio, le argille;
3) B, orizzonte ricco di minerali di alterazione o nel quale si concentrano alcuni degli elementi provenienti dall'orizzonte E;
4) C, orizzonte costituito da substrato "tenero" o da roccia disgregata;
5) R, roccia "dura" non alterata.

In natura, il suolo si dispone spesso a strati.
L'humus, composto da resti di organismi vegetali e animali decomposti è la PARTE ORGANICA del terreno.

Sotto si trova l'argilla, composta da particelle finissime di roccia; più in basso c'è il limo, che contiene le sostanze minerali utili per la crescita delle piante. Sotto il limo si è disposta la sabbia, fatta di particelle di roccia più grosse; in fondo ecco la ghiaia, formata da sassolini.
L'argilla, il limo, la sabbia e la ghiaia sono la PARTE INORGANICA del terreno, perché non sono viventi.

 

ERODIBILITA’: Il suolo è predisposto all’erodibilità e da essa dipende la perdita di suolo:

FATTORI CHE DETERMINANO LA PERDITA DI SUOLO

a) fattore di erosione delle piogge

b) erodibilità del suolo.

c) pendenza topografica del sito

d) fattore di copertura vegetale (che offre un grado di protezione quando è presente).

e) fattore di pratiche conservative (pratiche agronomiche e ingegneristiche ad opera dell’uomo attuate allo scopo di limitare la perdita di suolo).

E’ importante calcolare e prevedere la perdita del suolo, "Equazione universale per la perdita del suolo", in relazione alla capacità d'uso del suolo.

La CAPACITA' D'USO potenziale del suolo rappresenta il primo approccio nella valutazione del territorio dal punto di vista degli usi agricoli. Si basa sulla stima del potenziale del suolo: per capacità d'uso s'intende la potenzialità del suolo per determinate utilizzazioni agricole in rapporto al rischio che deriva dall'impiego di varie tecniche agricole e silvo-pastorali.
Le limitazioni nella capacità d'uso sono dovute a quelle caratteristiche del suolo e dell'ambiente che diminuiscono il potenziale per un certo tipo di utilizzazione . 

In pratica più è alta l’erodibilità più aumenta il rischio di perdita di suolo, pertanto l’ambiente va conservato nel suo stato naturale quanto più esso è a rischio.
Es.: nelle zone con bassa erodibilità si può praticare un’ampia scelta di colture; nelle zone montuose, più a rischio, non rimane che realizzare accurate pratiche conservative (RISERVE NATURALI).

 

L'erosione

L'erosione è un fenomeno complesso influenzato da fattori rilevanti quali il clima, il suolo, la morfologia, l'idrologia, la vegetazione, l'eccessiva antropizzazione del territorio da parte dell'uomo. 

ERODIBILITÀ
Con il termine "erosione idrica laminare" si intende quell'aspetto del più vasto fenomeno erosivo che individua una perdita di suolo da parte di un versante quando su di esso scorrono le acque di pioggia in forma di un sottile strato liquido. È quindi questo un fenomeno che precede la formazione del reticolo idrografico o si associa a questo nelle aree non rivolizzate.
L'erosione idrica laminare a differenza di altri tipi di erosione che in genere risultano localizzati in porzioni limitate di territorio agisce in maniera quasi uniforme su ampie aree, costituendo il principale fattore di modellamento della superficie terrestre e quindi contribuendo notevolmente a determinare la geomorfologia del territorio. I processi di disgregazione, trasporto e deposizione di materiali lapidei lungo un versante dipendono dai caratteri pedoclimatici dell'ambiente. 

"Equazione universale per la perdita di suolo". Essa calcola la perdita di suolo in funzione di fattori quali: 

C'è da precisare che l'equazione universale per la perdita di suolo calcola l'erosione in una parcella di terreno in cui per alcuni caratteri, quali la pendenza, la lunghezza di percolamento delle acque, la copertura vegetale e altri, si devono attribuire valori medi. Il calcolo si deve quindi riferire a porzioni limitate e sufficientemente omogenee di territorio. 

Forme di erosione: sostanzialmente le forme di erosione si dividono in: 

erosione idrica ed erosione eolica

erosione idrica: l'erosione idrica è provocata dall'azione battente delle gocce di pioggia che cadono sul suolo. Più elevata sarà la velocità di impatto delle gocce, più grande sarà la quantità di suolo distaccato. L'erosione idrica può essere classificata in:

erosione eolica: il fenomeno erosivo eolico si verifica solo con determinate condizioni di clima, suolo e vegetazione. Per comprendere questo fenomeno erosivo, bisogna soffermarsi sulla caratteristica principale, il vento. Di estrema importanza è la direzione, la velocità e la turbolenza delle masse d'aria che si spostano da un punto all'altro. 

evidente stato di dissesto idrogeologico in loc. Alpicella, Comune di Varazze (SV).

 

Fattori dell'erosione

clima e idrologia: i parametri climatici e idrologici di maggiore rilevanza dal punto di vista erosivo sono la pioggia, la temperatura dell'aria, la direzione e la velocità del vento e lo scorrimento in superficie dell'acqua meteorica. Anche lo scioglimento della neve possono provocare seri danni erosivi specialmente su superfici prive di vegetazione.

indici di erosività: diversi studi sono stati fatti per individuare le caratteristiche della pioggia più strettamente correlate con l'erosione. Uno degli indici più largamente impiegato è senza dubbio l' EI30.

erodibilità: per erodibilità si intende la suscettibilità dei suoli ad essere erosi. Le proprietà del suolo che determinano una maggiore erodibilità sono state individuate nella TESSITURA, NEL GRADO E STABILITA' DI AGGREGAZIONE, NELLA SOSTANZA ORGANICA ED IN ELEMENTI CHIMICI, NELLA RESISTENZA AL TAGLIO ED INFINE NELLA CAPACITA' DI INFILTRAZIONE.   

morfologia: le principali caratteristiche che determinano il processo erosivo sono: LA PENDENZA, LA LUNGHEZZA DEI VERSANTI E LA LORO FORMA.
L'entità dell'erosione generalmente aumenta con l'aumentare della pendenza e della lunghezza dei versanti. Sui versanti con pendenze uniformi l'erosione è maggiore rispetto a quella che si verifica su pendici di forma concava, mentre è minore rispetto alle pendici con forma convessa. 

gestione del suolo: nei terreni fortemente antropizzati come quelli coltivati, l'entità dell'erosione e fortemente influenzata dai trattamenti che l'uomo mette in atto per ottenere maggiori risultati ai fini della produzione agricola (la lavorazione del terreno, la densità della semina, le cure colturali, la gestione dei residui delle precedenti colture, il mantenimento ed il miglioramento della fertilità del suolo); mentre nei territori poco antropizzati tutto dipende maggiormente dall'azione che l'uomo esercita sull'ambiente in cui vive (cattiva gestione del territorio, deforestazione, eccessivo pascolo e coltivazioni,  cambiamenti climatici, incendi).


Alcuni esempi di fenomeni franosi

                  

fig. 1 Movimento franoso - nomenclatura generica

 

fig. 2 Movimento franoso - nomenclatura in dettaglio

 

fig. 3 Scivolamento rotazionale

 

fig. 4 Scivolamento rotazionale

 

fig. 5 Crollo o ribaltamento

 

fig. 6 Scivolamento traslazionale

 

 fig. 7 Colamenti

 

 fig. 8 Colamenti

 

 fig. 9 Colamenti

 


 

Controllo dell'erosione

CONTROLLO DELL'EROSIONE EOLICA: Le tecniche antierosive si basano  sulla riduzione della velocità del vento, sul mantenimento dell'umidità del suolo, sulla aggregazione delle particelle del terreno mediante apposite tecniche agronomiche.

In generale gli interventi più importanti per ottenere una riduzione della velocità del vento sono:

1) costruzione di barriere frangivento vive (piante arbustive o arboree) o morte (legname, ferro, cemento, ecc...).

2) una efficace copertura vegetale. 

Mentre nei terreni agricoli è opportuno:

1) nelle lavorazioni del suolo effettuando interventi trasversali alla direzione del vento e realizzando mediante assolcatura, colmi perpendicolari alla direzione del vento (tali tecniche sono poco efficaci su terreni incoerenti ad esempio quelli sabbiosi).

3) lasciando nelle zone maggiormente esposte ai venti i residui delle colture precedenti possibilmente in piedi per ottenere maggiore protezione del suolo.

4) mediante semina a strisce alterne opportunamente sfasate nel tempo in modo da ottenere diversi gradi di copertura e nello stesso tempo che fungano da barriere frangivento.  

Gli interventi più importanti nelle pratiche agro-silvo-pastorali per mantenere l'umidità del suolo sono:

1) le pacciamature, che permettono di conservare una maggiore umidità del suolo oltre che proteggerlo meccanicamente dall'azione del vento.

2) sistemazione di terrazze a ritenzione.

3) l'assolcamento incrociato.

4) l'irrigazione a brevi turni con piccole dosi.

5) una buona copertura vegetale ricca di humus.

6) corretta gestione del pascolo.

In generale per ottenere i maggiori risultati, sarebbe opportuno limitare le attività che comportino frequenti manipolazioni del suolo, soprattutto in quelle aree a maggior rischio di erosione, mantenendo comunque intorno una efficace protezione con l'impianto di essenze vegetali e manufatti idonei.

 

CONTROLLO DELL'EROSIONE IDRICA: le tecniche antierosive si basano sulla capacità di ottenere maggiori risultati proteggendo il suolo dall'impatto delle gocce d'acqua, permettendo una maggiore capacità di infiltrazione dei terreni, aumentando la fertilità del suolo, contenendo il fenomeno erosivo lungo i versanti ed i pendii.

conseguenze di una mancata realizzazione di opere di contenimento- Comune di Pontinvrea (SV)

A tal fine è opportuno:

1) in agricoltura una rotazione delle coltivazioni intervallando colture meno protettive con colture più protettive.

2) una corretta gestione del pascolo soprattutto limitandolo nelle aree a maggior rischio idrogeologico.

3) opere di riforestazione e tecniche di ingegneria naturalistica con l'impiego di specie arbustive ed arboree idonee.

4) sistemazioni idraulico agrarie ed idraulico forestali allo scopo di regolare lo smaltimento delle acque sia di scorrimento superficiale, che sottosuperficiale.

5) una corretta pianificazione territoriale.     

 

La Desertificazione

Cosa si intende per "desertificazione"? 
In breve si indicano con questo termine quelle trasformazioni che portano un terreno, prima fertile, a divenire progressivamente "sterile". In altre parole il suolo degradandosi perde la propria capacità di produrre la biomassa. A monte di questo processo di degradazione vi è sempre una qualche degenerazione climatica o geologica, unita all'influenza esercitata dall'azione umana. Per riuscire a comprendere la portata di questo fenomeno occorre dapprima soffermarsi sul significato di "suolo". 
Esso è un sistema vivente in continua trasformazione che ha preso origine dalla alterazione chimica e fisica di un substrato originario - la roccia madre - per l'azione congiunta di diversi fattori: il clima (la temperatura e le piogge, e quindi l'umidità), l'attività biologica esercitata dalla vegetazione e dalla fauna, l'attività antropica (in particolare l'agricoltura), la morfologia del terreno (la pendenza, l'esposizione e la quota); infine, in relazione alla presenza dei precedenti fattori, il tempo gioca un ruolo fondamentale sulla formazione del suolo. Il progressivo inaridirsi del clima in diverse regioni del mondo è senza dubbio una delle cause primarie della desertificazione. Le elevate temperature, unite all'insolazione diretta, condizionano in maniera determinante il processo di degradazione biologica del suolo: se infatti nei climi temperati la sostanza organica prodotta si accumula nel tempo, nelle zone sub-tropicali la sostanza organica prodotta in un anno viene distrutta - ossia mineralizzata - molto rapidamente. Qualunque sia la causa iniziale che ha dato avvio al processo di desertificazione, questo viene poi effettivamente determinato dall' erosione del suolo, aiutata nel suo processo naturale dalle piogge a carattere torrenziale che dilavano il terreno.

Ma per quale motivo si giunge alla fase dell'erosione e quanta influenza ha l'azione antropica sulla desertificazione?
A monte di tutto va tenuta ben presente la stretta dipendenza degli ecosistemi dalle foreste e quindi dalle piante legnose.
La copertura vegetale, e in particolare le piante ad alto fusto, hanno una rilevantissima azione antierosiva: l'acqua viene parzialmente trattenuta dalla chioma degli alberi; una parte viene indotta a percolare, cioè a passare in profondità per azione delle radici, mentre un'altra parte viene direttamente utilizzata dalla pianta. È evidente quindi che la quantità di acqua che scorre si riduce notevolmente ed anche la velocità di scorrimento risulta limitata.
L'utilità della foresta dal punto di vista ecologico è quindi molteplice: essa limita l'azione erosiva creando una circolazione profonda delle acque meteoriche e consentendo l'alimentazione delle sorgenti oltreché l'arricchimento delle falde; costituisce una copertura ombreggiante che diminuisce l'insolazione diretta sul terreno e perciò la distruzione della sostanza organica; con la fotosintesi clorofilliana si ha formazione di idrati di carbonio ed emissione di ossigeno, e questa reazione sta alla base della formazione di nuova biomassa vegetale, ossia la sostanza organica necessaria alla fertilità dei suoli; inoltre si ha l'immissione nell'atmosfera di ingenti quantitativi di acqua d'evaporazione con la creazione di specifici microclimi; infine le foreste formano barriere naturali ai venti limitandone l'azione erosiva ed essiccante.

Una buona copertura vegetale garantisce alcune fondamentali funzioni.
Tra le principali essa fa si che:

È proprio il ruolo distruttivo dell'uomo nei riguardi delle foreste una delle principali cause della rapida avanzata dei deserti in parecchie zone del mondo, dove si operano massicci disboscamenti con successivo bruciamento del materiale legnoso. Su questi terreni si instaura in genere un'agricoltura con monocoltura intensiva e pascolo eccessivo con assenza di rotazioni; in pochissimi anni la sostanza organica del terreno viene distrutta e non può ricostituirsi per la mancanza della copertura forestale. Il terreno così impoverito diviene infine facilmente soggetto all'azione erosiva della pioggia e del vento.

Al contrario la distruzione del manto arboreo causa gravi conseguenze.
Ecco le più gravi

Processi fisici e biologici che causano la desertificazione:

ACQUA: SCARSITA'. Scarsità di precipitazioni, cattiva gestione delle acque irrigue, perdite idriche incontrollate, eccessiva utilizzazione delle falde.

SUOLO: EROSIONE IDRICA ED EOLICA. Riduzione della copertura vegetale, ruscellamento non controllato, eccessivo sfruttamento del suolo con perdite dello strato superficiale e dello spessore del profilo del suolo, forte ventosità, inadeguate capacità di immagazzinamento dell'acqua.

PIANTE: RIDUZIONE E DEGRADO DELLA COPERTURA VEGETALE. Deforestazione, eccessivo pascolo e coltivazioni, cattiva gestione della pratiche selvicolturali, cambiamenti climatici, siccità, incendi.

       

Idrologia forestale e sistemazioni idraulico-forestali

L'idrologia forestale è la scienza che studia l'origine, la circolazione, la distribuzione sul territorio montano dell'acqua.

Tra in vari fattori che maggiormente influiscono sul ciclo dell'acqua vi è la vegetazione e trai vari ecosistemi forestali il bosco è quello che principalmente esplica la migliore funzione antierosiva e regimante. 

La vegetazione ed il bosco agiscono sul deflusso idrico fondamentalmente in sei azioni:

Le sistemazioni idraulico-forestali sono interventi preventivi che servono a difendere il suolo minacciato dall'erosione nei versanti e negli alvei dei corsi d'acqua. Tali opere si possono si possono chiamare anche:

Gli obbiettivi delle opere di sistemazione idraulico-forestale sono principalmente tre:

 

Il dissesto idrogeologico

Si definiscono come dissesti idrogeologici quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sotterranea dei versanti fino alle forme imponenti e gravi delle frane comprendendo anche fenomeni come alluvioni e valanghe.
Le cause del dissesto idrogeologico sono da ricercarsi nella fragilità del territorio, nella modificazione radicale degli equilibri idrogeologici lungo i corsi d'acqua e nella mancanza d'interventi manutentori da parte dell'uomo soprattutto nelle aree montane in abbandono dove non si esercitano più le tradizionali attività agricole e forestali.
La difesa del territorio dalle calamità naturali ed in particolare dalle piene dei torrenti è sempre stata una costante preoccupazione delle popolazioni di montagna, in quanto le possibili esondazioni hanno costituito, attraverso i secoli, una continua minaccia e una fonte di notevoli situazioni di pericolo. 
Fin dal secolo scorso, quindi, le sistemazioni idraulico-forestali hanno avuto un grande sviluppo specialmente nelle regioni del nord Italia, quali il Trentino- AltoAdige, la Valle D'Aosta, il Friuli-Venezia Giulia, il Veneto. Le realizzazioni di nuovi insediamenti, di opere di ingegneria civile ed infrastrutture di servizio possono far sorgere molteplici e differenziate problematiche di dissesto del territorio, in particolare in ambiti montani e/o dove non sempre è stato seguito un modello di sviluppo compatibile con le esigenze di difesa del suolo e di conseguenza le situazioni di degrado e di rischio potenziale sono diffuse.
Il dissesto idrogeologico ha origine dall'azione dello scorrimento delle acque superficiali e sotterranee e si manifesta nelle forme più evidenti attraverso l'erosione torrentizia e le frane. Pertanto sarebbe meglio sottolineare  che esistono due componenti non contemporaneamente presenti nel dissesto: una idraulica o idrologica relativa all'inadeguatezza della rete di drenaggio, l'altra geologica che si riferisce a frane, calanchi, erosione, valanghe. Per verificare quali realmente siano le possibili cause di un eventuale rischio di dissesto idrogeologico, bisogna iniziare a monte. In primo luogo possiamo incontrare superfici in evidente stato di erosione provocate da origini antropiche (eccessivo pascolo, frequenti incendi di origine dolosa, realizzazione di strade, piste di esbosco, piste da sci, cave,discariche, oleodotti, metanodotti, elettrodotti, abitazioni, quest'ultimi realizzati senza alcun accorgimento e successive opere manutentorie). In molte zone montane un altro tipo di fattore che può provocare instabilità nei versanti sono i sovraccarichi dovuti ad accumuli di neve o acque meteoriche, accumulo di detriti, crescita della vegetazione, attività antropiche ( accumuli di cave, discariche, accumuli di acquedotti, ecc..). 

Le sistemazioni idraulico-forestali di tipo estensivo attuate in passato dal Corpo Forestale dello Stato e dal Genio Civile e non più proponibili per ragioni di elevati costi consentivano di contenere maggiormente la produzione di sedimenti in quota ossia l'erosione diffusa. Oggi tramite l'ingegneria naturalistica ( termine odierno che raggruppa insieme la maggior parte degli antichi interventi di sistemazione idraulico-forestale), sulla base di nuove conoscenze derivate dalla ricerca tecnica e biologica si sono potuti migliorare molti vecchi sistemi  costruttivi e svilupparne dei nuovi. 
L'accresciuta sensibilità dell'opinione pubblica verso i problemi relativi al territorio determina la necessità di definire criteri di intervento a tutela del suolo e del patrimonio naturale che si inseriscano più correttamente nell'ambiente. Si auspica che i politici ed i tecnici possano in un prossimo futuro operare in tal senso in un'ottica di maggiore rispetto e tutela del territorio operando con maggiori risorse finanziarie. 

 

Proposte operative

Per avviare una organica politica programmatoria e di pianificazione della difesa del suolo si dovrà partire da una serie di indagini conoscitive particolareggiate del territorio che permetteranno lo studio delle condizioni generali di rischio, tenendo presente che in un territorio, a determinare tale rischio concorrono l'importanza ed il valore dei beni da difendere.

L'elevata vulnerabilità del territorio annovera tra le possibili cause oltre ai fattori naturali anche e soprattutto i fattori antropici quali ad esempio:

-    l'errata pianificazione territoriale;

-    lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali;

-    i criteri di difesa del suolo frammentari e non sempre coerenti;

        Rispetto al passato si registra:

-    l'abbandono dei centri sparsi con concentrazione sui fondovalle;

-    la crescita dell'attività industriale, artigianale e del terziario;

-    la minore importanza dell'agricoltura e dell'attività forestale.

Quindi non è proponibile l'attuazione di una politica di difesa del suolo estesa su tutto il territorio e evidenti ragioni economiche impongono che essa sia differenziata.

E' ovvio che nelle aree più fragili dal punto di vista idrogeologico ed in quelle dove il processo di avanzamento della copertura arborea è ormai troppo spinto non sono giustificati i tentativi di recupero dell'attività pastorale. Si impongono allora delle scelte nelle zone dove tale operazione appare conveniente ed opportuna. Tali scelte dovrebbero essere inquadrate nell'ambito di una pianificazione integrata del territorio e scopi e mezzi dovrebbero essere suggeriti da un apposito "piano di gestione" delle superfici pascolive; strumento quanto mai indispensabile per una utilizzazione equilibrata.

Le Comunità Montane, i Comuni, gli Enti Parco ad esempio potrebbero (vedi i loro compiti istituzionali e di legge) avvalersi di squadre polivalenti di operatori specializzati adeguatamente attrezzate, con il compito di provvedere ad un intervento programmato sul territorio, volto al miglioramento ed alla sua conservazione, con interventi programmati di sistemazione idraulico-forestale, di manutenzione delle strade e dei sentieri, delle recinzioni per il corretto esercizio del pascolo turnato.

Tali interventi di sistemazione e manutenzione del territorio costituirebbero un importante supporto al turismo, che è diventato l'attività produttiva principale e spesso unica di molte zone e che trova incentivazioni, specie in estate, dal mantenimento di un paesaggio agricolo curato e dall'accessibilità delle strade e dei sentieri.

Ulteriori possibili orientamenti e indirizzi operativi che permettono di seguire criteri razionali di utilizzo del territorio sono:

Tutto ciò correggerebbe due aspetti negativi della realtà attuale:

  1. la frammentazione della proprietà privata ed il disinteresse di molti proprietari dimentichi, per motivi di vario genere, delle loro proprietà forestali di montagna e responsabili indiretti del degrado ambientale che ha riflessi negativi per l'intera collettività;

  2. l'incuria dei boschi: i boschi sono parte importante del territorio e dell'ambiente montano, sono per la loro natura sottoposti al vincolo paesaggistico perché considerati "bellezze naturali" in applicazione della L.490/99. Il loro mantenimento e la loro cura è quindi necessaria indipendentemente dal loro stato di conservazione e dall'interesse diretto del proprietario;


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