Varato dal Governo il  D.P.C.M. 11 maggio 2001

(Suppl..  ord.  n. 134   del   G.U. 12  giugno  2001)

UN INCREDIBILE  DECRETO PER  FAR SCOMPARIRE IL CORPO FORESTALE DELLO STATO

Di Maurizio Santoloci per sito internet “Diritto all’Ambiente”  www.dirittoambiente.com

 Il D.P.C.M. 11 maggio 2001 (Suppl..  ord.  n. 134 del G.U. 12 giugno 2001) fa scomparire di colpo il Corpo Forestale dello Stato.

La notizia, seppur ormai abituati da oltre 15 anni ad un susseguirsi alternante di decisioni e ripensamenti sulla  “regionalizzazione” di questa forza di Polizia dello Stato ci coglie comunque di sorpresa. Quello che non si è riusciti a fare in un decennio e mezzo attraverso una  decisione diretta del Parlamento con una legge mai condivisa da tutti, si è riuscito a realizzarlo in pochi giorni da parte di un Governo uscente che tra gli ultimi atti di competenza sembra che proprio non poteva fare a meno di sciogliere praticamente la il Corpo Forestale (ufficialmente polverizzandolo nei meandri delle competenze regionali modulate da influenze politiche).

Praticamente una forsza di polizia giudiziaria dello Stato è stata smembrata per essere affidata agli enti locali. Non inganni il termine “Forestale”, riduttivo ed esemplificativo di una istituzione che opefras in campi investigativi e preventivi di ben più ampia portata: dagli inquinamenti , ai traffici di rifiuti, alla illegalità edilizie e paesaggistiche al bracconaggio. E forse l’equivoco nasce proprio qui. Le  Regioni hanno la competenza in materia “forestale”, ma la “Forestale” non è una amministrazione di gestione del settore. E’  una forza di polizia che, nata in modo specifico per gli illeciti in materia “forestale” (anche e soprattutto penali), poi si è evoluta in una forza di polizia giudiziaria ambientale a competenza totale. E se in passato  annoverava tra i propri compiti anche aspetti di “gestione forestale”, oggi tutte queste competenze sono andate esaurendosi e rimane (a parte qualche residuo come la “martellata” per il taglio boschivo) soltanto la funzione di polizia giudiziaria.

Ma si può sciogliere un corpo statale di polizia (soprattutto di polizia giudiziaria) e frantumarlo in competenze regionali?  Ed addirittura con un DPCM?

Io credo  di no. Noi crediamo di no. Noi tutti che abbiamo a cuore le sorti dell’ambiente, e che riteniamo che oggi si dovrebbe potenziare la vigilanza ambientale (fin troppo scarsa) anziché  infliggerle corpi mortali eliminando una forza operativa di primo livello, crediamo di no.

In un file a parte nel nostro sito “Diritto all’Ambiente”  (www.dirittoambiente.com) è pubblicata la lettera che il WWF Italia, tramite la mia firma come vice-presidente nazionale dell’Assiciazione, ha inviato al Governo contro questo provvedimento ed in calce una scheda tecnica allegata con proposte alternative del WWF Italia.

Credo che dobbiamo impegnarci tutti per un ripensamento e per una modifica di questo DPCM, che è atto soggetto a rielaborazione potenziale prima che spieghi i suoi effetti di svuotamento di una rilevante forza di vigilanza ambientale sul territorio nazionale.

A livello tecnico, peraltro, va sottolineato che il DPCM all’art. 2 enuncia le funzioni ed i compiti del Ministero per le politiche agricole. L’individuazione peraltro non è comprensiva di tutte le funzioni attribuite al Corpo Forestale dello Stato in relazione alle attività dallo stesso svolte per materie che o per natura intrinseca o per esigenze di coordinamento sono di rilevanza nazionale come confermato anche dalla legge 15.3.1997, n. 59.

Tra i  compiti che come noto il C.F.S. svolge in funzione di specifiche normative si ricordano:

In realtà nessuna delle funzioni svolte dal C.F.S. è disciplinata dal Decreto legislativo n. 143/97, che invece assegna alle Regioni materie non di competenza del C.F.S.

Il C.F.S. svolge per conto di alcune Regioni, funzioni già trasferite in precedenza alle Regioni stesse, come ad esempio la lotta agli incendi boschivi da terra e l’osservanza del vincolo idrogeologico di cui al Regio Decreto n. 3267/1923, sulla base di rapporti convenzionali.

La quota del 70% del personale del C.F.S. da trasferirsi alle Regioni non risulta facilmente comprensibile oltretutto è singolarmente complessa e delicata la questione relativa al concorso all’ordine e alla sicurezza pubblica che competono al C.F.S. giusta legge 121/1981.

Peraltro il DPCM contestato ribadirebbe il principio che il personale del C.F.S. continuerebbe a concorrere nell’espletamento dei servizi di ordine e sicurezza pubblica secondo le modalità dettate dalla legge 1 aprile 1981, n. 121, utilizzando, la stessa terminologia dell’articolo 16 comma 2 della medesima legge.

Tuttavia è lecito chiedersi  se un DPCM abbia in tal senso valore effettivamente giuridicamente rilevante.

Non vi è dubbio inoltre che il provvedimento di trasferimento del 70% del personale del C.F.S. alle Regioni implichi un mutamento sostanziale dello status giuridico ed ordinamentale del personale stesso, incidendo negativamente sull’unitarietà strutturale del C.F.S. più volte ribadita da Corte Costituzionale e Parlamento.

In sintesi il DPCM adottato trasferisce gran parte del personale alle Regioni, limita le competenze del C.F.S. su leggi specifiche, ridefinisce la competenza statale in fondamentali materie di assoluta rilevanza come:

Riportiamo di seguito il testo del DPCM e segnaliamo il file a parte con la presa di posizione del WWF Italia e la scheda tecnica allegata contenente peraltro propoposte di modifica al provvedimento governativo.

 

                                                                                             Dott. Maurizio Santoloci

 

[Omesso il testo del DPCM già presente su questo sito]

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