Pesce d'Aprile per l'incendiario del Sassellese


Lunedì 31 marzo, un incendiario ha chiuso la sua carriera che, sostengono gli inquirenti, durava almeno dal lontano 1998. In questo lasso di tempo avrebbe colpito almeno 50 volte i boschi di molte località dei Comuni di Sassello e Urbe dell'entroterra savonese e forse anche oltre.

Esemplare il lavoro investigativo, probabilmente unico e primo in Italia. Strettissima la collaborazione tra il Corpo Forestale dello Stato di Sassello e i Carabinieri di Sassello e Urbe (Savona) che, da almeno due anni, monitoravano attentamente il fenomeno incendi boschivi in un vasto comprensorio con continua raccolta di indizi e prove: da vaghe informazioni a particolareggiate testimonianze, dalla raccolta di inneschi incendiari rudimentali, ma efficaci, alla successiva sorveglianza del territorio secondo una stretta logica.

Vecchi metodi, quali il rilievo dei calchi di impronte di pneumatici o scarpe, affiancati a sofisticate tecnologie che permettevano di fotografare il presunto responsabile anche di notte, fino alla collaborazione con i R.I.S. di Parma hanno permesso di individuare il colpevole nella persona di un 39enne di Sassello.

Ultimo atto è dunque stato il suo arresto, con immediata perquisizione di abitazione e veicolo sul quale sono stati rinvenuti inneschi incendiari già pronti all'uso oltre le materie prime per realizzarne di nuovi, e la sua traduzione nel carcere di Savona.

Di particolare importanza è stato non solo l'inedito coordinamento tra Forestale e Carabinieri, ma anche la rete di collaborazione e di informazione capillare e continuativa che si è attivata con i gruppi di volontari antincendio del posto e di vigilanza ambientale (G.E.V. e Vigilanza Volontaria del WWF Savona), i quali, presenti sul territorio, hanno contribuito non solo allo spegnimento repentino di molti incendi, ma anche alla segnalazione di movimenti sospetti, che hanno ulteriormente permesso di stringere il cerchio intorno al responsabile.

Ora si auspica che, Comuni interessati, Regione e l'Ente Parco del Beigua, che ha pagato, quest'ultimo, un pesante contributo in fatto di ettari percorsi dal fuoco e numero di incendi scoppiati nell'area protetta, si costituiscano prontamente parte civile, se non altro per dare un fermo e chiaro segnale da parte delle forze istituzionali, di condanna di tali atti criminali e per sostenere e rafforzare l'azione penale in atto.

Ci si augura che tale complessa indagine andata così a buon fine sia la capolista di molte altre e che contribuisca a demolire l'abulia di chi vuole che sia impossibile individuare ed assicurare alla giustizia tale fattispecie di criminali. Qui si vuol ribadire che non solo è possibile, ma anche doveroso profondere energie e sforzi in un'azione investigativa che, seppur complessa e difficile, è ampiamente fattibile.

Ai prossimi...

Torna alle NEWS!


Per contattarci