Già in altre parti di questo sito (La pagina del bosco ligure, ad esempio), ci è capitato di trattare del problema delle piante infestanti.
In questa sezione tale aspetto delle problematiche delle nostre aree forestali è trattato con specificità e maggior approfondimento.
Abbiamo l'abitudine di identificare come piante infestanti tutte quelle specie vegetali che invadono i coltivi, i sentieri, le mulattiere,le aree adibite a pascolo, le spallette stradali, autostradali, ferroviarie. In realtà alcune specie legnose come gli arbusti svolgono un ruolo fondamentale come preparatori di comunità di piante in equilibrio con le caratteristiche ambientali del luogo, arricchendo di humus il terreno e favorendo un microambiente meglio protetto pronto ad ospitare le plantule degli alberi, ben inseriti nel dinamismo della vegetazione spontanea.
Purtroppo l'uso del fuoco determina una serie di trasformazioni fisico-chimiche, quali l'innalzamento del PH rendendo il suolo idoneo ad ospitare piante tolleranti e dotate di fusti sotterranei a cui, il passaggio del fuoco, non arreca alcun danno . Tra queste citiamo alcune specie vegetali che possono considerarsi infestanti quali Felci aquiline, Canne, Rovi ed in particolare la Vitalba (clematis vitalba).
foto 1. Il margine di un bosco invaso da vitalbe
Il continuo impiego del fuoco per l'abbruciamento controllato di appezzamenti di terreno specie negli oliveti, nei castagneti, nei vigneti, nelle altre zone agricole, nelle aree prative, lungo i sentieri ha provocato, a completo abbandono di essi, un'invasione delle specie sopra citate, che potranno agire come ulteriori nuclei di ulteriore diffusione grazie ad un completo abbandono delle attività agricole ed a una mancata manutenzione del territorio in generale.
foto 2. Un ex coltivo invaso da vitalbe
Bisogna considerare che nei boschi e negli arbusteti in condizioni
naturali, vi è poca traccia di infestanti, mentre nelle boscaglie degradate,
colpite da attacchi parassitari, percorse periodicamente dal fuoco, fragili
sotto il profilo idrogeologico, utilizzate in maniera indiscriminata senza poi
una periodica manutenzione, vi sono le condizioni affinché questi vegetali
infestanti tendano sempre più a svilupparsi in quanto le superfici coperte da
esse non permettono lo sviluppo di plantule di quegli alberi, che in condizioni
normali verrebbero a colonizzare il sito, essendo favorite, le prime, dalla loro
maggiore capacità e vitalità vegetativa.
Di rado si riscontrano superfici
invase superiori all'ettaro, ma, nell'insieme, le superfici occupate sono
amplissime, in continua espansione. Ne consegue che molte di queste aree
ricoperte in maniera totale dalle infestanti, saranno condannate a rimanere per
tempi lunghissimi privi di copertura arborea.
Particolarmente pericolosa è la situazione delle aree di pendio, ricoperte da infestanti: esse costituiscono punti deboli nell'architettura dei versanti e lungo le sponde dei fiumi dove in caso d'alluvioni possono impedire il normale flusso delle acque accumulando il materiale trascinato dalle correnti.
foto 3. Vitalba in fiore
Per una maggiore conoscenza del problema, abbiamo voluto inserire una breve descrizione delle specie infestanti più comuni e quali sono attualmente le metodologie di lotta per contenere la loro diffusione:
BREVE DESCRIZIONE
Clematis vitalba (vitalba, la
cosiddetta "liana"):
Habitat: in
tutto il territorio italiano. Comunissima, vegeta fino a 1200-1300 metri.
Fusto:pianta
lianosa. Fusto lungo fino a
15metri, a sezione stellata, corteccia giallo-bruna, sfilacciantesi
longitudalmente.
Foglie:
caduche, opposte,con lungo
picciolo, pennate a 3-7 foglioline picciolate, lanceolate o ovali, con margine
intero o lobato.
Propagazione:
specie invadente nei
boschi cedui o diradati, nelle siepi, negli incolti, lungo le spallette
stradali. Il possesso di lunghe reste piumose sui frutti agevola l'opera del
vento nel provvedere alla disseminazione su vaste superfici.In tal modo questa
sorta di flagello vegetale ha ogni agio di espandersi, anche in aree mai
interessate da incendi o dal fuoco controllato.
Metodologie di lotta: estirpazione
manuale o tramite diserbo chimico se per piccoli appezzamenti.
Rubus ulmifolius (rovo comune):
Habitat: Europa
occidentale e centromeridionale. Comunissimo. Colonizza rapidamente qualsiasi
luogo incolto.
Fusto:
sarmentoso,arcuato o strisciante, radicante all'estremità, glabre o con leggera
pubescenza, provvisto sulle coste di robusti aculei(spine).
Foglie:
persistenti,
coriacee,palmate a 3-5 foglioline con pagina superiore glabra e color verdescuro
mentre la pagina inferiore è tormentosa.Il margine è seghettato.
Propagazione:
specie
invadente nei boschi cedui, nelle siepi, negli incolti, lungo le spallette
stradali.
Metodologie
di lotta: estirpazione
manuale o tramite diserbo chimico se per piccoli appezzamenti
Arundo donax (canna):
Habitat: Europa
Meridionale, Italia.
Fusto:
specie con rizomi ingrossati.Fusti eretti, divisi
in nodi e internodi, lignificati alla base.
Foglie:
le foglie hanno una lamina piana, larga,
liscia, verde-glauca.
Propagazione:
si moltiplica per divisione dei rizomi.
Metodologie di lotta: estirpazione
manuale tramite scalzamento.
Impieghi:
utili agli agricoltori per diversi impieghi, dovranno essere contenute nelle
aree agricole e lungo le spallette stradali, scalzandone le parti sotterranee in
modo da evitare una progressiva diffusione.
foto 4. Rovi e canne invadono i bordi di una strada
Pteridium aquilinum
(felce aquilina):
Habitat:frequente
in tutte le regioni italiane, tra il livello del mare, sino a quote di 2000
metri.
Fusto: specie
cosmopolita. Altezza fino a un metro e mezzo, diametro variabile.Pianta munita
di un rizoma allungato, spesso, di colore bruno.
Foglie: le
fronde molto lunghe, che si formano, una distanziata dall'altra, lungo il
rizoma, hanno forma triangolare e sono tri-quadri pennate, coriacee.In autunno
diventano rossastre.
Propagazione:
specie invadente nei pendii erbosi, nei prati,
negli incolti, soprattutto percorsi dal fuoco, suo principale alleato.Questo
vegetale ha invaso molte aree prative montane periodicamente interessate da
incendi o dal pascolo incontrollato.
Metodologie
di lotta: estirpazione
manuale o tramite diserbo chimico. Non usare la pratica dell'abbruciamento. Il
passaggio del fuoco, favorisce il propagarsi della specie!
foto 5. In primo piano la fitta ricrescita
delle felci dopo il passaggio del fuoco
METODOLOGIE DI LOTTA
Le metodologie di lotta sono principalmente due: meccanica o chimica.
La forma comune più usata meccanicamente è quella dell'azione manuale, mentre per quella chimica è il diserbo:
MANUALE:
Contro rovi e vitalbe al taglio
delle parti epigee, dovrà seguire una paziente opera di scalzamento di quelle
ipogee, ripetuta più volte nel tempo, dato che alcune porzioni sotterranee se
non accuratamente eliminate, restano idonee a sviluppare nuovi ricacci
vegetativi. L'intervento andrà effettuato all'inizio della primavera e ripetuto
ad ogni sviluppo di nuove fronde.
DISERBO CHIMICO:
Un'altra forma di lotta impiegata soprattutto
nel comparto agricolo è quella del diserbo. L'impiego dei diserbanti quali
il
glifosate è da utilizzare con cautela su aree di piccole dimensioni.
Il GLIFOSATE, comportamento nel terreno e la sua degradazione.
Il principio attivo è
costituito da un derivato fosfonato della glicina, il glifosate, chimicamente
N-fosfonometilglicina.
Il glifosate è rapidamente assorbito
nel terreno, cioè si lega tramite particolari legami chimico-fisici alle
microscopiche particelle minerali ed organiche presenti nel suolo. Esso tende a
comportarsi come i fosfati inorganici naturalmente presenti nel terreno stesso e
come questi è praticamente immobile e poco soggetto al dilavamento. Questi
legami, pur essendo sufficientemente stabili da impedire il movimento, sia in
senso verticale, sia in senso orizzontale, consentono il rilascio della molecola
in una situazione di costante equilibrio, rendendola gradualmente disponibile
alla degradazione microbica.
RICOSTITUZIONE
Ove sia necessario realizzare una copertura vegetale per evitare fenomeni di erosione e di eventuali insediamenti di specie vegetali infestanti. bisogna tener presente, che dovranno essere operate scelte in armonia con il dinamismo vegetazionale, quindi dovranno essere impiegate specie erbacee, arbustive ed arboree autoctone.