NOZIONI DI SELVICOLTURA
indice:
5) accrescimento e densità dei boschi
7) ricostituzione dei boschi degradati
8) la selvicoltura naturalistica
10) meccanizzazione forestale e loro impiego
Introduzione
La Selvicoltura è la scienza che studia l'impianto e la coltivazione dei boschi.
Si distingue in Selvicoltura Generale ed in Selvicoltura Speciale.
Selvicoltura Generale: studia le relazioni intercorrenti tra il bosco e l'ambiente in cui esso vive, l'evoluzione del bosco, le modalità di impianto, la rinnovazione e la sua utilizzazione.
Selvicoltura Speciale: studia le esigenze ecologiche e le tecniche culturali delle singole specie arboree forestali.
Per uno studio organico e completo, la selvicoltura deve essere studiata in abbinamento ad altre branche delle scienze forestali quali l'Ecologia, la Botanica, la Tecnologia, la Dendrometria, l'Assestamento e l'Economia.
Definizioni:
Bosco: superficie di terreno coperta da piante legnose oppure insieme di più associazioni formate da esseri viventi , animali e vegetali, che si trovano su una superficie di terreno.
Selva: bosco di vaste estensioni.
Foresta: bosco di vaste estensioni oppure bosco naturale.
Macchiatico positivo: quando il guadagno ricavato dal taglio è maggiore delle spese sostenute.
Macchiatico negativo: quando il guadagno ricavato dal taglio è inferiore alle spese sostenute.
Funzione idrogeologica: la copertura vegetale di un bosco difende i terreni dall'erosione, attenua l'impeto dell'acqua allungando il tempo di discesa al suolo e consente una più elevata evaporazione, favorendo anche un assorbimento diretto da parte della vegetazione.
Funzione economica: il prodotto principale del bosco, cioè il legname trova un vasto impiego nell' industria dei mobili, dei cantieri navali, nell'industria cartaria.
Funzione igienica: il bosco svolge una vera e propria funzione di filtraggio dell'aria attraverso le chiome degli alberi. Inoltre assorbe i rumori, contenendo i danni provocati dallo smog.
Funzione climatica: le masse boschive di grandi estensioni possono influenzare la quantità di precipitazioni, la possibilità di ridurre l'evaporazione del suolo e l'intensità luminosa con le chiome.
Funzione estetica e paesaggistica: il bosco è da considerare un elemento insostituibile del paesaggio, un bene pubblico da valorizzare e tutelare anche ai fini turistici.
Una faggeta ad alto fusto. Si noti la copertura che questo tipo di bosco garantisce.
In primo piano, a destra, una pianta segnata con la martellata forestale (segno blu alla sua base, su di una radice e numero sul fusto): questo esemplare è stato destinato ad essere abbattuto (Sassello, primavera 2002).
Si tiene conto della specie legnosa, dell'età e del modo di rinnovarsi.
Boschi artificiali e boschi
naturali:
sono artificiali quei boschi impiantati o
seminati dall'uomo, mentre sono naturali i boschi formatisi senza
l'intervento dell'uomo.
Boschi puri e boschi misti:
si
dicono puri se
formati da una sola specie; misti se
formati da più specie.
Boschi coetanei e boschi
disetanei:
si dicono coetanei
quelli costituiti da piante che hanno
tutte più o meno la stessa età. Si
dicono disetanei
quelli costituiti da piante che hanno età diverse fra di loro.
Per poter impiantare nuovi boschi, per conservare e migliorare quelli esistenti, bisogna conoscere il luogo dove le piante devono vivere, l'insieme dei fattori di un luogo che influenzano un essere vivente. Tutto questo viene definito stazione.Per le piante i fattori più importanti sono tre:
IL CLIMA, IL TERRENO, I FATTORI BIOLOGICI.
IL CLIMA:
- gli elementi del
clima sono:
a) il calore e la temperatura
b) l'umidità
c) la luce
d) il vento
e) la pressione atmosferica e l'evaporazione (elementi di minore importanza)
- Esiste una relazione tra il clima e le realtà vegetazionali tanto da creare delle vere e proprie Zone climatico-forestali (PAVARI)
1) ZONA DEL LAURETUM: tipi di bosco: forteto o macchia mediterranea; pinete; leccete; sugherete; cedui a foglia caduca
2) ZONA DEL CASTANETUM: tipi di bosco: castagneti da frutto; castagneti cedui; cerrete; querce di alto fusto; cedui misti e composti.
3) ZONA DEL FAGETUM: tipi di bosco: faggio di alto fusto; abete bianco di alto fusto; pino laricio di alto fusto; cedui puri o misti di faggio.
4) ZONA DEL PICETUM: tipi di bosco: abete rosso di alto fusto; lariceti; boschi misti.
5) ZONA DELL'ALPINETUM: tipi di bosco: formazioni sparse di pino montano, pino cembro, larice, betulla, ontano verde.
- Altra suddivisione, relazionando l'assetto vegetazionale alla quota altimetrica è quella della Carta della vegetazione reale del Fenaroli:
a) piano basale (corrisponde al lauretum e castanetum).
b) piano montano (corrisponde al fagetum e picetum).
c) piano culminale o cacuminale (corrisponde alla vegetazione di alta montagna non a formazioni boschive ma ad arbusti striscianti, a praterie a zone nivali (alpinetum).
IL TERRENO:
il terreno può essere:
a) ghiaioso e ciottoloso - terreno costituito da particelle grossolane, molto sciolto, permeabile, povero di sostanze nutritive.Trattiene poco l'acqua.
b) sabbioso - terreno costituito da oltre il 60% da sabbia, molto sciolto, permeabile, ricco di silicio.
c) argilloso - terreno costituito da oltre il 20% di argilla. Terreno appiccicoso, diventa durissimo quando è bagnato, si spacca quando asciuga. Asfittico e di difficile lavorabilità.
d) umoso - terreno soffice, permeabile, ricco di sostanze organiche (humus oltre il 20%).
e) medio impasto - il miglior terreno per la maggior parte delle piante, di facile lavorabilità, permeabile, contiene sufficienti sostanze nutritive.
Grado di acidità del terreno:
Acido, Neutro, Alcalino.
Sono acidi i terreni sabbiosi ed umosi.
Sono alcalini (o basici), i terreni su basi calcaree e laviche
I FATTORI BIOLOGICI:
nel terreno vivono miliardi di esseri viventi, animali e vegetali, microrganismi importantissimi per le piante. si possono distinguere in:
animali: di ordini elevati ( insetti, vermi, roditori, ecc..), di ordini inferiori ( nematodi, protozoi, ecc.)
vegetali: alghe, funghi, actinomiceti, schizomiceti.
L'ESIGENZE ED IL TEMPERAMENTO DELLE SPECIE FORESTALI
Si possono distinguere in base a:
Temperatura:
TERMOFILA (preferisce i climi caldi)
MICROTERMA (climi freddi con breve stagione vegetativa)
MESOTERMA (climi temperati)
RUSTICA (sopporta basse temperature)
DELICATA (sensibile alle basse temperature)
Umidità:
XEROFILA (sopporta ambienti siccitosi)
MESOFILA (ambienti umidi e siccitosi)
IGROFILA (ambienti umidi)
Luce:
ELIOFILA O LUCIVAGA (ama la luce)
SCIAFILA o OMBRIVAGA (preferisce l'ombra e cresce sotto le altre piante)
Suolo:
FRUGALE (terreni scarsamente fertili)
ESIGENTE (terreni fertili, profondi e freschi)
Reazione al ph del terreno:
ACIDOFILE: amanti dei terreni acidi;
CALCIOFILE o BASOFILE: amanti dei terreni basici;
INDIFFERENTI;
ALSOFILE: che sopportano la presenza di sale.
L'impianto di nuovi boschi, può effettuarsi mediante semina (seme) diretta o per piantagione (pianta).
Seme: può essere acquistato o ancor meglio raccolto direttamente dal bosco.
Quest'ultima operazione è
consigliabile in quanto viene meno il rischio di introdurre nel terreno
interessato dal rimboschimento, piante non autoctone, cioè non appartenenti al
luogo d'origine.
I semi devono provenire da piante
scelte per la resistenza alle avversità, per le forme, per la precocità e per
l'ottima qualità del prodotto ricavabile.La raccolta dei semi sulle piante,
deve essere eseguita a loro maturazione e prima che avvenga la disseminazione
naturale, fatta eccezione per i semi grossi.
Pianta: si può acquistare presso un vivaio specializzato o allevare in un apposito appezzamento.
E' consigliabile allevare le piante destinate al rimboschimento con il pane di terra, coltivandole in vaso o fitocella.
Preparazione del terreno da rimboschire:
Interventi preparatori:
Decespugliamento, spietramento; se necessarie: eventuali sistemazioni
idraulico forestali, recinzioni o uso di shelter per contenere i danni provocati
dalla fauna selvatica in particolare dagli ungulati.
Lavorazioni e semina:
generalmente si
semina "a spaglio" in autunno o in primavera, su buche, solchi,
piazzole, strisce o gradoni. I semi vengono trattati con sostanze per agevolare
le germinazione o per preservarli da attacchi di parassiti animali e vegetali.
Se viene effettuata in vivaio, si semina a righe o a solchetti ad una distanza
che varia dai 10 ai 25 cm , ad una profondità pari generalmente a 2-3 volte la
dimensione del seme.
Lavorazioni e piantagione:
generalmente
si usano piantine da 2 a 5 anni allevate a radice nuda o in pane di terra (fitocella,
vasi, contenitori di vario tipo anche biodegradabili). E' consigliabile usare
piantine con il pane di terra in quanto sarà più alta la percentuale di attecchimento. Molte specie sia arbustive che arboree vanno direttamente piantate
in fitocella perché sopportano male il trapianto a radice nuda (leccio,
sughera, cipressi, pini, corbezzolo, mirto, lentisco, ecc..). La messa a dimora
dovrà avvenire preparando delle buche di dimensioni che variano rispetto alla
grandezza della pianta. In alcune stazioni si possono impiantare a radice nuda
con il metodo a fessura, cioè vengono collocate in fessura con la zappa
o con la vanga in terreno non lavorato e racchiuso comprimendo il terreno con il
piede.
E' sconsigliata la piantagione in giornate troppo fredde o con forte vento.
Sesti di impianto:
il sesto d'impianto è la disposizione
geometrica che le piantine vengono ad avere sul terreno.
I sesti
di impianto più usati sono: a quadrato, a rettangolo, a triangolo isoscele,
a triangolo equilatero, mentre nelle zone accidentate quali in montagna,
tali disposizioni non vengono in genere osservate.
La distanza tra una pianta e
l'altra non dovrà comunque essere inferiore ai 2 metri e non superiore agli 8
metri.
Cure culturali:
sostituzioni o risarcimenti: si sostituiscono le piantine morte o deperienti.
ripuliture o diserbi: si può effettuare con mezzi meccanici, chimici o manualmente e serve ad allontanare o eliminare le specie vegetali infestanti (esempio il rovo e la vitalba)
sarchiature: serve ad allontanare le specie vegetali infestanti ed a diminuire l'evaporazione del terreno intorno la pianta.
sfollamenti: vengono eliminate le piante in soprannumero (quelle deperienti, scadenti, malate).
ricalzamenti: si provvede ad riempire il terreno intorno il colletto e le radici delle piante scalzate.
innaffiature: vengono effettuate nei periodi caldi i primi 2- 4 anni specialmente negli ambienti mediterranei.
spalcature: vengono eliminati i rami bassi (dai 2 ai 3 palchi).
Operazioni di spalcatura in una pineta di Pino nero |
|
Prima e dopo lo spalco. Si noti l'apertura alla luce del sottobosco. |
potatura secca: vengono eliminati i rami secchi.
spollonatura (nei boschi cedui): tipica dei boschi cedui, vengono eliminati i polloni.
difesa fitosanitaria: quando necessaria, viene effettuata la lotta antiparassitaria.
difesa dal pascolo e dagli incendi: vengono impiegate recinzioni per difendere il rimboschimento dal pascolo e dalla fauna selvatica, specie gli ungulati; vengono realizzati viali parafuoco, ripuliti sentieri e piste di esbosco utili per la difesa dei rimboschimenti dagli incendi.
diradamenti: vengono effettuati dopo 10-20 anni dall'impianto.
Accrescimento e densità dei boschi
Accrescimento: la crescita in altezza, in diametro e volume della pianta.
L'accrescimento longitudinale è dovuto all'allungamento dell'asse principale.
L'accrescimento diametrale è dovuto al cambio che produce annualmente un anello di legno.
L'accrescimento volumetrico è la somma di entrambi.
Cicli vitali di sviluppo delle piante:
1) periodo di seme;
2) periodo di
plantula;
3) periodo giovanile;
4) periodo di fertilità;
5) periodo di
vecchiaia;
6) periodo di decrepitezza.
Cicli vitali di sviluppo del bosco:
1) novelleto: bosco
di giovane età composto da un gran numero di piantine ad elevata
densità.La ramificazione di ogni pianta e disposta fino a terra.
2) perticaia: bosco composto da piantine il cui
accrescimento in altezza è superiore a quello diametrico. I rami bassi di ogni
pianta cominciano a seccare.
3)
bosco adulto: bosco composto da piante che hanno raggiunto
il massimo accrescimento in diametro.
4) bosco maturo: bosco adatto al taglio per età e
dimensione.
5) bosco stramaturo: bosco non ancora utilizzato dopo la
maturità.
Per buona norma selvicolturale, sarebbe opportuno prima di arrivare alle ultime fasi, intervenire con i cosiddetti tagli colturali o intercalari.
Densità dei boschi:
la copertura di un bosco considerando la quantità di piante esistenti per ettaro.
Densità colma se le piante si toccano con le chiome.
Densità normale se le chiome delle piante distano una dall'altra circa un metro.
Densità scarsa se le chiome delle piante distano una dall'altra oltre due metri.
Tagli intercalari o colturali: hanno lo scopo di regolare la densità del bosco e nello stesso tempo di guidare ed accelerare la selezione naturale.
A seconda dell'epoca in cui si effettuano si hanno:
Sfollamenti: consistenti nell'eliminare durante la fase di novelleto le piante in soprannumero e quelle più scadenti.
Sterzature: consistenti nell'eliminare durante la fase di novelleto e perticaia le piante con poco diametro, in modo da impedire l'eccessiva densità che ostacola la crescita in larghezza della pianta.
Ripuliture: consistenti nell'eliminare in autunno o in primavera, le piante secondarie e quelle invadenti.
Cure culturali e Diradamenti:
Durante le
ripuliture, le potature, i tagli di sfollo e di dirado, nel bosco bisogna tener
conto anche del rispetto verso il sottobosco e tutte le specie vegetali ed
animali di minor importanza dal punto di vista economico, che lo abitano, in
quanto svolgono una insostituibile funzione ecologica.
Con i
vari tipi di taglio viene lasciato in bosco il materiale non utilizzato (
frascame, ramaglia). Esso andrà disposto in modo da evitare eventuali pericoli
di incendi. Sarebbe opportuno intervenire con macchine trituratrici o cippatrici
o impiegare biotrituratori.
I diradamenti si hanno durante la fase di bosco adulto e consistono nell'eliminare nel bosco le piante deperienti, difettose, malate, in soprannumero.
Tra i tipi di diradamento ricordiamo:
Diradamento basso o tedesco: si applica alle fustaie di abete e pino eliminando le piante secche, deperienti, aduggiate. Diradamenti precoci e frequenti.
Diradamento danese: si applica nelle faggete per produrre esemplari di grosso diametro in numero di 150-200 per ettaro .
Diradamento di Heck: si applicano potature, ripuliture e diradamenti per favorire le piante più vigorose.
Superdiradamenti o tagli incrementali: si applicano forti diradamenti con lo scopo di selezionare pinte di grosse dimensioni. Da applicare solo nelle stazioni migliori (da evitare lungo i crinali ed i versanti esposti ad avversità meteorologiche).
Per governo di un bosco si intende il modo con cui questo si rinnova. Le due modalità di rinnovazione di un bosco sono a ceduo ed a fustaia.
Per trattamento si intende il tipo di taglio che si effettua in un soprassuolo boschivo per assicurarne la rinnovazione. Il taglio si effettua in base al turno, che è il periodo di tempo che intercorre tra due utilizzazioni del soprassuolo maturo.
Definizioni:
CONVERSIONE: cambio di governo (la conversione da fustaia a ceduo è di norma vietata);
TRASFORMAZIONE: cambio di trattamento.
IL TURNO:
Il turno è l'età in cui si
stabilisce di tagliare il bosco.
Nei boschi coetanei si dice:
turno
fisiocratico
quando si attende che le piante siano completamente mature ed
iniziano ad invecchiare;
turno tecnico quando si vogliono ottenere
determinati assortimenti;
turno economico quando l'incremento della massa
legnosa ha raggiunto il rendimento massimo. Nei boschi disetanei il turno viene
stabilito in base al diametro di recidibilità (al diametro che le
piante hanno raggiunto per essere mature al taglio). I turni per le fustaie sono
lunghi, esclusi per alcune specie coltivate in arboricoltura (conifere, pioppi),
mentre per i cedui variano dai 10 ai 20 anni.
Governo del bosco:
le due fondamentali forme di governo del bosco sono:
la fustaia
il ceduo
La fustaia o bosco d'alto fusto: bosco formato per lo più da piante nate da seme e lasciate crescere fino alla loro maturità. Il bosco si rinnova per seme. Via gamica.
Il ceduo: si interrompe l'accrescimento delle piante con tagli periodici. La rinnovazione del bosco non avviene per germinazioni di semi, ma grazie alla capacità di ricaccio delle ceppaie di alcune piante (via agamica), in pratica ed in misura diversa (elevata, ad esempio per il castagno; assai scarsa nel faggio) tutte le latifoglie ed il Pino delle Canarie, per le conifere. I ricacci si chiamano polloni e possono provenire da due tipi di gemme: quelle proventizie e quelle avventizie:
polloni primari: derivano da gemme proventizie o gemme dormienti. Sono quelle che formano i polloni veri (robusti, saldi, ben attaccati al ceppo della pianta), esistono prima del taglio in quanto sono attaccate al midollo della pianta.
polloni secondari: derivano da gemme avventizie. Sono quelle che si formano al momento del taglio, non sono attaccate al midollo della pianta e formano polloni poco resistenti.
I polloni che si originano dal tronco sono detti "polloni caulinari" mentre quelli che si originano dalle radici vengono chiamati "polloni radicali".
Esempio di ceduo matricinato.
Le matricine sono le piante che si notano in piedi dopo che è stato eseguito il
taglio. A livello del suolo si vedono, somiglianti a cespugli verdi, le ceppaie
che rigettano.
Differenza tra ceduo e fustaia:
sia le fustaie che i cedui possono essere di origine naturale o artificiale. Mentre il governo a ceduo del bosco offre il vantaggio di una rinnovazione più facile e sicura, un reddito più frequente ma di minore entità rispetto la fustaia, lo svantaggio del ceduo è quello di avere una minore difesa del suolo, di un intenso sfruttamento del terreno, di una produzione di legname dal punto di vista qualitativo più povera, di avere piante meno longeve.
Trattamento delle fustaie e del ceduo:
Trattamento delle fustaie:
le principali forme di trattamento delle fustaie sono:
1) a taglio raso: raggiunta la
maturità del bosco, si interviene tagliandolo a raso una sola volta ed il
terreno rimane completamente scoperto.
Si interviene in genere con opere di rimboschimento per assicurare la rinnovazione.
2) a tagli successivi: il bosco
invece di essere tagliato una sola volta, viene tagliato a più riprese.
I tagli, in ordine temporale, sono:
taglio di preparazione: si effettua solamente quando la fustaia è troppo densa. Si interviene praticando un diradamento;
taglio di sementazione: è il primo taglio. Si effettua all'età del turno minimo e coincide con l'età del bosco ed è finalizzato a permettere la sua rinnovazione grazie al rilascio di piante da seme. Si asportano, di preferenza, le piante deperienti, sottomesse, danneggiate o difettose, lasciando come piante da seme gli esemplari migliori e più robusti. Non si dovrebbe asportare più di 1/3 del totale delle piante presenti lasciando una copertura uniforme;
tagli secondari: si procede allo sfoltimento graduale del bosco man mano che si accerta la presenza di novellame sufficiente;
taglio di sgombero: è il taglio finale, come dice il nome, di sgombero delle tagliate. Si effettua solamente quando si sia certi di aver assicurata la rinnovazione del bosco.
I tagli di sementazione, secondari e di sgombero si dicono anche tagli di rinnovazione e si effettuano in un arco di tempo che varia dai 10 ai 30 anni a seconda del tipo di bosco e della stazione.
3) a tagli saltuari: si applica nelle fustaie disetanee, tenendo conto di tagliare in base non a l'età, ma alle dimensioni.
L'eccessiva apertura del bosco, sia nelle
utilizzazioni a ceduo che a fustaia, può portare a gravi danni alle piante
rimanenti a dote del bosco per schianti o ribaltamenti.
Qui si notano piante di faggio schiantate, ribaltate o fortemente piegate, in un
intervento di conversione ad alto fusto (Sassello -SV-, inverno 2001-2002).
Trattamento del ceduo:
e forme di trattamento del ceduo vengono suddivise in :
1) ceduo semplice: il trattamento consiste in un taglio a raso di tutti i polloni una volta che sono maturi.
2) ceduo matricinato: soprassuolo formato da polloni e piante adulte nate da seme. Il trattamento consiste nel lasciare in piedi le piante possibilmente nate da seme con fusto diritto,robuste, belle, grandi, sane. Queste forniranno una riserva di seme e garantiranno oltre che la rinnovazione agamica dei polloni nati dalle ceppaie, anche quella gamica, da seme.
3) ceduo composto: sia ha sullo
stesso terreno sia la fustaia, composta da matricine che il ceduo (polloni). Per
la presenza dei due tipi di governo contemporaneamente si può considerare,
oltre che una forma di trattamento, anche una forma di governo.
Si adatta bene alle specie quercine e, a seconda della prevalenza del ceduo o
della fustaia, si parla di ceduo sotto fustaia o di fustaia sotto
ceduo.
Le matricine cadono a 4T (quattro volte il turno).
4) ceduo a sterzo o dirado o
taglio della formica: ceduo
disetaneo con polloni su ogni ceppaia di diversa età. E' l'equivalente del
trattamento a tagli saltuari dell'alto fusto. Sulla stessa ceppaia sono presenti
polloni di età differente perché, nel periodo di tempo di un turno, si torna a
tagliare per tre volte ottenendo, alla fine polloni dell'età di 1/3 del turno,
di 2/3 del turno e dell'età stessa del turno. Ogni volta che si torna a
tagliare (l'intervallo tra un taglio e l'altro è detto periodo di curazione)
si abbattono solamente questi ultimi, eliminando tutt'al più qualche pollone
soprannumero o difettoso. Ne và da se che, ad ogni taglio, si abbattono circa
un terzo del totale dei polloni presenti sulla pianta.
E' un trattamento adatto a piante con scarsa capacità pollonifera, quali il
faggio.
5) ceduo a capitozza: si adopera specialmente per le alberature stradali di pioppi, salici, aceri e si ottiene recidendo le piante ad una certa altezza, stimolando la fuoriuscita di polloni.
6) ceduo a sgamollo: si tagliano periodicamente i rami laterali della pianta lasciando quasi sempre intatta la cima.
Le prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale stabiliscono per ogni Regione italiana i turni minimi per i cedui delle specie legnose più importanti.
Bisogna tener conto che di solito il ceduo perde la facoltà pollonifera dopo i 60-80 anni d'età.
Ricostituzione dei boschi degradati
Si considerano boschi "degradati", tutti quei boschi che si presentano in cattive condizioni di vegetazione. I boschi di alto fusto o i cedui degradati, si riconoscono per la scarsa densità delle piante e per la scarsa fertilità del terreno.
Cause della degradazione:
1) tagli irrazionali e cattive forme di esbosco.
2) pascolo eccessivo.
3) incendi
4) parassiti animali e vegetali
5) avversità meteorologiche
6) tecniche colturali errate
Fustaia di faggio fortemente danneggiata da galaverna. Si notino i numerosi schianti.
Ricostituzione dei boschi degradati:
1) per le sole latifoglie effettuare tagli con lo scopo di ottenere nuovi ricacci vegetativi mediante:
succissione o taglio a raso: questo tipo di taglio si fa sul colletto della ceppaia con lo scopo di stimolare maggiormente i ricacci vegetativi di nuovi polloni, operando a livello del terreno.
tramarratura o taglio tra la due terre: questo tipo di taglio si effettua sulle ceppaie deperienti, operando un paio di cm sotto il livello del terreno.
propagginatura: consiste nel piegare o interrare polloni sottili, lunghi e flessibili ad una profondità di 30-40 cm a monte dei terreni in pendio, lasciando fuori terra il cimale e pochi rametti del pollone.
talee:questa tecnica di moltiplicazione vegetativa consiste nell'interrare pezzi di rami ad una profondità di 30-40 cm e lasciando spuntare dal terreno alcune gemme. Le talee radicate si chiameranno barbatelle.
riceppatura: consiste nel praticare nei ceppi tagli energici abbassandoli per stimolare il ricaccio di polloni.
2) conversione: cambiamento della forma di governo. Essa può essere
di cedui semplici in cedui composti: questa conversione si effettua rilasciando all'atto del taglio del ceduo, un'abbondante matricinatura. Di solito si rilasciano 150-200 piante chiamate "allievi" per ettaro (ha). Queste col passar del tempo formeranno le nuove matricine e le future fustaie mentre le altre formeranno il ceduo.
di cedui in fustaie coetanee: la conversione da ceduo in fustaia è molto lunga e complessa e di solito avviene con tagli intervallati ogni 10-15 anni e può essere effettuata in vari metodi anche con il passaggio dal ceduo composto, ma attualmente vengono adottate due metodologie:
la matricinatura estensiva: consiste nell'abbondante rilascio di perticaie (dovrà essere effettuato in cedui con età superiore al turno). Successivamente si effettuano i diradamenti come in un normale bosco coetaneo finché non entra in rinnovazione.La forma di rinnovazione prescelta è sempre quella dei tagli successivi.
l'invecchiamento naturale: consiste nel lasciarlo invecchiare fino a quando cesserà l'attività pollonifera. Si procede poi a tagli successivi,ogni 8-15 anni analoghi ai diradamenti operando sulle matricine più vecchie, ramose, deperienti mentre la disseminazione sarà assicurata dalle matricine del ceduo lasciate i piedi. Tale periodo di rinnovazione dura dai 10-30 anni, dopodiché di effettuano tagli di sgombero del ceduo. La durata di conversione oscilla tra i 70 e 90 anni.
di cedui composti in
fustaie: le maggiori difficoltà della conversione dal ceduo composto in
fustaia, possiamo trovarla nel reclutare e dosare nella giusta densità
il numero di allievi e matricine. Solo partendo da un'abbondante
matricinatura iniziale, sarà possibile fare una buona selezione,
rilasciando le piante migliori. In caso contrario si potrà ricorrere
anche all'uso di polloni, scelti fra quelli più robusti.
conversione da fustaia a
ceduo: è vietata dalle Prescrizioni
di Massima e di Polizia Forestale. SOLO per i castagneti da frutto affetti da
cancro può essere applicata una conversione da fustaia in ceduo .In
questo caso per ottenere una densità normale, bisognerà provvedere a
colmare le eventuali radure con semine, piantagioni o propaggini.
3) Latifogliamento: con inserimento di latifoglie in boschi puri di conifere. Per evitare il soffocamento dei semenzali trapiantati, occorrerà effettuare ripetuti diradamenti e possibilmente eseguire piantagioni a gruppi.
Il bosco è sempre stato oggetto
di un notevole ed intenso sfruttamento. In Italia, a partire dagli anni
cinquanta, a seguito del progressivo abbandono della campagna, con la
conseguente diminuzione delle attività legate alla pastorizia e alla zootecnia, il
bosco ha ricominciato a rivivere un momento di sorprendente recupero.
Ma se da un
lato il bosco ha recuperato dal lato quantitativo, dall'altro, ha subito nuovi tipi di aggressioni causate da un nuovo modello incontrollato di
sviluppo economico.
Il bosco va visto quindi non solo come un ricco patrimonio da
sfruttare o come un prezioso bene sociale di cui godere, ma anche come una
ricchezza collettiva da tutelare, controllandone attentamente la salute e
lo sviluppo.
Da qui nasce la selvicoltura naturalistica, che posa su
basi scientifiche, ed è così definita perché opera assecondando, senza
forzature, i processi evolutivi naturali. Essa favorisce, con interventi
puntuali di taglio, il processo di perpetuazione del bosco nei tempi e nei
luoghi in cui esso si manifesta spontaneamente.
Scopo primario, comunque resta
l'utilizzazione della produzione legnosa, ma se il taglio, viene eseguito
secondo precise regole scientifiche, l'effetto ottenuto è prevalentemente
biologico e di miglioramento colturale.
Mentre la Selvicoltura tradizionale esalta
sopratutto l'azione protettiva, idrogeologica del bosco, quella industriale o
propriamente chiamata ARBORICOLTURA DA LEGNO esalta in particolare quella
economica e produttiva.
Questo tipo di coltivazione detta anche
Selvicoltura Agronomica si insedia prevalentemente nei terreni agrari incolti.
Le specie maggiormente coltivate a questi fini sono:
CONIFERE:
Abete
Pino
Larice
Cipresso
Cedro.
LATIFOGLIE:
Pioppo
Eucalitto
Ontano
Platano
Quercia
Ciliegio
Frassino
Meccanizzazione forestale e suo impiego
In campo forestale si può scegliere tra la meccanizzazione intermedia e quella avanzata.
Meccanizzazione intermedia: è una meccanizzazione semplice, basata sulle attrezzature già disponibili in agricoltura, quali la motosega, il trattore, il rimorchio, il verricello.
Meccanizzazione avanzata: è una meccanizzazione che utilizza costose attrezzature, capaci di raggiungere più elevate capacità rispetto alla meccanizzazione intermedia. Le più importanti sono la gru idraulica, la sramatrice, la abbattitrice, il trattore articolato, la scortecciatrice, l'appuntapali, la gru a cavo, la segheria mobile, i decespugliatori forestali.
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anno |
Guida all'uso della motosega |
Baldini Fabbri |
Edagricole |
88 |
1985 |
Assestamento forestale |
G. Bernetti |
Ediz. Dream Italia |
263 |
1989 |
Conservazione del suolo e meccanizzazione nelle attività di rimboschimento |
S. Lucci |
Saf Encc |
96 |
1993 |
Guida al bosco di montagna |
Reisigl Keller |
Zanichelli |
144 |
1998 |
Le utilizzazioni forestali |
G. Hippoliti |
Ediz. Cusl |
111 |
1994 |
Selvicoltura e dendrometria |
A. Lazzara |
Ediz. Dream |
225 |
1998 |
Selvicoltura speciale |
G. Bernetti |
Ediz. Utet |
415 |
1995 |
Tecnologia forestale |
R. Cividini |
Edagricole |
463 |
1983 |
Guida alle vegetazioni d'europa |
O.Polunin |
Zanichelli ediz. |
232 |
1992 |
Il manuale del forestale |
F.Bernardini |
Luigi Parma ediz. |
569 |
1987 |
la macchia mediterranea |
G.L. Osti |
Mursia edit. |
191 |
1986 |
la flora mediterranea |
E.Banfi |
De Agostini edit. |
320 |
1998 |
Alterazioni ambientali ed effetti sulle piante |
C.Ferrari |
Edagricole |
296 |
1994 |
Meccanizzazione forestale intermedia |
R.Spinelli |
Edagricole |
162 |
2000 |
Principali latifoglie da legno |
S.A.F. |
E.N.C.C. |
80 |
1990 |
Conifere |
S.A.F. |
E.N.C.C. |
109 |
1992 |
Pioppi |
S.A.F. |
E.N.C.C. |
94 |
1994 |
Conifere |
Min. Politiche Agricole e Forestali - Collana Verde - |
V. Perrone |
300 |
2000 |
Il lavoro nella selvicoltura |
A.Benassi |
Accademia Scienze Forestali |
166 |
1985 |
Selvicoltura generale |
M. Cappelli |
Edagricole |
390 |
1991 |
Vivaistica forestale |
A.Gradi |
Edagricolei |
566 |
1994 |
Norme fondamentali per l'operatore boschivo, regole pratiche per l'operatore boschivo |
A.
Cerise |
Reg. Aut. Valle d'Aosta, Ass. agric. e foreste, Servizio selvicoltura difesa e gestione del patrimonio forestale |
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