NOZIONI DI SELVICOLTURA


indice:

1) il bosco e le sue funzioni 

2) classificazione dei boschi

3) impianto del bosco

4) il rimboschimento

5) accrescimento e densità dei boschi

6) governo e trattamento

7) ricostituzione dei boschi degradati 

8) la selvicoltura naturalistica 

9) arboricoltura da legno 

10) meccanizzazione forestale e loro impiego

11) bibliografia essenziale


Introduzione

La Selvicoltura è la scienza che studia l'impianto e la coltivazione dei boschi.

Si distingue in Selvicoltura Generale ed in Selvicoltura Speciale.

Selvicoltura Generale: studia le relazioni intercorrenti tra il bosco e l'ambiente in cui esso vive, l'evoluzione del bosco, le modalità di impianto, la rinnovazione e la sua utilizzazione.

Selvicoltura Speciale: studia le esigenze ecologiche e le tecniche culturali delle singole specie arboree forestali.

Per uno studio organico e completo, la selvicoltura deve essere studiata in abbinamento ad altre branche delle scienze forestali quali l'Ecologia, la Botanica, la Tecnologia, la Dendrometria, l'Assestamento e l'Economia.

Definizioni:

Bosco: superficie di terreno coperta da piante legnose oppure insieme di più associazioni formate da esseri viventi , animali e vegetali, che si trovano su una superficie di terreno.

Selva: bosco di vaste estensioni.

Foresta: bosco di vaste estensioni oppure bosco naturale.

Macchiatico positivo: quando il guadagno ricavato dal taglio è maggiore delle spese sostenute.

Macchiatico negativo: quando il guadagno ricavato dal taglio è inferiore alle spese sostenute.


Il bosco e le sue funzioni 

Funzione idrogeologica: la copertura vegetale di un bosco difende i terreni dall'erosione, attenua l'impeto dell'acqua allungando il tempo di discesa al suolo e consente una più elevata evaporazione, favorendo anche un assorbimento diretto da parte della vegetazione.  

Funzione economica: il prodotto principale del bosco, cioè il legname trova un vasto impiego nell' industria dei mobili, dei cantieri navali, nell'industria cartaria. 

Funzione igienica: il bosco svolge una vera e propria funzione di filtraggio dell'aria attraverso le chiome degli alberi. Inoltre assorbe i rumori, contenendo i danni provocati dallo smog.

Funzione climatica: le masse boschive di grandi estensioni possono influenzare la quantità di precipitazioni, la possibilità di ridurre l'evaporazione del suolo e l'intensità luminosa con le chiome.

Funzione estetica e paesaggistica: il bosco è da considerare un elemento insostituibile del paesaggio, un bene pubblico da valorizzare e tutelare anche ai fini turistici. 

Una faggeta ad alto fusto. Si noti la copertura che questo tipo di bosco garantisce.

In primo piano, a destra, una pianta segnata con la martellata forestale (segno blu alla sua base, su di una radice e numero sul fusto): questo esemplare è stato destinato ad essere abbattuto (Sassello, primavera 2002). 


Classificazione dei boschi

Si tiene conto della specie legnosa, dell'età e del modo di rinnovarsi.

Boschi artificiali e boschi naturali: 
sono artificiali quei boschi impiantati o seminati dall'uomo, mentre sono naturali i boschi formatisi senza l'intervento dell'uomo.

Boschi puri e boschi misti: 
si dicono puri se formati da una sola specie; misti se formati da più specie.

Boschi coetanei e boschi disetanei: 
si dicono coetanei quelli costituiti da piante che hanno tutte più o meno la stessa età. Si dicono disetanei quelli costituiti da piante che hanno età diverse fra di loro.


Impianto del bosco

Per poter impiantare nuovi boschi, per conservare e migliorare quelli esistenti, bisogna conoscere il luogo dove le piante devono vivere, l'insieme dei fattori di un luogo che influenzano un essere vivente. Tutto questo viene definito stazione.Per le piante i fattori più importanti sono tre:

IL CLIMA, IL TERRENO, I FATTORI BIOLOGICI.

IL CLIMA:

- gli elementi del clima sono: 
a) il calore e la temperatura

b) l'umidità

c) la luce

d) il vento

e) la pressione atmosferica e l'evaporazione (elementi di minore importanza)

- Esiste una relazione tra il clima e le realtà vegetazionali tanto da creare delle vere e proprie Zone climatico-forestali (PAVARI)

1) ZONA DEL LAURETUM: tipi di bosco: forteto o macchia mediterranea; pinete; leccete; sugherete; cedui a foglia caduca

2) ZONA DEL CASTANETUM: tipi di bosco: castagneti da frutto; castagneti cedui; cerrete; querce di alto fusto; cedui misti e composti. 

3) ZONA DEL FAGETUM: tipi di bosco: faggio di alto fusto; abete bianco di alto fusto; pino laricio di alto fusto; cedui puri o misti di faggio.

4) ZONA DEL PICETUM: tipi di bosco: abete rosso di alto fusto; lariceti; boschi misti. 

5) ZONA DELL'ALPINETUM: tipi di bosco: formazioni sparse di pino montano, pino cembro, larice, betulla, ontano verde.

- Altra suddivisione, relazionando l'assetto vegetazionale alla quota altimetrica è quella della Carta della vegetazione reale del Fenaroli:

a) piano basale (corrisponde al lauretum e castanetum).

b) piano montano (corrisponde al fagetum e picetum).

c) piano culminale o cacuminale (corrisponde alla vegetazione di alta montagna non a formazioni boschive ma ad arbusti striscianti, a praterie a zone nivali (alpinetum).   

 

IL TERRENO:

il terreno può essere:

a) ghiaioso e ciottoloso - terreno costituito da particelle grossolane, molto sciolto, permeabile, povero di sostanze nutritive.Trattiene poco l'acqua.

b) sabbioso - terreno costituito da oltre il 60% da sabbia, molto sciolto, permeabile, ricco di silicio.

c) argilloso - terreno costituito da oltre il 20% di argilla. Terreno appiccicoso, diventa durissimo quando è bagnato, si spacca quando asciuga. Asfittico e di difficile lavorabilità.

d) umoso - terreno soffice, permeabile, ricco di sostanze organiche (humus oltre il 20%).

e) medio impasto - il miglior terreno per la maggior parte delle piante, di facile lavorabilità, permeabile, contiene sufficienti sostanze nutritive. 

Grado di acidità del terreno: Acido, Neutro, Alcalino
Sono acidi i terreni sabbiosi ed umosi.
Sono alcalini (o basici), i terreni su basi calcaree e laviche 

 

I FATTORI BIOLOGICI:

nel terreno vivono miliardi di esseri viventi, animali e vegetali, microrganismi importantissimi per le piante. si possono distinguere in:

animali: di ordini elevati ( insetti, vermi, roditori, ecc..), di ordini inferiori ( nematodi, protozoi, ecc.)

vegetali: alghe, funghi, actinomiceti, schizomiceti.

 

L'ESIGENZE ED IL TEMPERAMENTO DELLE SPECIE FORESTALI

Si possono distinguere in base a:

Temperatura:

Umidità:

Luce:

Suolo:

Reazione al ph del terreno: 


Il rimboschimento

L'impianto di nuovi boschi, può effettuarsi mediante semina (seme) diretta o per piantagione (pianta)

Seme: può essere acquistato o ancor meglio raccolto direttamente dal bosco.

Quest'ultima operazione è consigliabile in quanto viene meno il rischio di introdurre nel terreno interessato dal rimboschimento, piante non autoctone, cioè non appartenenti al luogo d'origine. 
I semi devono provenire da piante scelte per la resistenza alle avversità, per le forme, per la precocità e per l'ottima qualità del prodotto ricavabile.La raccolta dei semi sulle piante, deve essere eseguita a loro maturazione e prima che avvenga la disseminazione naturale, fatta eccezione per i semi grossi. 

Pianta: si può acquistare presso un vivaio specializzato o allevare in un apposito appezzamento.

E' consigliabile allevare le piante destinate al rimboschimento con il pane di terra, coltivandole in vaso o fitocella.

Preparazione del terreno da rimboschire:

Interventi preparatori:
Decespugliamento, spietramento; se necessarie: eventuali sistemazioni idraulico forestali, recinzioni o uso di shelter per contenere i danni provocati dalla fauna selvatica in particolare dagli ungulati. 

Lavorazioni e semina:
generalmente si semina  "a spaglio" in autunno o in primavera, su buche, solchi, piazzole, strisce o gradoni. I semi vengono trattati con sostanze per agevolare le germinazione o per preservarli da attacchi di parassiti animali e vegetali. Se viene effettuata in vivaio, si semina a righe o a solchetti ad una distanza che varia dai 10 ai 25 cm , ad una profondità pari generalmente a 2-3 volte la dimensione del seme.

Lavorazioni e piantagione:
generalmente si usano piantine da 2 a 5 anni allevate a radice nuda o in pane di terra (fitocella, vasi, contenitori di vario tipo anche biodegradabili). E' consigliabile usare piantine con il pane di terra in quanto sarà più alta la percentuale di attecchimento. Molte specie sia arbustive che arboree vanno direttamente piantate in fitocella perché sopportano male il trapianto a radice nuda (leccio, sughera, cipressi, pini, corbezzolo, mirto, lentisco, ecc..). La messa a dimora dovrà avvenire preparando delle buche di dimensioni che variano rispetto alla grandezza della pianta. In alcune stazioni si possono impiantare a radice nuda con il metodo a fessura, cioè vengono collocate in fessura con la zappa o con la vanga in terreno non lavorato e racchiuso comprimendo il terreno con il piede. 

E' sconsigliata la piantagione in giornate troppo fredde o con forte vento. 

Sesti di impianto:
il sesto d'impianto è la disposizione geometrica che le piantine vengono ad avere sul terreno.
I sesti di impianto più usati sono: a quadrato, a rettangolo, a triangolo isoscele, a triangolo equilatero, mentre nelle zone accidentate quali in montagna, tali disposizioni non vengono in genere osservate.
La distanza tra una pianta e l'altra non dovrà comunque essere inferiore ai 2 metri e non superiore agli 8 metri.

Cure culturali: 

sostituzioni o risarcimenti: si sostituiscono le piantine morte o deperienti.

ripuliture o diserbi: si può effettuare con mezzi meccanici, chimici o manualmente e serve ad allontanare o eliminare le specie vegetali infestanti (esempio il rovo e la vitalba)

sarchiature: serve ad allontanare le specie vegetali infestanti ed a diminuire l'evaporazione del terreno intorno la pianta.  

sfollamenti: vengono eliminate le piante in soprannumero (quelle deperienti, scadenti, malate).

ricalzamenti: si provvede ad riempire il terreno intorno il colletto e le radici delle piante scalzate.

innaffiature: vengono effettuate nei periodi caldi i primi 2- 4 anni specialmente negli ambienti mediterranei.

spalcature: vengono eliminati i rami bassi (dai 2 ai 3 palchi). 

Operazioni di spalcatura in una pineta di Pino nero

Prima e dopo lo spalco. Si noti l'apertura alla luce del sottobosco.

potatura secca: vengono eliminati i rami secchi.

spollonatura (nei boschi cedui): tipica dei boschi cedui, vengono eliminati i polloni.

difesa fitosanitaria: quando necessaria, viene effettuata la lotta antiparassitaria.

difesa dal pascolo e dagli incendi: vengono impiegate recinzioni per difendere il rimboschimento dal pascolo e dalla fauna selvatica, specie gli ungulati; vengono realizzati viali parafuoco, ripuliti sentieri e piste di esbosco utili per la difesa dei rimboschimenti dagli incendi.

diradamenti: vengono effettuati dopo 10-20 anni dall'impianto.


Accrescimento e densità dei boschi

Accrescimento: la crescita in altezza, in diametro e volume della pianta.

L'accrescimento longitudinale è dovuto all'allungamento dell'asse principale.

L'accrescimento diametrale è dovuto al cambio che produce annualmente un anello di legno.

L'accrescimento volumetrico è la somma di entrambi. 

Cicli vitali di sviluppo delle piante:

1) periodo di seme;
2) periodo di plantula;
3) periodo giovanile;
4) periodo di fertilità;
5) periodo di vecchiaia;
6) periodo di decrepitezza. 

Cicli vitali di sviluppo del bosco:

1) novelleto: bosco di giovane età  composto da un gran numero di piantine ad elevata densità.La ramificazione di ogni pianta e disposta fino a terra.
2) perticaia: bosco composto da piantine il cui accrescimento in altezza è superiore a quello diametrico. I rami bassi di ogni pianta cominciano a seccare. 
3) bosco adulto: bosco composto da piante che hanno raggiunto il massimo accrescimento in diametro. 
4) bosco maturo: bosco adatto al taglio per età e dimensione.
5) bosco stramaturo: bosco non ancora utilizzato dopo la maturità.
 

Per buona norma selvicolturale, sarebbe opportuno prima di arrivare alle ultime fasi, intervenire con i cosiddetti tagli colturali o intercalari.

Densità dei boschi:

la copertura di un bosco considerando la quantità di piante esistenti per ettaro.

Densità colma se le piante si toccano con le chiome. 

Densità normale se le chiome delle piante distano una dall'altra circa un metro. 

Densità scarsa se le chiome delle piante distano una dall'altra oltre due metri.

Tagli intercalari o colturali: hanno lo scopo di regolare la densità del bosco e nello stesso tempo di guidare ed accelerare la selezione naturale.

A seconda dell'epoca in cui si effettuano si hanno:

           Cure culturali e Diradamenti:

Durante le ripuliture, le potature, i tagli di sfollo e di dirado, nel bosco bisogna tener conto anche del rispetto verso il sottobosco e tutte le specie vegetali ed animali di minor importanza dal punto di vista economico, che lo abitano, in quanto svolgono una insostituibile funzione ecologica.
Con i vari tipi di taglio viene lasciato in bosco il materiale non utilizzato ( frascame, ramaglia). Esso andrà disposto in modo da evitare eventuali pericoli di incendi. Sarebbe opportuno intervenire con macchine trituratrici o cippatrici o impiegare biotrituratori. 

I diradamenti si hanno durante la fase di bosco adulto e consistono nell'eliminare nel bosco le piante deperienti, difettose, malate, in soprannumero.

Tra i tipi di diradamento ricordiamo:

Diradamento basso o tedesco: si applica alle fustaie di abete e pino eliminando le piante secche, deperienti, aduggiate. Diradamenti precoci e frequenti.

Diradamento danese: si applica nelle faggete per produrre esemplari di grosso diametro in numero di 150-200 per ettaro .

Diradamento di Heck: si applicano potature, ripuliture e diradamenti per favorire le piante più vigorose.

Superdiradamenti o tagli incrementali: si applicano forti diradamenti con lo scopo di selezionare pinte di grosse dimensioni. Da applicare solo nelle stazioni migliori (da evitare lungo i crinali ed i versanti esposti ad avversità meteorologiche).


Governo e trattamento

Per governo di un bosco si intende il modo con cui questo si rinnova. Le due modalità di rinnovazione di un bosco sono a ceduo ed a fustaia.

Per trattamento si intende il tipo di taglio che si effettua in un soprassuolo boschivo per assicurarne la rinnovazione. Il taglio si effettua in base al turno, che è il periodo di tempo che intercorre tra due utilizzazioni del soprassuolo maturo.

Definizioni:

CONVERSIONE: cambio di governo (la conversione da fustaia a ceduo è di norma vietata);

TRASFORMAZIONE: cambio di trattamento.

IL TURNO: Il turno è l'età in cui si stabilisce di tagliare il bosco.
Nei boschi coetanei si dice:

turno fisiocratico quando si attende che le piante siano completamente mature ed iniziano ad invecchiare;
turno tecnico
quando si vogliono ottenere determinati assortimenti; 
turno economico
quando l'incremento della massa legnosa ha raggiunto il rendimento massimo. Nei boschi disetanei il turno viene stabilito in base al diametro di recidibilità  (al diametro che le piante hanno raggiunto per essere mature al taglio). I turni per le fustaie sono lunghi, esclusi per alcune specie coltivate in arboricoltura (conifere, pioppi), mentre per i cedui variano dai 10 ai 20 anni.    

 

Governo del bosco: 

le due fondamentali forme di governo del bosco sono:

La fustaia o bosco d'alto fusto: bosco formato per lo più da piante nate da seme e lasciate crescere fino alla loro maturità. Il bosco si rinnova per seme. Via gamica.

Il ceduo: si interrompe l'accrescimento delle piante con tagli periodici.  La rinnovazione del bosco non avviene per germinazioni di semi, ma grazie alla capacità di ricaccio delle ceppaie di alcune piante (via agamica), in pratica ed in misura diversa (elevata, ad esempio per il castagno; assai scarsa nel faggio) tutte le latifoglie ed il Pino delle Canarie, per le conifere. I ricacci si chiamano polloni e possono provenire da due tipi di gemme: quelle proventizie e quelle avventizie:  

polloni primari: derivano da gemme proventizie o gemme dormienti. Sono quelle che formano i polloni veri (robusti, saldi, ben attaccati al ceppo della pianta), esistono prima del taglio in quanto sono attaccate al midollo della pianta. 

polloni secondari: derivano da gemme avventizie. Sono quelle che si formano al momento del taglio, non sono attaccate al midollo della pianta e formano polloni poco resistenti.  

I polloni che si originano dal tronco sono detti "polloni caulinari" mentre quelli che si originano dalle radici vengono chiamati "polloni radicali".


Esempio di ceduo matricinato.
Le matricine sono le piante che si notano in piedi dopo che è stato eseguito il taglio. A livello del suolo si vedono, somiglianti a cespugli verdi, le ceppaie che rigettano.

Differenza  tra ceduo e fustaia: 

sia le fustaie che i cedui possono essere di origine naturale o artificiale. Mentre il governo a ceduo del bosco offre il vantaggio di una rinnovazione più facile e sicura, un reddito più frequente ma di minore entità rispetto la fustaia, lo svantaggio del ceduo è quello di avere una minore difesa del suolo, di un intenso sfruttamento del terreno, di una produzione di legname dal punto di vista qualitativo più povera, di avere piante meno longeve. 

Trattamento delle fustaie e del ceduo:

Trattamento delle fustaie: 

le principali forme di trattamento delle fustaie sono: 

1) a taglio raso: raggiunta la maturità del bosco, si interviene tagliandolo a raso una sola volta ed il terreno rimane completamente scoperto. 
Si interviene in genere con opere di rimboschimento per assicurare la rinnovazione. 

2) a tagli successivi: il bosco invece di essere tagliato una sola volta, viene tagliato a più riprese.
I tagli, in ordine temporale, sono:

  1. taglio di preparazione: si effettua solamente quando la fustaia è troppo densa. Si interviene praticando un diradamento;

  2. taglio di sementazione: è il primo taglio. Si effettua all'età del turno minimo e coincide con l'età del bosco ed è finalizzato a permettere la sua rinnovazione grazie al rilascio di piante da seme. Si asportano, di preferenza, le piante deperienti, sottomesse, danneggiate o difettose, lasciando come piante da seme gli esemplari migliori e più robusti. Non si dovrebbe asportare più di 1/3 del totale delle piante presenti lasciando una copertura uniforme;

  3. tagli secondari: si procede allo sfoltimento graduale del bosco man mano che si accerta la presenza di novellame sufficiente;

  4. taglio di sgombero: è il taglio finale, come dice il nome, di sgombero delle tagliate. Si effettua solamente quando si sia certi di aver assicurata la rinnovazione del bosco.

I tagli di sementazione, secondari e di sgombero si dicono anche tagli di rinnovazione e si effettuano in un arco di tempo che varia dai 10 ai 30 anni a seconda del tipo di bosco e della stazione.

3) a tagli saltuari: si applica nelle fustaie disetanee, tenendo conto di tagliare in base non a l'età, ma alle dimensioni. 


L'eccessiva apertura del bosco, sia nelle utilizzazioni a ceduo che a fustaia, può portare a gravi danni alle piante rimanenti a dote del bosco per schianti o ribaltamenti.
Qui si notano piante di faggio schiantate, ribaltate o fortemente piegate, in un intervento di conversione ad alto fusto (Sassello -SV-, inverno 2001-2002).

Trattamento del ceduo:

e forme di trattamento del ceduo vengono suddivise in :

1) ceduo semplice: il trattamento consiste in un taglio a raso di tutti i polloni una volta che sono maturi. 

2) ceduo matricinato: soprassuolo formato da polloni e piante adulte nate da seme. Il trattamento consiste nel lasciare in piedi le piante possibilmente nate da seme con fusto  diritto,robuste, belle, grandi, sane. Queste forniranno una riserva di seme e garantiranno oltre che la rinnovazione agamica dei polloni nati dalle ceppaie, anche quella gamica, da seme.

3) ceduo composto: sia ha sullo stesso terreno sia la fustaia, composta da matricine che il ceduo (polloni). Per la presenza dei due tipi di governo contemporaneamente si può considerare, oltre che una forma di trattamento, anche una forma di governo.
Si adatta bene alle specie quercine e, a seconda della prevalenza del ceduo o della fustaia, si parla di ceduo sotto fustaia o di fustaia sotto ceduo.
Le matricine cadono a 4T (quattro volte il turno).

4) ceduo a sterzo o dirado o taglio della formica: ceduo disetaneo con polloni su ogni ceppaia di diversa età. E' l'equivalente del trattamento a tagli saltuari dell'alto fusto. Sulla stessa ceppaia sono presenti polloni di età differente perché, nel periodo di tempo di un turno, si torna a tagliare per tre volte ottenendo, alla fine polloni dell'età di 1/3 del turno, di 2/3 del turno e dell'età stessa del turno. Ogni volta che si torna a tagliare (l'intervallo tra un taglio e l'altro è detto periodo di curazione) si abbattono solamente questi ultimi, eliminando tutt'al più qualche pollone soprannumero o difettoso. Ne và da se che, ad ogni taglio, si abbattono circa un terzo del totale dei polloni presenti sulla pianta.
E' un trattamento adatto a piante con scarsa capacità pollonifera, quali il faggio.

5) ceduo a capitozza: si adopera specialmente per le alberature stradali di pioppi, salici, aceri e si ottiene recidendo le piante ad una certa altezza, stimolando la fuoriuscita di polloni.

6) ceduo a sgamollo: si tagliano periodicamente i rami laterali della pianta lasciando quasi sempre intatta la cima.

Le prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale stabiliscono per ogni Regione italiana i turni minimi per i cedui delle specie legnose più importanti. 

Bisogna tener conto che di solito il ceduo perde la facoltà pollonifera dopo i 60-80 anni d'età.


Ricostituzione dei boschi degradati 

Si considerano boschi "degradati", tutti quei boschi che si presentano in cattive condizioni di vegetazione. I boschi di alto fusto o i cedui degradati, si riconoscono per la scarsa densità delle piante e per la scarsa fertilità del terreno.

Cause della degradazione:

1) tagli irrazionali e cattive forme di esbosco.

2) pascolo eccessivo.

3) incendi

4) parassiti animali e vegetali

5) avversità meteorologiche

6) tecniche colturali errate

Fustaia di faggio fortemente danneggiata da galaverna. Si notino i numerosi schianti.

Ricostituzione dei boschi degradati:

1) per le sole latifoglie effettuare tagli con lo scopo di ottenere nuovi ricacci vegetativi mediante:

2) conversione: cambiamento della forma di governo. Essa può essere 

3) Latifogliamento:  con inserimento di latifoglie in boschi puri di conifere. Per evitare il soffocamento dei semenzali trapiantati, occorrerà effettuare ripetuti diradamenti e possibilmente eseguire piantagioni a gruppi.


La Selvicoltura naturalistica

Il bosco è sempre stato oggetto di un notevole ed intenso sfruttamento. In Italia, a partire dagli anni cinquanta, a seguito del progressivo abbandono della campagna, con la conseguente diminuzione delle attività legate alla pastorizia e alla zootecnia, il bosco ha ricominciato a rivivere un momento di sorprendente recupero. 
Ma se da un lato il bosco ha recuperato dal lato quantitativo, dall'altro, ha subito nuovi tipi di aggressioni causate da un nuovo modello incontrollato di sviluppo economico. 
Il bosco va visto quindi non solo come un ricco patrimonio da sfruttare o come un prezioso bene sociale di cui godere, ma anche come una ricchezza collettiva da tutelare, controllandone attentamente  la salute e lo sviluppo. 
Da qui nasce la selvicoltura naturalistica, che posa su basi scientifiche, ed è così definita perché opera assecondando, senza forzature, i processi evolutivi naturali. Essa favorisce, con interventi puntuali di taglio, il processo di perpetuazione del bosco nei tempi e nei luoghi in cui esso si manifesta spontaneamente. 
Scopo primario, comunque resta l'utilizzazione della produzione legnosa, ma se il taglio, viene eseguito secondo precise regole scientifiche, l'effetto ottenuto è prevalentemente biologico e di miglioramento colturale. 


Arboricoltura da legno

Mentre la Selvicoltura tradizionale esalta sopratutto l'azione protettiva, idrogeologica del bosco, quella industriale o propriamente chiamata ARBORICOLTURA DA LEGNO esalta in particolare quella economica e produttiva.
Questo tipo di coltivazione detta anche Selvicoltura Agronomica si insedia prevalentemente nei terreni agrari incolti.

Le specie maggiormente coltivate a questi fini sono:

CONIFERE:

LATIFOGLIE:


Meccanizzazione forestale e suo impiego

In campo forestale si può scegliere tra la meccanizzazione intermedia e quella avanzata.

Meccanizzazione intermedia: è una meccanizzazione semplice, basata sulle attrezzature già disponibili in agricoltura, quali la motosega, il trattore, il rimorchio, il verricello.

Meccanizzazione avanzata: è una meccanizzazione che utilizza costose attrezzature, capaci di raggiungere più elevate capacità rispetto alla meccanizzazione intermedia. Le più importanti sono la gru idraulica, la sramatrice, la abbattitrice, il trattore articolato, la scortecciatrice, l'appuntapali, la gru a cavo, la segheria mobile, i decespugliatori forestali. 

 


bibliografia essenziale

titolo

autore

editore

pag.

anno

Guida all'uso della motosega

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Edagricole

    88

1985

Assestamento forestale

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Ediz. Dream Italia

263

1989

Conservazione del suolo e meccanizzazione nelle attività di rimboschimento

S. Lucci

Saf

Encc

96

1993

Guida al bosco di montagna

Reisigl Keller

Zanichelli

144

1998

Le utilizzazioni forestali

G. Hippoliti

Ediz. Cusl

111

1994

Selvicoltura e dendrometria

A. Lazzara

Ediz. Dream

225

1998

Selvicoltura speciale

G. Bernetti

Ediz. Utet

415

1995

Tecnologia forestale

R. Cividini

Edagricole

463

1983

Guida alle vegetazioni d'europa

O.Polunin
M. Walters

Zanichelli ediz.

   232

   1992

Il manuale del forestale

F.Bernardini

Luigi Parma ediz.

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   1987

la macchia mediterranea

G.L. Osti

Mursia edit.

 191

1986

la flora mediterranea

E.Banfi
Erika
S.Pignatti

De Agostini edit.

 320

1998

Alterazioni ambientali ed effetti sulle piante

C.Ferrari
F.Manes
E.Biondi

Edagricole

 296

1994

Meccanizzazione forestale intermedia

R.Spinelli

Edagricole

 162

  2000

Principali latifoglie da legno

S.A.F.

E.N.C.C.

80

  1990

Conifere

S.A.F.

E.N.C.C.

109

  1992

Pioppi

S.A.F.

E.N.C.C.

94

  1994

Conifere
-guida al riconoscimento degli alberi-

Min. Politiche Agricole e Forestali - Collana Verde -

V. Perrone

300

2000

Il lavoro nella selvicoltura

A.Benassi

Accademia Scienze Forestali

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1985

Selvicoltura generale

M. Cappelli

Edagricole

390

1991

Vivaistica forestale

A.Gradi

Edagricolei

566

1994

Norme fondamentali per l'operatore boschivo, regole pratiche per l'operatore boschivo

A. Cerise
I. Dondeynaz

Reg. Aut. Valle d'Aosta, Ass. agric. e foreste, Servizio selvicoltura difesa e gestione del patrimonio forestale

102