Lin Delija

Nato a Scutari nel 1926, frequenta il liceo artistico di HerzgNovi e l'Accademia di Belle Arti di Zagabria. A Roma frequenta l'Accademia e la Scuola del Nudo negli anni '50. Allievo di Bartoli e Mafai, per temperamento vicino alla figurazione dell'epica dei maestri slavi, specie Ivan Mestrovic, per cultura educato alle suggestioni formali bizantine ed italiche,con i cromatismi ed il segno della Scuola Romana completa la sua formazione di artista giovane.

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Sarà un decennio di produzione, calda di sensualità materica, con l'occhio ed il cuore fra i maestri italiani del '400 e del '500: Botticelli, Tiziano ed i veneti.

E intanto subentrano gli echi e le suggestioni del '900: il fauvismo e l'espressionismo del centro Europa diventano il linguaggio per affrontare le grandi tematiche sociali, politiche e religiose. Esule dall'Albania comunista di Enver Hoxha, il cattolico Delija testimonia la drammaticità del distacco che si concretizza in cicli d'opere di grande impegno: composizioni complesse e potenti, dove l'urgenza del sentimento e del dolore scombina e sopraffà il piano formale. Un ciclo d'opere intenso, da cui emerge l'epica dell'anima albanese, che contrappone i valori arcaici della cultura e della religione a quelli disumanizzanti della politica.

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L'esperienza dell'Italia , con il definitivo trasferimento ad Antrodoco, suggerisce temi contemporanei: i "balli", l'emancipazione della donna, i bevitori, le lavandaie. I "balli" e le femministe rivelano la complessità dell'atteggiamento ambivalente nei confronti di un universo femminile conturbante:
in Delija, proveniente da un mondo arcaico, che per convenzione definitiva relega la figura femminile in un ruolo circoscritto e marginale, le donne scomposte e la promiscuità sensuale ed oscena dei balli, rappresentati con un vibrante vitalismo panico,

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Femministe.jpg (121230 byte) l'aggressività anche sessuale delle femministe manifestanti, dovevano suscitare sentimenti contrapposti:

la leggerezza e l'apparente gioia di vivere, la possibilità ampia ed eccitante di una sessualità senza remore lo attraevano, ma suscitavano la repulsione e la riprovazione del cattolico e dell'albanese. Le grandi composizioni delle "danze" riecheggiano ", in superficie, i grandi francesi: Renoir, Toulouse-Lautrec, Degas. Delija compone le grandi figurazioni con libertà formale, sostanziandole con lo spessore della sua composita formazione estetica. Il coinvolgimento umano ed emotivo nelle vicende della comunità antrodocana offre a Delija i soggetti ed i tipi per i temi di arte sacra.

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Vediamo una serie di "Emmaus", nei quali i discepoli testimoni dell'apparizione del Cristo risorto sono due bevitori, simili del tutto a quelli ritratti nelle osterie. Le vecchie che ricamano nei vicoli diventano le Marie delle crocifissioni e del sepolcro.

La comunione dei paesani si rivela in tutta la sua dolente ed umanissima spiritualità, anche quando l'approccio è sarcastico, come quelli di Daumier e Goya, o estetizzante.

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La maturità umana e dei mezzi espressivi si realizza attraverso la progressiva rinuncia ai grandi cicli tematici. L'ostentazione totalizzante e tragicamente declamatoria dell'uomo in forze lascia il posto all'ascolto, alla riflessione dolente, alla leggerezza partecipe: i soggetti banali, affrontati in precedenza con intento quasi sempre d'accademia, diventano la sostanza del dipingere. La materia si fa liquida e luminosa; la pennellata diventa ampia, risolutiva; il segno duro scompare. Lo spazio si fa più libero e la composizione ormai soprattutto cromatica diventa felicissima. Fiori, paesaggi, interni, odalische, rimandano al Matisse maturo e agli esiti più certi della pittura contemporanea: i dettagli delle opere rivelano la grande lezione di Monet e degli informali.
Infine l'ultima stagione umana ed artistica. Il dolore dell'uomo stanco e dell'artista disilluso, la rabbia e la tragedia dell'albanese nell'epoca degli esodi biblici verso l'Italia, sono testimoniati dall'ultimo ciclo di grandi opere dipinte per la cattedrale di Scutari e mai giunte a destinazione. E' un ritorno a temi antichi, affrontati con tutta la pregnanza della materia sfatta: quadri percorsi da sciabolate di luce che rivelano un mondo decomposto, premonizioni e testamento spirituale.

 

 

 

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