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I Ponti di Bosa

 

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Foto n.1

Nella fotografia è ripreso il trenino delle Ferrovie Complementari nella tratta ferroviaria Macomer-Bosa. Sopra i ponti passa la linea ferroviaria statale, Cagliari-Macomer-Chilivani, con ulteriore diramazione per Sassari-PortoTorres e per Olbia. Sotto una arcata del ponte la strada Macomer-Sindia-Bosa. La centralità geografica di Macomer favorì nel passato la scelta della città quale nodo di interscambio dei transiti delle persone, delle bestie di allevamento e delle cose. Si iniziò nel secolo scorso con la costruzione della Strada Reale, la Carlo Felice che ripercorrendo il vecchio tracciato della strada romana  Karalis Turris attraversò, lambendolo in parte, il centro urbano. La Carlo Felice venne ben presto inglobata nella città divenendo il Corso Umberto, il salotto cittadino. Poi vennero costruite le ferrovie dello Stato che costituirono per molti anni a venire una barriera invalicabile per lo sviluppo urbano. Toccò infine alle ferrovie Complementari il compito di collegare la costa occidentale con il capoluogo di Provincia attraversando Macomer.

La città fu per molti anni il punto di riferimento di gran parte delle tre province di Sassari, nella sua parte meridionale, di Nuoro nella parte occidentale e di Cagliari nella sua parte settentrionale per la movimentazione degli scambi economici, facendone ben presto un porto franco per la circolazione delle idee e degli affari più importanti della Sardegna, quali la lavorazione del latte di pecora e la commercializzazione del formaggio pecorino romano, la rassegna zootecnica delle pecore selezionate e delle mucche di razza, la lavorazione della lana e la vendita dell’orbace e delle coperte, la produzione e la commercializzazione della birra.

Il trenino era il mezzo di trasporto preferito dai giovani e    dalle  famiglie di Macomer per raggiungere Bosa Marina durante l’estate. Ma anche le famiglie del vasto bacino prima menzionato raggiungevano il capoluogo del Marghine col treno dello Stato o con le corriere della Sita e poi trascorrevano lunghe e assolate giornate sulla splendida spiaggia della costa occidentale, alimentando una forma di turismo diverso da quello consumistico impostosi negli ultimi tempi. Le littorine la mattina presto profumavano di pastasciutta e di pomodori ripieni. Le attenzioni dei genitori e gli aspri rimproveri erano per i figli più piccoli perché facessero attenzione a non rompere il fiasco del vino proveniente dal Mandrolisai o dal Barigadu.

Ma non tutti i bagnanti si portavano il pranzo da casa. Ce n’erano tanti che coglievano l’occasione per un bel pranzo a Bosa a base dell’ottimo pesce arrostito, e molti non disdegnavano l’aragosta. A piccoli sorsi scolavano fiumi di malvasia e i capifamiglia dimenticavano spiaggia e pretestuose insolazioni.

Al ritorno le littorine risuonavano dei canti della gente, che senza più alcun pudore rivendicava l’essere popolo felice di gitanti.