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Foto n. 4

Gente di Macomer di fronte alla farmacia di Don Antonino Uras.

La farmacia di Don Uras svolse fin dalla sua apertura, verso gli inizi del secolo, un raro e prezioso servizio per la popolazione macomerese. La salute complessiva degli abitanti se ne giovò grandemente in tempi in cui le epidemie di spagnola mietevano numerose vittime e la malaria era un male endemico in tutta la Sardegna. La vita media degli abitanti si aggirava intorno ai 45 anni, e si moriva senza complimenti pro dolore ‘e conca pro dolore ‘e costadu o pro dolore ‘e matta. E in questa farmacia spesso si trovavano i rimedi adatti ed efficaci che la nuova medicina metteva a disposizione delle popolazioni. E vi si potevano trovare anche medicine omeopatiche, infusi d’erbe e preziosi consigli. Ma questa farmacia era anche la farmacia per le bestie. Un popolo di pastori e contadini teneva alla salute degli animali quanto alla propria. Rifornitissima di tutti i preparati medicinali che i veterinari potevano prescrivere per gli animali di allevamento, era un sicuro punto di riferimento non solo per gli abitanti di Macomer ma per mezza Sardegna. Animali in buone condizioni fisiche non solamente potevano rendere di più nel lavoro dei campi, produrre latte e carni ottime, ma soprattutto vincere i primi premi nella rassegna zootecnica che si teneva annualmente in città. I pastori e gli allevatori andavano fieri delle segnalazioni che i loro allevamenti ricevevano sbaragliando i concorrenti di tutta l’Isola. Gli altri allevatori non avevano ancora al loro esclusivo servizio un professionista onesto e appassionato, competente e capace, che aveva capito fino in fondo il suo ruolo e il suo status all’interno della società in cui era inserito. E Don Uras, arroccato nel suo palazzotto cubico costruito tutto in basalto, a far da contraltare al palazzo comunale, era l’autorità indiscussa in fatto di salute e di rimedi per una comunità in cui la nicchia ecologica dell’Uomo era assolutamente compatibile con le risorse ambientali dell’intero creato. Oggi non esiste più la farmacia e la casa è disabitata, ma qualunque sia la destinazione dell’austero palazzo, sarà sempre ricordato insieme alla leggendaria epopea di uno dei suoi abitatori.