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Ladrones

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Il racconto Sos Ladrones, che prende le mosse dalla vicenda di tre ladri che una volta fatto bottino si tradiscono e si rubano a vicenda, non è altro che una interpretazione fiabesca della forma di mercato che in scienze economiche viene chiamata oligopolio. Non esiste naturalmente alcun bisogno di rifarsi ad analisi di tipo marxista per una lettura critica delle forme di mercato. Gli apologeti del sistema capitalistico del ventesimo secolo ne hanno lasciato di esemplari. Quella che segue è di Joseph A. Schumpeter, contenuta in Storia dell’analisi economica, Boringhieri, Torino; pagg. 488 e segg.

L’autore nel capitolo l’analisi dell’equilibrio e Walras, descrive e interpreta il pensiero di vari studiosi delle forme di mercato, tra cui Cournot, Walras, Chamberlin e Marshall. ‘Le forme di mercato, scrive Schumpeter, secondo Cournot partono dal caso del monopolio puro. Egli prima introdusse un altro venditore, duopolio, e poi ne introdusse altri fino ad arrivare, col crescere indefinitamente il loro numero, al caso della concorrenza perfetta, in cui la quantità prodotta da ciascun produttore è troppo esigua per toccare percettibilmente il prezzo o per consentire la strategia dei prezzi. Se a questa ipotesi di Cournot si aggiunge la legge di indifferenza di Jevons che definisce il mercato perfetto quello in cui, in qualsiasi istante, non può esistere più di un prezzo per ogni merce omogenea si perviene a ciò che Walras intendeva per libera concorrenza. La definizione di Pareto consegue lo stesso risultato’. Ma i due estremi di questa costruzione teorica possono realmente esistere? Il caso di un monopolio perfetto e il caso della concorrenza pura sembrano a Schumpeter troppo astratti e teorici, ed esponendo il punto di vista di Marshall sostiene che questo autore: ‘.. proprio come Walras, che più di ogni altro maestro fu incline ad eliminare tutto ciò che non considerava essenziale al suo schema teorico, anche Marshall, seguendo la tradizione inglese, fu incline a salvare ogni particella di vita pratica che riusciva a non escludere. Per ciò che riguarda il caso in esame, troviamo che egli non tentò di depurare la logica della concorrenza fino alla quintessenza. Nelle pagine dei Principi egli sottolineò la libertà economica più che la concorrenza, e si astenne dal definire rigorosamente quest’ultima’.

Ma anche la definizione data da Cournot per il monopolio non sembra a Schumpeter accettabile in quanto ‘esclude la grande maggioranza di tutti i venditori singoli che possiamo osservare nella vita reale’.

Rimangono quindi solo le forme di mercato ibride, oligopolistiche, la cui analisi teorica avviene ‘partendo dal monopolio e introducendo una, due, tre.. imprese concorrenti di dimensioni confrontabili’.

Cosa avviene nel mercato e quali rapporti intercorrono tra gli operatori? Seguiamo Schumpeter: ‘egualmente chiaro, comunque, dovrebbe essere che il comportamento scelto da Cournot non è l’unico possibile o anche normale.

I duopolisti, oligopolisti, possono convenire di cooperare. O, senza alcun accordo, esplicito o tacito, possono ancora fissare tutti il prezzo di monopolio. Oppure essi possono lottare allo scopo di corrompere o scacciare i concorrenti dal mercato o allo scopo di farli aderire alla forma di comportamento desiderato. Così facendo, o l’uno o gli altri possono cercare di darla a bere. Ognuno di questi modi di agire può alla fine condurre a una situazione stabile. Ma non c’è alcuna garanzia che lo farà, e anche se lo fa, nella maggior parte dei casi ne deriverà la distruzione della forma specificamente oligopolistica. Sicchè, dunque, l’unica cosa che si può affermare di quest’ultima senza introdurre ulteriori assunzioni sembra essere che non esista una soluzione generale. Tuttavia, noi vediamo immediatamente che la linea di azione che il duopolista o l’oligopolista sceglierà dipende in parte dal tipo di uomo che egli è’. E con chi si ha, allora, a che fare? Con che tipo di uomo?

‘Nella pratica, il comportamento dipende, molto più che dai dati osservabili della situazione, dalle aspettative, che cambiano rapidamente nel turbine dello sviluppo capitalistico, ed anche, se così non fosse, il comportamento non potrebbe essere mai pienamente compreso partendo dai fattori obiettivi della situazione data senza tener conto del genere di persone che sono in grado di prendere decisioni strategicamente importanti e il cui numero nella maggior parte dei casi è così esiguo da rendere infidi i tipi di comportamento’.

Proprio così, infidi i tipi di comportamento. Tutto ciò sembra rendere più appropriata la definizione di Chamberlin delle forme di mercato oligopolistiche e dei soggetti che in esse operano, come di una associazione a delinquere col fine di rapinare i consumatori e le risorse del pianeta, nella quale il primo associato che tradisce gli altri realizza impunemente il massimo profitto. Ma anche gli altri aderenti al sodalizio non sono di meno.

Gli associati possono anche scontrarsi, ma come Shumpeter sottolinea e su contu Probabilidades mostra, ci sarà pur sempre una Seattle in cui incontrarsi e rinnovare gli accordi. Per continuare l’opera di rapina, naturalmente.

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