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Interpretamus su contu

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Nel racconto Interpretamus c’è un tentativo consapevole di spacciare merce cattiva per merce buona, naturalmente tutto nel rispetto del lettore e all’interno della economia complessiva de Sos Contos.

In effetti in esso non si fa altro che attribuire ad ogni racconto, denominato x, un esponente decrescente a partire da 10, formare un polinomio, eguagliarlo a zero, risolverne l’equazione polinomiale così costruita, interpretare il piano cartesiano quale un piano complesso di Argand e rappresentare le soluzioni complesse dell’equazione in detto piano. Queste soluzioni sono interpretate quali coordinate ordinarie di punti, i quali sono congiunti nel piano tra di loro in tutti i modi possibili. Il grafo può essere costruito per ogni equazione a coefficienti complessi e può essere, anzi è uno strumento molto potente, utilizzato per vedere come si distribuiscono le radici dell’equazione nel piano, e a quali regole di tipo geometrico sottostanno i polinomi in funzione del grado del coefficiente direttore, degli altri termini e in generale al variare di certi coefficienti dei termini di grado intermedio. La funzione che esegue tutto questo riprende e generalizza la equazione ciclotomica della circonferenza che risulta essere un caso particolare. Per certi polinomi si ottengono dei grafi molto belli. Per esempio sul pavimento dello studio televisivo dal quale viene trasmesso il programma Il filo di Arianna su Rai2 è esattamente rappresentato uno di questi grafi, quello associato ad una equazione binomia di ottavo grado. Credo che l’unico significato che questa costruzione matematico-geometrica abbia, risieda tutto qui, aldilà delle tecniche di programmazione usate e di un suo intrinseco valore didattico. Voler spacciare il grafo come uno strumento interpretativo de Sos Contos è quindi un abuso di linguaggio. Far credere che il grafo sia una esplicita mappa concettuale che stabilisce percorsi interpretativi è tutt’al più una metafora per dire che si può leggere il lavoro con un certo ordine. Affermare che il grafo è una codifica matematica, effettuata mediante un’equazione, di tutto il libro, e generalizzando, sostenere che ogni libro scritto o ancora da scrivere possa essere codificato mediante una, seppur complessa, opportuna equazione è una impostura intellettuale. Una impostura portata avanti con piena consapevolezza nello stile della beffa di Sokal.

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