La diffusione della tecnica della lavorazione dei
metalli portò un periodo di grande decadenza a partire dal 2500 a.C., che si
protrasse sino XVII secolo a.C., quando si ebbe un risveglio civile ed economico
poichè le Eolie, grazie alla loro posizione geografica e alla abilità delle propria
marineria, divennero una delle principali stazioni di commercio fra il mondo miceneo ed il
Mediterraneo occidentale; ciò è ampiamente testimoniato dalla ricchezze di reperti
ceramici micenei trovati nelle varie campagne di scavi e conservati nel museo di Lipari.
Gli stretti rapporti con il mondo miceneo si
protaggono sino al 1400 a.C., quando, per motivi incogniti, si instaurano dei
contatti con la Sicilia, che si protraggono per due secoli; ciò è suffragato dal
cambiamento delle forme e delle decorazioni delle ceramiche portate alla luce dagli scavi
archeologici.
Il secondo periodo di grande prosperità ha fine
verso il 1250 a.C. con tracce evidenti di incendi e distruzioni violente; di tali azioni
di guerra non vi è alcuna notizia storica.
Nel corso del XIII secolo a.C. si
insediarono nelle isole genti ausonie provenienti dall Campania, guidate da Liparo,
che trovarono l'arcipelago deserto; in questo periodo le Eolie intrattengono scambi
commerciali non più con la Sicilia, ma con la penisola italica.
Diodoro Siculo riferisce che, all'epoca della
guerra di Troia (1193-1184 a.C.), giunsero dei coloni greci venuti da Metaponto, guidati
da Eolo, che venne benevolmente accolto dall'anziano re Liparo, di cui sposò la
figlia. Eolo ed i suoi figli regnarono saggiamente sulle Eolie portando un periodo di
benessere, che si protrasse sino al 850 a.C..
Alla fine del IX secolo a.C. sopraggiunse
una violenta distruzione dell'unico insediamento dell'epoca, in località Castello di Lipari, che venne incendiato; i pochi superstiti si
dispersero sugli altipiani dell'isola e non ricostruirono l'antico villaggio.
COLONIZZAZIONE GRECA
Con l'arrivo dei coloni Cnidii e Rodii (580
a.C.) si conclude l'era della preistoria delle Isole Eolie. I coloni di stirpe dorica,
guidati dall'Eraclide Pentatlo, approdarono alle Eolie dopo un infruttuoso tentativo di
fondare una colonia sul sito della attuale Marsala; l'accoglienza affettuosa dei pochi
discendenti di Eolo (circa cinquecento) e la salubrità del clima convinsero i coloni a
stabilirsi a Lipari, ove ricostruirono l'antico castello cingendolo di poderose mura, per
difenderlo dall'incursioni dei pirati etruschi.
Allestirono una potente flotta con la quale
riportarono grandi vittorie contro i pirati, assicurandosi la supremazia sul mare. Col
bottino conquistato eressero, nel Santuario di Apollo, a Delfi, splendidi monumenti votivi
(in complesso oltre quaranta statue di bronzo ), dei cui basamenti restano ancora
testimonianze.
Nel 427 a.C., in occasione della prima spedizione
ateniese contro Siracusa, Lipari fu alleata di Siracusa probabilmente a causa dei forti
legami commerciali che intratteneva con le altre colonie greche. Ripetuti ma vani furono
gli attacchi della flotta ateniese contro il Castello di Lipari, cinto da insormontabili
bastioni.
La potenza di Siracusa in Sicilia suscitò la
gelosia di Cartagine, che la attaccò nel 408-406 a.C.; durante la spedizione cartaginese
Lipari fu ancora a fianco del vecchio alleato e subì un attacco del generale Imilcone,
che la conquistò dopo una strenua resistenza; a causa di ciò fu imposta agli abitanti di
Lipari una indennità di 30 talenti. Partiti i cartaginesi, Lipari si schierò nuovamente
con Siracusa nel proseguio della guerra.
L'esperienza di quelle guerre permisero ai
Liparesi di perfezionarsi nell'arte della marineria; si costruì una vera forza navale in
difesa dell'arcipelago e dei suoi commerci (allume e ossidiana). Le navi liparesi
dominavano il basso Tirreno e nel 393 a.C. intercettarono una nave romana che portava a
Delfi un grande vaso d'oro rappresentate la decima parte del bottino della conquista di
Veio, espugnata da Furio Camillo; ma il supremo magistrato di Lipari Timasiteo lo fece
restituire, trattandosi di un'offerta sacra al dio Apollo, che i Liparesi veneravano.
Il benessere economico di Lipari e la sua
egemonia sul mar Tirreno indispettirono Agatocle, tiranno di Siracusa, che , pur essendo
in buoni rapporti, assalì proditoriamente l'isola nel 304 a.C. pretendendo un riscatto di
50 talenti. Non essendo i Liparesi in grado di pagare non esitò a violare e spogliare i
templi di Eolo ed Efesto, col cui bottino caricò ben 11 navi; durante il viaggio di
ritorno una violenta tempesta colpì le navi del tiranno, che si inabissarono con il
prezioso carico.
GUERRE PUNICHE
Nel corso del III secolo a.C. Lipari intrattenne
rapporti amichevoli con Cartagine, che aveva affermato la sua influenza in Sicilia; i
Cartaginesi apprezzarono così tanto la fedeltà dei Liparesi che il loro Pretore,
Annibale, elesse l'isola come residenza, vista anche la posizione strategica
dell'arcipelago.
I Romani capirono l'importanza strategica delle
Eolie e tentarono, durante la prima guerra punica, di conquistarle più volte: nel 262
a.C. il Console Cornelio Scipione, illudendosi di poter impadronirsi agevolmente di
Lipari, venne ivi bloccato e catturato da Annibale con tutta la sua squadra.
Nel 260 a.C. nelle acque di Lipari ci fu uno
scontro tra la flotta cartaginese, capitanata da Annibale, e la flotta romana agli ordini
di Caio Duilio, che riportò una grande vittoria grazie all'uso dei corvi, i ponti volanti
d'abbordaggio, che, bloccando la nave nemica, consentì ai Romani di trasformare la
battaglia navale in battaglia terrestre.
Successivamente i Romani puntarono alla conquista
delle Isole Eolie per togliere agli avversari un'importante base navale;
Lipari fu pertanto soggetta ad una seria di
attacchi da parte della flotta romana nel 258 e nel 257 a.C. , cui i Liparesi si opposero
con ardore; furono però costretti a capitolare dopo un lungo assedio nel 252 a.C.
I Romani rasero al suolo la città e ne
abbatterono le mura per punire gli isolani della resistenza tenace ; iniziò così per le
Eolie un periodo di gravedecadenza a seguito della perdita della indipendenza, difesa
strenuamente. Lipari conservò comunque i caratteri puri della grecità, pur sotto il
dominio romano.
Dalle guerre civili al
dominio dei Mussulmani
Sotto il domino di Roma, Lipari ebbe il monopolio
dell'allume che si estraeva dalle cave di Vulcano. Durante la guerra civile tra Ottaviano,
padrone dell'Italia, e Sesto Pompeo , padrone della Sicilia, Lipari fu conquistata dalla
flotta di Agrippa nel 36 a.C.: Le isole furono usate come base navale per la successiva
battaglia di Milazzo e lo sbarco in Sicilia .
Sotto l'età imperiale le condizioni economiche
delle Isole Eolie furono difficili, sottoposte al giogo dei pretori romani, che le
vessarono così tanto da farne parlare da M.T. Cicerone nella sue orazioni, dette Verrine
dal nome dello spietato pretore Verre .
La caduta dell'impero romano d'occidente espose
la Sicilia e le Eolie alle scorrerie dei Vandali e dei Goti che la occuparono stabilmente
sotto Teodorico; i Bizantini tentarono di riconquistare la Sicilia dando inizio ad una
guerra, che devastò la Sicilia e che si concluse nel 551 d.C.
Dalla metà del 600 cominciarono le incursioni
costiere dei Musulmani, che via via cominciarono ad espugnare le guarnigioni bizantine
sino a conquistare la Sicilia intera soltanto nel 965 d.C. con la caduta di Rometta,
ultima piazzaforte bizantina.
In età cristiana Lipari fu sede vescovile ,
forse dal IV secolo , e erano venerate le spoglie di San Bartolomeo, che , secondo i primi
aggiografi della Chiesa , erano approdate miracolosamente all'isola; per tale motivo
Lipari era meta di pellegrinaggi durante l'alto medioevo. Le reliquie del Santo erano
custodite nella attuale Cappella di San Bartolomeo extra moenia da un ordine di
monaci bizantini.
Le incursioni musulmane colpirono anche Lipari ,
che fu saccheggiata pesantemente nel 838 d.C. dai pirati musulmani, i quali devastarono la
città ed i campi, uccisero buona parte dei difensori del Castello, deportarono come
schiavi i sopravissuti; i pirati profanarono le reliquie del Santo Apostolo e quelle del
vescovo Agatone, confondendole con quelle dei defunti seppelliti nella cattedrale e
abbandonandole nella campagna vicina.
Narra la tradizione che San Bartolomeo apparve in
sogni ad uno degli anziani monaci che erano sopravvissuti all'attacco dei musulmani,
invitandolo a raccogliere le sue ossa le quali sarebbero state più lucenti delle altre,
con cui erano state confuse. Dopo la pietosa opera di raccolta dei vascelli longobardi del
principe Sicardo di Benevento approdarono a Lipari, evitando il contatto con la flotta
musulmana; il corpo dell'Apostolo fu così trasportato a Sorrento per sottrarlo ai
Musulmani e poi a Benevento, dove attualmente riposa.
L'incursione musulmana del 838 d.C.lasciò Lipari
desolata e con un esiguo numero di abitanti, che si ritirarono sulle balze più interne
dell'isola e in particolare nella conca di Vulcanello, ove all'ombra della antica chiesa
di S. Andrea, l'attuale Annunziata, sopravvissero con un minimo di autosufficienza
alimentare per circa due secoli e mezzo, sotto il domino arabo della Sicilia ed in
presenza di una guanigione araba accampata tra le macerie del Castello, a guardia dei
porti sottostanti, che erano basi navali importanti per le incursioni verso le coste
dell'Italia meridionale.
Qusto piccolo nucleo di Liparesi, scampati al
massacro musulmano, mantenne nel tempo la continuità della religione cristiana assieme
alla parlata greco-bizantina e preservò integri taluni valori etnici e di tradizioni dei
padri; sarà per via di codesti greci di Lipari che nel secolo XI sarà dato alla conca di
Vulcanello l'attuale nome di Piana dei Greci dalle nuove genti latine.
La rinascenza eoliana ad opera
dei Normanni
Con l'arrivo dei Normanni, condotti dal Granconte
Ruggiero, iniziò per la Sicilia un'epoca di pace e di ricostruzione, che coinvolse anche
le isole Eolie. L'abate Ambrogio ricevette l'incarico di costituire nell'isola di Lipari ,
liberata nel 1080, un centro ecclesiastico e colonico: sorse così nel 1083 un monastero
benedettino e nell'anno successivo la cattedrale normanna di San Bartolomeo, nella zona
del Castello, al di sopra dei resti della Lipari greca e romana.
Il tentativo di ripopolamento dell'abate Ambrogio
non ebbe immediato succcesso, pertanto nel 1095 egli promulgò il Constitutum
liparitano, primo esempio di contratto sotto forma di carta partita (contratto
scritto in due copie sulle facciate interne della pergamena, firmato dagli interessati sul
margine centrale e poi diviso in due parti; il titolare del contratto, per dimostrarne la
autenticità doveva accostarlo alla parte custodita dall'abate per ricomporre le firme ),
che concedeva in proprietà le terre coltivate per almeno tre anni, allo scopo di
richiamare dalla terra ferma un numero crescente di persone, che desse un impulso
demografico ed economico alle isole.
Il monastero bedettino di Lipari fu
particolarmente prediletto dal Granconte Ruggiero e da tutti i suoi successori, che gli
gli fecero particolari concessioni ed agevolazioni; infatti sotto Ruggiero II, primo re di
Sicilia e duca delle Puglie, la chiesa di Lipari fu eletta a vescovato nel 1131.
Dagli Svevi alla distruzione ad
opera dei Turchi
La dinastia sveva confermò i privilegi
concessi dai Normanni. Sotto il duro dominio di Carlo D'Angiò Lipari ebbe una parte
importante nella ribellione al tiranno francese; infatti il parlamento ed i vescovo
siciliani decisero di inviare al papa Martino IV e allo stesso Carlo D'Angiò il vescovo
di Lipari fra' Bartolomeo Varelli, un domenicano dotato di una eloquenza trascinante, al
fine di perorare la causa dei Siciliani. Il Varelli ebbe parole di protesta così roventi
per i soprusi perpretrati dal sovrano francese , che fu messo ai ferri dallo stesso Carlo
D'Angiò; il vescovo morì poco prima che scoppiassero i moti del Vespro siciliano, nel
1282, che portarono all'avvento degli Aragonesi in Sicilia.
Roberrto I d'Angio si impadronì di Lipari nel
1340, dando inizio ad un periodo di circa due secoli, durante cui le isole Eolie saranno
contese tra il regno di Sicilia, sotto gli Aragonesi, ed il regno di Napoli, sotto gli
Angioini. Tale periodo di tempo venne trascorso essenzialmente sotto il dominio del regno
di Napoli, verso i cui regnanti Liparesi daranno ripetute prove di fedeltà, che
consentirono di accrescere i privilegi e le esenzioni della città, la quale venne
da allora nominata fedelissima ed ebbe l'onore, sotto Ferdinando I d'Aragona re di
Napoli , di sormontare il proprio stemma con una corona e con il motto per troppa
fedeltà porto corona. Le condizioni economiche erano fiorenti e l'antica capacità
marinara della Lipari greca era stata rinnovata.
Sotto Ferdinando II d'Aragona, in lotta con i
francesi di Carlo VIII per riconquistare il proprio regno, i Liparesi compirono un'azione
audace espugnando via mare e di notte il Castello dell'Ovo a Napoli nel 1495.
Nel 1518 Lipari si trovò sotto Carlo V, re di
Spagna e delle due Sicilie, il quale confermò le grazie ed i privilegi che i precedenti
regnanti le avevano concesso.
Nel corso della guerra che Francesco I, re di
Francia, condusse contro Carlo V, divenuto anche imperatore d'Asburgo, per rompere
l'accerchiamento della Francia, si ebbe un'alleanza anomala tra i Francesi e Solimano il
Grande, re dei Turchi, che inviò a Marsiglia una potente flotta di 150 triremi,
capitanata da Ariadeno (Khair ad-din) detto il Barbarossa, a causa della sua barba folta e
rossiccia. Dopo un anno circa la flotta tornò indietro e durante il viaggio di ritorno
Ariadeno pensò di compiere delle scorrerie per arricchire il proprio bottino.
Fu così che decise di attaccare Lipari , che si
trovava lungo la rotta della flotta turca . Lipari fu avvisata del pericolo incombente e i
Liparesi decisero di prepararsi a sostenere un duro assedio, rafforzando le difese e
acquistando vettovaglie. I Liparesi sapevano di poter contare solo su sè stessi, poichè
nessuno li avrebbe aiutati a causa della forza della flotta turca.
A fine giugno 1544 la flotta saracena attaccò il
Castello di Lipari, ove gli isolani si erano asserragliati , ma fu costretta a ripiegare a
causa della inattesa reazione dell'artiglieria liparese , la quale affondò due galee
nemiche. Barbarossa fece sbarcare uomini e cannoni nella baia di Portinente, che furono
sistemati nella vecchia cattedrale di San Bartolomeo e riprese ad attaccare con rabbia il
Castello, che resistette eroicamente a dieci giorni assedio e bombardamento continui.
I Liparesi raggiunsero, non senza contrasti
interni tra chi voleve continuare a combattere e chi voleve invece arrendersi, un accordo
per la resa con il pirata Aradieno, che accettò di risparmiare dal saccheggio ventisei
famiglie facoltose e di ricevere venti scudi come riscatto da ciascun difensore del
Castello. Barbarossa si comportò da spergiuro, non rispettò i patti stipulati,
saccheggiò l'acropoli, bruciando la Cattedrale normanna ed il monastero contiguo, e
deportò tutti i difensori del Castello, uccidendendo coloro i quali si ribellavano. Così
Barbarossa partì da Lipari con un ingente bottino ed ottomila prigionieri, una buona
parte dei quali furono riscattati dai Messinesi, durante una sosta della flotta turca
vicino Reggio Calabria.
La riedificazione della
città di Lipari
Carlo V decise di riedificare la città di Lipari
e inviò pertanto una colonia di Spagnoli per restaurare il Castello, cingendolo di mura
ancora più poderose delle precedenti; i Liparesi, scampati alla deportazione dei Turchi o
per essersi calati di notte dalle mura del Castello o per essere stati riscattati dai
Messinesi, tornarono nell'arcipelago e si prodogarono con ardore per far tornare
all'antico splendore Lipari, coadiuvati dalla benevolenza del Vicerè di Napoli e del Papa
Paolo III, il quale fece erigere le chiese di S. Giuseppe, S. Pietro e delle Anime
Purganti e fece inizare i lavori per la riedificazione della Cattedrale.
La flotta eoliana tornò a solcare i mari alla
caccia dei pirati Berberi e Turchi, che ben presto evitarono il mare dell'arcipelago per
non scontrarsi con la marineria liparese.
Nel 1610 Lipari, dopo continue richieste degli
isolani, fu staccata dal regno di Napoli ed annessa al regno di Sicilia sotto Filippo III;
da allora in poi seguì le sorti del regno delle due Sicilie e dell'Italia, riunificata
sotto la dinastia sabauda.
Nel periodo storico tra le due guerre mondiali,
Lipari fu sede, sotto la dittatura fascista, di confino coatto per gli oppositori
politici; molti combattenti per la libertà furono inviati al confino nell'isola di
Lipari, ove furono alloggiati nell'acropoli.
Famosa fu la fuga da Lipari di Rosselli,
Nitti e Lussu nel luglio del 1929.