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L'EVENTO SEGNALATO

MODENA CITY RAMBLERS - Milano, festa di Liberazione, 9 luglio 2002

 

La domanda potrà sembrare banale, retorica, inopportuna ma viene spontanea: perché ogni volta che c'è un concerto estivo all'ex PalaVobis di Milano non si provvede ad accendere la ventilazione e non si ricorda che nei luoghi pubblici è vietato fumare? Il caldo, già torrido per fatti suoi, era ancora più insopportabile nel catino incandescente e pieno di fumo della struttura utilizzata dalla Festa di Liberazione, quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista, che aveva, nel concerto dei Modena City Ramblers, la punta di lancia musicale della sua manifestazione. E le attese non sono state deluse (anche se anziché alle 21.00, come da cartellone, il concerto è iniziato alle 22.15). In ogni caso, dopo la presentazione di gruppo di musica popolare della "scuderia" dei MCR, i Paulem, proveniente da Pavullo, paese dell'Appennino tosco-emiliano, che hanno presentato un piccolo set acustico, la voce di "Cisco" Bellotti ha fatto smuovere, all'improvviso un pubblico che stava sciogliendosi nella calura serale. Le sonorità di La legge giusta hanno subito acceso l'entusiasmo di un pubblico che non era lì per caso ma conosceva già a memoria le canzoni del nuovo album della band modenese. Dietro alle luci puntate sul pubblico e nascosti dal suono degli elicotteri la band è partita come un missile con un suono punk-ska che ha messo in movimento centinaia di giovani sotto il palco. Cent'anni di solitudine aveva nel modo di porgersi del canto le sonorità del grande Francesco di Giacomo, a cui speso, ed inconsapevolmente "Cisco" assomiglia e La grande famiglia, con una batteria decisa come un metronomo, chiudeva, in crescendo la trilogia di ingresso. Poi, dopo questo fuoco di sbarramento e dopo avere preso le giuste misure al pubblico, I MCR sono partiti per una sequenza etnico/meticcia che, per chi ancora non se ne fosse accorto, è il nuovo e marcato segno distintivo del gruppo. Carretera Austral, Terra del fuoco, Neurox, Radio Rebelde  Radio Tindaruk, Ahmed l'ambulante, Una perfecta excusa (con testo di Luis Sepulveda) sono il giusto mix tra musica decisa e ballata, tra suoni percussivi e sonorità più lievi. I curdi, i sudamericani, i sarawi, i nord africani, i dimenticati e gli oltraggiati sono messi in prima  fila a rivendicare i propri diritti. L'ecletticità della band la si misura dal rapido passaggio tra La ballata del sogno interrotto, con atmosfere meridionali piene di luce e calore a Ghetto, che viene presentata con un suono fortemente caratterizzato da visioni punk ska decisamente dirompenti.

Macondo Express, Fuori tempo (Equaliser) sono speculari tra loro con un suono percussivo il primo e ritmato ed esotico il secondo, per giungere fino a Veleno, sorta di manifesto contro ciò che non piace e che la band sente distante dal proprio modo di vedere la realtà, con violino, flauto ed ullean pipes sugli scudi. Transamerica, con un suono scintillante e danzante, unità a Clan Banlieau, potente e trascinante sanciscono la fine di un set tiratissimo e sudatissimo (se mai qualcuno non lo fosse già abbastanza…). Il bis è uno sfavillio di memorie Irish (e qui, innegabilmente, la band si è immersa in un clima di grande nostalgia: della serie il  primo amore non si scorda mai.). Canzone della fine del mondo è vissuta nello stile della classica ballata strappacuore subito seguita da una versione Irish pub di Etnica danza che accende l'entusiasmo e la voglia di saltare da parte del pubblico sotto il palco. Poi, il colpo da K.O.: un giorno di pioggia che farebbe illanguidire anche il cinico cipiglio del più distratto spettatore della serata: era nell'aria e finalmente arriva Un giorno di pioggia che tutti cantano con trasporto. La nostalgia è davvero forte e tutti quelli che seguono "Cisco" non smetterebbe mai di cantare. Ma lo scenario, pur rimanendo folk, cambia all'improvviso ed è Bella ciao la canzone del saluto finale. Cantata e ritmata è sempre un'icona nei concerti dei MCR. Tutti a casa…? No la band ritorna per piazzare la botta finale con due brani storici della sinistra italiana: Figli dell'officina, in versione ska, potente, energetica e veloce e Contessa, in versione folk, con il flauto in atmosfera prettamente Irish. La band è stata presentata, i musicisti sanno essere veri padroni delle note (ahimè per l'acustica ma questo non è colpa loro), il caldo esterno è stato ornai abbondantemente superato da quello interno. Sono passate quasi due ore e "Cisco" e la band non hanno avuto un attimo di tregua. La voce di "Cisco" è ancora squillante  e potente quando, con armonie Irish canta a tutti una bella ninna nanna: a volte Il vagabondo è stanco ed anche i migliori viaggiatori si fermano, stanchi, per riposare e preparare nuovi percorsi. Il flauto dolce spegne le luci della sera. 

 Rosario Pantaleo

    

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