L'EVENTO SEGNALATO
Rovereto, 10 agosto 2002
La città natale di Antonio Rosmini non
è estranea alle manifestazioni artistiche e culturali. Passeggiando per
l’incantevole centro storico si può leggere su quasi ogni palazzo una lapide
che ricorda episodi della vita di innumerevoli personaggi storici la cui
esistenza si è in qualche modo incrociata con quella della città trentina.
Incluso Wolfgang Amadeus Mozart, che proprio a Rovereto ha tenuto i suoi
primi concerti italiani. Una vivacità culturale testimoniata anche dai teatri,
come il bellissimo Zandonai che ha accolto Le parole del giorno prima,
nuovo suggestivo progetto musicale di Alice. Il punto di partenza è il
rapporto tra musica e poesia, e l’approdo non può che essere la canzone
d’autore, nel significato più letterario del termine. La poesia è infatti
presente con poeti propriamente detti, come Pier Paolo Pasolini, Else
Lasker-Schüler, Ryōkan Daigū, G. Di Gleria, Mevlana,
ma anche nei testi dei cantautori interpretati da Alice: Fabrizio De Andrè,
Ivano Fossati, Franco Battiato (e Manlio Sgalambro), Léo
Ferré, Juri Camisasca, la stessa Alice.
Accolta da un teatro esaurito, Alice si
presenta sul palco sorridente e in forma smagliante con i musicisti Michele
Fedrigotti (pianoforte e tastiere) e Marco Guarnerio (chitarre e
tastiere). Dopo una personale interpretazione di Un blasfemo di De
Andrè, a cui lo spostamento del soggetto (da “io” a “tu”) dà una
prospettiva diversa, inizia il breve set di poesie di Pier Paolo Pasolini
musicate da Mino Di Martino: Febbraio, Al principe, Rose e limoni,
intervallate da La bellezza, scritta da Ivano Fossati
appositamente per questo progetto. Il pubblico dimostra di gradire e risponde
con entusiasmo a queste novità, che sono sicuramente interessanti, anche se la
prosasticità tipica dei testi pasoliniani non sempre aderisce facilmente alla
musica che li accompagna, anche a seguito degli arrangiamenti piuttosto scarni.
Cosa che non avviene invece nella bellissima 1943, (già presente
nel disco “Exit”), in cui per questioni di copyright Di Martino può
solo ispirarsi ai versi della Lasker-Schüler senza citarli direttamente. Qui la
sensibilità poetica dell’autore si sposa armoniosamente con la suggestione
della poetessa ebrea e con l’intensità della voce dell’interprete.
Altro intervallo tra i brani “pasoliniani”,
È stato molto bello, di Battiato-Sgalambro, dal fortunato e
ispirato album “Gommalacca”. Il timbro caldo della voce di Alice
regala a questa canzone, già bella di per sé, una penetrazione e un fascino
avvolgente che si amalgama perfettamente al senso di decadenza espresso dai
languidi versi del professore.
Si comincia ad entrare nel vivo del concerto e
la platea si fa raccolta e ricettiva, ma anche pronta ad esplodere in lunghi
applausi dopo ogni brano. Dopo una personale interpretazione del classico di
Ferré, Col tempo, è la volta di alcune tra le più belle canzoni
del repertorio di Alice degli ultimi 13 anni: Dammi la mano amore, Il
giorno dell’indipendenza, In viaggio sul tuo viso, Anís a grîs, Gli ultimi
fuochi, Il contatto, Tutto è niente e la cover di David Bowie –
Pat Metheny For this is not America. Lascia un po’ perplessi
la decisione di utilizzare per quest’ultima e per altri brani (ad esempio Tutto
è niente e In viaggio sul tuo viso) le stesse basi delle
versioni su CD. L’ “effetto karaoke”, però, è ovviato
dall’interpretazione e la presenza scenica dell’artista, entrambe
coinvolgenti.
Altro momento senz’altro degno di nota è
l’originalissima versione di Chanson egocentrique senza uso
dell’elettronica. Uno straordinario Michele Fedrigotti detta il ritmo creando
con il pianoforte uno scoppiettante tappeto di note, mentre Marco Guarnerio
riscatta una prova non incisiva cimentandosi simpaticamente come voce maschile
della canzone, parte che era di Franco Battiato nella versione originale.
Veramente un finale all’insegna del gusto di cantare e di divertirsi. Spirito
con cui Alice affronta anche i pezzi più noti, come la famigerata Per
Elisa, spogliata degli inutili orpelli di un arrangiamento che l’aveva
trasfigurata e appiattita nella versione del 2000. Quello che è oramai un
classico di Alice viene riproposto con suoni più moderni ma con la stessa
ritmica dell’originale del 1981, e con lo stesso piglio imbronciato e pungente
di allora nel canto. Sembra quasi che Alice si sia emancipata da questo brano, e
che non abbia più bisogno di camuffarlo per tornare ad amarlo e a riproporlo in
pubblico. Cambia solo la prospettiva dell’interpretazione. Più che volerla
conformare allo stile attuale, tornare al passato ritrovando il gusto di cantare
un brano che dopo tanti anni ha ancora molto da dire in quanto a originalità.
Così come Il vento caldo dell’estate (cantato tra i bis), primo
vero successo di Alice e brano dalla struttura insolita e ancora attualissima.
La voce di Alice non ha nulla da invidiare a quella dei suoi esordi. Ha
mantenuto negli anni la potenza e l’eleganza, e acquisendo maturità ha
guadagnato in fascino. Seguono altre interpretazioni di pezzi della gloriosa
accoppiata Franco Battiato – Giusto Pio che ormai da anni Alice ha
fatto suoi, imprimendo loro la sua personalità: Prospettiva Nevski e
I treni di Tozeur. Chiude il programma la bella e fortunata Open
your eyes.
In un panorama discografico che fatica ad
uscire dalla sua crisi e che invece di puntare sulla qualità tenta di
risollevarsi rincorrendo l’ennesimo successo estivo, ha ancora senso proporre
spettacoli come questo, che hanno come spina dorsale la poesia? Le centinaia di
persone che a Rovereto hanno fatto risuonare nel teatro stracolmo i loro
applausi e il loro apprezzamento la risposta ce l’hanno…
Alessia Cassani