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Incontro sull'Isola n. 3

 

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LA SCOMMESSA DEGLI ALTERA

di Enrico Deregibus

 

La tentazione non è nuova: prendere poesie ( quegli strani insiemi di parole che si studiavano controvoglia ai tempi della scuola), e metterci sopra della musica. Ci hanno provato in tanti in passato e i risultati spesso non sono stati entusiasmanti, perché la canzone non è solo la somma di poesia e musica e perché la poesia stessa ha già una musicalità intrinseca.

Stefano Bruzzone (voce) e Davide Giancotti (chitarre), due ragazzi genovesi che si son dati come nome Altera,  ci hanno provato lo stesso, con “Canto di spine”, il loro esordio discografico di qualche tempo fa, ma su cui ci sembra utile tornare.

“La poesia” ci dicono “ha molte analogie musicali: la metrica, le rime, la ripetizione di parti come veri e propri ritornelli… noi ci siamo fatti guidare da tutto ciò, ma soprattutto pensiamo sia stata la nostra sensibilità di musicisti a tradurre in canzoni i versi poetici. Pensiamo sia questo che rende unico Canto di spine: le poesie diventano canzoni, il testo si fonde con la musica, la parola diventa canto”.

Non si sono fatti mancare niente i due ragazzi. Hanno selezionato versi di Pasolini, Quasimodo, Ungaretti, Pavese, Caproni, Cardarelli, Merini, Govoni, Saba, Crovi , Brauns. E hanno chiesto aiuto a una sfilza di musicisti, tra i quali Franz Di Cioccio, produttore dell’album oltre che leader della P.F.M., Emidio Clementi dei Massimo Volume, Omar Pedrini dei Timoria, Roberto Freak Antoni e Manuel Agnelli degli Afterhours.

Insomma ribolle di cose questo disco. A partire dalla copertina che ritrae Alda Merini senza veli, fotografata da Giuliano Grattini. “Gli ho detto io di ritrarmi così” spiega la poetessa. “Ho voluto esprimere un concetto per me fondamentale, come l’anima possa essere rappresentata dalla carne nella sua essenzialità, senza trucchi”.

“Alda è rimasta piacevolmente colpita” ricorda Giancotti “ quando ha sentito Il canto (la sua poesia) trasformata in canzone, anche perché, oltre ad essere una grandissima autrice, si è rivelata ottima musicista ed interprete: a dimostrazione di ciò in Canto di spine suona il pianoforte ed introduce la sua poesia-canzone recitandone il testo”.

Il gruppo, che ha scelto di devolvere ad Emergency i proventi delle vendite del cd, ha avuto l’appoggio di molte consulte studentesche, dopo che erano falliti i tentativi di creare una collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, che hanno fra l’altro comportato un ritardo nella pubblicazione dell’album. “Gli studenti nel disco hanno un ruolo fondamentale. Hanno suonato, cantato, recitato e ci hanno anche sostenuto in momenti difficili. Vorremmo che lo sentissero un loro disco” ci dice Bruzzone, cantante e coordinatore del progetto. Viene spontaneo chiedergli com’era ai tempi della scuola il suo rapporto con la poesia. “Direi pessimo perché avevo l’incubo di dover imparare a memoria. Canto di spine ci avvicina alla poesia presentandocela con il linguaggio universale della musica, anche per questo abbiamo voluto fortemente una collaborazione con gli studenti perché pensiamo sia una via per tutelare ulteriormente l’immenso patrimonio letterario del nostro paese”.

Basti fare l’esempio di Sera di Pasqua di Eugenio Montale: “Alla televisione / Cristo in croce cantava come un tenore / colto da un’improvvisa colica pop / Era stato tentato poco prima dal diavolo vestito da donna nuda / Questa è la religione del ventesimo secolo … Intanto chiudiamo il video…”. Sono parole scritte decenni fa che conservano intatta la propria forza e la propria specificità in un disco che le carica di rock acido e dissonante.

“Se devo dare una definizione di cultura – dice Bruzzone - mi viene da pensare ad un ‘contenitore infinito’, che custodisce ciò che concorre a delineare la formazione dell’uomo, sul piano morale ed intellettuale e la sua consapevolezza. La conoscenza di un uomo è uno dei suoi  tesori più preziosi. Per me  cultura vuol dire Blade Runner e gli scritti di Pasolini, i ricordi di un vecchio ed il Corano, il teatro di Paolini ed i grandi libri che hanno accompagnato l’umanità, la comicità di Albanese e Don Milani, le canzoni di De André e Beethoven, la storia di Gilgamesh e quella del mio amico. Potrei dire anche ‘il carburante di un uomo’ o cose analoghe. Non sopporto invece il “culturalismo”, lo sfoggio, la citazione forzata, i gruppi che cantano cazzate e se la tirano da ‘alti’”…”

E’ tutt’altro infatti quest’album. Anche perché: “Il poeta ha il dovere di parlare anche per quelli che non sanno esprimere ed esprimersi...”, come dice Alda Merini.

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