Incontro sull'Isola n. 2
IL
BEST DI SAMUELE BERSANI
IL PUNTO
DELLA SITUAZIONE HA IL SAPORE DELLA VITA
di Giorgia Fazzini
Iniziamo con
una domanda tanto scontata quanto "necessaria": come mai una raccolta
dopo soli quattro album?
Per
me era arrivato il momento di fare il punto della situazione. E poi bisogna
guardare anche l’altro lato della medaglia, quello dei discografici, che, dopo
la colonna sonora del film di Aldo,
Giovanni e Giacomo,
non pubblicata, resisi conto di aver fatto un grande errore, hanno voluto
rimediare. Questo anche in seguito a molte richieste ricevute in proposito.
E
un po’ perché sarei dovuto uscire con il disco nuovo - che ormai è pronto e
si chiama “Socio di
minoranza”
- ed in realtà avevo scritto più canzoni delle dodici che si aspettavano.
“Che facciamo con queste tre?” ci siamo detti.
Ho scelto di seguire l’uscita di una mia raccolta essendoci. E’
stato un po’ un compromesso scelto assieme per non litigare subito, ci siamo
appena incontrati con la BMG dopo che son stato alla Pressing per dieci anni.
Loro hanno rilevato tutto il catalogo e io ho sposato la causa scegliendo
insieme a loro i pezzi. In effetti ci sono canzoni che secondo me fanno parte
della stessa collanina, per usare una metafora di qualche anno fa...
Le
tre canzoni che non avevi già pubblicato sono una traccia del disco che sarà?
La caratteristica di "Socio
di minoranza" è che ho cominciato lavorando non con gli accordi ma con
i suoni. Perché, nonostante di me si parli soprattutto per i testi (che mi
vengono abbastanza facilmente), io mi diverto molto di più con la musica, in
cui gioco di maggiore censura con me stesso: so quello che non voglio ma non so
mai ciò che voglio. Non credo di aver fatto un disco come sembrano fare altri,
che dipingono un quadro e poi lo vendono tagliandolo in dieci pezzi molto simili
(e magari la gente è contenta perché ti trova coerente). Come nei lavori
precedenti, penso di aver scritto delle canzoni molto diverse l'una dall'altra.
Cosa
ci dici del primo singolo ed inedito del disco, Che
vita?
Ho visto piacevolmente che Che
vita! è stata considerata da qualcuno “impegnata” per quanto
riguarda il testo, addirittura schierata, politica. E’ una canzone che
descrive il momento mio e di chi mi sta vicino: ho una compagna che ha un
bambino di otto anni, e ci sono le sue domande e i suoi dubbi, che sono anche i
miei dubbi.
Ho la sensazione di essere non un pesce fuor d’acqua, ma un pesce
in un mare sempre più sporco che cerca di andare avanti. Descrivo a modo mio,
in modo ermetico, direbbe Red Ronnie,
le mie sensazioni.
Che
vita! è un insieme di immagini, mi è troppo difficile riassumerla in
una frase. Ci sono Mennea e la Simeoni
che, uniti dalle stesse vittorie nello stesso periodo, adesso non solo si sono
schierati in politica ma addirittura uno contro l’altro. C’è il bambino che
mi chiede a cosa servono le grondaie e io che lì per lì faccio il finto poeta
e gli dico “La grondaia è un vecchio
sassofono appoggiato al muro", e lui mi dice: “Cosa cavolo vuol dire?"! A volte le domande fatte dai
bambini sono troppo intelligenti, sono giuste, sono ficcanti. Me ne ha fatta
un’altra che non ho infilato nella canzone solo per un fatto metrico: “Ma
i tesori li hanno già presi tutti o ne sono rimasti ancora da scoprire?".
Questa è una domanda per me molto importante, è quella che ha curiosità e
speranza in sé più di tante altre. E non c'è solo questo, ci sono i
videogiochi: io sono uno che ha perso due fidanzate per colpa della Playstation.
La cosa fondamentale è vedere quali videogiochi usano i bambini di sette anni:
già dal primo livello devono uccidere. L'indotto economico è talmente alto che
fra un po' la mafia passerà dalla droga e gli appalti ai videogiochi, il
dominio sarà suo oltre che della Sony che ha il marchietto sopra. La ragione
reale è che i bambini vengono preparati alla guerra, non solo alla violenza.
Non sono giochi per esorcizzare e scaricare le tensioni: che tensioni ha un
bambino di sette anni, che tanto a pugni semmai ci fa lo stesso a scuola?
La pedagogia non ha più nessun valore oggi, perché basta mettere
in mano ad un bambino un giochetto per sovvertirla completamente.
Una favola
che ha qualche anno come Il mostro, un
bambino di adesso come la vede?
Piace ancora. I bambini per il macabro e i mostri impazziscono. Per
me rimane la canzone più bella che ho scritto, quella che – può sembrare
provocatorio e lo dico sempre – ho scritto senza partita Iva, quella in cui
sognavo di fare questo lavoro. Le altre poi le ho fatte sempre sognando, ma
lavorandoci sopra.
La
BMG l'aveva già nella versione del '91, ma in questa raccolta non volevo tenere
quella, è una canzone per me troppo importante. Allora avevo la vocina del
ragazzo arrivato con lo zaino da Cattolica, adesso ho preso le misure per
cantarla diversamente, e poi la volevo anche riarrangiare. E l'ho fatto a spese
mie.
So che poi saranno altre le canzoni che rimarranno; non sarà
sicuramente Freak che rimarrà nella storia della musica italiana, magari Giudizi
universali o Replay
sì, lo spero. Però nel disco ci sono altre cose che si conoscevano meno - tipo
Braccio di ferro
- che per me sono tra le migliori che ho scritto.
Il
secondo dei tre inediti, Milingo, dove
c’è anche Paola Cortellesi, come va considerato?
Milingo
è una storia troppo ghiotta per non esser raccontata. Non ci ho pensato neanche
un attimo, non solo perché ho lo zio sacrestano e la zia suora, ma perché
m'interessava raccontarla. Non credo che Milingo torni in Italia perché si è
pentito realmente. Io sto dalla sua parte e soprattutto dalla parte di una che
sciopera per amore, che sembrerà un atto di marketing quanto ti pare, ma anche
nobilissimo; incatenarsi in piazza San Pietro per amore è un atto immenso. Per
la voce di Maria Sung ho pensato
subito alla Cortellesi, in una prima
versione la facevo io ma mi sembrava un po' troppo!
Nella penultima edizione del Premio Recanati ero nella giuria e
ascoltando le canzoni non c'era dubbio che quella di Pacifico aveva qualcosa da raccontare, mentre magari le altre
avevano solo dei buoni interpreti. E’ una canzone straordinaria sia dal punto
di vista musicale che letterario e ho voluto immediatamente il suo numero; lui
mi ha risposto che meglio non si poteva aspettare, che l'aveva scritta pensando
molto ad alcune mie canzoni. La ragione per cui ho deciso di cantarla è che un
ragazzo che ha scritto una canzone meravigliosa e che fa il suo primo disco a 37
anni merita una fortuna che a me è capitata a 21 anni. Io non sono certamente Dalla
che mi ha messo su un palco davanti a diecimila persone, però è chiaro che a
Pacifico serve l'appoggio di qualcuno. Quindi l'ho proposto a Cose
di Musica che l'ha preso subito; fra virgolette pretendo un po' di paternità,
perché adesso mi sta un po' sulle palle che se lo prendono tutti Pacifico! Lui
lo sa e l'ha anche ricambiato, è stato molto carino.
Hai
appunto esordito molto giovane, se ti fosse successo ora?
Se avessi vent'anni oggi non farei cose come Operazione Trionfo o Saranno
Famosi. Primo perché ho rispetto per
me stesso, e poi perché ho rispetto per le scuole vere, quelle senza telecamere
dentro. Al di là del fatto che possano andare ad intasare un mercato già
sfiancato e sfinito, rovinano le scuole in cui seriamente si insegna a qualcuno
qualcosa; perché non bastano tre-quattro mesi per imparare a cantare, ballare e
recitare. Detto con il massimo rispetto per una professionista come la Casale
che si trova dentro ad un'operazione più grossa di lei.
Sarà che il primo disco che ho comprato è Alla fiera dell'est di Branduardi,
che quando lo incontro mi vengono ancora i lacrimoni.
No, è per il passato. Ho registrato a San Lazzaro con Roberto
Guarino che ha scritto e prodotto il disco insieme a me, stando lontano
dalla sua famiglia dieci mesi. Abbiamo registrato alcune cose con Pagani
e Mauro mi è servito molto non solo perché ha suonato in un pezzo, ma perché
chiacchierarci è molto piacevole, è una miniera umana, uno che ama veramente
la musica e quando lavori nei suoi studi non ti trovi asetticamente.
Come
è nato il libro che uscirà su di te, scritto da Marco Ranaldi?
Non nasce da un'esigenza di fare un libro mio, è una chiacchierata
fatta di pomeriggio nel posto dove stavamo preparando il disco, una villa del
Settecento che viene affittata da due fenomenali fratelli di settant'anni. Sono
entrato lì il 4 settembre e, come dice Guccini,
le canzoni scritte prima dell'11 settembre poi ti sembrano fuffa, lui mi dice
che le ha buttate via, io per mia fortuna non le avevo ancora scritte. Con Ranaldi
abbiamo fatto una chiacchierata sul passato, racconta le mie avventure; ancora
non avevo in mente cosa avrei fatto ed infatti nell'ultima parte del libro - che
a questo punto credo casserà! - avevo detto che avrei fatto un disco allegro e "Socio di minoranza" già dal titolo si capisce che non lo
sarà…
Una volta mi è stato proposto di scrivere un libro ma l'ho
abbandonato perché non ritengo di essere ancora capace di allungare il brodo, a
me piace la sintesi della canzone, e in questa fatica mi aiuta molto la musica.
La tournée sarà prima nei club e poi nei teatri, con Pacifico
come ospite. Credo eseguirò dei pezzi del disco che uscirà.
Mi è stata fatta una bella proposta: un melologo - che tratta del
rapporto fra testo e musica - di Raffaello
Baldini (con Tonino Guerra e Nino
Pedretti poeta dialettale di Santarcangelo di Romagna, ndr) di cui sono
pazzo, il suo libro Ad
nòta per me è un must. Me l'ha proposto Ivano Marescotti, che da qualche tempo porta in teatro i monologhi
di Baldini.
(Copertina de L'Isola che non c'era a Samuele Bersani, N. 19, OTTOBRE 2000. Vedi Archivio)
ABBONATI ALL'UNICA RIVISTA DI MUSICA ITALIANA!