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Incontro sull'Isola n. 9

 

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MASSIMO BUBOLA

di Ronnie Stancanelli

 

 

In occasione dell’uscita del suo nuovo album, “Segreti trasparenti”, abbiamo intervistato Massimo Bubola.

 

 

E’ una mia sensazione o in questo lavoro la tua voce è più “dylaniana”  del solito, nel senso che si nota un maggior trascinamento delle vocali finali? Cosa che con notevole suggestione fai da anni, ma la mia impressione e’ che in questo disco accada più di prima. Questo accade  poiché le ballate  sostituiscono praticamente in toto i brani rock, per altri fattori o invece non ti pare vi siano riscontri tangibili in questa considerazione?

 

La mia pronuncia delle vocali può forse risentire di un certo retrogusto veneto. Il veneto, notoriamente, è una lingua cantilenante. Inoltre, fortunatamente, mi pare di avere costruito, in trent’anni di carriera, un mio stile per quanto riguarda il canto e la pronuncia delle parole, quindi non solo delle vocali, risente decisamente di questo. Caratteristica che tra l’altro qualche artista ha seguito in passato.

 

La sposa del diavolo sembra molto figlia di “Montresor” sia per l’utilizzo della seconda voce femminile, di Luciana Vaona, sia per certa atmosfera  letteraria. Vi e’ insomma un qualcosa di  “dotto”  tra le righe, come in molti tuoi brani. Inotre la tua interpretazione vocale, quasi  sommessa, recitata, ricorda notevolmente L’usignolo

La sposa del Diavolo è una mia riscrittura di un canto popolare scozzese, The House Carpenter, cantato da molti, anche da Dylan. L’origine è dunque popolare, non direi “dotta”. L’interprete femminile è appunto Luciana Vaona, una ragazza veronese giovanissima, una mia scoperta: fino a un anno fa cantava in un coro gospel. Per la scrittura della musica di questa canzone e per l’arrangiamento mi sono avvalso della collaborazione di Michele Gazich, che da tempo suona il violino nella mia band. Forse hai sentito qualcosa di dotto nei suoi arrangiamenti degli archi, europei, veneti per l’esattezza, diversi dagli archi degli artisti americani.

Nel comunicato stampa accluso al cd si spiega che Specialmente in gennaio è dedicata a De Andrè e Gaber mentre Quella campana si rivolge a tuo fratello che perdesti a inizio anni settanta. Mi sembra questo un disco,  sia per le atmosfere che per buona parte dei testi,  introspettivo, non cupo ma misurato, non triste anche se a tratti melanconico, non urlato ma sussurrato. Questo e’ dettato da un tuo attuale particolare momento o come accade a molti di noi nei pressi dei cinquanta ( o un po’ prima o un po’ dopo) ci si trova a guardarsi per un momento piu’ indietro che avanti e a essere di conseguenza introspettivi in maggior misura che in altri frangenti.

E’ un disco che parla del superamento del lutto. Non ero mai riuscito a comporre canzoni che parlassero della morte di mio fratello o di quella di Fabrizio. Ora mi sono sentito di farlo: il dolore è un compagno che ti porti accanto. Si parla troppo spesso di “riempire il vuoto” che ti lascia la morte di una persona cara; in “Quella Campana” io invito, invece, a “difendere quel vuoto”. A parte questi casi dolorosi e altre eccezioni, tuttavia, seguo un vecchio consiglio di Bob Dylan: “Don’t look back!”

Il personaggio Roger Mcclure, che ricorda sia Johnny lo zingaro che Alì Zazà  e’ un pretesto per narrare le vicende di questa storia o ti sei avvalso di un personaggio e di vicende  reali siano esse giornalistiche o letterarie?

Roger McClure è un pretesto per parlare di un problema attuale: quello delle tante gang di pre-adolescenti, che vivono un vita di stenti e muoiono nelle nostre megalopoli: non parlo solo dei ninos de rua. A Milano tanto per farti un esempio hanno trovato, di recente, ragazzi che vivevano in un condominio diroccato nei pressi della stazione centrale.

Stai con me mi ricorda , anzi ne sembra figlia anche se speculare, Stanze di diluvio. Non so precisamente quando l’hai scritta, ma se dovessi inserirla in uno spazio/tempo la incastonerei al centro di “Vita morte e miracoli”, tanto ne sembra un tassello, poi magari l’hai scritta recentemente anche se la tua penna pare uscita dalle atmosfere di quel periodo…


L’ho scritta di recente. Ma ciò che mi dici è interessante. Del resto ogni autore scrive per tutta la vita lo stesso libro, di cui, ogni tanto, chiude un capitolo. La mia opera poetica e musicale è ovviamente percorsa da tanti rimandi interni: tu ne hai identificato uno a cui io non avevo fatto caso.

In un brano  solare e ritmato come La fontana troviamo di nuovo profumo d’Irlanda, penso ad esempio a E una tirata d’orecchio, cover dei Waterboys. Ci piace in questo contesto prendere in considerazione due elementi della tua musica, ovvero il nord e la passione per l’Irlanda con le sue atmosfere e le sue pagine: la cover citata, poi ovviamente Il cielo d’Irlanda, il nord atlantico di Calais di Addio & goodbye, la Dublino di Roger Mcclure per citare i primi che vengono alla memoria. Il sud e la passione x il tex-mex, il Texas e i sapori e le musiche del border e della sunbelt: la cover di Romance in Durango, una buona parte del disco “Tre rose”, il rifacimento recente di Encantado signorina, le vicende di Cuori ribelli.
Sono due passioni e due generi musicali lontani geograficamente ma affini in tante ritmiche e suoni. Quanto fanno parte di te queste due realtà musicali e come, con che artisti e quando ti hanno affascinato.

Ho vissuto in Irlanda per lunghi periodi nella mia vita: ho frequentato musicisti, poeti e comuni cittadini di quella terra. La componente celtica è una parte fondamentale anche della musica popolare italiana del nord e veneta, visto che l’areale celtico, fino a 2000 anni fa, copriva anche questa parte dell’Europa: la musica che sentivo nelle aie della bassa veronese nella mia infanzia non è così lontana dalla musica che chiamiamo “irlandese”. Una precisazione: in Italia, “irlandese” e “celtico” sono erroneamente usati come sinonimi. Un tempo, dicevamo, l’areale celtico andava dalla Turchia all’Irlanda: oggi le nazioni celtiche sono cinque: Galles, Scozia, Galizia, Bretagna, Irlanda. L’Irlanda è ,dunque, solo una parte del mondo celtico.
Il 18 Maggio, a Firenze, suonerò con la mia band assieme ai Waterboys di Mike Scott: sarà l’occasione per rinsaldare un rapporto di stima reciproca, che dura ormai da molti anni.
Qualche anno fa Joe Ely, sentendo un mio concerto, mi disse che il mio Tex-Mex era meglio di quello degli americani: ho pensato, dunque, di persistere… A parte ciò, penso che la musica Tex-Mex proponga un lessico musicale internazionale, comprensibile e condivisibile anche da culture musicali apparentemente lontane. Mi affascina anche l’efficacissimo contrasto, presente in tante canzoni latine, fra testi tristissimi che si sovrappongono a musiche allegrissime.

Entrambi è un accattivante brano, è l’eterno dualismo. Questa volta invece che il raffronto tra bene e male, tra due doppi, tra due opposti, la contrapposizione pare sia  quella dei sentimenti paralleli verso una unica fonte e di detta fonte che si rapporta con loro cercando di coniugare ragione e appunto sentimento…(sembra non necessariamente trattarsi di sentimento tra sessi diversi, ma può essere amor filiale, epico o cavalleresco). E’ una gran bella ballata, come nasce?

Viaggiavo in Slovenia e ascoltavo, guidando la mia automobile, un album di ballate tradizionali. Mi colpì questa seducente melodia, su cui, quasi immediatamente, costruii un testo che narra di due uomini che amano la stessa donna, ad un primo livello di lettura; ad un secondo livello, parla di un solo uomo che, in modi diversi, quasi con due diverse personalità, ama la sua donna.

Di Quella campana si e’ detto all’inizio: e’ un brano struggente e personale come lo sono stati precedentemente Tre rose, Rosso su verde, Malinconie nascoste (tre pezzi che citano persone di famiglia, sicuramente i primi due ma credo anche il terzo). Cosa puoi aggiungere su questo intenso pezzo? E’ un brano splendido, commuove e fa pensare a qualche persona cara che abbiamo perso. Ha la forza, la sensibilità e dà le emozioni che può dare una poesia del poeta greco Costantino Kavafis, autore che tu conosci.

Posso aggiungere qualche notazione musicale: avrai notato che l’arrangiamento che ho costruito è in crescendo, che la batteria suona con veemenza crescente, per arrivare al “pieno” orchestrale del solo. L’arrangiamento rappresenta musicalmente l’emozione che nasce nel nostro animo quando ripensiamo ad una persona cara scomparsa, un’emozione che cresce lentamente e poi deflagra. Ho tenuto il primo cantato che ho registrato, per mantenere ancor più alta l’emotività.

Curiosamente ci sono citazioni tratte dalla bibbia nell’unico pezzo rock, anche se trattasi di rock misurato. Tutto e’ legato  unisce  in negativo presente e passato, sembra non debba esserci una via di speranza ma tra le righe invece una speranza pare si riesca a vedere.
Così come Bruce Cocburn nel suo ultimo lavoro “You’ve never seen everything” anche tu guardi avanti, a onta di tutto cio’ che accade quotidianamente, con fiducia. Anche se entrambi lo dite tra le righe quasi per esorcizzarlo…..

Ti ho già accennato prima che non amo voltarmi troppo indietro. Tratto volutamente tematiche bibliche in un pezzo rock (non sono il primo e non sarò l’ultimo a farlo); la Bibbia è spesso dura, non conosce le mezze misure: non potevo certamente trattare tematiche bibliche con una musica funky-pop.

Per quanto tempo, dettata dall’acustica e dal violino e’ il momento, assieme a La fontana (anche se quest’ultima in minor misura) di puro divertissement, un gioco, uno scherzo che esula un po’ dalle impostazioni della maggior parte dei suoi brani. C’è pure il bum bum bum finale…

E’ vero: la musica è gioiosa. Non direi divertimento puro: chiedersi per quanto tempo durerà un amore, già sapendo che come tutte le cose umane è destinato a finire è, a dir poco, caduco.

Non mi colpisce particolarmente Jetta ‘a luna cosi’ come non mi aveva particolarmente colpito Nova gelosia di De Andrè. Bella ma sembra sia un corpo estraneo, un qualcuno non invitato ma che per qualche strana ragione e’ qui e allora ce lo teniamo…… E’ molto bello il lavoro comunque al mandolino di Gazich (credo proprio sia lui, l’advance cd che la tua casa discografica mi ha inviato era privo dei dati inerenti il lavoro stesso).

No, combinazione non si tratta di Michele. Ha suonato di tutto in questo album, anche il mandolino, ma il mandolino di Jetta ‘a Luna è suonato, invece da Simone Chivilò. Gazich suona  il violino e la viola in questa canzone.

Chiude Tornano i santi, brano nel quale spicca l’eleganza della voce nitida e precisa assieme alla pulizia  strumentale. Curiosa la citazione dei campi blu che forse si riferisce a quelli di Van Gogh.

Sì, è una citazione pittorica. Forse non proprio a Van Gogh, ma Van Gogh può andare bene…

Ci sono nel cd voci femminili. Possiamo avere lumi in merito e agli altri musicisti che ti hanno aiutato in questa tua ultima produzione.?

A quest’album hanno lavorato una cinquantina di persone. Difficile citarli tutti. Ricorderei, comunque, a parte Michele che già tu hai citato, almeno Victoria Williams, Mark Olson, Giorgio Cordini, Andrea Del Favero, nomi notissimi agli appassionati di musica di qualità; segnalerei anche la presenza di due musicisti non ancora conosciutissimi, ma assai validi: Daniele Scala, suonatore di hammond nella veronese Morblus Band e Francesco “Sbibu” Sguazzabia, percussionista di grande talento

Nell’ultimo lavoro recentemente uscito di Massimo  Priviero “testimone” canti nel brano Nikolajevka. Puoi dirci qualcosa in merito?

Priviero, che ha sempre stimato il mio lavoro e che, per certi versi, ha seguito le mie orme mi ha invitato. Ho accettato, anche perché si trattava di una canzone commovente.

A metà 2001 e’ uscita la prima/seconda parte de “Il cavaliere elettrico”, percorso live seguito  a metà dell’anno successivo dalla terza parte. Ci puoi dire qualcosa sull’attesa quarta e ultima parte che non dispiacerebbe fosse doppia come l’iniziale?

Uscirà per Natale e conterrà tutti i miei Portraits, tutte le mie biografie in musica di personaggi noti, ignoti o immaginari.

Qualche anticipazione su eventuali concerti che seguiranno l’uscita del cd prevista per il 10 febbraio

E’ previsto, tra Marzo e Aprile, un tour di circa una ventina di date per tutta l’Italia. Le date comunque possono essere verificate sul mio sito, che vi invito a consultare anche per altri motivi che scoprirete: www.massimobubola.com. Sicuramente un anticipazione del tutto ci sarà a Chiari, vicino a Brescia il 28 febbraio. Il cantautore americano Greg Trooper aprirà la serata.

Piove col sole e Innolento/slowsong sono i due brani in studio inseriti alla fine dei due capitoli del “Cavaliere elettrico”. Puoi dirci qualcosa in merito e se nel prossimo capitolo live verrà fatto ancora qualcosa di simile? Ti saremmo grati se ci dessi anche qualche informazione su Cinque monete d’oro, inedito inserito nell’antologia live niente passa invano

Molti canzoni sono rimaste escluse da Segreti Trasparenti non perché, ai miei occhi, fossero di qualità inferiore alle altre, ma perché tematicamente non rientravano nell’album. Parte di questo materiale potrebbe confluire nei Portraits, ma ancora non so. Ho molto materiale nei cassetti.
5 Monete d’oro è una canzone che ho scritto per mia figlia Emma, immaginando che un giorno dovrà lasciare il calore della sua famiglia e affrontare il mondo. Emma è ancora una bambina: la canzone l’ho scritta “in crescita”, come un cappotto che, fra qualche anno, potrà indossare.

Inoltre parlando di questa antologia live uscita a dicembre del 2002 e’ curioso il fatto che sia stata inserita una canzone (Coda di lupo) che non e’ ancora stata pubblicata essendo la quarta parte ancora inedita……..

Ho voluto dare un breve, ma esaustivo ritratto di me e delle canzoni che ho scritto, inserendo anche Coda di Lupo, che ho firmato con De André e che tanti conoscono nella sua versione. La mia versione suona molto diversa e mi piaceva farla ascoltare ai cultori di Fabrizio e ai miei fan.

Dino Campana per tanti fruitori della tua musica e’ stata una scoperta. Non mi risulta, anche se mi farebbe piacere essere in errore, che quando e’ stato fatto il film vi siano state citazioni su quella che era stata una tua prima riscoperta del personaggio. E prima del tuo brano non ne parlava nessuno. Sei mai stato contattato per un utilizzo del tuo pezzo nel film? Pensi che come crediamo noi il tuo brano sia stato buon viatico per la realizzazione del film stesso? E infine quali sono le tue impressioni sulla pellicola?

Ho come la sensazione che il regista Placido abbia gusti assai diversi dai miei. Il film l’ho visto per circa mezz’ora, poi ho dovuto rispondere ad una chiamata di mia sorella, che era stata ricoverata al Pronto Soccorso. E non ho più avuto modo di rivederlo.

Hai da consigliare a chi leggerà questa intervista qualche disco e libro che ti hanno particolarmente  “catturato”  ultimamente?

Consiglierei un disco uscito l’anno scorso, poco valorizzato anche dalle riviste specializzate: Sean-Nòs Nua, l’album di traditionals irlandesi di Sinead O’Connor, davvero meraviglioso. Inoltre vi inviterei a leggere lo spassosissimo e intelligente libro-intervista a Billy Wilder di Cameron Crowe.

Concluderei con “Segreti trasparenti”, tra l’altro  titolo splendido. Vi sono come detto in maggioranza se non in quasi totalità pezzi lenti e acustici. E’ tua intenzione, come fece ad esempio Springsteen con “Nebraska”, rivestirle e abbellirle con nuove sonorità quando le proporrai dal vivo con il tuo gruppo??

Come sai non ripropongo mai le mie canzoni dal vivo tali e quali come si presentano nei miei album: è una cattiva abitudine italiana. Le canzoni di “Segreti Trasparenti, pur senza discostarsi eccessivamente dal mood dell’album avranno diversi colori.
 

febbraio 2004

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