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ARCHIVIO RECENSIONI

MARMAJA

Il metro dell’età

Al Maghrib Records 2002

Ecco, quando ti capita in mano un CD così ti si apre il cuore. Perché già il vedere dei ragazzi che si inventano, si suonano, si registrano, si mixano e si autoproducono un disco, e non solo, ma confezionano anche un prodotto curato e corredato da un mini-poster/libretto dei testi, fa bene. Poi quando scopri che la musica è calda e ricca di colori, suonata bene e accompagnata da testi pregevoli, allora pensi che qualcuno che ci crede ancora c’è.

I Marmaja sono in sei, hanno una decina di anni di attività alle spalle e due album prima di questo, che contiene dodici canzoni ricamate su una bella base ritmica. Il suono è popular-rock, con ciaramella, fisarmonica, ghironda, clarino, flauto e aggeggi vari a dare un’impronta personale ad un clima generale di musica del popolo. Canzoni che osservano e raccontano storie che appartengono alla gente. E c’è convinzione, la stessa convinzione e lo stesso substrato che si trovano nella vena simile ma più rock degli amici Gang (Marino Severini presta la sua voce nella splendida Belle idee).
Per finire, la chiave di lettura. Sta nella nota di copertina che funge da spiegazione del titolo e da dedica: “Per le migliaia di occhi e storie che la vita e la strada ci hanno portato ad incontrare. Il metro dell'età è nei solchi del viso, nelle pieghe delle mani, nella caparbietà dei sogni. E’ misurarsi ogni giorno con ciò che di più importante ogni uomo possiede: la dignità”.

Lucia Carenini