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Labile
Stimolante e interessante è questo secondo lavoro dei Quarta
Parete. Nove sono i brani, tutti dai colori forti e contrastanti, pieni di
ermetismi ossessionanti che si contorcono tra melodie vivaci e decadenti. A
volte i testi diventano ridondanti, quasi fastidiosi nel loro ermetismo estremo:
“Anelo il lontano indefinito / che sfugge ad ogni sorger di sole"
(Faccio gli occhi dolci al niente), “Sbatto alla soglia del
ruvido abbraccio / che si corrompe nell’ossesso noto / ad ogni sbianco, ad
ogni smottamento / ad ogni curva, ogni incorruttibile pena” (Fine).
Poesia. E’ pura poesia incastonata in musiche aggressive ma non invadenti.
Tutto questo acquista ancor più senso quando si completa nei loro spettacoli
dal vivo. Il progetto Quarta Parete, infatti, porta in scena non solo un
semplice concerto, ma un vero e proprio spettacolo teatrale, sorprendente e ben
curato nei dettagli. Le canzoni hanno l’urgenza di comunicare in modo forte
dei concetti che altrimenti si perderebbero nell’insieme dei movimenti
teatrali: ecco spiegato il bisogno di queste immagini taglienti, di queste
parole che a volte sembrano schiaffi.
L’episodio più riuscito è indubbiamente La crepa del
giorno, un pezzo equilibrato sia nel testo che nella musica, mentre
stentano a convincere brani come Tanti auguri o Cassandra
(troppo pretenziosi). Sorprende in ogni canzone il riuscito intreccio di voci
dei due primi attori: Roberta Carrieri e Fabrizio Panza. Lei si
inerpica in bellissimi vocalizzi e fraseggi che si incastrano bene con la voce
lieve e oscura di lui, basti ascoltare Conclusioni e Lascio
il tempo.