Questione meridionale

La questione meridionale fu il problema più grave che si impose allo stato e all'opinione pubblica italiano fin dalla costituzione del regno del 1860, quando profondo apparve il contrasto fra le popolazioni del Sud, vessate da un eccessivo guadagno tributario, nella più arretrata vita economica causata dal latifondo, dalla malaria, dal disboscamento, dall'usura e dall'analfabetismo e le popolazioni del Nord fra cui vigeva l'ordine, l'organizzazioni agricolo- industriale, l'interesse verso i medi e grandi problemi e che non si esitavano a manifestare la loro delusione ed anche irritazioni nel considerarsi un "peso morto" l'aggiunta di quelle popolazioni in maggioranza misere ed arretrate civilmente.Malcontento codesto sfociato nel Sud in sommosse anche sanguinose ancora nello stesso 1860, poi nel 1866 con i moti di Palermo e più ancora con il brigantaggio che, iniziato nel 1862 venne definitivamente soppresso fra il 1868 e il 1872.Così un grande studioso del mezzogiorno, Giustino Fortunato, definì la situazione di povertà e di arretratezza delle regioni meridionali. Egli sottolineò come questo problema fosse una questione di primaria importanza nazionale e nn di rilievo puramente locale.
La povertà del Mezzogiorno aveva molte cause:
       la situazione geografica: il Sud era in gran parte montuoso e privo di strade;
       la situazione economica: il Sud non aveva beneficiato di quello sviluppo comunale e cittadino caratteristico dell'Italia centro-settentrionale.Schiacciata dal potere dei baroni, non si era mai formata quella borghesia attiva e intraprendente che in altri luoghi aveva sviluppato l'industria e il commercio.
Gran parte della vita economica era strettamente legata alla grande proprietà terriera. La nobiltà faceva coltivare i propri latifondi a migliaia di poverissimi braccianti,senza mai impiegare denaro nel miglioramento delle colture.
Con l'Unità ditali molti contadini poveri speravano di ottenere delle terre da coltivare in proprio, ma questo non si verificò.Delusi perché nulla cambiava, colpiti da nuove tasse, danneggiati dall'introduzione del servizio militare obbligatorio che distoglieva i più giovani dal lavoro dei campi, molti contadini si ribellarono.